Percorso effettuato: passo del San Gottardo (Q2050) - diga del lago Lucendro (Q2078) - lago della Valletta (Q2468) - lago d'Orsirora (Q2444) - lago d'Orsino (Q2286) - cassina di Giacobbe (Q2157) - passo del San Gottardo.
Difficoltà: sentiero T2.
Dislivello: 650 metri.
Lunghezza del percorso: 12 chilometri.
Sforzo equivalente: circa 19 chilometri.
Durata (incluse le pause): 5.50 ore.
Riferimenti: serie dei "Laghetti alpini della Svizzera Italiana", "Il ridotto nazionale" su Wikipedia, il passo del San Gottardo su Wikipedia, la locomotiva "Coccodrillo" su Wikipedia.
Da diverso tempo avevamo promesso a Marco ed Ivan, rispettivamente a Massimo, Helen, Elia e Alessia di portartli con noi per una escursione. Marco ed Ivan già sottoposti a test, sappiamo quanto tengono. Incognita per Massimo e famiglia. Così cerchiamo una escursione bella e non troppo impegnativa, e la scelta cade sui laghetti del Lucendro, con partenza dal passo del San Gottardo. Quasi all'ultimo momento si unisce anche Laura.
Questo passo viene chiamato "La via delle genti", ma la cosa è relativamente recente. Nel Medioevo si preferivano il San Bernardino, il Lucomagno (utilizzato ad esempio da Federico II, detto il Barbarossa, per andare a Legnano a combattere la Lega Lombarda), e il Gran San Bernardo. Il passo del San Gottardo, soprattutto nela parte urana, è impervio e coperto da neve per buona parte dell'anno. La fama attuale gli viene dopo la metà del 1800, quando i primi servizi postali regolari durante la bella stagione permettevano di mettere in contatto la Svizzera Interna con il sud delle alpi in tempi minori (ma pur sempre giorni, non ore). La costruzione del traforo ferroviario alla fine del 1800 segnò il successo di questa via: era possibile andare da Bellinzona a Berna in meno di una giornata. L'apertura della galleria stradale nel 1980 ha poi fatto il resto...
Il massiccio alpino è stato teatro anche della strategia militare svizzera durante la II guerra mondiale. Il generale Guisan, temendo una invasione sui due fronti (dalla Germania e dall'italia) aveva preparato un piano di ritirata delle truppe svizzere che prevedeva di cedere il territorio dell'Altopiano, e concentrare tutto all'interno di caverne prevalentemente nel massiccio del Gottardo. Furono costruiti chilometri di gallerie, feritoie, stanze, centri di comando, e in effetti buona parte dell'esercito venne dislocato all'interno di questo sistema difensivo, denominato "il ridotto nazionale". In pratica la popolazione, l'economia e le risorse industriali sarebbero state lasciate alla mercé dell'invasore, mentre i "veri svizzeri" (il governo, l'amministrazione federale ed i soldati) sarebbero stati al riparo. Oggi il ridotto non viene più utilizzato, e può essere visitato. Girando nella zona del Gottardo ti potrà capitare di vedere feritoie, porte e sistemi difensivi nella roccia viva: sono i resti di questa opera imponente, degna dei nani di Tolkien.
09:30 Dato che l'escursione non è lunga, facciamo i pigroni, e ci diamo appuntamento all'ospizio del passo, ristrutturato recentemente, per la seconda colazione. Arriviamo tutti in orario (cosa non scontata), e ci imboschiamo immediatamente.
Uscito, mi studio il bel cartello giallo, e come al solito i piedi iniziano a trampignare: capanna Piansecco, Andermatt, Realp (ai piedi del passo della Furka) e tante altre località da raggiungere.
10:10 Tutti pronti alla partenza, ci siamo spostati un po' più vicino. Foto di gruppo, anche se oggi non credo che correremo il rischio di perderci.
Massimo si è caricato Alessia nel portabimbi, sono almeno 12 chili in più, mica uno scherzo... Davanti a noi vediamo lo sbarramento del lago del Lucendro: dobbiamo salire a destra per imboccare il sentiero che lo costeggia.
Il primo tratto lo percorriamo su comodo sterrato, alzandoci progressivamente e dolcemente, permettendo così di riscaldare i muscoletti. Massimo, non ostante il peso che porta, è alla testa del gruppo, e vi rimarrà per tutta l'escursione: fisico degno di nota. Intanto la piana del passo si è abassata.
10:40 Abbiamo superato il bivio che porta direttamente al lago d'Orsino, torneremo da quella via questo pomeriggio. Sotto di noi le acque del Lucendro.
Anche qui il sentiero è agevole, largo, e non presenta difficoltà di sorta. Davanti a noi l'alpe Lucendro (da cui non passeremo), e sulla sinistra l'accesso alla valletta che porta al passo omonimo, posto sotto il pizzo Lucendro.
Per la gioia dei bimbi, tunnel.
Flora e fauna poca, ormai la stagione è molto avanzata. Però un piccolo colpo di fortuna mi capita... due al prezzo di uno :-)
11:00 Bivio. Dritti si arriva all'alpe, a destra inizia la salita.
Ben visibile dinnanzi a noi, il pizzo Lucendro.
E dietro il lago Lucendro.
Fin qui sono arrivato bene, nel senso che non sono l'ultimo. Per cortesia lascio passare le signore che erano dietro di me, le quali non ricambiano il favore e partono, come se non esistessi.
