Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog

Mi Presento

  • : Passeggiate sulle montagne del Ticino
  • : Diari di viaggio delle passeggiate prevalentemente sulle montagne del Ticino, con foto e testo. Articoli tematici e links utili per la pianificazione di una escursione. Trekking ed escursionismo per tutti.
  • Contatti

Scrivimi

Puoi mandarmi un mail a questo indirizzo: upthehill chiocciolina gmx punto ch

Cerca Nel Blog

Archivio

Feedelissimo

Ticino Top - classifica blog e siti ticinesi

3 agosto 2009 1 03 /08 /agosto /2009 16:58



Percorso effettuato: Cusié (Q1666) - alpe del Pozzo (Q1880) - alpe Quarnei (Q2048) - capanna Quarnei (Q2107) - passo del Laghetto (Q2649) - laghetto dei Cadabi (Q2646) - capanna Quarnei - alpe della Bolla (Q1650) - Cusié.

Difficoltà: sentiero T2 da Cusié fino a poco dopo l'alpe Quarnei, T3 fino all'entrata del canale, T3+ nel canale.

Dislivello: 1'300 metri

Lunghezza del percorso: 20 chilometri

Sforzo equivalente: 33 chilometri

Durata (incluse le pause): 10 ore

Riferimenti:
serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana", laghetto dei Cadabi, "La valle Malvaglia: un prezioso gioiello bleniese"

Capanna: capanna Quarnei, SABB Malvaglia

Osservazioni: mentre il percorso fino alla capanna Quarnei è sicuramente adatto alle famiglie (in meno di due orette si arriva, e la zona è splendida), non consiglio il resto della gita se non si è equipaggiati adeguatamente, e non si ha una buona resistenza. Il canalone di salita (e di discesa) richiede equilibrio e sicurezza nei propri mezzi. In diversi punti il sentiero è appena accennato (anche se ci sono le marche), o franato.

E' la prima volta che entro in val Malvaglia: si tratta di una laterale della valle di Blenio, sulla destra salendo verso il passo del Lucomagno, di cui non si era parlato neanche a scuola (e si che la geografia del Ticino ce l'hanno fatta studiare bene). Quando la sentivo nominare, avevo sempre pensato ad una valle impervia, roba tipo Centovalli, a V stretta. Invece... Mi sono trovato davanti una valle deliziosa: quasi verticale in basso, ma che si apre con pianori di ampio respiro in alto. Pascoli e piccoli insediamenti abitativi, una valle viva, quasi un piccolo angolo di paradiso in terra (come ha detto Rita). La strada non è ampia, l'incrocio di due mezzi è possibile in pochi punti, ma non presenta difficoltà particolari. Poi, salendo, scopro anche che c'è un lago artificiale, piccolo, ma con la sua bella diga. La strada per salire porta dritta dritta davanti al muro della diga, per piegare poi a sinistra, inerpicarsi sulla costa della montagna, e costeggiare il lago fino ad un punto in cui la valle si chiude e si riapre, per dare nuovo respiro ai pascoli.

In cima alla valle trovi l'Adula (chiamato Rheinwaldhorn in tedesco), montagna che condividiamo con il canton Grigioni: la sua cima è a Q3402, e sarebbe la più alta montagna del Ticino, se ce l'avessero lasciata tutta... In fondo, loro ne hanno di più alte. Così invece, dobbiamo "accontentarci" del pizzo Campo Tencia (Q3072).

Una nota per i non Svizzeri che leggono: il primo agosto è festa nazionale, dato che in questa data, nell'anno del Signore 1291, 10 rappresentanti del canton Uri, 10 del canton Svitto (in tedesco Schwyz), e 10 del semicantone Unterwald si riunirono sul praticello del Grütli, appena sopra il lago dei Quattro Cantoni, per sigillare un patto di alleanza a sostegno reciproco e contro gli Asburgo, che già a quei tempi dominavano in questa regione. A quella data viene stabilita la nascita della confederazione svizzera. Poi c'è tutta la storia-leggenda di Wilhelm Tell, con tanto di balestra, mela, figlio Gualtiero, cappello sotto cui inchinarsi, ma non penso sia necessario che te la racconti io.

Il tragitto per oggi è uno di quelli tra i più impegnativi che abbiamo mai fatto, sia per lo sforzo equivalente, sia per la difficoltà tecnica (un bel T3, con salita a mani in una canale di materiale instabile con più di 60° di pendenza). D'altra parte bisogna preparare i muscoletti per le passeggiate più belle, che arriveranno in settembre e ottobre, quando le giornate saranno ancora abbastanza lunghe (complice l'ora legale), ed il sole non picchierà più come un dannato come in luglio e agosto.

08:30 Siamo al parcheggio Foppa, appena sopra Cusié. Rita arriva a piedi da Cusié: avevo parcheggiato li, avevamo già messo scarponi e ambaradan vario, quando ho visto il cartello con l'indicazione del parcheggio, più in alto. Sposto l'auto e attendo Rita.


Il tempo è instabile, anche se le nuvole non sono attaccate alle cime. Ultimamente sta diventando difficile avere una giornata di bello intero... Ci avviamo, e appena entrati nello splendido bosco di larici, vedo una "palla" strana su di una "rosa delle alpi": cavoli, il frutto della pianta.


Il percorso è un T2 agevole e piacevole, che corre in questa parte quasi piano, mostrandoci scorci sull'altro versante della valle. Decidiamo di salire almeno alla capanna. Se verrà a piovere, vorrà dire che ci faremo un'oretta e mezza sotto la pioggia per rientrare: non è mai morto nessuno.

08:50 Guardando dall'altra parte, attraverso gli alberi, vedo il primo punto di riferimento della giornata: la capanna Quarnei.


