Percorso effettuato Pian Geirett (Q2012) - capanna Scaletta (Q2205) - arco della Greina (Q2320) - Crap la Crusc (Q2266) - Camona (Q2194) - capanna Terri (Q2170) - Crap la Crusc - capanna Michela / Motterascio (Q2172).
Difficoltà: sentiero T2, a parte il tratto tra la capanna Scaletta e l'arco della Greina da considerare T3 / T4. Questo pezzo si può evitare salendo al passo della Greina (T2) e scendendo da quella parte all'arco.
Dislivello: 850 metri
Lunghezza del percorso: 17 chilometri
Sforzo equivalente: 25 chilometri
Durata (incluse le pause): 8.5 ore.
Riferimenti: orario del bus alpino della Greina, il "Sentiero degli Stambecchi, parte 1", il "Sentiero degli Stambecchi, parte 2", "Greina, la tundra tra Ticino e Grigioni", progetto per il Parc-Adula
Capanne: capanna CAS Motterascio - "Michela", capanna Scaletta, SAT Lucomagno
Ci sono dei posti al mondo, che se sei in zona, non puoi fare a meno di visitare: l'altopiano della Greina appartiene a questi. Si tratta di una zona in quota (sopra Q2000), con una forma di tipo Y. Il suo centro pedonale è Crap la Crusc, un masso (in romancio crap = masso, sasso, crusc = croce) con una piccola croce in ferro battuto, unico manufatto presente in tutto il territorio, a parte una baracca militare denominata "Edelweiss" sita proprio sotto il passo della Greina. Un dei rami si estende da questo punto verso la capanna Motterascio ed il suo alpe, un altro verso Est, denominato "Plaun la Greina" che porta fino alla capanna Terri, in territorio grigionese, e l'ultimo, verso Ovest, conosciuto come "Piano della Greina" conduce al passo omonimo e alla capanna Scaletta. Lungo circa 6 chilometri, e largo uno, si trova a cavallo dello spartiacque continentale. Dalla parte della Scaletta scende il Brenno della Greina, che finisce nel Mediterraneo, mentre dalla parte grigionese dà origine al Reno di Somovix, che termina nel Mare del Nord.
Il paesaggio presenta diversi biotopi, dal prato magro alla torbiera, dal pascolo alla zona con forte presenza di calcare e dolomia saccaroide. Le cime che contornano questo pianoro si stagliano nette, portando sopra Q3000, e sono habitat per il camoscio, la marmotta, l'aquila, la pernice delle nevi, e altri ancora. In estate era possibile trovarvi diverse centinaia di capi di bestiame (mucche, pecore e capre), mentre oggi non viene quasi più caricato.
La Greina permette il collegamento tra la parte alta della valle di Blenio e la Lumnezia, ed era conosciuto sicuramente nel 20 dopo Cristo. Durante il Medioevo il percorso fu spesso utilizzato per il trasporto di merci sulla direttrice Sud-Nord. Dopo la II Guerra Mondiale vi furono alcuni tentativi di utilizzare questo spazio per le sue risorse idriche (produzione di elettricità), in seguito fu proposto di utilizzare la Greina come zona di esercitazione per il tiro militare, e come centro turistico. Fortunatamente nessuno di questi progetti andò in porto, grazie alle forti opposizioni, ed oggi la zona è inserita nell'inventario federale dei paesaggi, dei luoghi e dei monumenti naturali d'importanza nazionale, e come tale protetta.
Negli ultimi due anni è nata l'idea di crerare un parco nazionale nella zona, denominato Parc-Adula. L'idea sarebbe quella di valorizzare tutto il territorio, estendendo la bandita di caccia, e permettendo unicamente attività agricole originali, quali la pastorizia e la produzione casearia. Purtroppo il progetto sta incontrando delle difficoltà, e non sono sicuro che verrà realizzato.
E' una zona talmente bella che ormai da tre anni organizziamo una due giorni su questo altipiano. Grazie all'inizio d'autunno splendido di quest'anno, mettiamo in calendario l'escursione per inizio ottobre, invece che agosto come gli altri due anni. Diversi inviti, ma per motivi vari solo Pietro riusce ad unirsi a noi.
