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8 giugno 2010 2 08 /06 /giugno /2010 21:14

Percorso effettuato: Airolo (Q1141)  - Valle - Madrano (Q1156) - Brugnasco (Q1380)  - Altanca (Q1390) - Ronco (Q1368) - Deggio (Q1204) - Lurengo (Q1324) - Freggio (Q1037) - Osco (Q1157).


Difficoltà strada asfaltata, forestale T1, sentiero T2.


Dislivello: 850 metri per questo tratto, 1600 metri in tutto. 


Lunghezza del percorso: 17.5 chilometri per questo tratto, 33 chilometri in tutto. 


Sforzo equivalente: 26 chilometri per questo tratto, 49 chilometri in tutto. 


Durata (incluse le pause): 4.25 ore per questo tratto, 9.5 ore in tutto. 


Riferimenti: la "Strada Alta" su Ticino Turismo, la funicolare del Ritom.

Nota 1: ho trattato il percorso completo in due articoli, dato che l'escursione nel suo insime sarebbe da classificare come "trekking molto impegnativo", mentre ognuna delle due sezioni è percorribile senza problemi in una giornata da parte di molti.

Nota 2: in questa escursione ho provato un nuovo regime alimentare. Mi sono accorto che i panini con l'affettato mi davano un abbiocco tremendo, e che in fondo non ne avevo bisogno. Così ho deciso di tentare l'escursione portando con me unicamente delle barrette di cereali, frutta secca, e noccioline salate. La cosa ha funzionato meravigliosamente.

E' tutta colpa di Nella Martinetti, e della sua interpretazione della canzone "Strada Alta". Mi è entrata nell'immaginario da quando ero giovane, con la sua descrizione di un percorso romantico, tra villaggi rurali, e pinete maestose. L'avevo messa in programma da molto tempo, ma viene proposta come percorso da due-tre giorni, e a me sembravano un po' troppi... Questa strada percorre tutta la montagna, a mezza costa, da Biasca ad Airolo, passando quasi tutti i villaggi contadini della Leventina. Era la via normale utilizzata per il commercio ed i viaggi durante il periodo dell'alpeggio, dato che permetteva di evitare la discesa fino al fondo valle.

Rita è sotto antibiotici, non se la sente di venire, mi dà il via libera per una giornata in solitaria. Avrei voluto affrontare il percorso già qualche mese fa, ma aveva nevicato in settimana, per cui niente da fare. Sabato controllo il mio pianificatore di itinerario, mi dà 45 chilometri da Airolo a Biasca, con 2'000 metri di dislivello. Non faccio troppo caso al dislivello, avrò sbagliato qualcosa nel tracciare il percorso... Deciso, vado, e me la faccio tutta in una giornata. Per alleggerire il percorso decido per la variante Airolo - Biasca, in modo da avere più discesa che salita.

05:40 Suona la sveglia, riceve un pattone da non credere. Poi mi rendo conto che se voglio prendere il treno delle 7:06 per salire ad Airolo mi conviene tirare fuori le chiappe dal letto... Maledizione, la domenica è praticamente l'unico giorno che posso dormire al mattino (e a me piace dormire alla mattina), e guarda in cosa mi imbarco.

07:06 Ho fatto in tempo a bere un caffé e mangiare un cornetto prima di prendere il treno, che parte con puntualità sfizzera. Dal finestrino mi pregusto il percorso, guardando in alto dove passerò in giornata.

08:20 Mi sono sparato un ulteriore caffé prima di partire. La giornata è quasi uggiosa, e hanno annunciato temporali nel pomeriggio. Incrocio le dita, spero che la pioggia non mi rovini la giornata obbligandomi a terminare il percorso prima della meta. Prima di partire foto alla lapide che ricorda il sacrificio dei minatori, per la maggior parte italiani, che grazie al loro sforzo e alle loro vite resero possibile lo scavo della galleria ferroviara del San Gottardo. Da quello che so (ma non sono pronto a muzioscevolare) mio trisnonno vi ha lavorato.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4008
Poi parto lungo la strada principale, per portarmi verso il punto da cui inizia la discesa dello Stalvedro. Da qui, a sinistra, si imbocca la Strada Alta. Ancora asfalto, in direzione di Villa (frazione di Airolo), poi giù verso un ponticello sul fiume, e su nuovamente verso Madrano (ulteriore frazione di Airolo). Non lo sapevo, ma il su e giù è il marchio di fabbrica di questo percorso.

Dove ci sono campi aperti, è tutto in frinire di grilli. E i campi sono un mosaico di colori: margherite, botton d'oro, e tanti altri fiori di cui non conosco il nome, ma questo non mi impedisce di goderne la visione. Questo mi compensa almeno parzialmente per il mancato panorama. La nuvolosità mi toglie una delle piacevolezze: la vista delle cime tutt'attorno, incappucciate.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4014
Passo Madrano, ed inizio la salita che mi porterà a Brugnasco. Sono ancora su asfalto, la cosa non mi piace. Non sarà mica così per tutto il percorso, spero. Dietro di me, l'imbocco della valle Bedretto, la caserma di Motto Bartola, e un pezzetto della vecchia strada del Gottardo, la Tremola, sulla destra.

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09:05 Eccomi a Brugnasco. Entrando in paese noto un'auto con i fiocchi da matrimonio. Mi sa che questi non si alzeranno molto presto, stamane.

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In un attimo passo il paese, e mi avvio, sempre su asfalto, verso Altanca, posta sopra Piotta. Il paesaggio sarebbe anche bello, se non fosse per la nuvolosità e la foschia che mi circonda. Dall'altro lato della valle, inizio ad intravvedere Giof, posta su di una bella terrazza, dalla quale non si sente il rumore (quasi perenne) dell'autostrada.

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09:30 Incrocio la funicolare del Ritom, con una pendenza di 75°, e molto gentilmente decide di passare proprio mentre arrivo, tanto per fare un po' di scena.

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Originariamente era stata costruita per accedere alla diga del Ritom, e per la manutenzione delle condotte forzate dell'acqua, che viene convogliata nelle turbine poste a valle. Poi, terminati i lavori di costruzione, è stata aperta al pubblico. Non è proprio a buon mercato, ma almeno una volta nella vita vale la pena di provare il brivido della salita e discesa, con la pendenza micidiale che affronta.

09:35 Sono già in vista di Altanca, e sono molto soddisfatto. Il cartello giallo ad Airolo dava 1 ora e 50 minuti, ci sono arrivato in un'ora e un quarto. Questo mi rincuora, probabilmente riesco ad abbattere i tempi di percorrenza indicati dalle cartine. All'entrata del paese, posta su di un poggio con vista, la chiesetta del paese tutta sola soletta.

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Attraverso anche Altanca come un fulmine, e mi dirigo verso l'imbocco della Strada Alta dall'altra parte. Sguardo indietro...

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...e sono ancora su asfalto.

09:55 Ronco. Davanti a me inizio a vedere finalmente l'ampia curva che percorrerò per arrivare a Lurengo (il paese in fondo alla foto), per affrontare poi lo scollinamento delle gole del Piottino.

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Non ostante non ci sia sole diretto, la temperatura è piuttosto elevata, e sudo abbondantemente (il che è un bene), ma faccio fuori la scorta d'acqua velocemente. Ho preso con me solo due litri, facendo il calcolo di poter fare il pieno almeno una volta strada facendo. Anche se pedalo veloce, non è che non mi accorga di quanto mi sta attorno. In effetti incontro una prima bella farfalla...

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...e una chiocciola di dimensioni ragguardevoli.

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10:10 Deggio raggiunto. Sono ancora su asfalto, la cosa inizia a preoccuparmi. Vuoi vedere che tutta la Strada Alta è stata asfaltata? Cosa direbbe mai Nella Martinetti?

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Passato il paese, continuo su asfalto (e dai!), e poco dopo incontro un micio tutto solo, che miagola come per attirare l'attenzione. Gli faccio diverse moine, ma sarà che puzzo come un caprone, o che ho perso il mio fascino animale, il gatto non si degna di farsi accarezzare.

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Mi consolo guardando indietro, e vedendo quanta strada ho già percorso: sono partito da dietro la curva di destra.

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10:20 Raggiungo San Martino, una "non località", nel senso che c'è unicamente una chiesetta, molto pittoresca.

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Intanto sono passato a forestale, i piedi si surriscaldano meno. Diverso bestiame in giro, capre, pecore e manze, ma penso che gli alpi siano già stati caricati. Una pecora da guardia mi osserva con interesse.

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10:40 Lurengo. Qui termina la seconda curva della montagna, e adesso c'è da scalare il promontorio che chiude in alto le gole del Piottino.

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Il passo è buono, e finalmente, uscendo dal paese, inzia il sentiero vero e proprio. Davanti a me un gruppo di scout, che non mi nota neanche.

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11:00 Ecco una piacevole sopresa per quest'oggi: entro in una bellissima pineta, il bosco d'Öss, posto sul promontorio di divisione. Sentiero vero, di quello che piace a me, con gli aghi. Ma mica tanto agevole, pieno di radici che fuoriescono dal terreno, e sassi. Il tutto richiede attenzione nel camminare.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4130
11:20 Ho raggiunto l'apice, e dall'altra parte il sentiero inizia a scendere, deciso, pendente, e mi porta velocemente in basso. La cosa non mi piace. Incontro un punto senza vegetazione, e aprofitto per guardare avanti. Oh no, sotto di me, molto sotto di me, Freggio.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4131
E poco oltre, alla stessa altezza dei miei occhi, Osco. Questo significa gran scendere, e gran salire. Ormai sono in ballo, e ballerò, ma non avevo preventivato così tanto dislivello.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4132
E scendo, e scendo, e scendo. La pagherò, lo so, ma intanto mi godo il bosco.

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11:45 Discesa quasi terminata, sto per uscire dal bosco. Davanti a me posso vedere Freggio. Avrei preferito guardarlo dall'alto, e trovare una bella stradina che mi portasse ad Osco mantenendosi sulla stessa quota.

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Ancora non ho fatto fermate (sto camminando da tre ore e mezzo ininterrottamente), e decido di tirare fino ad Osco, e fermarmi li per un caffé. Appena fuori dal paese, nuova chiesetta, e nuovo asfalto.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4145
Intanto il sole è uscito deciso, la temperatura è salita, ed estraggo il cappellino dallo zaino. Inizio la salita, poi trovo la deviazione a sinistra che mi porta su di una forestale.

12:00 Sto sbuffando, sudando e macinando in salita. A consolazione, sguardo indietro alle gole del Piottino, con il Dazio Grande di Rodi-Fiesso.

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Nel Medioevo fungeva da punto di ristoro, e di pagamento del pedaggio per il transito lungo la strada. Era costoso percorrere il Ticino, una volta. Si pagava a Bellinzona, si pagava qui al Dazio Grande, e forse in qualche altro punto ancora. Intanto, lungo la forestale, una splendida farfalla ha deciso di farsi ammirare.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4163
12:25 Sono in vista di Osco, la strada finalmente si spiana. Il passo è ancora buono, ma sento che i muscoli hanno risentito di questo tratto di strada. Mi viene in mente la sensazione che ho provato quando sono andato da Bellinzona a Mesocco, e spero che tengano duro.

2010.06.06-Strada-Alta-Parte-1 4164
12:30 Arrivato. Mi infilo nell'unico ristorante aperto, cioé, mi metto in terrazza, cioé, i tavolini sono in piazza. Mi bevo il caffé, acquisto una bottiglia d'acqua, eseguo il travaso, e mi preparo mentalmente a ripartire. Fino a qui ho tenuto una media splendida, 26 chilometri di sforzo in poco più di quattro ore. Però, inizio a sentire le gambette... Non è un buon segno.

...Continua....

Ed ecco il profilo altimetrico di questo primo tratto.

Profilo1
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto di questo primo tratto (non che ci sia qualcosa di speciale).





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30 maggio 2010 7 30 /05 /maggio /2010 20:55

Percorso effettuato: Bacino val d'Ambra (Q603) - Monastei (Q895) - Cassinone (Q911) - Lobia (Q917) - bacino val d'Ambra - Personico.