E incontro un corso d'acqua giovane: questo ha iniziato a scavare la roccia meno di 3'000 anni fa, oppure la roccia è estremamente dura... Il letto è ancora poco profondo.


Il sentiero è semplicemente delizioso. Un vero piacere percorrerlo.



09:15 Veniamo superati da una coppia, che sta salendo all'alpe Quarnei, lui con una bimba di circa 3 anni nel "portabimbi" posteriore: questo è un vero montanaro, mica come me...


Ai lati del sentiero vedo diversi noccioli, ma sono nani: effetto del freddo e della breve stagione, a queste altezze. Praticamente è un cespuglietto, non un albero, e probabilmente non crescerà molto di più.


Lungo il sentiero diversi affioramenti di quarzo.


L'angolo verde a destra, è un ottimo segnale. Si tratta di lichene (un organismo simbiotico, composto da un fungo, che mette a disposizione le radici, e da un'alga, che mette a disposizione la clorofilla. Assieme riescono a vivere dove nessuno dei due sopravviverebbe, anche sopra Q4000 e nella tundra siberiana), estremamente sensibile all'inquinamento. La sua presenza dice che i veleni della civiltà qui non sono ancora arrivati.

09:30 Cammina che ti cammina, tranquillamente arriviamo all'alpe di Pozzo. Vediamo più di una cinquantina di capre, ed i pastori che le custodiscono.


Con il latte di capra si prepara un Ticino un formaggio denominato "büscion". E' un formaggino a forma di cilindro, come un tappo da bottiglia (che in dialetto ticinese si chiama appunto büscion, e tirabüscion il cavatappi, deriva da büsciàa = mandare bollicine, ribollire, e a qualcuno che dice scemenze si chiede "t'à büsciat?", come se fosse una bottiglia appena stappata che fa fuoriuscire il contenuto senza ordine), magro, delizioso con un po' di olio, aceto, pepe e sale.

09:45 Ci siamo incamminati nella stretta valletta che porta all'alpe Quarnei. Nella prima parte si risale un dosso, che porta poi all'imbocco. Sopra di noi corrono i cavi di una teleferica per il trasporto di materiale, e sotto di noi vediamo l'alpe del Pozzo per l'ultima volta, prima di entrare.


Sguardo in avanti, vediamo già la cascata che risaliremo per arrivare al laghetto...


...e sguardo indietro, da dove siamo venuti.


10:15 Eccoci all'alpe Quarnei. Davanti a noi si apre un pianoro, delimitato tutt'attorno da pareti quasi verticali, dalle quali scendono due cascate. Mucche, pecore e capre fanno da contorno.


In un angolo, proprio alla fine della valletta di salita, tutti i rustici, ben tenuti.


Sono costruiti con la tecnica del "muro a secco": senza uso di malta, sono estremamente solidi. Nel sud Italia trovi i muretti di divisione dei vari appezzamenti di terreno eretti con questa tecnica. Qui in Ticino, anche le abitazioni montane erano costruite così.

10:30 Dopo esserci guardati attorno, salitamo gli ultimi 50 metri per arrivare alla capanna Quarnei, sita su di un poggio con splendida vista verso il basso, di cui noi non godiamo causa nuvole di vario ordine e grandezza.


Sosta-tisana, cornetto di pane integrale (che abbiamo portato con noi), e chiedo conferma al capannaro (simpaticissimo) sulla direzione da prendere. Ohh, facile, dice lui, si sale da sinistra fino a dietro la cascata, poi su leggermente a sinistra, e dentro il canale fino alla bocchetta. Guardo fuori e penso "di li?".


11:00 Beh, siamo in ballo, balliamo. Scendiamo dalla capanna all'alpe, lo attraversiamo tutto in direzione della cascata di sinistra, e iniziamo la salita per arrivare almeno alla testa della stessa.


Passiamo in mezzo ad un gruppo di caprette. Dato che adoro gli animali, le invito ad avvicinarsi per poterle accarezzare. Quattro o cinque si lasciano tentare, mi annusano la mano, la leccano, e ricevono in compenso una bella grattata dietro le orecchie, sul dorso, e sotto il mento. Riparto, e loro decidono che vale la pena di seguirmi, magari ci scappa ancora una grattatina... O forse un po' di sale...


Non mi lascio intenerire, sennò non mi muovo più... Salgo ancora un po', mi fermo per scattare una foto, faccio per ripartire, e quasi cado per terra. Quatta quatta la più giovane si è messa al mio fianco sinistro: non me n'ero accorto, e ci sono inciampato... La accarezzo, e le spiego che deve restare con le altre, non mi deve più seguire. Al limite ci rivediamo quando torno. Non è felice, ma ubbidisce.

11:55 Siamo saliti un bel pezzo, lungo il sentiero che risale la frana sulla sinistra della cascata. La pendenza è decisamente impegnativa. A questo punto il sentiero gira attorno ad uno sperone di roccia che delimita la parete dalla quale scende la cascata, e per un po' la stessa sarà nascosta ai nostri occhi.


Adesso il sentiero si fa decisamente più impegnativo: non sempre è marcato, bisogna trovare la via sui lastroni di roccia.


Alcuni punti richiedono particolare attenzione...


12:20 Eccoci in cima alla cascata.


Adesso bisogna valutare la salita alla bocchetta. Guardo in alto e penso "Oddio oddio oddio, devo salire da lì?". Rita mi guarda, e le dico "Andiamo".


Il sentiero si alza a sinistra, per portarci fino alla base della parete verticale che delimita a sinistra il canale. La base della parete è marcata di un rosso ruggine intenso, ed effettivamente passandoci vediamo che deve essere piena di materiale ferroso.


La via si fa sempre più aerea, temo un attaco di vertigini da un momento all'altro.