09:00 L'organizzazione ha funzionato benissimo. Ho trovato una persona con pulmino che fa servizio sulle tratte di Pian Geirett e lago Luzzone, adesso che il bus della Greina non circola più. Dopo il caffé a Olivone, salita a Ghirone dove puntuale arriva a prenderci, e ci porta fino a Pian Geirett. L'aria è relativamente tiepida per il periodo e l'ora, il cielo di un azzurro incredibile, la giornata si preannuncia meravigliosa.
Guardiamo verso il pass Uffiern, dove siamo saliti solo 4 settimane fa per il "Sentiero degli Stambecchi". Poi bando alle reminiscenze, e si inzia la salita. Il sole non è ancora sorto, la felpa ci vuole, ma è quasi al limite. E si inizia a vedere la roccia frastagliata, erosa, viva della Greina.
E anche una strega: forse una abitante del luogo, punita per chissà quale misfatto.
09:55 Siamo quasi alla biforcazione del sentiero che porta da una parte al passo, dall'altra alla capanna. In lontananza il Rossetto, dal quale avevo guardato in questa direzione il 28.09.2008, senza ancora sapere (allora) quali meraviglie ci fossero qui.
Al bivio breve consultazione: abbiamo tutto il tempo che vogliamo, si può fare fermata alla Scaletta (si vede la bandiera sotto di noi), oppure continuare diretti. Decisione presa velocemente, si continua, c'è l'arco della Greina da vedere. Le altre volte ci eravamo arrivati salendo al passo della Greina, poi prendendo il primo tratto del sentiero che porta alla capanna Medel. Questa volta decidiamo di salire da sinistra, seguendo le gole del Brenno della Greina. Percorso più impegnativo, ma anche molto più affascinante.
La marcatura bianco-blu-bianco ci dice che dovrebbe trattarsi di un T4... Il percorso in effetti richiede passo sicuro, tutto tra roccette. Ma chi, come Rita e me, è stato abituato da bambino a giocare sulle dighe del Ticino e della Maggia, si troverà a casa sua.
10:20 Percorso non così problematico, tenuto conto di come è marcato. Poi mi accorgo di aver cantato vittoria troppo presto: passaggio non difficile, ma che mette a dura prova il mio povero stomaco. Salto a sinistra, salto a destra. Rita mi ha atteso, era già passata, torna indietro per aiutarmi. Preferisco di no, devo farcela da solo.
Tra un rantolo ed un passo, ce la faccio, ma non ti dico i tempi... Da qui normale amministrazione, il peggio è passato.
10:30 Ci siamo quasi. Dietro di noi ricompare la Scaletta, e di fronte, tutto sulla sinistra, il Sasso Lanzone e sulla sua destra il passo Uffiern.
10:40 Ed eccolo: circa 20 metri di campata, e una decina di luce. Dietro un grande scavo nella roccia tenera, che permette di passarci sotto. E se non si soffre di vertigini, ci si può anche camminare sopra. Affrettati, credo che durerà al massimo ancora 50'000 anni.
Poi, al bordo del fiume, cornetto e cioccolata nera: adesso che le grandi calure sono passate, mi fido nuovamente a prenderla con me. Nel frattempo da destra arriva una comitiva di una dozzina di persone, dirette chiaramente alla capanna Medel. Ci ignorano bellamente, fanno le foto all'arco, e ripartono sull'altro versante come non esistessimo. A dire il vero, neanch'io le vedo riflesse nell'acqua.
11:05 Pausa terminata. Non abbiamo fretta, la giornata e la Greina sono nostri, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. E l'anticamera della Greina è davanti a noi.
Invece di riprendere subito il sentiero, ci infiliamo tra la dolomia, a gustare il bianco friabile di questa roccia.
Po scolliniamo, passando dalla baracca "Edelweiss"...
...e siamo a casa. Il bianco sentiero davanti a noi, spazi aperti, il silenzio rumoroso dell'acqua che scorre in basso, l'azzurro che ci bacia da lontano. Siamo a casa.
Passiamo il nostro "coccodrillo della Greina"; ma ormai il muso è smangiato. In soli due anni ha perso molto della sua identità, roccia che viene asportata facilmente da ogni piena del Reno. Ma qualcosa è rimasto, a ricordarci la sua presenza.
11:55 E via a ruota libera. C'è il sentiero, ma si potrebbe andare in qualsiasi direzione. Piccolo grande mondo, tutto da esplorare. Poi la discesa verso Crap la Crusch, e il Plaun della Greina.