 

Difficoltà: sentiero T1 e T2.

 

Dislivello: 660 metri.

 

Lunghezza del percorso: 8 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 15 chilometri.

 

Durata (incluse le pause): 5 ore.

 

Riferimenti: sito della val d'Ambra, "Alla scoperta della val d'Ambra, 28.03.2010".

 

Nota: il sentiero di destra salendo è adatto anche alle famiglie. Il sentiero sul lato Sud richiede un po' più di attenzione, dato che vi sono alcuni passaggi leggermente esposti.

 

Marco ci ha chiesto di portarlo, assieme ad Ivan e Alice, a fare quattro passi. Rita ed io discutiamo delle varie possibilità: valle Verzasca, val d'Ambra, cima di Medeglia. Dato che il 28.03.2010 ci era stato proposto di ripassare dopo un due mesetti, per vederla in livrea estiva, decidiamo per questa variante, partendo però dal bacino, e risparmiando così 300 metri di salita, dato che sappiamo che Ivan tiene botta senza problemi, ma di Alice (6 anni) non conosciamo la resistenza.

 

10:45 Dato che abbiamo calcolato tempi relativamente brevi per il giro (tra le 5 e le 6 ore), decidiamo che è inutile alzarsi ad ore antelucane. In effetti alle 10:00 siamo a Personico per il caffé, poi con comodo saliamo fino al parcheggio della diga, a Q600, e ci prepariamo per il giro. Grossa riserva d'acqua nello zaino, non mi ricordo di aver visto punti di rifornimento, e la temperatura per oggi è data sul caloroso assai. Non ostante la temperatura, l'aria è tersa: se non altro non sarà afoso.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3876

 

Foto di gruppo alla partenza...

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3879

 

Prendiamo, come l'altra volta, il sentiero sulla costa destra salendo, per portarci a Monastei. La strada questa volta presenta in modo decisamente diverso: se in marzo la vista era sempre presente, il verde adesso ha colpito ovunque, ed è un tripudio di erba e foglie.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3884

 

In giro diverse farfalle, ma sono tutte impazzite, penso per la riproduzione. Non si posano praticamente mai per alimentarsi, rendendo molto difficle immortalarle. In particolare ne vedo una (più in alto però) di circa 6 cm di apertura alare, bruna, bordata di bianco, che vola su e giù continuamente, probabilmente seguendo una qualche scia di ferormoni, anche se non riesco a vedere la controparte. L'unica che si lascia fotografare è questa.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3887

 

In compenso, Ivan, dallo sguardo di lince, e attentissimo, mi fa da segugio per i ramarri. Ne incontriamo diversi, tutti ben nascosti, ma Ivan riesce a trovarli anche laddove a me non verrebbe in mente di guardare. Il primo lo troviamo poco dopo esserci avventurati sul sentiero.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3889

 

11:15 Ci siamo innalzati discretamente, e si vede il bacino sotto di noi, povero d'acqua come l'altra volta. Piccola pausa spuntino per i ragazzi: decisamente hanno un regime alimentare diverso dal mio :-)

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3896

 

Poco oltre, nuovo incontro con un ramarro, sempre identificato da Ivan.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3899

 

E poco oltre, un altro ancora...

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3907

 

11:30 Arriviamo al primo rustico lungo la salita. La temperatura è già di quelle da sballo. Decidiamo per una piccola pausa, per rialimentare i ragazzi, e darci sotto con l'acqua anche noi, aprofittando dell'ombra.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3910

 

Mi guardo attorno, e noto che il crinale sull'altro versante questa volta è veramente boschivo.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3913

 

Ripartenza poco dopo, e subito incontriamo uno splendido tappeto di fiorellini.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3914

 

E nuovamente Ivan riesce ad individuare un ramarro... Sembrano fratelli :-)

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3917

 

Intanto giriamo in una valletta laterale, la percorriamo fino al fondo, passiamo il torrente, e riprendiamo la salita lungo l'altro versante.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3919

 

Salendo mi diletto anche a fotografare i fiori, anche se la maggior parte ormai è andata. Non so perché (questa macchina fotografica ogni tanto mi riserva delle sorprese), ma spesso sbaglio o i tempi o il diaframma, e la foto viene troppo chiara. Non sono capace di usare i vari programmi di fotoritocco, così mi tengo le foto mal riuscite).

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3928

 

12:30 Arriviamo al rustico dove ci eravamo fermati per pranzo in marzo, con Danila e Pierfranco. I ragazzi sono nuovamente affamati. Per fortuna la mia auto non consuma quanto loro, sennò non me la potrei permettere. Devo scrivere un nuovo capitolo in relazione all'alimentazione in montagna: ciò che ho riportato vale per gli adulti, non per i ragazzi... Ci fermiano nuovamente all'ombra, e lasciamo che facciano il pieno con un po' di frutta.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3940

 

12:45 Ci rimettiamo in marcia per arrivare a Monastei. Sopra di noi una splendida cascata, con un slto di di alcune decine di metri.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3945

 

Passato Monastei continuiamo in direzione del ponte che permette di accedere all'altro versante della valle.

 

13:00 Passiamo il ponte, e ci portiamo nella pineta che accompagna verso Cassinone.

 

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Nel greto del fiume si possono osservare traccie di ferro: la colorazione rosso-ruggine è decisamente marcata.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3954

 

I giochi d'acqua in questo tratto sono splendidi. Il fiume salta, gira, cade e si scatena. Ad ogni passo cambia la prospettiva, e si presenta un nuovo spettacolo.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3958

 

13:10 Arriviamo a Cassinone. Troppo sole per fermarci per il pranzo, decidiamo di continuare qualche centinaio di metri, e portarci nuovamente nella pineta. Su di un prato, un sasso alieno.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3959

 

14:15 Siamo riusciti a saziare i ragazzi, impresa non da poco. Si riparte lungo l'altro versante della valle, meno esposto al sole, e più ombroso grazie alle varie macchie di pini. Il sentiero qui è più stretto, e Marco per precauzione tiene sempre per mano Alice, mentre Rita tiene d'occhio Ivan, che si muove con la baldanza di uno stambecco.

 

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14:30 Arriviamo alla bellssima cascata di questo lato.

 

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In alto l'acqua si divide in due rami, per ricongiungersi nuovamente poco prima del balzo finale. Piccole pozze scavate nella roccia raccolgono l'acqua, che vi mulinella in continuazione, continuando l'erosione. Una brezza fresca scende dalla parete, rendendo la sosta ancora più gradevole.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 3972

 

Passiamo con precauzione lungo il grande sasso per portarci dall'altra parte, poi via nuovamente lungo il sentiero. 

 

14:40 Arriviamo a Lobia, I ragazzi hanno nuovamente fame... Quando ci sono loro devo rifare tutti i calcoli dei tempi. Veloce barretta di cereali. Appeso ad una parete, un teschio, che ci ricorda un "sic transeat gloria mundi", o qualcosa del genere (latinisti, per favore mandare mail con correzione).

 

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Ma non c'è solo morte: c'è la vita delle bellissime tricolor...

 

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15:15 Ormai siamo quasi sulla verticale del bacino, e stiamo per affrontare la discesa ripida che caratterizza questo lato. Alice comincia ad essere stanca, Ivan è la davanti con Rita. Resto dietro a Marco e Alice, caso mai abbiano bisogno.

 

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Lungo il sentiero, diversi piccoli corsi d'acqua creano tratti fangosi. In compenso hanno già pulito il sentiero: in marzo c'erano diversi rami e tronchi che rendevano malagevole il passaggio. Questa volta non ne ho trovato neanche uno.

 

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15:40 Discesa finita, passiamo la diga del bacino per portarci nuovamente al parcheggio.

 

2010.05.24-Valle-Ambra 4003

 

E questa è la prova che siamo arrivati tutti vivi :-)

 

2010.05.24-Valle-Ambra 4005

 

Ed ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

 

Profilo2

 

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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26 maggio 2010 3 26 /05 /maggio /2010 18:13


 

Percorso effettuato: Bré (Lugano) (Q790) -Carbonera (Q1033) -  Sasso Rosso (Q1265) - Monte Boglia (Q1516) - alpe Bolla ( Q1129) - Carbonera -Materone (Q905)  - Bré.

 

Difficoltà: in buona parte T1, breve tratto T2 in cresta scendendo dal monte Boglia all'alpe Bolla.

 

Dislivello: 900 metri.

 

Lunghezza del percorso: 12 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 21 chilometri.

 

Durate (incluse le pause): 6.25 ore.

 

Prima giornata di vera primavera, quasi estate. Nuovamente le signore organizzano il tracciato, proponendo la salita al monte Boglia, discesa all'alpe Bolla (con pranzo al grotto), e rientro tranquillo. L'idea mi aggrada, il monte Boglia offre un panorama splendido a 360°, e pur non essendo la cima più alta che domina Lugano, non sfigura di certo tra tutte le sue sorelle.

 

09:45 Arriviamo a Bré con un quarto d'ora di ritardo: è la prima volta che vi salgo, e ho cannato alla grande l'unica strada per salire. Per fortuna che una telefonata provvidenziale permette a Danila di darci le indicazioni, e dopo un po' di girovagare riesco a trovare il punto d'innesto. Arrivati, umanamente Danila e Piefranco ci chiedono se abbiamo già bevuto il caffé, e data la nostra risposta negativa, ci imboschiamo nel ristorante più vicino. Finalmente siamo pronti per la partenza. Sopra di noi si vede il culmine, con croce, del monte Boglia.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3749

 

La giornata è tersa in modo incredibile. Tra pioggia e vento, era da molto che non vedevo il cielo così limpido. Danila ci propone di passare dal sentiero che sale a sinistra di Bré, invece di prendere quello ufficiale. Dato che conoscono la zona come le loro tasche, non abbiamo problemi ad accondiscendere. Ci incamminiamo lungo la stradina che porta fino alla zona di svago,  da dove si prende il sentiero di salita. Il sacco pesa in modo orribile: mi sono portato 3.5 litri d'acqua, prevedendo un gran caldo, con relativa sudata.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3751

 

Sono un po' impressionatao dal cartello giallo, che indica 3 ore fino alla cima: a guardarla così non sembra esserci tanto dislivello... Il sentiero entra subito nel bosco, riparandoci dalla stecca del sole che picchia già mica male. Si sale agevolmente, praticamente è una forestale.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3757

 

10:35 Tra chiacchere  e passi, ma senza panorama, arriviamo al primo bivio, Carbonera. con tanto di fontana.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3767

 

Da qui prendiamo in direzione di Sasso Rosso e Monte Boglia. Il sentiero si fa più ripido, e se fin'ora ero riuscito a tenere il passo con i miei compagni, adesso inizio ad essere distanziato. Il sentiero è piuttosto battuto, veniamo superati da diversi gruppetti di persone che salgono, alcune che già scendono (ma a che ora sono partiti?). Era da molto che non vedevo un sentiero così affollato, sembra di essere sulla Tamaro - Lema.

 

Nel frattempo il bosco si è trasformato in uno splendido faggeto secolare. L'ombra ed una leggera brezza ci accompagniano, rendendo più sopportabile la temperatura (al pomeriggio si girerà attorno ai 30°). Poi, un primo breve scorcio di panorama, verso Lugano.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3773 

11:15 Sasso Rosso, altra fontana. Fin qui di panorama se ne è visto poco.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3780

 

11:30 Arriviamo sotto la cresta di separazione, e finalmente lo sguardo si lancia verso Est, rimirando la parte di lago che si protende verso Sondrio. Sotto di noi, Albogasio (grazie Renzo per la correzione) .