E la davanti, l'imbocco dell'inferno...


Percorriamo il sentiero (sentiero? è largo si e no trenta centimetri) fino all'entrata, e guardiamo su.


Andiamo? Non andiamo? Discutiamo cinque minuti sulle varie possibilità. Una volta partiti, è meglio arrivare in cima che scendere. E se non ce la facessi a scendere? Beh, si potrebbe sempre scendere dall'altra parte fino alla capanna Adula dell'UTOE, percorrere la val Carassina, scendere alla diga del Luzzone, chiamare un taxi, pagare una barca di soldi e salire a Cusié a recuperare l'auto... Alea jacta est (il dado è tratto, e per questo Cesare è stato licenziato dall'esercito: giocava, invece di condurre le sue legioni, e per questo si è preso l'impero, per dispetto e ripicca). Entriamo nel canale. Ma prima metto la macchina fotografica nel sacco: avrò bisogno delle mani, non potrò scattare foto, e non vorrei che l'apparecchio, dondolando, picchi contro un sasso. Niente foto della salita. Per sicurezza, un'ultima foto all'alpe Quarnei, nel caso non dovessi ritornare...


13:20 Siamo al laghetto dei Cadabi. Sono riuscito a salire.


Sulla testa del canale, ci attende un signore che sembra uscito dalle favole di una volta: sigaretta arrotolata in bocca, giacca di fustagno, bastone di legno con punta di metallo (un vero Alpenstock), cappello in testa, ci guarda con benevolenza come se fosse a casa sua. Tranquillo, come un elfo che perccorre le montagne giorno e notte, dice una frase che mi fa pensare che forse la Provvidenza esista: "vi faccio da guida per scendere". Il vento tira forte, freddo. Dobbiamo ancora fare pranzo, ma decidiamo che questo non è il posto giusto. Inoltre non vogliamo fare attendere la nostra guida.

13:30 Guardo il canale dall'alto...


...e dico "vabbé, andiamo.". Il signore parte davanti a noi, e saltella come uno stambecco da sasso a sasso. Io in mezzo, sembro un ragno a quattro zampe, e uso tutte le parti del corpo (soprattutto quella dove la schiena cambia nome, scendendo), Rita per ultima tranquilla. Ricevo consigli graditi, poi, dopo 10-15 metri di discesa un ricordo riaffiora dalla memoria, di quando da bambino giocavo sui massi della diga della Maggia vicino a casa. Il mio corpo comincia anche a ricordare come si fa, e pur non migliorando la tecnica, comincio a scendere più spedito.

13:50 Sono sceso... sono sceso vivo... sono sceso vivo e non mi sono rotto niente. Sono sceso vivo, non mi sono rotto niente, e per fortuna non c'era nessuno a fotografarmi. Questo è un grosso sollievo.


Lasciamo libero il folletto delle montagne, che parte ad una velocità allucinante, non ostante i suoi 75 anni.

14:30 Siamo nuovamente al pianoro sopra la cascata. Guardo in giù, e il folletto è già quasi alla capanna. Rita ed io facciamo l'inventario delle calorie assunte: due cornetti a testa, un balisto ed una banana. E' proprio ora di tirare fuori il pane al farro e la carne secca, e mettere qualcosa in pancia.


Mangiamo ad un passo dal Paradiso, solo il fischio delle marmotte attorno a noi, e l'organo a vento, con un suono basso e continuo, dell'aria che taglia sopra le creste, come se qualcuno soffiasse solo con le labbra su di una bottiglia gigantesca.

15:15 Siamo nuovamente nella zona delle capre. Sono pronto per coccolarle tutte, tanto ormai siamo sulla via del ritorno. Fregatura: se ne sono andate e sono state sostituite dalle pecore.


Hai mai notato le pupille a forma rettangolare delle pecore e delle capre? Sono già strane quelle del gatto, quando hanno la forma di un'ellisse, ma quelle degli ovini... Le ho sempre trovate aliene. Faccio un bel po' di moine, e due pecore sono quase convinte ad avvicinarsi, poi una marmotta inizia a fischiare, e pensando di esserlo anche loro, decidono che è un segnale d'allarme per la mia presenza, e si allontanano. Non in fretta, ma si allontanano.

In effetti in basso sentiamo le marmotte litigare, fischiare, correre. Riesco anche a vederle, ma sono troppo distanti per fotografarle con il grandangolo. Comincio sentire la mancanza di un obiettivo all-round, diciamo dai 35 ai 200 millimetri, che mi permetta sia le panoramiche che le zummate. Magari per Natale...

15:45 Alla capanna. Mi sparo un minestrone bollente in pancia... La tensione è stata tale che ho bevuto troppo poco, e mi ritrovo con un bel inizio di mal di testa (a dire il vero i primi colpi li ho avuti già scendendo il canale). Mezzo litro d'acqua subito, sperando che la cosa resti sotto controllo. Lasciamo una bella mancia al capannaro per pagare la notte in capanna del folletto, e ripartiamo.

16:30 Abbiamo deciso di scendere lungo l'altro sentiero, che porta all'alpe della Bolla. Passiamo un piccolo insediamento completamente disabitato, e dobbiamo fare un po' di ricerca tutt'attorno per trovare la marca del sentiero che scende. Poi, finalmente, su di un sasso, ecco il bianco-rosso-bianco della nostra via.


Scendendo vediamo il sentiero sull'altro versante che abbiamo percorso stamane.


17:15 Il sentiero scende con una pendenza bestiale, e le gambe, già affaticate per lo sforzo, cominciano a lamentarsi, soprattutto i quadricipiti. Il mal di testa nel frattempo è montato, e mi tocca prendere un'aspirina.