Si tace e si parla, resto indietro e raggiungo nuovamente i miei compagni. Terra che ti dà il ritmo, il tuo ritmo, diverso da quello di chiunque altro. Canto polifonico, sincopato, di passi lenti e passi veloci, di sguardi e vedute, di profili netti e stagliati. Terreno marrone questa volta, non più verde come in agosto, ma splendido nel contrasto di colori. Terreno d'acqua, che trattiene e rilascia, creando zone paludose e qualche piccola pozza, che potresti chiamare laghetto.
Catino chiuso da montagne, aperte per lasciarti fuggire, ma un elastico invisibile è ancorato qui, una volta che ci sei salito, e ti ci riporta, per quanto lontano tu possa scappare.
12:15 Intanto siamo arrivati al bivio per Crap e la Motterascio. Pic-nic qui o a Camona? Tutte gambe ben allenate, si continua ancora un'oretta.
Mentre riparto la mente va al pass Diesrut, che porta a Vrin, poi la lunga vallata fino a Flims. Guardata diverse volte sulla cartina, come facevo da bambino, prima o poi me la metto nelle gambe. Passiamo il ponticello più avanti, e scendiamo ai bordi del Reno di Somovix per accompagnarlo fino al suo salto a Camona.
Questa parte della Greina è decisamente più frequentata. Fino a Crap abbiamo incontrato solo due persone, qui è pieno di gruppetti che salgono e scendono dal passo. Non è un problema, c'è spazio per tutti.
Passiamo il bivio per il passo, si sale a destra, e davanti a noi appare il ponte di Camona.
Da li, le acque fanno un gran salto, dritto dritto. Noi invece dovremo aggirare il promontorio a sinistra salendovi, e scendendo dall'altra parte.
13:10 E' un attimo arrivare a Camona... Ci piazziamo comodi per il pic-nic, mentre treni di persone che arrivano da Vrin sfilano davanti a noi per andare alla capanna Terri. Nel Medioevo anche gli abitanti della Blenio andavano ai mercati della Lumnezia e Surselva passando da qui, con le loro bestie, vino, e formaggio, per comperare moglie, o passare qualche giornata in allegria.
13:35 Banana e frutta secca inghiottiti. Mi sono fatto mettere la crema da sole da Rita, rischio la bruciatura al collo da come picchia. E siamo al primo d'ottobre. Pietro è anche uno da pausa corta, così ricalziamo gli scarponi, e ci spostiamo sul ponte per ammirare il salto d'acqua, arcobaleno incluso nel prezzo.
Poi si parte su sparati, non proprio verticale, ma poco ci manca.
Piccolo passaggio con le catene, non problematico, in cima, e come si passa la gobba appare la capanna Terri.
Oggi il caffé è assicurato :-) La discesa richiede attenzione, sentiero di sassi frananti su fondo sabbioso, non è opportuno distrarsi. Scendendo, su di una piccola terrazza, due catini d'acqua.
E possiamo ammirare la genialità costruttiva e di posizione di questo edificio: è praticamente impossibile che venga colpito da una valanga, si trova su di un cocuzzolo ben distanziato dalle montagne circostanti.
Chissà perché per godere delle cose bisogna sempre soffrire? Dopo tutta la salita, e la discesa, ancora salita.
14:20 Poi però arrivi alla capanna, e ti si apre una prospettiva come questa. E i piedi, invece di dire "sei matto", iniziano a fare i capricci, e dire "andiamoci, andiamoci".
Li metto a tacere informandoli che per intanto quello che si fa è bere un caffé e mangiare un Nussgiepfli.
Capanna accogliente, vento tagliente all'esterno, ci rintaniamo al suo interno.
15:00 Siamo dei vergognosi, abbiamo fatto la pausa caffé più lunga di quella pranzo. Ci decidiamo a rimetterci in moto, decisamente da queste parti la parola stress è sconosciuta. Scendiamo dalla cimetta, e prendiamo il sentiero che porta al passo verso la Greina. Lungo la via diversi ometti, uno costruito probabilmente da un romano passato da queste parti.
Il percorso fino al passo è tutto saltia, così lascio liberi Rita e Pietro di andare alla loro velocità, ci rivediamo al laghetto in alto.
Loro scompaiono in un attimo, io salgo con il mio passo lento-flemmatico. Quadricipiti lunghi, ma poca massa, e poca forza, leve lunghe, le mie non sono gambe da montagna. Ma non mi preoccupo, mi portano sempre dappertutto, senza lamentarsi (quasi) mai, affidabili.