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3784

 

12:00 Eccomi in vetta. L'ultimo tratto è tutto allo scoperto, cappellino d'obbligo. Già da un po' la vista spazia su ampi paesaggi, che vanno dal pizzo di Claro al monte Rosa, dalle Grigne al monte Lema. In cima, almeno una ventina di persone che si godono il paesaggio. Foto di rito di vetta, con un gentile signore che ci immortala tutti e quattro assieme.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3817

 

Poi metto il grandangolo, e inizio a sparare a raffica. Nella foto sotto puoi vedere il Caval Drosso, il Bar, il Moncucco, il Camoghé, il Garzirola, i Denti della Vecchia, il pizzo di Claro, la cima dell'Uomo, la cima del Gaggio.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3820

 

Ho ripreso praticamente a 360° gradi...

 

12:15 Ripartiamo in discesa, con il sentiero che corre lungo la cresta. Davanti a me, in bella vista, i Denti della Vecchia. Per chi frequenta Lugano, questa è una prospettiva "strana".

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3824

 

Il sentiero effettua un ampio tornante verso sinistra, ed inizia la discesa lungo la parete, portandoci nel bacino di Lugano. Sotto di noi, invisibili, Cadro, Pregassona, Viganello, Villa Luganese.

 

12:50 Siamo scesi bene ormai, e percorriamo l'ultimo tratto prima dell'alpe nel bosco. Incontro con il primo narciso dell'anno.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3843

 

13:00 Arriviamo all'alpe Bolla. Il grotto è strapieno, per fortuna Danila aveva telefonato stamane, e riservato quattro posti. La zona è deliziosa, caratterizzata da un ampio prato, delimitato verso Lugano da una chiesetta.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3851

 

Mettiamo le gambe sotto il tavolo, e ci lasciamo allettare dall'offerta culinaria: polenta, formaggio, brasato, minestrone, crostata. Per fortuna non si paga a differenza di peso tra l'entrata e l'uscita...

 

14:20 Satolli, ci rimettiamo in marcia. Il sole picchia in modo incredibile, il caldo è uscito tutto d'un botto, dopo praticamente un mese di freddo e pioggia.  Percorriamo l'ultimo tratto di prato, che ci porta verso l'imbocco del sentiero di discesa. Dobbiamo circumnavigare tutta la montagna, per portarci nuovamente sull'altro lato.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3850

 

14:30 Eccoci nuovamente nello splendido faggeto.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3854

 

Non ostante il peso nello stomaco, il passo corre via veloce. Il sentiero è agevole, con leggeri sali-scendi, e qui sotto la temperatura è sopportabile.  Percorriamo il lato della montagna in senso antiorario, riportandoci verso Carbonera, che passiamo. Per variare il percorso, invece di scendere per lo stesso sentiero del mattino, continuiamo verso Materone.

 

15:40 Abbiamo iniziato il percorso di discesa da Materone, e mi si offre uno dei pochi squarci verso Bré.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3861

 

15:45 Il sentiero termina, e dobbiamo percorrere pezzi di strada asfaltata, col riverbero del caldo che sale. Sudata micidiale. 

 

16:00 Arriviamo a Bré, ne percorriamo le viuzze, tutte in sasso. Il nucleo è ben tenuto. Una casa ha una splendida meridiana, che oltre a indicare l'orario, mostra anche il segno zodiacale attuale.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3871

 

E incontro con il lavatoio del paese.

 

2010.05.23-Monte-Boglia-alpe-Bolla 3874

 

Arrivati al parcheggio ci togliamo gli scarponi, e ci posizioniamo nuovamente sulla terrazza del ristorante del mattino, per il meritato beveraggio. Poi rientro nell'auto che sembra un forno, e via verso casa, con in prospettiva una seconda escursione per il lunedi di Pentecoste.

 

Questo è il profilo della salita da Bré al Boglia e alpe Bolla...

 

Profilo1

 

E questo è il profilo dall'alpe fino a Bré.

 

Profilo2

 

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18 maggio 2010 2 18 /05 /maggio /2010 20:28



Percorso effettuato: Isone (Q748) - Cima di Dentro (Q1014) - Alpe del Tiglio (Q1121) - capanna Cremorasco (Q1095) e ritorno per la stessa via.

 

Difficoltà: T1, in parte anche su strada asfaltata.

 

Dislivello: 415 metri.

 

Lunghezza del percorso: 7 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 11 chilometri

 

Durata (escluse le pause): 2.5 ore.

 

Riferimenti: la capanna Cremorasco, "Colori d'autunno: da Camorino a Lugano (31.10.2009)"

 

Tre settimane senza sgambettare... Tra pioggia, impegni di lavoro, e occupazioni famigliari siamo rimasti fermi per un bel po'. Poi, finalmente, danno schiarite per sabato e domenica. Spesa settimanale al venerdi, in modo da essere liberi entrambi i giorni. Per sabato siamo invitati alla capanna Cremorasco da Mauro, che vi passa spesso qualche giorno di vacanza con la famiglia. Orami è da due anni che ci invita, e per un motivo o l'altro non eravamo mai riusciti a combinare. Discuto con Rita: sabato giornata tranquilla, ci teniamo qualcosa di più impegnativo per domenica. Accetto volentieri l'invito, e carichiamo il sacco con un po' di leccornie da gustare assieme.

 

Per salire alla Cremorasco conosco tre strade: la prima parte dall'alpe Croveggia, alla quale si può salire a piedi o in teleferica da Camorino, poi Pian Grande, e da li dritti fino alla capanna. Oppure, sempre da Camorino, diritti alla capanna. La terza strada sale da Isone, passa per la cima di Dentro, alpe del Tiglio, per arrivare anche lei a destinazione. Tenuto conto del probabile stato dei sentieri, decido per questa terza variante, che ha il vantaggio di essere meno impegnativa, e più corta.

 

09:45 Siamo ad Isone, formalità caffé espletata. La giornata è meno serena di quanto avessero annunciato, e in più tira un bel venticello (a Bellinzona è praticamente una tempesta di vento). Un ulteriore vantaggio della salita da questa parte è che restiamo coperti dal crinale fino alla cima di Dentro. Percorriamo il paese in direzione dell'attacco del sentiero: conosco la strada a memoria, ormai.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3619

 

Percorriamo ancora un breve tratto in salita su asfalto, poi alla prima curva parte il sentiero di salita. Il bosco ha cambiato completamente aspetto: grazie alle pioggie di due settimane è diventato di un bel verde intenso. L'acqua gioca lungo i canali di discesa, con la sua melodia sinfonica.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3626

 

Lungo il sentiero, il rosso ruggine del ferro, per ricordarci che non siamo molto distanti dalla valle Morobbia, dove la concentrazione era tale da giustificarne l'estrazione.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3628

 

Percorro questo sentiero, quasi una mulattiera, calpestato da decine di migliaia di passi delle reclute della scuola granatieri di Isone, che salgono probabilmente ogni giorno per portarsi alla piazza d'esercitazione, e spesso anche la notte, con pesi di barelle, munizione, sacco, fucile, granate, lanciafiamme, e altra attrezzatura. Sicuramente percorrono questa via con uno spirito molto diverso dal mio: e allora, per essere saggio cinese, penso e sentenzio che non è il luogo che fa la felicità o l'infelicità, ma lo spirito con il quale lo si vive.

 

10:25 Siamo quasi arrivati alla cima. Lungo la via tante fragoline di bosco selvatiche, non ancora mature. Il segnale della piazza d'arme ci informa che stiamo per entrare nella zona d'esercitazione.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3635

 

Tiri a palla? E che roba sono? "Schiessgefahr" significa "pericolo per spari", "Danger de tir" pure. Mi piacerebbe conoscere colui o colei che ha fatto la traduzione in italiano :-)

 

10:30 Siamo sul pianoro della cima di Dentro. Oltre alla fregatura del cielo parzialmente coperto, adesso siamo esposti al vento polare che soffia scendendo dal Gottardo. A scaldarmi l'animo arriva la bella vista del pizzo del Claro, proprio di fronte a noi.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3640

 

Quando ero passato di qui il 31 ottobre l'anno scorso ero immerso nella nebbia, e non avevo visto niente del paesaggio. Sulle prime mi ero dispiaciuto, ma poi, ripensandoci, mi sono reso conto della fortuna e del privilegio che ho avuto: una magia di colori e mistero, che difficilmente sarà ripetibile in questa forma. E spesso, dalla terrazza di casa mia, da dove posso rimirare parte di questo percorso, ci penso con nostalgia.

 

10:45 Percorriamo la strada asfaltata che porta verso l'alpe del Tiglio. Uno sguardo indietro mi permette di riconoscere la cima del Matro, e in distanza la grande antenna di Manera.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3645

 

Poi lo sguardo si apre verso il basso, tra una chiosa di alberi, e posso rimirare il golfo di Locarno.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3643

 

E davanti a noi, il piano di Magadino verso Bellinzona.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3649

 

Mmmmh, per essere una gitarella da domenica pomeriggio adatta a tutti, ha veramente molto da offrire, in termini di panorama! Davanti a noi, quasi onnipresente, la cima del Camoghé, da farsi assolutamente entro fine giugno. E' da un bel po' che ce l'ho in carniere.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3653

 

11:00 Finalmente terminiamo il tratto su asfalto, e riprendiamo il sentiero che porta verso la Cremorasco. Dopo poco una serie di gradini di cui non mi ricordavo... Viscidi per la pioggia, bisogna fare attenzione.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3656

 

Poco più in alto troviamo il cartello giallo: capito, io avevo continuato sull'altro sentiero, che porta sulla strada asfaltata più in alto, e avevo evitato questo tratto.

 

11:30 In un attimo arriviamo alla capanna.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3662

 

Costruita su di un piccolo poggio, è invisibile dal basso. Dal bordo, però, lo sguardo spazia verso Locarno.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3661

 

Mauro, con Elena ed i figli ci accolgono calorosamente. Non ti tedierò con i dettagli delle chiaccherate, la partita a carte con Martino, l'ottimo pranzo, il caffé, il relax e l'ambiente famigliare.

 

15:20 Pronti a partire. L'occhio mi cade su Pian Dolce, posto dall'altra parte della valle Morobbia, dove eravamo stati alla fine di novembre del 2008 fino alla capanna Genzianella. Altro posto da cui passare, ma per raggiungere il Gesero.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3663

 

 Ripercorriamo la stessa via per rientrare ad Isone, dove arriviamo alle 16:20.

 

2010.05.15-Capanna-Cremorasco 3687

 

Anche senza la sosta alla Cremorasco, è decisamente una bella escursione: tranquilla, panoramica, senza difficoltà. Da tenere presente per la mezza stagione, quando non si può salire troppo in alto. Ed ecco il profilo altimetrico.

 

Profilo

 

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27 aprile 2010 2 27 /04 /aprile /2010 21:15


 

Percorso effettuato: Intragna (Q339) - Costa (Q636) - Selna (Q880) - Dröi (Q1230) - Monti di Comino (Q1155) - Slögna (Q727) - Calezzo (Q557) - Intragna.

 

Difficoltä: T1 per la maggior parte, tranne che il tratto tra Dröi e i monti di Comino (T2): si percorre un sentiero leggermente esposto, e non troppo largo.

 

Dislivello: 1'200 metri.

 

Lunghezza del percorso: 14 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 26 chilometri.

 

Durata (incluse le pause): 8.5 ore.

 

Riferimenti: le Centovalli su Wikipedia, Intragna su Wikipedia.

 

Sono cresciuto nel Locarnese, e da ragazzo ho percorso spesso le Centovalli, sia con il motorino che con l'auto. Lungo la strada che porta da Intragna al confine di Camedo vedi solo alte pareti a V stretta, tipico dello scavo del fiume (la Melezza), che scende impetuosa dalla diga di Palagnedra. Ti guardi attorno, e hai l'impressione di essere in un budello. Ma c'è poco da guardarsi attorno: la strada è tortuosa. stretta al limite dell'incrocio di due veicoli, nelle ore di punta trafficata da decine di frontalieri, i quali, conoscendola come le loro tasche, la percorrono a velocità che a te e a me sembra impossibile. Così, quando Enrico mi propone di andarci a fare un giretto, il primo pensiero che mi corre per la mente è "mmmmh, saremo sempre sul filo del burrone...". Mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo. Ma andiamo con ordine.