17:45 Scendiamo, e scendiamo, e scendiamo. Finalmente arriviamo al ponte che ci permette di passare sull'altro versante: non ne potevamo proprio più.


Da qui il sentiero risale lentamente, portandoci verso l'alpe della Bolla. Meglio la salita... Non ostante la stanchezza, ammiriamo il bosco attorno a noi: in un paesaggio così, potrei camminare per dei giorni.

18:00 Arriviamo all'alpe della Bolla, e pieghiamo a destra, per risalire gli ultimi 150 metri che mancano al parcheggio. Superata l'alpe, poco oltre troviamo il cartello che indica la direzione per una casa costruita nella roccia, che il capannaro ci aveva consigliato di visitare. Non sappiamo quanto disti, preferiamo tirare dritto.


18:15 Stiamo ancora pedalando nel bosco, e del parcheggio nessuna traccia.


18:25 E stiamo ancora camminando... Il bosco è stupendo, ma a questo punto non mi dispiacerebbe arrivare...


18:30 Là davanti intravvedo il tetto di un camper. Vuoi vedere che siamo arrivati? Si, eccoci al parcheggio. I quadricipiti cantano l'Alleluja, decisamente non ne potevano più.


Un'ora e dieci di auto per rientrare: la strada della valle è lunga (quasi 20 Km), e non si può andare veloci. Rita ed io discutiamo sulla possibilità organizzativa di tenere una scorta di ricambio (maglietta, calze, pantaloni) in auto, nel caso dovessimo arrivare troppo sudati, o bagnati per la pioggia. Decidiamo che si organizzerà.

Alla sera cenetta al ristorante, per festeggiare l'exploit (per noi) fatto.

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

Condividi post
Repost0
12 giugno 2009 5 12 /06 /giugno /2009 15:25



Percorso effettuato: Piera (frazione di Camperio, Q1305) - Oncedo (Q1501) - Dottero / capanna Dötra (Q1748) - Croce Portera (Q1917) - Acquacalda (Q1756) - e ritorno per la stessa via.

Difficoltà del sentiero: T1 e T2.

Dislivello: circa 750 metri.

Lunghezza del percorso: 13 Km.

Sforzo equivalente: 21 Km.

Durata (incluse le pause, e ne abbiamo fatte un bel po'): 8 ore.

Osservazioni: ho catalogato il percorso completo sotto "trekking impegnativo", dato che 6 ore di marcia non sono poche. Le due metà del percorso (Piera - Dötra [dislivello 500 metri], e Acquacalda - Dötra [dislivello 250 metri]) invece, andrebbero catalogate sotto "passeggiate per famiglia", dato che singolarmente non sono impegnative.

La valle di Blenio: incanto fiorito del Ticino

La valle di Blenio congiunge il passo del Lucomagno con Biasca. Questo percorso, nel medio evo, era molto più frequentato rispetto al passo del San Gottardo, dato che l'altezza massima è minore, e il percorso sui due versanti è molto meno impegnativo. Federico II detto il Barbarossa, ad esempio, quando è sceso in Italia nel 13° secolo per combattere la lega dei Comuni (il famoso Carroccio), è passato di qui.

La valle, almeno fino ad Olivone, è relativamente larga (secondo gli standard ticinesi), e parzialmente terrazzata in modo naturale, cosa che ha facilitato in passato lo sviluppo dell'agricoltura di montagna e dell'allevamento di bestiame. Su questa valle si affaccia l'Adula, la montagna più alta, anche se non interamente in territorio ticinese (la più alta completamente in territorio ticinese è il pizzo Campo Tencia). Per raggiungerne la vetta occorre una guida, dato che c'è da attraversare un ghiacciaio, non proprio facilissimo.

Ponto Valentino (situato poco prima di Olivone salendo) in passato aveva messo a disposizione una milizia a Napoleone. Ancora oggi, una volta all'anno, si svolge la sfilata rievocativa, con i figuranti in tenuta militare dell'epoca.

Ad Acquacalda, posta tra Campra (centro di sport invernale) ed il passo del Lucomagno è stata creata una zona protetta, denominata "Centro Ecologico Uomo Natura". La zona è deliziosa per i pic-nic in estate (vi sono aree riservate all'uopo, come pure un campeggio), ed il ristorante e albergo fanno ampio uso di tecnologie ecologiche per non pesare sull'ambiente, dalla produzione solare di elettricità e acqua calda, alla fossa biologica senza scarichi. Questo ristorante è il centro di diverse attività che si svolgono durante tutto l'anno, con una frequenza maggiore in estate. Puoi trovare la festa del solstizio, corsi per riconoscere i fiori in estate, e cose più "mondane", come ad esempio "Come costruire un aquilone". Da qui partono decine di itinerari pedestri, che portano verso il Lucomagno, la capanna Bovarina, la Dötra, la zona del Piora passando dai passi del Sole o delle Colombe. Se ami un contatto "comodo" con la natura, questo piccolo paradiso è caldamente consigliato.

Ho scelto un percorso in questa valle, dato che in questo periodo è tutta un prato in fiore: spettacolo bellissimo, pieno di profumi, colori e vita.

09:45 Dopo diversi tentennamenti, eccoci pronti per partire. Ho parcheggiato sulla vecchia strada cantonale, in modo da non disturbare il traffico sulla principale. Il cielo è uggioso, ma Locarno-Monti ha previsto ampie schiarite nel corso della mattinata, e soleggiato al pomeriggio. Guardandoci in giro non sembrerebbe... I piedi entrano negli scarponi, no..., i piedi entrano in simbiosi con gli scarponi in modo perfetto, e son subito desti.



Percorriamo il primo tratto sulla strada forestale asfaltata, e già davanti a noi si presentano i campi fioriti. Ma si sentono ancora i rumori della "civiltà", in particolare della strada del passo da cui siamo partiti.


