Percorso effettuato: Airolo (Q1141) - Valle - Madrano (Q1156) - Brugnasco (Q1380) - Altanca (Q1390) - Ronco (Q1368) - Deggio (Q1204) - Lurengo (Q1324) - Freggio (Q1037) - Osco (Q1157).
Difficoltà strada asfaltata, forestale T1, sentiero T2.
Dislivello: 850 metri per questo tratto, 1600 metri in tutto.
Lunghezza del percorso: 17.5 chilometri per questo tratto, 33 chilometri in tutto.
Sforzo equivalente: 26 chilometri per questo tratto, 49 chilometri in tutto.
Durata (incluse le pause): 4.25 ore per questo tratto, 9.5 ore in tutto.
Riferimenti: la "Strada Alta" su Ticino Turismo, la funicolare del Ritom.
Nota 1: ho trattato il percorso completo in due articoli, dato che l'escursione nel suo insime sarebbe da classificare come "trekking molto impegnativo", mentre ognuna delle due sezioni è percorribile senza problemi in una giornata da parte di molti.
Nota 2: in questa escursione ho provato un nuovo regime alimentare. Mi sono accorto che i panini con l'affettato mi davano un abbiocco tremendo, e che in fondo non ne avevo bisogno. Così ho deciso di tentare l'escursione portando con me unicamente delle barrette di cereali, frutta secca, e noccioline salate. La cosa ha funzionato meravigliosamente.
E' tutta colpa di Nella Martinetti, e della sua interpretazione della canzone "Strada Alta". Mi è entrata nell'immaginario da quando ero giovane, con la sua descrizione di un percorso romantico, tra villaggi rurali, e pinete maestose. L'avevo messa in programma da molto tempo, ma viene proposta come percorso da due-tre giorni, e a me sembravano un po' troppi... Questa strada percorre tutta la montagna, a mezza costa, da Biasca ad Airolo, passando quasi tutti i villaggi contadini della Leventina. Era la via normale utilizzata per il commercio ed i viaggi durante il periodo dell'alpeggio, dato che permetteva di evitare la discesa fino al fondo valle.
Rita è sotto antibiotici, non se la sente di venire, mi dà il via libera per una giornata in solitaria. Avrei voluto affrontare il percorso già qualche mese fa, ma aveva nevicato in settimana, per cui niente da fare. Sabato controllo il mio pianificatore di itinerario, mi dà 45 chilometri da Airolo a Biasca, con 2'000 metri di dislivello. Non faccio troppo caso al dislivello, avrò sbagliato qualcosa nel tracciare il percorso... Deciso, vado, e me la faccio tutta in una giornata. Per alleggerire il percorso decido per la variante Airolo - Biasca, in modo da avere più discesa che salita.
05:40 Suona la sveglia, riceve un pattone da non credere. Poi mi rendo conto che se voglio prendere il treno delle 7:06 per salire ad Airolo mi conviene tirare fuori le chiappe dal letto... Maledizione, la domenica è praticamente l'unico giorno che posso dormire al mattino (e a me piace dormire alla mattina), e guarda in cosa mi imbarco.
07:06 Ho fatto in tempo a bere un caffé e mangiare un cornetto prima di prendere il treno, che parte con puntualità sfizzera. Dal finestrino mi pregusto il percorso, guardando in alto dove passerò in giornata.
08:20 Mi sono sparato un ulteriore caffé prima di partire. La giornata è quasi uggiosa, e hanno annunciato temporali nel pomeriggio. Incrocio le dita, spero che la pioggia non mi rovini la giornata obbligandomi a terminare il percorso prima della meta. Prima di partire foto alla lapide che ricorda il sacrificio dei minatori, per la maggior parte italiani, che grazie al loro sforzo e alle loro vite resero possibile lo scavo della galleria ferroviara del San Gottardo. Da quello che so (ma non sono pronto a muzioscevolare) mio trisnonno vi ha lavorato.