 

Enrico d io decidiamo di fare le cose in grande, e mettiamo assieme una banda di 11 umani e tre canidi. Ritrovo ad Intragna, per una sgambettata primaverile.

 

09:15 Danila, Laura, Piera, Pinuccia, Rita, Pierfranco, Alberto, Enrico, Marco, Ivan (che ha appena ricevuto gli scarponcini nuovi e li deve innaugurare), il sottoscritto, più Billie, Willy e Jack: ritrovo pronti per la partenza. Meteo annunciata bella per il mattino, così così per il pomeriggio, ma confidiamo nella buona sorte.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3211

 

Percorriamo l'abitato di Intragna, caratterizzato dal campanile più alto del Ticino (alto come edificio, non come quota sul livello del mare), di cui gli abitanti vanno molto fieri.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3216

 

 

E subito via lungo il sentiero di salita che ci porterà a Costa, raggiungibile anche tramite una (come si suol dire in questi casi) comoda teleferica. E sotto di noi inizia ad aprirsi il panorama verso le Terre di Pedemonte, la fascia piana creata dalla Melezza dopo l'impeto iniziale, e prima di sfociare nel fiume Maggia.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3227

 

Il sentiero è agevolissimo. Ivan sembra trovarsi bene con gli scarponcini (dato che siamo i suoi santoli gli abbiamo regalato anche le calze da trekking), e stambecca lungo la salita ad una velocità paurosa. Non ostante abbia solo nove anni, è già salito con noi fino alla cima del Gaggio, e si è fatto senza battere ciglio da San Bernardino ad Hinterrhein: promette bene il giovanotto.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3229

 

La pietra lateralmente è stratificata a circa 45°, e presenta delle belle venature di quasi quarzo. Ho notato questa pendenza lungo tutta l'escursione, come se la montagna volesse raggiungere il pizzo Leone ed il Ghiridone / Gridone / Limidario dall'altra parte della valle.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3233

 

Lungo i bordi del sentiero costellazioni di fiori (e ci mancherebbe altro, ormai siamo in primavera), e varie farfalle. Queste, troppo affamate e di fretta, non si posano mai abbastanza a lungo per farsi riprendere. Quelle vanesie arriveranno più tardi, attorno a giugno.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3236

 

09:50 Il sentiero ci ha condotti ad un antico mulino, con la sua bella ruota. L'edificio è ben tenuto, anche se chiaramente la macina non lavora più. Un ponte permette di attraversare il riale che forniva la forza motrice, ed il sentiero biforca subito dopo.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3241

 

Prendiamo il ramo di sinistra, e la pendenza cambia improvvisamente, per portarci con un salto veloce verso Costa. In pochi metri di percorso il ponte è già ben sotto di noi.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3247

 

Salendo sento un cuculo cantare per un bel pezzo: probabilmente è tutto felice, avrà piazzato il suo uovo nel nido di un altro uccello.

 

10:10 Improvvisamente il sentiero si spiana, e davanti a me appare la stazione di monte della teleferica, e subito dietro la chiesetta di Costa. Resto stupito dal paesaggio: come già in val Malvaglia, scopro che la parte alta della valle si allarga con delle belle terrazze, invisibili dal basso, costellate di piccoli nuclei e villaggi (come Palagnedra), su entrambi i versanti della valle. Mai e poi mai, guardando la valle dal fondo, mi sarei immaginato un panorama simile: deliziosa scoperta.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3264

 

I miei compagni si sono già piazzati per un piccolo spuntino (ah, dimenticavo di dirti che sono arrivato per ultimo),  e ci godiamo la vista. La temperatura inizia ad aumentare in modo notevole, e io ho dato fondo ad un terzo delle mie riserve d'acqua... Spero di trovare un punto di approvvigionamento, sennò sono dolori.

 

10:20 Ci rimettiamo in moto. Enrico, capogita dato che queste zone le ha già percorse (praticamente conosce il Ticino meglio di me e te messi assieme), ci fa notare che la strada è ancora lunga. Percorriamo i sobborghi di Costa, puntando in direzione di Selna.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3274

 

10:30 Improvvisamente, il regalo della giornata. Il prato è costellato di genziane di Koch, le prime quest'anno. Non le avevo mai viste così in basso. Splendide.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3278

 

Dietro di noi inizia ad apparire il bacino del lago Verbano nella zona di Locarno (non ti metto la foto, non ho ancora imparato a togliere l'effetto nebbiolina). Passiamo la casa (il rustico) di un probabile artista del legno (un Maurizio Corona, insomma), che espone le sue opere d'arte all'esterno, poi il sentiero fa un altro salto importante verso l'alto.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3291

 

11:00 Sbuffa che ti sbuffa, arrivo anch'io a Selna. Anche qui, una splendida terrazza naturale erbosa, con pochi rustici e tanto verde. Nuova sosta rifocillante, mentre mi guardo attorno estasiato.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3299

 

Da qui si iniziano a vedere bene le varie terrazze che costellano la valle.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3305

 

11:15 Enrico ci richiama nuovamente all'ordine, e si riparte. Non deve essere facile gestire un "branco" come noi... Non lo invidio. Il sentiero entra in un bel bosco, ancora spoglio, ma che sicuramente rende vivibile la salita anche in estate. Una bella lucertola dai colori iridati (normalmente le nostre sono abbastanza opache) mi colpisce. Si nasconde, ma attendo un attimo, e si mostra nuovamente.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3307

 

Il sentiero, come spesso accade, è costellato di cappellette, probabilmente una Via Crucis. I montanari sono risparmiosi: già che si doveva salire fino ai monti, e fare fatica, si piazzavano un po' di punti di preghiera (così si tirava anche il fiato), aumentando la probabilità di andare in Paradiso, che peggio di come vivevano non era molto facile...

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3308

 

12:10 Arriviamo all'incrocio con la forestale che sale a Dröi, e attendiamo i compagni che si sono attardati. Sotto me di, in una conca riparata, un altro piccolo insediamento, che mai ti immagineresti.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3315

 

Comincia a piacermi sempre di più questa valle. E dall'altra parte della cresta, c'è la valle Onsernone, anche lei incassata in basso come le Centovalli. Vuoi vedere che si apre in alto come questa? Mi sa che la metto in alto nella lista delle priorità, la faccenda è da chiarire.

 

12:30 Gruppo nuovamente riunito, si parte lungo la forestale, e dopo poche centinaia di metri ritroviamo il sentiero, che entra nuovamente nel bosco. Il gruppo si snocciola come un serpentone, con il sottoscritto verso il fondo della fila.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3321

 

12:45 Usciamo dal bosco alla biforcazione del sentiero: dritti verso i monti di Comino, a destra verso Dröi. Si potrebbe arrivare ai monti di Comino anche passando da Dröi, poi circumnavigando il monte Aula, e rientrare da pian Segna, ma Enrico ci ha informati che c'è ancora molta neve, dato che il lato è esposto a Nord. Così prendiamo dritto, lungo il sentiero per Comino.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3325

 

Questo pezzo di sentiero è l'unico un po' più impegnativo, dato che non è larghissimo, con strapiombo, e costellato di rocce. Niente di cui preoccuparsi però, anche Ivan lo percorre senza esitazione.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3327

 

Adesso che siamo in alto e fuori bosco, il panorama inizia a farsi apprezzare. Vedo il Camoghé ed il Garzirola, un pezzettino del monte Bar, il lago e Locarno, con l'attacco del piano di Magadino. Peccato che l'aria non sia tersa...

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3328

 

13:15 E dopo quattro ore di cammino, eccoci ai monti di Comino. Accaldati, affamati, disidratati, ma vivi.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3335

 

Piazzamento generale, sbragatura totale, pausa pic-nic. Rimepimento delle bottiglie!!! Alla nostra destra il sentiero che porta verso pian Segna, con la sua chiesetta, e appena oltre la valle Onsernone. Controllo orario, meteo, stanchezza: si decide di lasciar stare.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3342

 

14:30 Rivitalizzati dal riempimento serbatoio, riusciamo a rimetterci in moto, per dirigerci verso uno dei due grotti per il caffé. Alcuni di noi sono talmente impazienti che si catapultano in avanti, e al primo edificio che ha l'aspetto di un bar deviano dal sentiero e si portano sul patio, chiedendo di farsi servire un caffé. Il signore, imperturbabile, dice loro "mah, se volete ve lo metto su, ma questo non è il grotto...". Oooops... Capita l'antifona, lasciano che sia Enrico a guidare. Scendiamo fino alla stazione di monte della teleferica di Verdasio, e in pochi minuti arriviamo al grotto, quello vero.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3348

 

I gerenti, coridalissimi, vengono a salutarci personalmente uno ad uno. Bella terrazza con vista, caffé, e un po' di ombra, ché il sole oggi ci dà sotto... E dall'altra parte, Palagnedra.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3353

 

15:00 Inizio discesa, sarà lunghetta. Il sentiero entra nel bosco, fine della vista. Si scende, si scende, si scende.

 

15:45 Raggiungo i miei compagni che si sono fermati ad una cappella con portico.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3359

 

16:15 Arriviamo a Slögna, sempre nel bosco.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3362

 

Poco oltre, una madonnina recente, bel lavoro in sasso come sapevano fare una volta.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3363

 

16:45 Il sentiero nel bosco termina, ormai siamo scesi più che bene. Davanti a noi si apre la strada asfaltata che ci condurrà fino a Calascio. Trovandomi sul mio percorso ideale, tolgo le ridotte, e apro la falcata da pianura, lasciando in breve dietro di me il resto della combricola.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3367

 

Lungo la via ancora diversi ciliegi selvatici in fiore, che si stagliano immacolati contro il cielo. Stamane, adun certo punto, credevo di vedere farfalle bianche in ogni dove: invece erano i petali dei ciliegi che cadevano, ondeggiano con grazia nei refoli d'aria. I giapponesi adorano questo momento, ed inizio a capire il perché.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3374

 

17:10 Ed ecco le Terre di Pedemonte: Tegna, Verscio e Cavigliano, posti sul lato sinistro, e in ombra Golino, appena sotto Intragna.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3380

 

17:20 La strada ha fatto una svolta a destra con il suo tornante. Alla curva, una casa con tetto piatto. Seguo il mio naso (che non è piccolo di dimensioni, pur non raggiungendo l'onore di quello di Cirano de Bergerac), mi sposto sulla sinistra dell'edificio. Non ci sono segnali, ma qualcosa mi dice... C'è. C'è un sentiero acciottolato che scende: meglio che l'asfalto. Lo imbocco, non sono sicuro che magari non termini dopo poche decine di metri. Mi va bene, scende veramente verso Intragna. Poco dopo si allarga, e divanta una comoda strada pedonale.

  2010.04.25-Monti-di-Comino 3390 

17:30 Orami in vista di Intragna. Attendo i miei compagni al grotto Duu Rii (due riali), gestito da Stefano. Buona cucina, bella terrazza fresca che guarda nella valletta dietro l'edificio, dove due riali appunto formano le loro cascate.

 

2010.04.25-Monti-di-Comino 3392

 

Dopo un quarto d'ora arrivano anche i miei compagni, e con loro mi dirigo al parcheggio. Cotto dal sole, ma felice, e per niente stanco. Splendida escursione, bellissima valle, grande scoperta.

 

Ed ecco il profilo altimetrico. L'escursione inizia al Km 2, fino al 14, per terminare poi dallo 0 al 2.

 

Profilo

 

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19 aprile 2010 1 19 /04 /aprile /2010 16:06
  

 

Percorso effettuato: Arzo (Q500) - Poncione d'Arzo (Q1015) - Albero di Sella (Q897) - Crocifisso (Q670) - Meride (Q588).

 

Difficoltà:T2 (da metà salita da Arzo fino al Poncione d'Arzo e i primi duecento metri di discesa), T1 il resto (alcuni tratti su asfalto).

 

Dislivello: 680 metri.

 

Lunghezza del percorso: 10 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 17 chilometri.

 

Durata (incluse le pause): 6 ore.