Trovo di tutto: dalle margherite di prato alle viole tricolor (nella foto), dai soffioni ai denti di leone, per non dimenticare qualche giglio, ranuncolo e orchidea: la situazione promette bene.


Dopo due tornanti però, ecco il cartello giallo con l'indicazione del sentiero. Ci sganciamo dalla strada, ed entriamo nel bosco. Il sentiero sembra più il letto di un torrentello, e in effetti vi è acqua in abbondanza, ma anche splendidi fiori. Il cielo sopra di noi è sempre coperto, con qualche gocciolina che cade ogni tanto, facendoci temere il peggio, non ostante le previsioni... Decidiamo di essere arditi, e continuiamo.


10:15 Siamo usciti dal bosco, e ci troviamo su di una terrazza naturale, con un piccolo insediamento abitativo: Oncedo. Attorno a noi un coro di prati, e il limitare del bosco di conifere. Profumo, profumo acido, di prati magri. Farfalle che svolazzano tutt'attorno, specialmente le vanesse.


Poi una, che non avevo mai incontrato: bianca, con le estremità delle ali gialle. Scatto come una pantera, selezione su macro, via l'auto-focus, e cerco di riprenderla, ma purtroppo non collabora molto (è li, al centro della foto).


Il sentiero rientra nel bosco, e la pendenza si fa impegnativa. Lascio andare avanti le signore (cosa facile), per ascoltare il canto del bosco. Accanto a me, sul sentiero, il rigagnolo è apparso, deciso adesso, e mi accompagna lungo la salita. Incontro la prima genziana (ne vedrò molte oggi), ben aperta, con la rugiada del mattino ancora in bocca.


10:45 Il sentiero ha girato la costa della montagna, portandoci paralleli alla valle, e finalmente il cielo dà segno di volersi aprire. Bene: la vista delle montagne da queste parti è spettacolare. Non ho dovuto tirare fuori il K-Way, anche se varie volte sono stato tentato...


11:05 Il sentiero adesso è diventato pianeggiante, cambio marcia, e passo dalle ridotte all'over-drive, superando le signore e portandomi in testa. Giriamo una piccola valletta, e sopra di noi vediamo, mezza affogata nella nebbiolina, Dottero, primo checkpoint della giornata.


Fino a qui eravamo già saliti (ma lungo la forestale) nel febbraio del 2008, gentilmente accompagnati da Claudio e Simona, che ci avevano fatto da tutori per la nostra prima uscita con le ciaspole. Giornata splendida, compagnia deliziosa (c'erano anche Tiziana e Paolo). Mega abbuffata in capanna Dötra, e poi la discesa, divertentissima, per il sentiero che oggi abbiamo salito. Purtroppo non ho foto della giornata, che tra sole e neve avrebbe meritato di essere immortatala.

11:20 Eccoci davanti alla capanna Dötra. Veloce discussione sulle varianti: mangiare qui, continuare fino ad Acquacalda e fare pic-nic là: le gambe reggono bene, così decidiamo di continuare il nostro percorso.


Prendiamo il sentiero, e dopo circa un centinaio di metri ecco la biforcazione: verso destra si sale alla Gana Negra, che porta poi direttamente al passo del Lucomagno oppure alla capanna Bovarina (avevo visto le indicazioni alla Bovarina nella passeggiata del 28.09.2009), mentre continuando dritto si va verso il passo denominato Croce Portera, per scendere poi ad Acquacalda. Chiaramente continuiamo dritti.


Il cielo è ancora grigiastro, ma sembrerebbe che a Locarno-Monti avessero ragione...


Il sentiero adesso corre in mezzo ad un falso piano, verde da entrambe le parti. Vediamo anche le prime mucche (gli alpi non sono ancora stati caricati), mentre di gente ne incontriamo pochissima: una decina di persone in tutta la giornata. Sono contento di essere venuto adesso: in estate mi sa che questa zona è più frequentata delle spiagge di Rimini.


11:30 Siamo quasi alla fine della parte in piano, e stiamo per affrontare l'ultima salita che ci porterà al passo. E' tutto un frinire di grilli, canti di merli, e verde a distesa d'occhio. Davanti a me vedo la valletta che porterà in alto.


11:40 Abbiamo lasciato il pascolo di Dottero, e stiamo salendo verso Croce Portera. Piccolo rio lungo il cammino, con due travi per attraversarlo. Una rotta, l'altra incrinata. Terrà il peso? Laura Two si offre per il test, essendo la più leggera. Tutto bene, si può passare.


11:50 Ultimo sforzo per arrivare in cima.


Dietro di noi, paesaggio montano con nebbietta rada, davanti si inizia a vedere il cielo azzurro.



12:15 Eccoci a Croce Portera. Da qui si dirama un ulteriore sentiero verso la Gana Negra. Abbiamo passato una pozza d'acqua, e piccola sosta per ricaricare le batterie. Il vento non scherza, e bisogna coprirsi.


Aaaaaaah: davanti a me, una cima che riconosco al volo: il pizzo Colombe!!! Sulla sua sinistra c'è il passo del Sole, alla sua destra il passo delle Colombe, con splendido laghetto alpino. Siamo saliti ad entrambi il 12.10.2008. Ecco, sono cose che mi fanno sentire a casa. Dietro di me il passo Cantonill ed il pizzo Rossetto, davanti il pizzo Colombe, e oltre la zona del Piora, che ormai ho percorso quasi completamente. A destra il passo del Lucomagno, la valle Termine ed il passo dell'Uomo. In basso Acquacalda, da dove eravamo saliti al passo del Sole nel 2004. E' come il mio salotto: riconosco tutto, c'è un filo, o meglio una rete, che unisce tutti questi punti. Non sono sperso, so da dove vengo, e dove sto andando.