Poi parto lungo la strada principale, per portarmi verso il punto da cui inizia la discesa dello Stalvedro. Da qui, a sinistra, si imbocca la Strada Alta. Ancora asfalto, in direzione di Villa (frazione di Airolo), poi giù verso un ponticello sul fiume, e su nuovamente verso Madrano (ulteriore frazione di Airolo). Non lo sapevo, ma il su e giù è il marchio di fabbrica di questo percorso.
Dove ci sono campi aperti, è tutto in frinire di grilli. E i campi sono un mosaico di colori: margherite, botton d'oro, e tanti altri fiori di cui non conosco il nome, ma questo non mi impedisce di goderne la visione. Questo mi compensa almeno parzialmente per il mancato panorama. La nuvolosità mi toglie una delle piacevolezze: la vista delle cime tutt'attorno, incappucciate.
Passo Madrano, ed inizio la salita che mi porterà a Brugnasco. Sono ancora su asfalto, la cosa non mi piace. Non sarà mica così per tutto il percorso, spero. Dietro di me, l'imbocco della valle Bedretto, la caserma di Motto Bartola, e un pezzetto della vecchia strada del Gottardo, la Tremola, sulla destra.
09:05 Eccomi a Brugnasco. Entrando in paese noto un'auto con i fiocchi da matrimonio. Mi sa che questi non si alzeranno molto presto, stamane.
In un attimo passo il paese, e mi avvio, sempre su asfalto, verso Altanca, posta sopra Piotta. Il paesaggio sarebbe anche bello, se non fosse per la nuvolosità e la foschia che mi circonda. Dall'altro lato della valle, inizio ad intravvedere Giof, posta su di una bella terrazza, dalla quale non si sente il rumore (quasi perenne) dell'autostrada.
09:30 Incrocio la funicolare del Ritom, con una pendenza di 75°, e molto gentilmente decide di passare proprio mentre arrivo, tanto per fare un po' di scena.
Originariamente era stata costruita per accedere alla diga del Ritom, e per la manutenzione delle condotte forzate dell'acqua, che viene convogliata nelle turbine poste a valle. Poi, terminati i lavori di costruzione, è stata aperta al pubblico. Non è proprio a buon mercato, ma almeno una volta nella vita vale la pena di provare il brivido della salita e discesa, con la pendenza micidiale che affronta.
09:35 Sono già in vista di Altanca, e sono molto soddisfatto. Il cartello giallo ad Airolo dava 1 ora e 50 minuti, ci sono arrivato in un'ora e un quarto. Questo mi rincuora, probabilmente riesco ad abbattere i tempi di percorrenza indicati dalle cartine. All'entrata del paese, posta su di un poggio con vista, la chiesetta del paese tutta sola soletta.
Attraverso anche Altanca come un fulmine, e mi dirigo verso l'imbocco della Strada Alta dall'altra parte. Sguardo indietro...
...e sono ancora su asfalto.
09:55 Ronco. Davanti a me inizio a vedere finalmente l'ampia curva che percorrerò per arrivare a Lurengo (il paese in fondo alla foto), per affrontare poi lo scollinamento delle gole del Piottino.
Non ostante non ci sia sole diretto, la temperatura è piuttosto elevata, e sudo abbondantemente (il che è un bene), ma faccio fuori la scorta d'acqua velocemente. Ho preso con me solo due litri, facendo il calcolo di poter fare il pieno almeno una volta strada facendo. Anche se pedalo veloce, non è che non mi accorga di quanto mi sta attorno. In effetti incontro una prima bella farfalla...
...e una chiocciola di dimensioni ragguardevoli.
10:10 Deggio raggiunto. Sono ancora su asfalto, la cosa inizia a preoccuparmi. Vuoi vedere che tutta la Strada Alta è stata asfaltata? Cosa direbbe mai Nella Martinetti?
Passato il paese, continuo su asfalto (e dai!), e poco dopo incontro un micio tutto solo, che miagola come per attirare l'attenzione. Gli faccio diverse moine, ma sarà che puzzo come un caprone, o che ho perso il mio fascino animale, il gatto non si degna di farsi accarezzare.