15:30 Piccolo pianoro a metà salita. Dall'altra parte tre escursionisti che arrivano. Sono tentato di chiedere loro se hanno visto Rita e Pietro, non vorrei che nel frattempo siano già arrivati alla Motterascio. Lascio stare...
Salgo, salgo, salgo. E qualcuno viene a consolarmi: anche lei sta facendo fatica per salire, ma in cielo.
Passo alcuni micro-laghetti, cerco le rane, ma probabilmente se ne sono già andate in letargo. Poi i resti di una casa di pastori, presumo.
Da dopo la II Guerra Mondiale, con l'urbanizzazione, noi ticinesi ci vergogniamo assai di essere stato popolo di contadini e di montanari. La popolazione si è spostata quasi tutta in basso, le valli hanno conosciuto il fenomeno dello spopolamento, e gli alpi, i senteri, i pascoli così faticosamente conquistati alla montagna, sono stati lasciati cadere nell'incuria e nell'abbandono. Posti come questo una volta erano ricchezza, oggi li si guarda con un misto di pietà e curiosità. Qui, a Q2200, qualcuno passava l'estate per curare il suo gregge, mungere, vita di tre F, come dicevano in valle Verzasca: Fame, Freddo, Fumo. Eppure, queste sono le nostre radici, radici di pietra ancorata alla montagna.
15:45 Ce l'ho fatta anch'io, sono al passo. Rita e Pietro ormai sono in stato di ibernazione avanzata, sarà un problema svegliarli.
Da qui si vede bene il Piz Terri, che vorremo raggiungere domani.
Sentiero T4, 1'000 metri di dislivello, percorso in cresta, probabilmente non sarà uno scherzo, ma sarebbe anche il nostro primo 3'000. Per intanto ci accontentiamo di una canalina con catene per scendere.
Stavolta percorriamo la Greina in alto, una prospettiva diversa, ma anche affascinante.
Passiamo diversi laghetti, e uno più consistente. Il sentiero è liscio, piccoli sali-scendi, ci porta velocemente verso il centro della piana.
16:30 Discesi, attraversato il Reno (ti rendi conto, ho attraversato il Reno a piedi), e risaliti a Crap la Crusch.
La luce sta diventando morbida, l'ora più bella per le fotografie. I chilometri nei piedi e nelle gambe non pesano, si potrebbe continuare ancora a lungo. Qui, al centro della Greina, si aprono tutte le strade del mondo, devi solo scegliere in quale direzione vuoi andare. Forse quella piccola croce è il perno attorno al quale ruota l'universo.
E mentre camminiamo verso la capanna Michela / Motterascio, sguardo indietro per salutare la Greina, l'elastico invisibile che inizia ad allungarsi.
Arriviamo al campo di esercitazione per gli omini in pietra. La materia prima non manca, probabilmente molti dei passanti si soffermano a fare un po' di esercizio, anche se non ho mai visto nessuno all'opera. Forse tutti gli omini di pietra del mondo partono di qui, di notte, per raggiungere le loro postazioni nevralgiche, per indicare la via, per rassicurare il viandante "sei sulla buona strada". Devo contarli, e verificare l'anno prossimo...
E il sentiero che chiama... Scoperta tardiva per me, che ho iniziato solo a cinquant'anni a sgambettare, anche se da giovane ero già un gran camminatore da città. Scoperta di equilibrio di vita, di giornate qualche volta faticose, ma in cui ti senti in armonia con tutto e con te stesso, giornate in cui la parola tempo perde significato, c'è solo lo spazio che si dilata, e il percorso.
17:15 E il trauma dell'arrivo: è già finita. Trauma temperato dal piacere di reincontrare amici, Ornella ed Emilio, e di godere della loro calda ospitalità.
E il passaggio tra il paradiso e la vita di ogni giorno qui è marcato in modo inconfutabile: una scala che ti riporta con i piedi per terra.
L'arrivo in capanna, e l'ora pIù bella della giornata, il calar del sole, quando tutto rallenta, e ti permette di riunire spirito, mente e corpo, riguardare alla giornata, e sentirti in pace con te stesso.
Poi cena, buio presto, e alle 21:30 a nanna, domani ci si alza presto.
Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.
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