Ecco laggiù il ristorante di Acquacalda...


...e la zona agricola del centro di Acquacalda.


12:30 Inizia la discesa (meglio non pensare che questo pomeriggio sarà una salita). Il sentiero è passato da T1 a T2, ben curato, corre a ridosso della parete quasi verticale. Entra ed esce continuamente dal bosco, regalando sprazzi di vista tutt'attorno. Lungo il percorso incrocio una farfalla bianco-grigia, con venature verdi, che fa la scontrosa e non si lascia fotografare. In compenso degli alberi, cresciuti direttamente sulla roccia, si ergono solitari nei pochi punti dove vi è prato. Sono bellissimi, non si capisce dove finisca la roccia e dove inizi l'albero.


Mi dispiace non avere in azione il grandangolo, non riesco a farli entrare per intero (ho provveduto al pomeriggio, trovi le foto nell'album). Eccone un altro.


Il sentiero ci porta sotto una parete stratificata, con un bel foro nel mezzo. Laura One ci informa che nella grotta, una ventina d'anni fa, vi era un nido di aquile, che vi sono rimaste per circa cinque anni. Poi, non si sa se a causa di bracconieri, o altro, hanno traslocato.


Il sentiero corre dritto, e con leggera pendenza, parallelo alla strada del passo, guidandoci verso la nostra meta. Splendido da percorrere, cambia sempre, e sempre uguale. Ogni passo è una gioia.


La farfalla ha deciso che è stata poco garbata nei miei confronti: mi continua a girare attorno, seguendomi nel mio cammino, come un gatto che vuole farsi accarezzare, ma che ritiene che tu lo abbia offeso, per esempio andandotene da casa per qualche giorno. Poi però, a furia di buone paroline, di moine, cede, e si posa in bella vista. Quatto quatto mi avvicino, e non scappa.


Forse cercava la scenografia giusta: i botton d'oro le si addicono particolarmente. Li vicino, un bel mazzetto di "non ti scordar di me".


13:00 Eccoci ad Acquacalda.


Puntiamo diritti verso il ristorante, per verificare se ci permettano di fare pic-nic sulla terrazza, ben esposta al sole. Il gerente, cordialissimo, mi prende (ci prende) per la gola: c'è la minestra d'orzo ed il minestrone. Ad un invito così non so resistere. Ci facciamo servire chi il minestrone, chi la minestra d'orzo (indovina cosa ho ordinato). Poi, bella fetta di pane scuro a pezzetti dentro, rimestare bene. La minestra è ottima, ben cotta, il brodo denso per il glutine uscito, sapore equilibrato, bella spruzzata di formaggio grattugiato. Sono in paradiso: terrazza a Q1750, sole, compagnia di tre signore (beh, su questo si può discutere), un percorso splendido alle spalle e nuovamente davanti, minestra perfetta. Cosa si può desiderare di più dalla vita?

13:30 Finito di mangiare (no, direi di estasiare il palato), caffé sorbito, le signore decidono di spostarsi su di una terrazza con sedie a sdraio per l'attività "lucertola": mi avevano già fregato così al passo delle Colombe. In effetti aspetto, e aspetto, e aspetto. Niente da fare, si vede che avranno la digestione lenta... Giro attorno al ristorante e fotografo ogni cartello giallo che incontro, un albero con carattere, una piccola cappelletta, il fiume Brenno, e torno a bere un secondo caffé. Santa pazienza...






Mi decido per il cambiamento d'obiettivo, e metto il grandangolo.

14:45 Ci sono riuscito: le ho fatte smuovere. Pronti alla partenza, riempimento delle bottiglie prima di rientrare. La fontana, che non ha niente di speciale, merita la foto. Mi ha salvato la vita nel 2004, quando, partito per il passo del Sole con solo un litro d'acqua, ero arrivato qui dopo sette ore di marcia disidratato. Non mi ricordo bene, ma può darsi che abbia anche tuffato la testa nel catino... Da allora le voglio bene.


Via lungo il sentiero del mattino. Non ti ripropongo tutta la tiritera. Solo un foto della parte verticale (vicina al foro del mattino), e del passaggio del sentiero.



15:30 Eccoci nuovamente al passo Croce Portera. Davanti a noi questa volta il cielo azzurro: abbiamo fatto proprio bene ad osare.


Chiaramente ci vuole un'ulteriore sosta. Solo che il vento è veramente forte e freddo. Così ci piazziamo in una piccola dolina, per ripararci.


Da vero macho me ne vado in giro, e alla pozza d'acqua adesso vedo nubi di girini che si aggirano nell'acqua.


E, rarità, una genziana bianca.


Ripercorriamo tutto il sentiero a ritroso, ma senza senzazione di "deja-vu": il panorama è cambiato, adesso finalmente vediamo l'Adula, e le varie montagne che la attorniano.


E naturalmente il pizzo Rossetto, con il passo Cantonill.


16:30 Eccoci nuovamente in Dötra. Uso il grandangolo per immortalare l'oratorio di San Domenico, datato dell'inizio del 1'500.


Si decide per un rientro a tappe forzate, senza caffà e torta qui. Durante la discesa ci si apre il panorama sulla media valle di Blenio, con Olivone, Torre, Dangio, Ponto Valentino, e tutta la cintura di montagne che la racchiude. Il panorama è bellissimo. Potrebbero ambientarci un film di Heidi.


Le mie gambette, a furia di andare, cominciano a tenere meglio in discesa. Sarà che la stessa non è troppo impegnativa, o che le signore hanno deciso di prolungare la gita, fatto sta che arrivo all'incrocio con la strada per primo, cosa praticamente mai capitata.

17:25 E finalmente arrivano anche le signore.


