Percorso effettuato: Cadagno di Fuori (Q1921) - capanna Cadagno "Franco Della Torre" (Q1987) - lago di Dentro del Cadagno (Q2298) - laghi Miniera (Q2542) - Stabbio di mezzo (Q2292) - Stabbio Nuovo (Q2254) - Passo dell'Uomo (Q2218) - Cadagno di Fuori.
Difficoltà del sentiero: T1 da Cadagno di Fuori alla capanna Cadagno, T2 / T3 fino al lago di Dentro del Cadagno, T3 / T4 ai laghi Miniera, T2 / T3 la discesa alo Stabbio di Mezzo, T2 il rientro.
Dislivello: 830 metri.
Lunghezza del percorso: 16 Km
Sforzo equivalente: 24 Km
Durata (incluse le pause): 9 ore
La zona del Piora l'abbiamo battuta praticamente tutta, ormai. Ci mancavano i laghetti Miniera, che avevamo tenuto in sospeso, dato che il DVD dei sentieri marca la salita dal lago di Dentro del Cadagno ai Miniera come T4 (percorso alpino), marcato bianco - blu - bianco. Il prospetto della serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana" relativo a questo giro ci aveva spinti, nel lontano 2008, a fare il giro di tutto il Piora / Cadlimo (il 21.09.2008), prima escursione rilevante della nostra carriera pedonale.
Dopo tre anni di preparazione, ci diciamo che è ora di provare... Invitiamo Silvia, Pietro e Marco, tutti camminatori patentati, e di buona mattina ci dirigiamo fino al Cadagno di Fuori. Non si può iniziare la giornata senza caffé, così ci infiliamo nel "Canvetto del Carletto", e risolviamo anche questa pendenza.
La zona del Piora, per chi ha appena un po' di predisposizione per la montagna, ha lo stesso effetto del verso dei gabbiani su Legolas: ti fa innamorare perdutamente. Percorsi per tutti, ma proprio tutti, ambiente splendido, panorami da sogno. Ci torniamo sempre con grande piacere, è stata la nostra prima amante.
08:50 Siamo riusciti ad uscire tutti e 5. C'è un venticello freddo che ci costringe a restare ben coperti, e per di più venerdi ha nevicato fino a "basse quote", almeno per la stagione. Il cielo è terso in modo incredibile, e possiamo vedere la catena che separa la Leventina dalla Vallemaggia.
Saliamo la forestale che porta alla capanna Cadagno, passando dal centro studi del lago Cadagno, e dallo stallaggio delle mucche da latte. Davanti a noi, il pizzo Colombe / Campanitt, confine tra Leventina e Blenio.
09:10 Passata la capanna, il sentiero biforca: a destra si sale verso l'alpe Carorescio, poi passo del Sole o Colombe, a sinistra, dopo pochi metri, biforca nuovamente. A destra verso il passo dell'Uomo (ci arriveremo questo pomeriggio), a sinistra salita per il lago di Dentro del Cadagno.
Per fortuna ho potuto scaldare i muscoletti prima di iniziare la salita... Ciò non ostante, i miei compagni vanno via alla loro solita maniera. Silvia, che lamenta di essere fuori allenamento, sale alla camoscio e ha ancora fiato per parlare. Vabbé, vi becco io tra lo Stabbio di Mezzo e lo Stabbio Nuovo...
Intanto, guardandomi attorno, vedo che sulle pendici delle altre montagne, poco sopra la nostra quota, c'è neve. Mica bene: già è un sentiero impegnativo, se poi è anche coperto dalla neve rischiamo di essere messi male.
10:10 Riunione di famiglia attorno al lago di Dentro del Cadagno. Loro stanno già facendo la merendina delle 10:00, e praticamente sono pronti per lavare i piatti, quando arrivo anch'io.
Pietro ed io, mentre sgranocchiamo la nostra barretta di cereali, esaminiamo la parete lungo la quale ci dovremo avventurare. Pietro è già salito un pezzo, ma anche lui non ha mai fatto il percorso completo. Il primo tratto è abbastanza evidente, sale da sinistra a destra, poi però non si capisce bene. Facciamo qualche ipotesi, e speriamo di trovare le marche.
Guardando bene vediamo una fila indiana di persone che sta salendo lungo la parte evidente. Li avevamo visti prendere la "direttissima" che sale ai Miniera senza passare da questo lago, e sono già un bel po' più in alto di noi. Prima di ripartire mi sporgo un po' per fotografare Cadagno e Ritom.
10:30 Sosta terminata, si riparte. E per la prima volta, senza guida, percorro un bianco-blu-bianco. Sperem ben...
Salendo il lago di Dentro del Cadagno si mostra in tutta la sua bellezza, difficile da comprendere appieno quando si è al livello della riva.