 

Riferimenti: "La sentinella delle Prealpi: il Poncione d'Arzo, 07.02.2010"

 

Mi era rimasto sul gozzo il fatto di non essere riuscito a fare il giro completo come avrei voluto il 07.02.2010. Così propongo a Rita di rifarlo assieme, questa volta completando l'anello. Rita accetta volentieri, e ci organizziamo per il sabato, dato che la meteo ha previsto brutto tempo per domenica. A dire il vero le previsioni non davano tempo stabile neanche per il sabato, ma chi non risica...

 

10:20 Siamo al parcheggio della Perfetta di Arzo, pronti per la partenza. Prima ci siamo fatti il caffé e la fetta di torta (crostata di albicocche, squisita), dato che un po' di zuccheri per partire servono. Non ho preso la cartina, penso di conoscere il percorso, almeno fino in cima.  

 

2010.04.17-Poncione-di-Arzo 3097

 

Non ti tedio ripetendo la descrizione della salita dell'altra volta. Il sentiero è agevole, la prima parte fino ad un grande prato un T1 tranquillo, poi un attimo più impegnativo, più che altro per la pendenza che aumenta. Senza neve, però, lo percorriamo molto più agevolmente. Anche il paesaggio sta cambiando: gli alberi stanno buttando le prime foglie, e ai lati del sentiero fiori, e anche qualche rara farfalla.

 

2010.04.17-Poncione-di-Arzo 3126

 

E una delle tante lucertole che fa capolino da sotto un sasso.

 

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11:00 Arriviamo al "mio" P49, e racconto a Rita la presa in giro che mi ha fatto... Le mostro il percorso (erroneo) di ritorno che ho fatto, tagliando lungo la cresta invece di scendere verso Nord.

 

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Poco oltre il sentiero cambia pendenza, e corre lungo la cresta che fa da confine tra la Svizzera e l'Italia. Se l'altra volta avevo fortunosamente trovato una sola primula, oggi di fiori ce ne sono in abbondanza.

 

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12:00 Precisi come un cronometro svizzero arriviamo alla cresta finale. Percorriamo il camminamento, e mi accorgo che continua: con la neve mi sembrava terminasse nel vuoto. E arriviamo ad un cartello giallo, che l'altra volta non avevo visto.

 

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Ohimé, l'altra volta non sono arrivato neanche in cima :-( Da qui quattro scalini portano alla cimetta vera e propria, mentre il camminamento continua verso la zona fortificata italiana, che arriva fino al Monte Orsa. Manuela ci ha consigliato di fare questa piccola deviazione, roba da 10 minuti, per visitare i fortini presenti lungo la linea di confine. Impaziente di vedere la cima, salgo gli scalini, e arriviamo al cucuzzolo vero e proprio, dove alcune famiglie stanno facendo pic-nic. Da qui, finalmente, vista.

 

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Proprio davanti a noi, la penisola del monte Arbòstora, dove siamo stati settimana scorsa, i rami di Lugano e Porto Ceresio del lago di Lugano, e la solita nebbiolina sottocenerina che impedisce la visuale a lunga distanza. Scatto diverse altre foto, intercambiando tra zoom e grandangolo, Poi, seguendo il segnale, prendiamo il sentiero di discesa, piuttosto erto nella prima parte: non sarei riuscito a percorrerlo con la neve!!

 

12:10 Scendiamo un bel pezzetto, e mi fermo per scattare una delle ultime foto panoramiche. La vegetazione, abbastanza fitta, ci toglierà nuovamente la vista fra poco.

 

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Appena scattata la foto, Rita mi chiede "E le fortificazioni?". Arteriosclerosi galoppante, sono proprio un baluba. Dimenticate completamente. Guardo con occhi smarriti da cane randagio che implora una carezza Rita, per significare "no, dai, non farmi ritornare che sai che io soffro maledettamente le salite". Rita capisce, e ci mettiamo d'accordo che sarà per la prossima volta. Poco dopo il sentiero si allarga, e arriviamo ad Albero di Sella.

 

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12:15 Due bei cartelli indicano "Monte Pravello" (l'altro nome del Poncione d'Arzo) e "Cima di Grumello". Il Pravello no di sicuro, siamo arrivati da li. Ma il Grumello? Nella cartina non c'era mica. Ci guardiamo attorno, altri sentieri non ne vediamo, cartelli neanche, marche tanto meno. Sarà questo allora il nostro sentiero... Iniziamo a scendere, la forestale percorre dei tornanti, ma sta scendendo dalla parte sbagliata. Questa volta non mi faccio fregare, e dico a Rita "torniamo". Risaliamo fino ai cartelli, le spiego che Crocifisso è esattamente dall'altra parte. Guarda di qua, guarda di là, infine notiamo, a circa 40 metri, un sentiero senza indicazioni, e senza raccordo con questo (si trova alla nostra destra scendendo).

 

12:30 Raggiungiamo il sentiero, e troviamo ben nascosto, anzi mangiato dall'albero, un indicazione labile.

 

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Fra qualche anno, non lo si vedrà più, sarà stato ingoiato e digerito. A destra si torna verso il Poncione, per cui dico a Rita che proviamo verso sinistra. In effetti il sentiero resta alto sulla sella, ma continua nella direzione giusta, poi compie una bella svolta a sinistra, dalla parte sbagliata. C'è un poggio, ci saliamo per verificare cosa riusciamo a vedere. Di sentieri, neanche l'ombra. Torniamo alla curva, e vado avanti per verificare se magari, magari, il sentiero curva a destra e scende...

 

12:50 E' lui. Trovo i cartelli gialli, con le indicazioni che ci servono. Dò una voce a Rita, che in breve mi raggiunge.

 

2010.04.17-Poncione-di-Arzo 3158

 

Ci incamminiamo lungo la forestale che scende percorrendo un largo giro attorno al poggio sul quale eravamo stati, andando nella direzione giusta. In breve arriviamo in basso, e inizia una sfilza di cartelli gialli, a 50 metri l'uno dall'altro. Ma bravi, e su in cima neanche uno!

 

13:10 Grazie all'ottima fetta di torta abbiamo tenuto botta fin'ora. Siamo a Crocifisso, da qui non si può più sbagliare. Piccola sosta pic-nic, fuori i panini, il prosciutto crudo e la cioccolata. Durante la pausa valutiamo se allungare il percorso fino a Serpiano, dal quale si gode di una vista splendida verso l'arco alpino e Lugano. Decidiamo di lasciare stare: tra andata, ritorno, e caffé sarebbere circa 1.5 ore, ma il cielo inizia a farsi grigio.

 

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13:30 Non siamo abituati a soste lunghe (uno dei problemi che sorge quando trekkiamo con altri compagni che hanno ritmi di sosta diversi dai nostri). Torniamo indietro per circa 150 metri lungo il sentiero dal quale siamo arrivati, fino al cartello giallo con l'indicazione per Meride, e imbocchiamo il sentiero. Dopo due minuti, in una radura, si presenta un bel punto pic-nic. E noi che abbiamo mangiato con il sedere appoggiato ad un sasso freddo...

 

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Il sentiero prosegue in leggera discesa (da qui a Meride c'è poco dislivello), e poco dopo si apre su di una piccola conca completamente verde, dominata dalla ciminiera di una vecchia fornace.

 

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Sul prato, diversi gruppi di scout (riconoscibili dai colori dei foulard) stanno facendo esercizio. Un gruppo di ciliegi selvatici in fiore ci saluta a sinistra...

 

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...mentre a destra passiamo il casolare, converito in "bed and breakfast", con il camino in bella vista.

 

 

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E via lungo la strada (non asfaltata) in direzione di una piccola fattoria. Conosco molte persone alle quali piace "salire": su per centinaia di metri per conquistare una cima, per arrivare in alto. A Rita e me piace molto percorrere il territorio, conoscerlo, assaporarlo, vedere i segni dei tempi e delle culture. Va bene anche arrivare in cima, ma non è una necessità. Nelle zone extra-urbane (e qui in Ticino sono dietro l'angolo) trovi angoli di storia centeneria che si sono mantenuti vivi fino ai giorni nostri. E' da meno di 60 anni che il Ticino ha abbandonato la sua vocazione agricola per passare a quella del secondario e del terziario, e ci sono voci di allora che cantano ancora sul nostro territorio. Basta saperle cercare, e avere la pazienza di ascoltarle.

 

Alla fattoria, due bei vitellini: tento di conquistarli per una grattata d'orecchi, ma fanno i diffidenti. In compenso i due cani ricevono la loro razione giornaliera.

 

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13:50 Arriviamo a Fontana, con un bel lavatoio. Un micio si avvicina, gli mando il segnale gattesco "qui grattata da esperto", il gatto si stramazza a terra, e attende che lo specialista lo sistemi, cosa che viene fatta prontamente.

 

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Il gatto si è piazzato proprio accanto ad un piccolo ponte. L'itinerario prevede che si continui dritto per Meride, ma accanto al ponte vediamo un segnale bianco-rosso, e dall'altra parte il sentiero che sale. Magari magari è possibile tornare ad Arzo senza passare da Meride e Tremona, semplicemente scavalcando la cresta che vediamo davanti a noi... Ci incamminiamo, ma dopo circa mezzo chilometro ho l'impressione che il sentiero vada nella direzione sbagliata, tornando verso il Poncione, invece di girare verso Arzo. Breve valutazione, decidiamo per la via sicura, e torniamo indietro. Lungo la via un piccolo riale, nel quale si può vedere l'effetto del calcare di questa zona.

 

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Nel Sopraceneri abbiamo un'acqua molto dolce, praticamente senza calcare. Non è necessario aggiungere additivi all'acqua di lavaggio, l'inox non resta macchiato, il bollitore non si calcifica. Qui invece, la situazione non deve essere allegra. E un sasso ci mostra le micro-stratificazioni della sua formazione.

 

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14:15 Siamo tornati sulla via principale, che purtroppo è asfaltata, e continuiamo in direzione di Meride, costeggiando il fiume.

 

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14:20 All'imbocco di Meride, un oratorio ottagonale dedicato a San Giorgio. La forma ricorda molto quella del battistero di Riva San Vitale, datato (mi sembra) dell'800 (non 1800) dopo Cristo. Breve sosta per la visita.

 

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14:25 Siamo a Meride, dove eravamo passati l'anno scorso durante al discesa del monte San Giorgio. In alto il campanile con il cimitero, dove termina il sentiero di discesa.

 

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Abbiamo un buon ricordo dell'osteria dove ci eravamo fermati, con piccolo pergolato esterno, e decidiamo di fermarci per il caffé. Effettivamente è aperta, e niente è cambiato dall'anno scorso. Piccola pausa relax, tra i tralci di vite sul pergolato, e antichi arnesi ridotti ormai a cimelio, come questa stadera.

 

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I nostri vecchi conoscevano la fisica meglio di noi. Te la ricordi la leva? Fulcro, potenza, resistenza. Tre tipi di leva, Archimede che diceva "Datemi un punto d'appoggio, ed una leva sufficientemente lunga, e vi solleverò il mondo"? Beh, loro magari queste cose non le sapevano, ma la stadera funzionava bene, quando i pesi non erano truccati :-)

 

14:45 Sistemato il conto, usciamo. Il cielo adesso è completamente grigio, ed iniziano le folate d'aria fredda da fronte freddo. Avremo al massimo un'oretta prima che inizi a piovere. Percorriamo tutto il paese in direzione della cappelletta dove si trova il bivio per Riva San Vitale da una parte, e Tremona a destra.

 

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Svoltiamo a destra, mentre le prime goccie iniziano a farsi sentire. In breve si intensificano... A destra, sulla strada principale, vediamo il cartello giallo dell'orario del postale. Dobbiamo prendere l'acqua per forza? No, non siamo degli stakanovisti (da Stakanov, minatore russo che negli anni '30 lavorò più di 18 ore filate, e che il partito comunista russo prese come esempio per i tutti i lavoratori della grande Madre Patria). Ci dirigiamo al cartello, veloce lettura, tra sette minuti passa il mezzo per Arzo.