17:40 Siamo nuovamente all'auto. Ultimo saluto al monte Sosto.


Partenza per Bellinzona, e rientro alla quotidianità, con la testa ed il cuore che sono rimasti lassù.

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

Condividi post
Repost0
28 settembre 2008 7 28 /09 /settembre /2008 21:36

Percorso effettuato: Campo Blenio (Q1250), capanna Bovarina (Q1870), Ronco di Gualdo (Q1573), Pradasco (Q1780), passo Cantonill (Q1973), pizzo Rossetto (Q2099), Campo Blenio.

Difficoltà: sentiero T2.

Dislivello: circa 1'200 metri.

Lunghezza del percorso: 13 Km.

Sforzo equivalente: 25 Km.

Durata (incluse le pause): 9 ore e 15 minuti.

Serie dei "Laghetti alpini della Svizzera Italiana".

07:45 Danila, Pierfranco, Rita ed io partiamo dal parcheggio della Coop di Castione. Alle 8:35 siamo a Campo Blenio, caffé con cornetto (non ho fatto colazione), e via.

09:00 La meteo è perfetta, il cielo azzurro, anche se qui il sole non è ancora sorto.

La vallata verso la capanna Bovarina
Iniziamo la salita sul lato sinistro, percorrendo un pezzo nel bosco. Siamo ben coperti, dato che l'aria è pungente (il termometro dell'auto marcava circa 5° centigradi). Il sentiero si innalza gradualmente. Il solito cartello giallo dice "2 ore e 20 minuti alla capanna Bovarina". Non lo prendo troppo sul serio, solita fregatura di ascensionisti che vanno più veloci della luce.


Dietro di noi, la diga del Luzzone, che ci accompagnerà con la sua presenza per tutta la giornata. La vedremo da tutte le angolazioni...

La diga del Luzzone
La capanna Bovarina è là in alto, circa al centro della foto.

La vallata verso la capanna Bovarina
09:20 Una mongolfiera si staglia nel cielo: loro per salire non hanno fatto la fatica che faremo noi.


Nel frattempo siamo passati sul versante destro, già illuminato dal sole. Veloce strip-tease, via il paille, via la canottiera, sennò l'acqua oggi non mi basterà.


09:35 Siamo arrivati al primo alpe. Abbiamo dovuto percorrere la strada asfaltata, cosa non piacevole per i piedi. Il ritmo è buono, la pendenza per il momento non eccessiva.

La vallata verso la capanna Bovarina
09:50 Siamo rientrati nel bosco, la pendenza comincia ad aumentare. Stranamente sono l'ultimo della fila. Tutto attorno il sottobosco mostra il riconoscimento per la quantità di acqua caduta durante la primavera. Era da diversi anni che non vedevo le nostre montagne così verdi.


10:05 Siamo arrivati al Ronco di Gualdo,  situato a 1'573 metri s.l.m. Purtroppo oggi dovremo ripassare di qui, ma ancora non lo sappiamo... Abbiamo percorso la metà della salita, e fin'ora tutto bene.

Ronco di Gualdo salendo verso la capanna Bovarina
L'alpe non è ancora stata scaricata, e tutt'attorno è un tintinnio di campanacci. Se fossi una mucca diventeri scemo, a sentire quel rumore ad ogni movimento che faccio.

10:40 Il sentiero ora si inerpica in modo deciso, per portarci alla prima meta della giornata. Per fortuna buona parte del percorso è nel bosco, altrimenti, non ostante la stagione avanzata, credo che moriremmo di caldo.

La catena di montagne verso l'Adula
11:00 Rivediamo la diga del Luzzone, ma adesso ci siamo spostati ben alto, e si vede anche lo specchio d'acqua dietro la stessa. Oggi saliremo ancora più in alto, e si vedrà tutta la vallata del Luzzone.

La diga del Luzzone
In basso, alla nostra sinistra, vediamo l'alpe di Pradasca, da cui passeremo questo pomeriggio per andare al pizzo Rossetto.

L'alpe Pradasco
11:15 Non ci posso credere, ecco la
capanna Bovarina. Vuoi vedere che questa volta rispetto i tempi del cartello? La capanna è di proprietà dell'UTOE: piccola, accogliente e deliziosa. Posta a 1'870 metri s.l.m., è il crocevia per diverse passeggiate: verso il lago Retico (vedi la serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana"), il passo del Lucomagno, la capanna Dötra.

La capanna Bovarina
11:20 Sono arrivato alla capanna (beh, Pierfranco, Danila e Rita sono arrivati già da un bel pezzo). Chi ha preparato il cartello che ho visto a Campo Blenio doveva essere un santo. Ci fermiamo sulla terrazza per un caffé prima di pranzare


11:35 In settimana ho rinnovato un abbonamento di telefonia mobile, e ho preso un cellulare con GPS incorporato. Inoltre ho preso una scheda prepagata di un altro fornitore di telefonia, il tutto sulla base dei ragionamenti fatti durante l'escursione del Cristallina. Primo controllo: il cellulare con la scheda prepagata mi dà il massimo della ricezione, il mio la metà del campo. Mhhh, la scheda prepagata è stata una buona idea. Poi attivo il GPS: in meno di un minuto il telefono trova la posizione. Chiaramente sulla cartina del GPS non si vede niente (conosce unicamente le strade), ma premo il tasto "Info", ed ecco le coordinate del punto. Fuori la cartina 1:25'000, e veloce controllo: ci siamo, metro più, metro meno, le coordinate corrispondono. Decisamente mi sento più sicuro. Oggi non avremo bisogno del GPS, ma in un domani...

11:50 Avremmo voluto mangiare fuori, ma come spesso succede in montagna, si è alzato un vento fastidioso. La signora che gestisce la capanna (simpaticissima, si vede che ama il suo lavoro), apparecchia all'interno. Minestra, panino e caffé: ormai è il menu fisso della domenica...