Ma c'è poco da far foto. In diversi punti il sentiero non è orizzontale, ma digradante e stretto. Percorro questi passaggi (corti per altro) lentissimamente, non per la pendenza, ma per la stupida paura di cadere, che il piede non tenga, che mi frani il terreno. Poi arriviamo al termine della parte "sentierata", e si comincia ad andare a naso.
La pendenza è decisa, si sale molto velocemente. E iniziamo a trovare neve sul tracciato. Per certi versi ci aiuta: nasconde le marche dipinte a terra, ma vediamo le orme del gruppo passato prima di noi. Poi si comincia ad andare di arrampicata libera, mani a tutto spiano, facendo attenzione a non scivoalre sulla neve.
La salita paga, ad ogni modo, anche in termini di panorama.
Tra l'altro, salendo, il vento è cessato, e la temperatura è diventata gradevolissima. Strip-tease lungo il percorso, fintanto che restiamo in maniche di camicia.
11:20 Sopra di noi, Pietro sembra aver raggiunto un punto di cambio di pendenza...
In effetti abbiamo raggiunto il più grande dei laghi Miniera. Incastonato ancora dalla parte del Mediterraneo per quanto riguarda lo spartiacque continentale (vedi più tardi), offre una vista splendida su buona parte della zona del Piora.
Salita decisamente impegnativa, comunque. Anche tecnicamente. Ci ritroviamo a camminare nella neve (ci sono un buon 5 centimetri) a braccia nude, cielo di un azzurro perfetto, il laghetto scurissimo.
Poi costeggiamo il lago sulla sinistra per salire l'ultima piccola cresta, che ci porta nella zona dell'Atlantico. Qui, si questo filo di montagna, si decide il destino dell'acqua. Se cade verso il Piora, finisce nel Ritom, Ticino, Po, Adriatico. Se cade di la (bastano pochi centimetri), finisce nel Reno di Medel, poi nel Reno, e giù fino a Rotterdam. Altro che il film "Sliding doors".
Appena passato lo spartiacque continentale, ci troviamo su di un piccolo pianoro, sul quale si trovano gli altri laghetti Miniera, più piccoli di quello che abbiamo passato. Neve, marche non se ne vedono, ma per fortuna ci sono le impronte del gruppo che ci ha preceduti.
Siamo felici come bambini...
Percorriamo il pianoro incociando i vari laghetti. La zona ha il nome "Miniera" dato che, a causa della presenza di ferro, verso la fine dell'800-inizio '900 c'erano state delle prospezioni per verificare la fattibilità di estrarlo. Per fortuna hanno deciso che il rendimento era troppo basso, o che i costi di trasporto erano troppo alti, e hanno abbandonato il progetto. Altrimenti questa zona paradisiaca sarebbe diventata un piccolo inferno, alla moda di Isengard...
12:05 Abbiamo perso le tracce del gruppo, e di marche non se ne vedono. Arriviamo al termine del pianoro, e adesso bisogna scendere...
Bel problema, terreno erboso, coperto dalla neve, e pendenza decisa. Era meglio la salita... Scendiamo in ordine sparso, con la famosa tecnica del "se la va la va", scivolate qua e la, un po' di slittate, saggiare il terreno con il piede per vedere se tiene.
E si va giù bene...
Decisamente siamo fuori pista, da qualche parte lassopra avremmo dovuto curvare verso sinistra, non siamo sul sentiero. Ma orami è fatta. Unico vantaggio è che ci accorciamo un po' la strada, dato che arriveremo più vicini allo Stabbio Nuovo, che posso già intravvedere.
12:55 Ce l'abbiamo fatta, siamo in val Cadlimo. Qui in basso (siamo circa a Q2200) non c'è neve. Ci piazziamo per il pic-nic con bella vista sullo Scopi, montagna che domina il passo del Lucomagno, e che credo non farò mai: tutta uno sfasciume fino in cima, e in più c'è un'installazione militare, per cui non ci si può muovere come si vuole.
Sulla sua destra c'è la zona della Gana Negra, che porta all'alpe Bovarina, che porta al Retico, che porta alla Scaletta, che porta in Greina, che porta alla Terri, che porta a Vrin, che porta a Diesentis... Lasciatemi andare....
13:40 Pausa lunghissima, per i nostri standard: 45 minuti. Guadiamo il Reno di Medel senza neanche bagnarci i piedi (a Rotterdam non credo sia possibile), e raggiungiamo il sentiero della valle del Cadlimo.
Mentre attendo che anche gli altri guadino, una coppia si avvicina e mi chiede informazioni per il percorso. Parlo tranquillo, questa zona la conosco come le mie tasche. Poi, dato che questo è il mio terreno. chiedo il permesso di lanciarmi. Ormai mi conoscono, non fanno opposizione. Metto in moto gli stantuffi, rapporti lunghi (ho solo quelli, mi mancano le ridotte da salita), e parto.