 

Mentre attendiamo il postale, salutiamo Meride.

 

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15:20 Il giro avrebbe dovuto continuare fino a Tremona e poi Arzo, ma saliamo sul postale che ci riporterà ben più velocemente al punto di partenza. Giretto veramente delizioso, adatto anche alle famiglie in diverse varianti.

 

Ed ecco il profilo altimetrico del nostro percorso.

 

Profilo

 

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale). 

 

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12 aprile 2010 1 12 /04 /aprile /2010 10:46



Percorso effettuato: Morcote (Q272) - alpe Vicania (Q675) - parco San Grato (Q709) - Carona, piscina (Q630) - Madonna d'Ongero (Q623) - Torello (Q521) - Morcote.

 

Difficoltà: sentiero e strade forestali T1.

 

Dislivello: 672 metri.

 

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 20 chilometri.

 

Durata (incluse le pause): 6.5 ore. Si può percorrere il giro senza fermate in circa 4 ore, ma sarebbe peccato.

 

Riferimenti: il parco del San Grato (Lugano Turismo), Morcote su Wikipedia, Carona su Wikipedia, il ponte-diga di Melide su Wikipedia, la chiesa di Santa Maria d'Ongero su Wikipedia, la chiesa di Santa Maria Assunta a Torello su Wikipedia,

 

Nota sul parco San Grato: se hai bambini piccoli, se ti piacciono i fiori, se vuoi passare un pomeriggio domenicale in relax anche senza camminare per delle ore, visita questo gioello posto sopra Carona. Parcheggi alle piscine di Carona, sali lungo il comodo sentiero, e in pochi minuti ti trovi in un ambiente splendido. Aprile e maggio offrono la fioritura delle azalee, di cui il parco è pieno. Trovi prati per il pic-nic, percorsi didattici adatti a tutti, puoi lasciare scorazzare i bimbi in tutta sicurezza, godi di una vista sul San Salvatore, Lugano, il lago, Melide, Bissone, il San Giorgio splendida. I "sentieri" sono per la maggior parte stradine forestali, per cui un buon paio di scarpe da ginnastica vanno benissimo. Trovi anche gli angoli-gioco per i tuoi bimbi, e dulcis in fundus, anche un ristorantino per il caffé o il gelato.

 

Quando viaggi in autostrada, e da Mendrisio ti dirigi verso Lugano, passando il ponte di Melide hai di fronte a te un bitorzolo. Chiamarlo montagna sarebbe esagerato, ma è sicuramente più di una collina. Si tratta del monte Arbostora, che come una lingua si insinua nel lago Ceresio, creando i due rami del golfo di Agno e del golfo di Lugano. Collegato tramite una sella, sulla quale è posta Carona, al San Salvatore, non offre rilievi di prestigio, e viene spesso ignorato e dimenticato.

 

Mi hanno dato una penalità di partita... Dopo la pescata di settimana scorsa, le signore (Danila e Rita), mi hanno informato che la prossima escursione l'avrebbero organizzata loro, e che io ero esautorato. Beh, me la sono meritata. E devo dire che non mi è dispiaciuta l'idea, per una volta, di andare a traino, invece di dovermi preparare tutto io. Il parto della gita è stato periglioso: volevamo andare di venerdi, dato che per il fine settimana la meteo era annunciata dal bruttino al pessimo, e fino all'ultimo momento non ho avuto conferma che potevo sganciarmi dal lavoro.... Vengo informato che la gita sarà tranquilla, senza possibilità di perdersi (così non fanno brutte figure loro).

 

09:30 Ci ritroviamo i soliti quattro dell'Ave Maria (beh, erano tre, ma tanto io in foto non ci sono mai), Danila, Rita, Pierfranco con il sottoscritto a Morcote. Dopo il solito caffé, ci prepariamo per la partenza. Vengo informato che per arrivare all'alpe Vicania ci sono più di 1'400 scalini da fare. Oh mamma mia: hanno deciso di punirmi... Gli scalini sono la cosa che odio di più. La meteo promette bene, e vediamo Porto Ceresio dall'altra parte.

 

2010.04.09-Tra-due-rami-del-Ceresio 2894

 

Ci spostiamo ai piedi della scalinata, che conduce prima alla chiesa e al battistero, per salire poi lungo il versante della montagna.

 

10:00 Con calma (mi sono arrivate due telefonate di lavoro mentre salivo), arriviamo alla chiesa e al prato del battistero. La temperatura inizia già ad alzarsi, e oltre a visitare i due edifici, ci allegeriamo per non morire di sudore.

 

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10:10 Ripartenza. Apparentemente le informazioni ricevute sono sbagliate, in questo tratto di scalini non ce ne sono. Il sentiero qui non è larghissimo, ma non presenta difficoltà. In compenso sale abbastanza velocemente, e sotto di noi possiamo vedere il nucleo di Morcote.

 

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10:20 Raggiungiamo un punto di sosta, con bellavista.

 

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Lungo la via abbiamo incrociato diversi turisti, che sembra parlino una lingua slava. Non sono abbigliati per lunghe escursioni, e vanno su e giù come se non sapessero bene dove dirigersi. Però hanno imparato a dire "buongiorno" in italiano, e questo è apprezzabile.

 

La primavera, con la sua fioritura, sta iniziando a colpire bene, e mi offre spunti fotografici e tutto spiano.

 

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11:05 Le informazioni erano esatte: tutta a scalini. Per fortuna non di quelli alti, rompiquadricipiti, che trovi in montagna. Abbiamo costeggiato un terreno privato, immenso, che sale praticamente da Carona fino all'alpe, e accanto alla rete di protezione, scalini lunghi, tanti. Poi finalmente il cielo si apre sopra di me, e vedo un cartello giallo che mi dice che le fatiche della salita sono terminate. Da qui, più o meno, tutto pianeggiante.

 

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L'alpe Vicania si presenta come una grande zona libera da alberi, quasi in cima alla montagna. Un allevamento di cavalli, un grotto-ristorante, e silenzio. Non si sente il rumore del traffico.

 

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Le capogita decidono che è permesso fermarsi al ristorante, e godersi un attimo di quiete. Pier ed io non diciamo di no (quando le donne comandano, comandano), e facciamo come i turisti veri: fronte al sole, e chiacchere.

 

11:45 Sistemato il conto ci rimettiamo in moto, verso la prossima destinazione. Lungo la via, un elicottero parcheggiato. Probabilmente è di quattro signori che discutevano animatamente sulla terrazza del ristorante. Cavoli, ma fino a qui devono venire ad impestare l'aria?

 

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Lungo il fianco della montagna il sentiero si è trasformato in una bella strada forestale, agevole, da percorrere in tutta tranquillità: avrei potuto mettere anche le scarpe da trekking, invece che gli scarponi da montagna.

 

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Ad ogni incrocio, cartelli segnavia rendono chiaro il percorso. Beh, così sono capace di non perdermi anch'io... La vegetazione, pur priva di foglia, è abbastanza fitta da togliere parzialmente la vista, fino ad un punto proteso verso il lago, dal quale finalmente riesco a fotografare il ponte-diga di Melide.

 

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La prima costruzione risale al 1847, unicamente stradale. Poi vi aggiunsero la ferrovia, ed in seguito, negli anni '60, l'autostrada. E' un nodo importantissimo del traffico ticinese, e quando si formano colonne qui, ne risente la circolazione di mezzo cantone.

 

12:30 La forestale si apre improvvisamente, e ci troviamo alle porte del paradiso. Azalee ovunque, alcune già fiorite, la vista del San Salvatore davanti a noi. Siamo arrivati al parco San Grato.

 

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Lo percorriamo in tutta la sua lunghezza (ma non altezza) in un tripudio di colori e vegetazione. Cartelli didattici, sentieri tenuti alla perfezione, vista su Carona e San Salvatore, parchi gioco. Splendido. Cerchiamo un posticino appartato per il nostro pranzo al sacco, e troviamo uno prato delizioso costellato di crocus bianchi e viola. Il posto è perfetto.

 

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13:30 Terminata la pappa, con vista sul Lema, Tamaro, e tanti altri, ci imboschiamo al ristorante del parco per il caffé ed il gelato. Decisamente le signore fanno le cose alla grande, quando organizzano: ho ancora molto da imparare. La terrazza offre la vista verso Lugano e Bissone. Il sole splende. Niente rumori artificiali, gelato al limone, e caffé. La vita è bella.

 

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14:00 Decisamente oggi niente stress. Pausa pranzo lunghissima, finalmente decidiamo che forse bisognerebbe proseguire: si stava bene qui... Imbocchiamo il sentiero di discesa verso Carona, tutto a tornanti nella parte alta, per spianarsi poi al limite tra la strada ed il bosco nella parte bassa. Giriamo attorno al monte, con la vista su di una delle belle chiese di Carona.

 

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Poi proseguiamo per un breve tratto sull'aslfato, fino alla piscina di Carona, e da li riprendiamo la forestale che porta verso la madonna d'Ongero. Essendo tutto in piano, il mio cambio automatico ha inserito l'overdrive, e mi ritrovo in testa alla comitiva.

 

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14:30 Senza penare arriviamo alla chiesa della madonna d'Ongero. Bella costruzione, con una mini via crucis, le cui stazioni  non hanno più immagini, e numerate in modo da farti fare lo zig-zag da sinistra a destra e viceversa salendo. La porta della chiesa è chiusa, per cui niente visita.

 

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Sosta per il rifornimento idrico: il caldo si fa sentire, e il mio sacco sta diventando sempre più leggero. Sono partito con quasi quattro litri d'acqua e liquido isotonico, me ne resta meno di uno. Dopo la visita riprendiamo la forestale, dalla quale si intravvede la zona di Agno, ma la vegetazione impedisce di scattare delle foto degne di questo nome. Poi, indicazione di un punto di bella vista, e mi fiondo: golfo di Ponte Tresa, pian Scairolo, le montagne verso il Tamaro, la zona dietro il San Salvatore.

 

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15:00 Abbiamo percorso la forestale senza problemi, per arrivare a Torello, caratterizzato da un unico edificio, composto da una chiesa ed una casa d'abitazione collegata. Una volta questo era un convento,  Attorno prati, e vista quasi si fosse nel Monferrato.

 

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Nuova breve sosta, per la merendina del pomeriggio, e per godersi il paesaggio. Scendiamo leggermente, per poter ammirare l'edifico in tutta la sua imponenza.

 

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Ulteriore discesa di alcune decine di metri, e arriviamo al bivio, dove prendiamo a sinistra verso Morcote. Nuovamente ci ritroviamo su di una bella forestale, che scende lentamente e costantemente verso il lago, percorrendo il giro del monte Arbostora in senso anti-orario rispetto alla nostra direzione di marcia. Camminata agevole, senza problemi, tra i rami si intravvede il lago,

 

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Il sottobosco ci offre fiorellini di tutti i tipi, ciliegi selvatici in fiore e farfalle.

 

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16:00 Siamo alle porte di Morcote, dopo una discesa lenta e tranquilla: quasi quasi avrei preferito salire da questa parte. Percorriamo le vie alte di Morcote per portarci al parcheggio dal quale siamo partiti, ammirando gli splendidi giardini e le ville che ci circondano (zona di borsoni, decisamente). E dall'altra parte, il poncione d'Arzo, che mi ha fregato in febbraio. Lo guardo bene: non c'è più neve, magari settimana prossima lo risfido nuovamente...

 

16:15 Sistemati, calzato le scarpe da settimana, deposto i sacchi, siamo nuovamente imboscati al bar per bagnare l'ugola. Turisti che ci guardano straniti, in tenuta da trekking, loro bene vestiti. Si sente solo tedesco e slavo (russo?). Ultima foto a Porto Ceresio, con battello in bella vista.