L'interno della capanna Bovarina
12:40 Partenza. Quando ho pianificato la passeggiata ho deciso di non includere il laghetto Retico nel percorso: ci vogliono circa 3.5 ore per andare e tornare, e non avremmo potuto arrivare al pizzo Rossetto, che la cartina mostra con un bel "binocolo" (punto con vista eccezionale). L'itinerario prevede una piccola discesa fino a circa 1'700 metri, poi lungo la costa della montagna dovremmo arrivare all'alpe Pradasca.


Uno sguardo al sentiero che porta verso la Gana Nera ed il passo del Lucomagno. Lo metto in memoria per un'altra passeggiata.

Guardando verso la Gana Nera (che porta la passo del Lucomagno)
13:20 Fregatura fregatura. Il sentiero che porta direttamente all'alpe Pradasca è chiuso. Probabilmente le pioggie di questa primavera, o i temporali violenti di agosto hanno fatto franare il sentiero, e per ragioni di sicurezza è stato chiuso. Ci tocca scendere fino al Ronco di Gualdo, per risalire poi all'alpe Pradasca, aumentano di 200 metri il dislivello rispetto a ciò che avevo calcolato.


13:25 Eccoci nuovamente al Ronco di Gualdo. Svoltiamo a destra, ed iniziamo la salita verso Pradasca.

Ronco di Gualdo salendo verso la capanna Bovarina
13:55 Vediamo nuovamente la diga del Luzzone: siamo scesi bene, non si vede quasi il laghetto.

La diga del Luzzone
14:00 Siamo arrivati all'alpe Pradasca. Qualcuno ha cancellato dal cartello giallo il sentiero per la Bovarina: alla Bovarina però non hanno avuto la stessa accortezza. Noi dobbiamo continuare verso il passo Cantonill, passarlo, per poi poter salire al pizzo Rossetto.


14:05 Uno sguardo indietro per rivedere lo stallaggio dell'alpe.

L'alpe Pradasco
14:20 Il sentiero è rientrato nel bosco, e sale con una pendenza impressionante. Resto mooOoolto indietro rispetto agli altri. Mi accorgo di quanto siamo saliti guardando nuovamente la diga del Luzzone.

Campo Blenio e la diga del Luzzone
La diga del Luzzone
14:55 Arrivo anch'io al passo Cantonill. Il cartello ci dice che da qui si può andare praticamente dovunque. Pierfranco, Danila e Rita si sono goduti in pace l'attesa del mio arrivo.

Il passo Cantonill

Lo sguardo spazia sulla vallata del Lucomagno, verso la capanna Dötra. Il paessaggio è stupendo.

Dal passo Cantonill guardando verso la capanna Dötra ed il passo del Lucomagno
15:00 Partiamo per il pizzo Rossetto. I miei tre compagni mi danno un po' di vantaggio, ma se lo mangiano in un attimo.

La salita al pizzo Rossetto
15:30 Arrivo anch'io sul pizzo Rossetto. Gli altri tre sono già li che mi attendono (che pazienza che hanno).

Il pizzo Rossetto
Mi guardo attorno: è valsa veramente la pena. Lo sguardo spazia libero in tutte le direzioni, e la vista è mozzafiato.

Il costone della montagna con la capanna Bovarina.

La capanna Bovarina dal pizzo Rossetto
Il Luzzone e la capanna Scaletta (se riesci a vederla).

La valle Camadra con la capanna Scaletta
Il Luzzone e la capanna Motterascio (idem come sopra), detta anche "Michela".

La diga del Luzzone e la capanna Motterascio / Michela
Campo Blenio e dintorni.

Campo Blenio e la diga del Luzzone dal pizzo Rossetto
Aquila, Ponto Valentino, Dangio e Torre.

La valle di Blenio dal pizzo Rossetto
L'Adula e dintorni (sopra Olivone).

L'Adula dal pizzo Rossetto
Il Lucomagno, e tutto a destra il pizzo Colombe con l'omonimo passo e il passo del Sole.

Dal pizzo Rossetto guardando verso la capanna Dötra ed il passo del Lucomagno
16:00 Iniziamo la discesa, ci attendono 900 metri di dislivello IN GIU: povere le mie gambe.


Durante la discesa veniamo accompagnati per un bel pezzo dalla vista del monte Sosto, che domina Campo Blenio.

Il monte Sosto sopra Campo Blenio
16:45 Il sentiero rientra nel bosco, e vi resterà praticamente fino in basso. La pendenza è ammazzaquadricipiti. Loro tre mi guardano con un'aria un po' ironico-sarcastica-compassionevole.


17:40 Arriviamo a Risareta, a 1'393 metri. Il peggio è passato. Si inizia a vedere Campo
Blenio in basso.


Campo Blenio scendendo dal pizzo Rossetto
Solita foto al cartello giallo, memoria delle fatiche e del piacere.


18:10 Arriviamo a Campo Blenio: il Sosto ci saluta per oggi.


Il monte Sosto sopra Campo Blenio
Alla prossima!!!

Se vuoi vedere tutte le foto della passeggiata (non che ci sia qualcosa di speciale), clicka qui.

Condividi post
Repost0

Parole chiave

Geolocalizzazione: Svizzera, Ticino, Sopraceneri, Sottoceneri, Leventina, Bedretto, Blenio, Riviera, Mesolcina, Calanca, Maggia, Verzasca, Onsernone, Muggio, Bellinzonese, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto 

 

Interessi: trekking, escursioni, passeggiate, foto, natura, rifugi, capanne, flora, fauna, laghi

 

Percorsi: forestale, sentiero, transumanza, valico, passo, bocchetta, ganna