Mi consolo guardando indietro, e vedendo quanta strada ho già percorso: sono partito da dietro la curva di destra.
10:20 Raggiungo San Martino, una "non località", nel senso che c'è unicamente una chiesetta, molto pittoresca.
Intanto sono passato a forestale, i piedi si surriscaldano meno. Diverso bestiame in giro, capre, pecore e manze, ma penso che gli alpi siano già stati caricati. Una pecora da guardia mi osserva con interesse.
10:40 Lurengo. Qui termina la seconda curva della montagna, e adesso c'è da scalare il promontorio che chiude in alto le gole del Piottino.
Il passo è buono, e finalmente, uscendo dal paese, inzia il sentiero vero e proprio. Davanti a me un gruppo di scout, che non mi nota neanche.
11:00 Ecco una piacevole sopresa per quest'oggi: entro in una bellissima pineta, il bosco d'Öss, posto sul promontorio di divisione. Sentiero vero, di quello che piace a me, con gli aghi. Ma mica tanto agevole, pieno di radici che fuoriescono dal terreno, e sassi. Il tutto richiede attenzione nel camminare.
11:20 Ho raggiunto l'apice, e dall'altra parte il sentiero inizia a scendere, deciso, pendente, e mi porta velocemente in basso. La cosa non mi piace. Incontro un punto senza vegetazione, e aprofitto per guardare avanti. Oh no, sotto di me, molto sotto di me, Freggio.
E poco oltre, alla stessa altezza dei miei occhi, Osco. Questo significa gran scendere, e gran salire. Ormai sono in ballo, e ballerò, ma non avevo preventivato così tanto dislivello.
E scendo, e scendo, e scendo. La pagherò, lo so, ma intanto mi godo il bosco.
11:45 Discesa quasi terminata, sto per uscire dal bosco. Davanti a me posso vedere Freggio. Avrei preferito guardarlo dall'alto, e trovare una bella stradina che mi portasse ad Osco mantenendosi sulla stessa quota.
Ancora non ho fatto fermate (sto camminando da tre ore e mezzo ininterrottamente), e decido di tirare fino ad Osco, e fermarmi li per un caffé. Appena fuori dal paese, nuova chiesetta, e nuovo asfalto.
Intanto il sole è uscito deciso, la temperatura è salita, ed estraggo il cappellino dallo zaino. Inizio la salita, poi trovo la deviazione a sinistra che mi porta su di una forestale.
12:00 Sto sbuffando, sudando e macinando in salita. A consolazione, sguardo indietro alle gole del Piottino, con il Dazio Grande di Rodi-Fiesso.
Nel Medioevo fungeva da punto di ristoro, e di pagamento del pedaggio per il transito lungo la strada. Era costoso percorrere il Ticino, una volta. Si pagava a Bellinzona, si pagava qui al Dazio Grande, e forse in qualche altro punto ancora. Intanto, lungo la forestale, una splendida farfalla ha deciso di farsi ammirare.
12:25 Sono in vista di Osco, la strada finalmente si spiana. Il passo è ancora buono, ma sento che i muscoli hanno risentito di questo tratto di strada. Mi viene in mente la sensazione che ho provato quando sono andato da Bellinzona a Mesocco, e spero che tengano duro.
12:30 Arrivato. Mi infilo nell'unico ristorante aperto, cioé, mi metto in terrazza, cioé, i tavolini sono in piazza. Mi bevo il caffé, acquisto una bottiglia d'acqua, eseguo il travaso, e mi preparo mentalmente a ripartire. Fino a qui ho tenuto una media splendida, 26 chilometri di sforzo in poco più di quattro ore. Però, inizio a sentire le gambette... Non è un buon segno.
...Continua....
Ed ecco il profilo altimetrico di questo primo tratto.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto di questo primo tratto (non che ci sia qualcosa di speciale).