Balletto camminando, salto di sasso, occhio attento e presente, tutto che si muove all'unissono, bilanciato. Pensieri che si dileguano dietro, non riescono a tenere il passo. In breve lascio indietro i miei compagni. Quello che mi fa specie, è che sento una eco di passi dietro di me...
14:00 Arrivo allo Stabbio Nuovo, mi fermo per verificare se dietro di me vedo qualcuno. Si, la coppia che mi aveva chiesto informazioni. Mi hanno seguito al mio passo. Faccio loro i complimenti, non è impresa da poco. Poi spiego la direzione da prendere per salire al passo dell'Uomo, e li lascio andare.
Appena oltre lo sbarramento attraverso, e inizio a salire sulla destra. Dallo sbarramento non esce praticamente niente. Sotto c'è una condotta forzata, che passa la montagna in linea retta, e porta l'acqua appena oltre il passo, in modo che la stessa confluisca nel Ritom, invece di scendere nel lai da Song Maria (il lago del passo del Lucomagno).
14:25 Ho iniziato la salita verso il passo dell'Uomo senza attendere, tanto so che mi raggiungeranno. Il sentiero sale facendo l'ampia curva che ci porterà in val Termine. Davanti a me lo Scopi ben visibile.
E probabilmente l'Adula...
Uomo all'orizzonte: Pietro è in fase di avvicinamento.
Nel frattempo è apparso il lago del passo del Lucomagno.
14:50 Raggiungo un piccolo poggio, Pietro è a poche decine di metri, gli altri in ordine sparso. C'è una comitiva italiana, propongo loro di scattare una foto di gruppo con il loro apparecchio. Accettano, e mi ritrovo a farne quattro di foto. Chiedo in cambio di ricevere la stessa corteisa.
Ah, non sono l'unico a cui scappano le dita sull'obiettivo :-) Già salendo abbiamo trovato il tracciato pieno di acqua, corrente e stagnante. Da qui diventa ancora peggio: deve essere la neve caduta due giorni fa che si scioglie. Silvia commenta giustamente che oggi la sorpresa è stata data dal canyoning / rafting. Tra uno splish ed uno splosh, arriviamo in vista del passo. Bene, le scorte d'acqua sono bassissime, e ho fatto conto di fare il pieno qui.
15:20 L'ultimo tratto per arrivare al passo è praticamente pianeggiante. Il sentiero si congiunge qualche centinaio di metri prima con la forestale che sale dal lago lungo la val Termine, e conduce alle stalle del passo.
Ispezione interna, acqua nisba. Fontana secca, niente rubinetti, abbeveratori vuoti. Brutta notizia. Trovo unicamente dei funghi che crescono sul letame, li lascio stare.
Brutta faccenda con l'acqua. Fa caldo (non tanto come quando abbiamo fatto il Gagnone), e le scorte sono al limite. Vedremo di arrangiarci più avanti. Poco dopo il passo, riprendiamo il sentiero sulla destra, che inizia la discesa verso la zona del Cadagno.
E' riapparso anche il pizzo Colombe, una delle mie montagne preferite, faro d'orientamento in questa zona e in Blenio. La neve, rispetto a stamane, è diminuita bene.
16:00 Piccola sosta pubblicità. Banana, ultime goccie d'acqua, un po' di frutta secca, panorama.
Appena ripartiti, leggermente in basso, una fontana / abbeveratoio. Rita ed io ci fiondiamo, e facciamo il pieno delle bottiglie, più due compresse per fare un mezzo litro di liquido isotonico. Ci voleva proprio.
Da qui è ordinaria amministrazione. Il sentiero fa leggeri sali-scendi, costeggiando il fiume che alimenta il Ritom. In lontanaza vediamo già la capanna, prossima meta per una bella sosta merenda.
Passando si possono vedere molto bene gli inserti di dolomia saccaroide, di cui la zona del Piora è piena.
16:45 In capanna. Gambe sotto il tavolo, fetta di torta di pane, thé, caffé, succo di mele.
17:20 Bisogna anche raggiungere il mezzo... Ci rialziamo ed effettuiamo il test: le gambe rispondono bene. Tranquillamente ci avviamo verso il Cadagno di fuori, incrociando mucche e persone. Alle 17:45 siamo pronti per togliere gli scarponi.
Rita ed io siamo contentissimi di come abbiamo tenuto botta nella salita ai Miniera: non era né ovvio né evidente. Bene, siamo quasi pronti per l'Himalaya :-)
Ecco il profilo altimetrico dell'escursione. Nella parte di destra manca il tratto dalla capanna al Cadagno di fuori, circa 1.5 Km e 60 metri di discesa.
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