 

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Passeggiata veramente deliziosa, non faticosa, da farsi con ritmi tranquilli, godendo ogni istante. E soprese, molte più di quante mi sarei atteso, ma non di quelle che organizzo io di solito :-) Da consigliare anche alle famiglie, soprattutto la visita al San Grato. Ed ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

 

Profilo

 

La passeggiata inizia al Km 8, continua fino al 12, per tornare poi da 0 a 8. Avevo impostato Morcote come punto di partenza (Km 0), e invece il profilo me lo ha spostato al Km 8.... Mmmmmh. Ricontrollo il profilo di settimana scorsa: ahhhhh, invece di tenermi Casima come punto di partenza, ha presso Cabbio, per cui io avevo memorizzato una salita immediata, che invece era alla fine dell'escursione. Bene, ho imparato qualcosa: mai fidarsi dell'informatica.

 

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto della passeggiata (non che ci sia qualcosa di speciale).

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7 aprile 2010 3 07 /04 /aprile /2010 10:10



Percorso effettuato: Casima (Q620) - Da qualche parte sulla montagna (Q910) - Tür (Q685) - Alpe Pianspessa (Q1036) - Tür - Casima.

 

Percorso pianificato: Casima (Q620) - Tür (Q665) - Alpe Pianspessa (Q950) - Muggiasca (Q920) - Muggio (Q664) - Cabbio (Q650) - Casima.

 

Difficoltà del sentiero: T1 e T2.

 

Dislivello: circa 900 metri effettivo, 1100 pianificato.

 

Lunghezza del percorso: circa 12 Km effettivo, 14 pianificato.

 

Sforzo equivalente: 21 Km effettivo, 25 pianificato.

 

Durata (incluse le pause): 7.5 ore.

 

Riferimenti: sito dei sentieri della valle di Muggio.

 

Nota: se non avessi fatto il casino che ho fatto, avrei potuto quasi catalogare l'escursione come "trekking per famiglie"...

 

E si, questa volta ho fatto proprio una gattata... Dato che giovedi e venerdi ha nevicato nuovamente, fino a basse quote, organizzo una escursione che non salga troppo. La giornata di lunedi di Pasqua è prevista bella ma ventosa, così decido di riparare nel Mendrisiotto, e dato che non sono mai stato in valle di Muggio, l'occasione è ghiotta. Come al soltio consulto il mio DVD dei sentieri, e tra le varie possibilità pianifico il giro ad anello nella parte alta della valle. L'invito viene apprezzato, e questa volta siamo in otto, con tre cani: Rita, Danila, Piera, Pinuccia, Alberto, Pierfranco, Enrico ed il sottoscritto.

 

Sabato acquisto la cartina della zona, ma trovo solo quella 1:20'000 fotografica. Quella topografica 1:25'000 non ce l'hanno. Non mi preoccupo, il sentiero è marcato bene...

 

09:40 Troviamo miracolosamente parcheggio per tutti appena fuori dall'abitato di Casima, lo attraversiamo restando sulla sponda destra orografica. Cielo limpido e terso, con folate di vento 

 

2010.04.05-Pascolata-in-valle-di-Muggio 2733

 

Passiamo le viuzze del paese, ed arriviamo al cimitero. Mi ricordo che la cartina indica che bisogna salire su questo versante, tenendo sempre la sinistra. Al cimitero ci sono due sentieri, uno che sale a sinistra, l'altro continua in piano a destra. Enrico, che la zona la conosce bene, mi fa notare che secondo lui bisogna prendere a destra. Imperterrito affermo che no, la via giusta è a sinistra.

 

2010.04.05-Pascolata-in-valle-di-Muggio 2736

 

Errore. Errore, errore, errore. Il sentiero si presenta bene, ma di marche bianco-rosse-bianche non c'è ombra. Saltuariamente troviamo dei segni gialli, ma non sono quelli ufficiali. Incontriamo due o tre bivii, con il sentiero di destra che scende o resta in piano in tutti i casi, e quello di sinistra che sale. Ordine del capogita: sinistra, si sale, sempre!

 

10:20 Abbiamo percorso un po' di strada, ed il sentiero si fa sempre più sottile. Dato che siamo in salita, sono sempre l'ultimo della fila. Arrivati ad un ulteriore crocevia i compagni mi attendono.

 

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Cominciamo a tastare il sentiero: dritto a destra, in salita a sinistra. Enrico percorre quello piano, io salgo. Ci ritroviamo, decidiamo di salire ulteriormente. Il sentiero diventa sempre più rarefatto. Il terreno è molle per le pioggie dei giorni scorsi, tende a franare, Il terreno a lato è piuttosto pendente, e occorre camminare con prudenza.

 

10:50 Arriviamo ad un corso d'acqua. Il sentiero c'è e non c'è. Dall'altra parte del fiumiciattolo il sentiero è largo una spanna si e no, con una bel salto sotto. Tutti attraversano, e continuiamo lungo questa via.

 

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11:30 Secondo corso d'acqua. L'attraversamento non è agevole, ed il sentiero ormai è una pista di animali. Marche non ne vediamo più da un bel pezzo, neanche quelle gialle. Dall'altra parte non si riesce a vedere un percorso. Alberto, che dispone di un altimetro, mi informa che siamo circa a Q900. Un dubbio inizia ad insinuarsi nella mia mente... Passo da solo il corso, per verificare se dall'altra parte c'è il sentiero. Mmmmh, in effetti c'è qualcosa che nelle migliori delle ipotesi si potrebbe chiamare così, ma è ingombro di alberi caduti, difficili da scavalcare, pendenza laterale esagerata, terreno franoso. Mi arrendo. Ho cannato alla grande. Comunico ai compagni che oltre non si va, e si torna indietro. Grosso sospiro di sollievo da parte di diversi di loro, bravissimi, mi hanno seguito senza mai criticare... 

 

12:15 Scendiamo per la stessa via, e finalmente ritroviamo un tracciato che si può definire sentiero, in prossimità di un cascinale. Praticamente siamo scesi alla quota di partenza.

 

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Dall'altra parte della valle Muggio mi guarda sornione, con il sorriso sotto i baffi.

 

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12:45 Adesso siamo messi bene. Si cammina senza problemi, il sentiero è evidente, e arriviamo a Tür, cinque casette e qualche capra senza difficoltà.

 

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Enrico propone di continuare fino alla chiesetta, posta poco più in basso, in un bel prato, per fare pranzo: proposta accettata all'unanimità.  Non essendo più sotto pressione, mi dedico alle foto dei fiori che trovo lungo il sentiero (beh, ne ho fotografati diversi anche durante la salita fuori pista), e al paesaggio, splendido.

 

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13:00 Gruppo sano e salvo alla chiesetta. La stessa si trova su di un prato privato, e il proprietario (secondo le informazioni di Enrico) fa pagare per aprirne la porta e permettere la visita. In effetti come ci avviciniamo arriva un signore, che corre ad aprire la porta della chiesetta. Enrico lo informa che desideriamo unicamente fare pic-nic: un po' deluso il signore richiude la porta, ma ci dà il permesso di sostare.

 

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Pappa in gruppo, acqua e cibo per i cani, ciacole, e discussione sul proseguio dell'escursione. Ci siamo mangiati un bel po' di tempo con il fuori-programma. Decidiamo di continuare lo stesso fino a Pianspessa, dalla quale si gode di una bella vista, ed eventualmente chiudiamo l'anello come painificato.

 

Mentre mangiamo mi godo il monte Generoso, che ci osserva con la sua grande antenna di tramissione. Una volta i cucuzzoli delle nostre montagne erano addobbati di croci, adesso siamo diventati molto più tecnologici.

 

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14:00 Tutti in marcia. Risaliamo fino a Tür, e prendiamo il sentiero a destra che sale verso l'alpe Germania pe condurre poi a Pianspessa. Foto ricordo del punto di sosta.

 

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Il sentiero sale deciso nel bosco di faggi, alcuni veramente imponenti.  Deve essere piacevole anche d'estate. Mentre saliamo il panorama si apre sempre più, sia verso Sud, che verso Nord. In basso vedo Muggio.

 

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15:00 Problema. Tre nostri compagni molto veloci sono già a Pianspessa. Noi, arrivati all'alpe Germania, abbiamo uno stop dato che una delle nostre compagnie viene colta da crampi ad una gamba. Discutiamo tra di noi, non ce la sentiamo di farla continuare in queste condizioni. Soluzione: si scende per la via più breve a Muggio, i conducenti recuperano le auto a Casima, e vanno a Muggio a riprendere i compagni. Via cellulare informo i tre che si rientra, e perché. Mentre li attendiamo, una bottiglietta di liquido isotonico risolve il problema, il crampo scompare. Veniamo raggiunti dai tre, nuova discussione, si sale tutti a Pianspessa.

 

15:20 E finalmente arriviamo al secondo checkpoint della giornata. Improvvisamente veniamo colpiti da un vento sferzante e freddo. Durante tutto il tragitto la costa della montagna ci ha sempre riparati, e non ci eravamo resi conto di quale intensità avesse. Adesso dobbiamo coprirci velocemente.

 

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Il panorama da quassù è veramente splendido. A Sud si apre la valle...

 

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...mentre a Nord il massiccio del Generoso domina con la sua mole.

 

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15:45 Abbiamo provato ad avviarci verso Muggiasca, percorrendo tutto il lato sinistro della montagna (dal nostro punto di vista), poi ci rendiamo conto che il resto del giro richiederà almeno quattro ore, e che arriveremmo tardissimo al punto di partenza, poi ancora il rientro a casa, con il traffico di Pasqua. Decidiamo di lasciare stare, di avventure per oggi ne abbiamo avute a sufficienza. Riprendiamo il sentiero in discesa in direzione di Tür. Una vanessa decide finalmente di lasciarsi fotografare.

 

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16:20 Siamo appena sopra Tür, in un piccolo insediamento, e facciamo merenda. La giornata è stata impegnativa. Sui muretti le lucertole godono di questa bella giornata per riprendere la loro temperatura, ma non tutte sono disposte a farsi fotografare, e una si mostra molto timida.

 

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16:35 E adesso l'ultimo pezzetto fino a Casima. Ripassiamo Tür, e questa volta imbocchiamo il sentiero corretto verso il punto di partenza.

 

16:50 Arriviamo al rustico che aveva segnato il rientro sul sentiero normale questa mattina.

 

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Quella marca è stata notata con grande soddisfazione da parte di tutti, compreso il sottoscritto. Il sentiero non presenta difficoltà di sorta, Davanti a noi gli ultimi scorci della valle, prima di arrivare a Casima.

 

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17:05 Cimitero. Dalla parte giusta...

 

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Poi ripercorriamo le viuzze.

 

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17:15 E siamo nuovamente al parcheggio. Tutti. Sani e salvi, e anche sorridenti.

 

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Saluti e baci, rientriamo con Danila e Pierfranco verso Lugano, dove hanno lasciato la loro auto.

 

Alla sera un po' di sana autocritica ed esame di coscienza: 1) sono stato troppo sborrone, 2) non ho dato ascolto ad Enrico che la zona la conosce, 3) mi sono fidato troppo della mia memoria, 4) ho utilizzato una cartina inadatta sul terreno. Mi toccherà fare ammenda.

 

E questo è il profilo altimetrico dell'escursione che avrei voluto fare.

 

Profilo

 

Clicka qui se vuoi vedere tutto le foto dell'escurisone (non che ci sia qualcosa di speciale).

 

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2 aprile 2010 5 02 /04 /aprile /2010 15:55

Percorso effettuato: Personico (Q325) - bacino val d'Ambra (Q603) - Monastei (Q895) - Cassinone (Q911) - Lobia (Q917) - bacino val d'Ambra - Personico.

 

Difficoltà: sentiero T1 e T2.

 

Dislivello: 960 metri.

 

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

 

Sforzo equivalente: 23 chilometri.

 

Durata (incluse le pause): 6.5 ore.

 

Riferimenti: sito della val d'Ambra.

 

Nota: il sentiero di destra salendo è adatto anche alle famiglie. Il sentiero sul lato Sud richiede un po' più di attenzione, dato che vi sono alcuni passaggi leggermente esposti.