11:35 Sembra che la parte più dura della salita sia passata. Guardando avanti mi sembra che il sentiero si spiani un po', e sono riuscito a non perdere completamente il contatto con il gruppo di testa. Ammiro Massimo, che sale come una vecchia locomotiva "Coccodrillo" del Gottardo, con il peso che ha sulle spalle (locomotiva mitica, guardati il link che ho messo nei riferimenti).
Dietro di me, intrigante, il percorso che porta al passo del Lucendro: lo controllo con il teleobiettivo, non dovrebbe essere troppo impegnativo. Discuto con Rita alla prima sosta, siamo d'accordo di metterlo nel carnet futuro.
11:55 In effetti sembra che siamo arrivati ad un punto di culmine, il sentiero davanti a noi sale molto più lentamente. In basso una piccolissima piana, piena di eriofori (quelli che normalmente chiamo "cotton-fiocs"), indicanti la presenza di acqua.
Il paesaggio è splendido: roccia verde (probabilmente lichene) e verde dell'erba.
In questa zona abbiamo una serie di piccoli sali-scendi. Niente rumori, neanche il traffico del passo con i motârds che smanettano. Sembra di essere tornati indietro di decenni. Marco ed io camminiamo quasi appaiati, ed entrambi esprimiamo il sentimento che proviamo: su di un sentiero così, si potrebbe continuare a camminare per giorni.
12:15 Un'ultima salitella ci porta a superare una cresta, e sotto di noi si apre il primo dei laghetti di oggi: il Valletta.
Scendiamo fino alle sue rive, e decidiamo di fermarmi per il pranzo: i bimbi hanno ritmi alimentari molto diversi da noi adulti, non è possibile farli marciare per molte ore senza fare il pieno. Ci mettiamo in ordine sparso, cercando di ripararci dal vento, non forte, ma pur sempre fastidioso. Mentre mangiamo passano alcune persone, tutte dal senso inverso.
13:00 Siamo riusciti a chiudere il buco nello stomaco ai bimbi, ora di ripartire. Il sentiero risale sulla costa opposta, e ci porta lungo una piccola cresta verso i prossimi laghetti. Saluto al Valletta.
Appena oltre la cresta, piccolo fratellino.
Giriamo attorno al costone, ed eccone un altro.
Ho l'impressione di essere nel carrello della "casa delle streghe" al luna-park, dove ogni pochi metri una luce, un rumore, un pupazzo hanno lo scopo di meravigliarti. Seguiamo questo binario tracciato con cura (il sentiero è marcato in modo eccellente), e dietro ogni angolo, un nuovo laghetto, tutti diversi, tutti belli.
13:20 Breve salita, e nuovo incanto.
13:30 Su di nuovo, e in pochi minuti eccone un altro. Ormai ho perso il conto: sono quelli d'Orsirora, o ancora quelli del gruppo della Valletta? Sai una cosa? Non me ne frega niente, me li gusto uno per uno.
Acque splendide...
13:40 Penso siamo arrivati al culmine del percorso, da qui inizia la discesa. Il primo tratto scende bene, Helen controlla Elia con perizia. Mi piazzo dietro di loro per dare una mano, caso mai ce ne fosse bisogno, ma sembra proprio che non sia necessario.
Ed ecco il motivo per cui ho scelto di fare il giro in senso orario: questa roba qui, a farla in salita, a me mi fa morire.
Appena terminata la parte dura della discesa, davanti a noi si splanca un ulteriore laghetto, credo il primo della serie d'Orsino, bello anche lui.
13:55 Lo costeggiamo, usciamo da un piccolo promontorio, e vai che ce n'è un altro. Bellissimo, sembra di aver percorso il filo di una collana, con le perle infilate quasi a distanza regolare. Non tutte uguali, né per colore né per dimensione, ma tutte belle e naturali.
Un dolce traverso lungo la parete di fondo ci porta a circumnavigare questo laghetto, fino che arriviamo sopra l'altra sponda, dove inizia la discesa.
14:30 Siamo al punto di sfogo del laghetto: guardando indietro non si immagina che bellezza vi sia lassù in alto.
Appena oltre ci si apre nuovamente la valle del passo del Gottardo. Il nostro sentiero gira a destra, per scendere deciso nel primo tratto fino ad una piccola chiusa.
14:55 Siamo alla chiusa. Il corso che scende dal laghetto qui ha creato una bellissima cascata naturale, che sembra quasi artificiale.
Scolliniamo, ed il sentiero corre lungo il fianco della montagna, quasi orizzontale.
15:30 Nell'ultimo tratto il sentiero sale leggermente per portarsi all'altezza della carrozzabile del Lucendro. Da li iniziamo l'ultimo tratto di discesa, che ci riporta ai piedi della diga.
E proprio davanti a noi, una probabile entrata del sistema fortificato del ridotto nazionale.
Nel frattempo Massimo è arrivato al parcheggio, ha recuperto l'auto, ed è risalito fino qui per caricare anche Helene ed Elia. Ci diamo appuntamento ad Airolo, per un caffé e fetta di torta. Noi proseguiamo lungo la forestale, fino al parcheggio.
15:50 Arrivo per primo, poi alla spicciolata giungono Ivan, Marco, Rita e Laura. Tutti in auto, e via allegramente verso Airolo, dove ci attende una piacevole merenda.
Giro veramente stupendo, per niente faticoso. Senza i bambini si può fare tranquillamente in un quattro orette, roba da metterlo dentro per un pomeriggio in cui vogliamo fare i pigroni alla mattina.
Ecco il profilo altimetrico dal parcheggio fino al bivio del giro (due volte: andata e ritorno).
E il profilo altimetrico del giro vero e proprio.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).