 

La val d'Ambra è una laterale della bassa Leventina, appena sopra Personico. Stretta e selvaggia in basso, si allarga in alto (come molte altre valli ticinesi scavate dal fiume). Allo sbocco, che resta circa 300 metri sopra la Leventina, è stato costruito un bacino d'accumulazione artificiale, piccolo. La valle negli ultimi anni ha acquistato fama, dato che ci sarebbe il progetto di costruire un secondo bacino, più a monte, per sfruttare meglio il salto d'acqua per la produzione di elettricità. Gli ecologisti si oppongono, dato che un progetto del genere in una valle così piccola rischierebbe di comprometterne l'ecosistema. Inoltre, verrebbe costruita una strada, che oggi non esiste, la quale, una volta terminati i lavori, resterebbe a disposizione... E si sa che quando c'è una strada, prima o poi iniziano a passare veicoli...

 

Dopo la scampagnata di ieri in val Calanca, devo portare Rita a sgranchire le gambe, e decidiamo che è l'occasione buona per andare a conoscere questo pezzetto di Ticino. Riceviamo anche altri inviti, ma orami siamo in parola con Danila e Pierfranco. Ritrovo al solito posteggio (attenzione all'ora legale appena entrata in funzione), poi via per Personico, caffé, e vestizione dei cavallieri.

 

09:40 Pronti alla partenza. La giornata si annuncia bella e calda. C'è stata una brevissima discussione relativa alla possibilità di salire con l'auto direttamente al bacino e partire da li. Risposta unanime: siamo qui per camminare, non per guidare...

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2497

 

Saliamo nel paese fino a trovare l'imbocco del sentiero che porta al bacino, bel sentierone agevole da percorrere. Lungo i bordi i primi fiori primaverili, e la vista che si allarga man mano che ci eleviamo.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2510

 

La salita si svolge senza difficoltà, dandoci una vista sempre più ampia sulle gole della Biaschina, e sul fondovalle verso Biasca.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2525

 

10:35 Arriviamo al bacino. Da qui partono i due sentieri che salgono sui due versanti della valle per congiungersi nuovamente a Cassinone. Quello di destra (sulla sinistra orografica) è meno pendente, l'altro più impegnativo nel primo tratto, e non esposto al sole. Decidiamo di salire a destra, per restare al sole, e percorrere la parte in ombra nel pomeriggio, quando presumibilmente sarà più caldo. Aprofittiamo di una bella terrazza naturale per ammirare il paesaggio.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2546

 

Il sentiero (è praticamente una forestale) ci conduce abbastanza velocemente in alto, nella zona terrazzata. Sotto di noi continuiamo a vedere il bacino, persino più piccolo di quello incontrato ieri tra Molina e Buseno. Oltretutto è mezzo vuoto, non si capisce bene quanta elettricità possa produrre... Ma quello che ci incanta, sono i fiori che ci accompagnano lungo tutto il tragitto.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2554

 

11:10 Arriviamo ad un piccolo rustico, molto ben tenuto. Sosta cornetto e cioccolata, come d'abitudine. Verso Ovest vediamo il monte che sovrasta Cassinone, e la catena che divide la valle d'Ambra dalla valle Verzasca, raggiungibile tramite il passo di Gagnone, poi giù alla capanna Efra, laghetto d'Efra e Frasco... 1800 metri di dislivello, 19 chilometri, Rita ed io decidiamo che s'ha da fare.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2561

 

 

 

11:25 Ci rimettiamo in moto, in alto vediamo già il punto dove (ma non lo sapevamo ancora) faremo pranzo.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2563

 

Il sentiero adesso segue le coste della montagna, entrando ed uscendo da piccole vallette laterali, caratterizzate da splendidi corsi d'acqua, taluni anche con cascata, altri in secca completamente. Dietro abbiamo il panorama verso la valle di Blenio, e un piccolo insediamento posto sopra l'imbocco della valle.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2575

 

Filiamo via lisci, senza problemi. Il sentiero fa piccoli salti in salita, per continuare nuovamente quasi orizzontale, elevandoci man mano verso Monastei. Poi appaiono i crocus, che invadono anche il sentiero. Slalom gigante per non calpestarli.

 

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12:10 Senza sforzo arriviamo al bel cascinale che avevamo visto in precedenza. Ben esposto al sole, e con tanto di panchina in legno, è un invito alla sosta per il pic-nic. Ci piazziamo comodamente, chi a gambe tese...

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2610

 

...chi nella zona uomini, che raggiungo anch'io.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2611

 

Da questa terrazza osservo la valle: veramente splendida, anche se la vegetazione è ancora spoglio. Sul nostro lato prevalentemente castagni, faggi e betulle, l'altro lato, ancora più selvaggio e verticale, pieno di conifere. Osservo con lo zoom della macchina fotografica i tratti di sentiero che si vedono: sarà meno agevole che da questa parte. 

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2602

 

13:00 Ci siamo rimessi in marcia. Il sentiero scende per scavalcare un fiume, e risalire poi a Monastei.

 

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13:10 Appena passato Monastei, Danila mi fa cenno: avvistamento di un bel rospo vanesio, che si lascia fotografare senza battere ciglio da tutte le angolazioni.

 

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2623

 

13:15 Ed ecco il ponte che attraversa il fiume nel punto più stretto. Bella costruzione in sasso. Da qui partono le varianti, come appunto la salita al passo di Gagnone. Passiamo il ponte, con i primi accenni di neve residua.

 

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2636

 

Non è un ponte: è una porta dimensionale. Appena passato, il paesaggio cambia radicalmente, senza soluzione di continuità, ed entriamo immediatamente in una splendida pineta. Mi sento a casa.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2648

 

Un cambiamento improvviso e repentino.  

 

In basso, l'acqua prende slancio, e prima di gettarsi percorre una bella parabolica lungo il fianco.

 

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13:30 Stiamo arrivando a Cassinone, e la neve, protetta dall'alto versante della montagna, inizia a darci fastidio. Non è profondissima, ma non ha tenuta. Il sentiero termina quasi a strapiombo, e abbiamo paura che la neve scivoli oltre il bordo. Bisogna camminare con prudenza. Poi salita fino a Cassinone.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2653

 

 

Da qui il sentiero riparte entrando quasi subito nella pineta. Sono a mio agio, e, per una volta tanto, prendo la testa del gruppo.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2660

 

14:10 Abbiamo passato un tratto abbastanza impegnativo per la neve, e giungiamo in una zona costellata di cascate e scrosci d'acqua. Zona bellissima e selvaggia, appaga gli occhi e le orecchie, con la sinfonia dell'acqua.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2676

 

14:20 Siamo a Lobia, piccolissimo insediamento di due o tre case. Non siamo di fretta, così ci fermiamo per una piccola sosta. La scorta d'acqua sta scendendo velocemente, dato che il caldo si fa sentire anche a queste altezze. Durante tutto il percorso ho sentito continuamente refoli d'aria calda, seguiti da refoli d'aria fredda. Cambiamenti di microclima ogni poche decine di metri.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2684

 

14:40 Ripartiti, poche centinaia di metri oltre in basso vediamo il bacino.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2690

 

Mmmh, siamo ancora abbastanza altini. Mi sa che la discesa sarà abbastanza pendente. Man mano che procediamo, la visuale si allarga nuovamente verso la Leventina, e rivediamo anche il monte Matro con la usa grande antenna, che sovrasta Biasca 

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2513

 

15:05 Il sentiero è uscito definitivamente dal bosco, e ci avviciniamo velocemente al bacino. Rispuntano i fiorellini, che erano scomparsi nella parte nel bosco.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2713

 

13:20 Si rivede Personico, e la vallata. Inizia a fare caldo...

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2717

 

15:30 Siamo arrivati al bacino. Passiamo la diga per riprendere il sentiero di discesa verso Personico. Il sole picchia, si sente che le giornate si stanno allungando bene.

 

2010.03.28-Valle-Ambra 2724

 

16:15 Siamo nuovamente a Personico. Ci fermiamo allo stesso bar di stamane, e parliamo con alcune persone del luogo, che ci consigliano di rifare la gita tra un due mesetti, quando sarà tutto verde. Allora la valle avrà cambiato completamente il suo aspetto, e si mostrerà con un volto completamente diverso. Rientrando decidiamo che è il caso di seguire il consiglio.

 

Ed ecco qui il profilo altimetrico da Personico al bacino...

 

Profilo1

 

...e il profilo dell'anello dal bacino a Cassinone e ritorno.

 

Profilo2

 

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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30 marzo 2010 2 30 /03 /marzo /2010 18:43



Percorso effettuato: Castaneda (Q779) - Santa Maria (Q955) - Molina (Q710)  - Buseno (Q752) - Arvigo (Q818) - Selma (Q977) - Cauco (Q950) - Santa Domenica (Q1035) - Augio (Q1034) - Rossa (Q1069). Rientro da Rossa a Grono con il postale.

Difficoltà: sentiero T1 e T2. 

Dislivello: 950 metri.

Lunghezza del percorso: 19 chilometri.

Sforzo equivalente: 29 chilometri.

Durata (incluse le pause): 6.5 ore.

Nota: ho inserito questa escursione nella categoria "trekking impegnativo" per la difficoltà del sentiero tra Buseno e Arvigo, e la lunghezza del percorso. Il tratto da Arvigo fino a Rossa, invece, è percorribile anche da famiglie, ed è possibile interrompere l'escursione in ognuna delle località che si passa, rientrando con il servizio di autopostale.

 

Sabato libero, e in solitaria, dato che Rita ha un impegno per tutta la giornata. Durante la settimana pianifico dei tracciati in quota (diciamo fino almeno a Q1500), ma giovedi e venerdi si mette a piovere in basso, e nevicare in alto, tagliando le gambe a qualsiasi progetto di salita. Decido per qualcosa vicino a casa: la valle Calanca, dietro l'angolo, e che non ho mai visitato, non ostante sia così vicina.

 

La Calanca, percorsa dal fiume Calancasca, è la laterale della Mesolcina più importante. La trovi partendo da Grono, a sinistra salendo da Bellinzona verso San Bernardino. Un primo salto importante porta all'imbocco, poi la valle si innalza regolarmente, fino a Rossa, ultima località abitata.

 

Pianifico il viaggio: auto fino a Grono, postale fino a Castaneda, primo insediamento, poi a piedi fino a Rossa, e rientro a Grono con il postale. Gli orari vanno bene: salita alle 9:29, per cui non devo neanche svegliarmi troppo presto, cosa che sicuramente non amo.

 

9:45 Il conducente del postale mi deposita a Castaneda, e mi informa che condurrà il mezzo che scende da Rossa alle 16:39. Decido mentalmente di arrivarci entro quell'ora, tanto per vedere la faccia che fa: mi ha detto che secondo lui ci impiegherò almeno 7 ore e mezzo. La meteo è buona, hanno annunciato possibili piovaschi sparsi al pomeriggio, per cui ho la giacca a vento nel sacco, ma per intanto il tempo sembra tenere. Castaneda è edificata su di un bel terrazzo, con ampia vista sulla valle Mesolcina, e con sole tutto l'anno: i nostri vecchi sapevano dove andare a costruire.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2205

 

La foto è scattata da Santa Maria. Prendo la mulattiera che sale verso Santa Maria: così facendo allungo il giro, ma già che ci sono, faccio le cose per bene, e visito anche questa località. Salita senza problemi, diversi crocus lungo il percorso, che ogni tanto taglia la strada asfaltata.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2181

 

10:15 Arrivo a Santa Maria, e ne percorro tutti i viottoli per portarmi all'altezza della rocca che domina la Mesolcina. Qui è stata costruita una torre di guardia, visitabile, dalla quale si poteva tenere d'occhio tutto il traffico da e per il San Bernardino. Proprio sotto la torre, la chiesetta del villaggio.

 

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2190

 

 

Il Gesero da qui si mostra in tutto il suo splendore.

 

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10:20 Mi rimetto per via, incrociando subito gli ambasciatori della primavera: degli splendidi crocus gialli.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2200

 

 Uscito dal villaggio, prendo il sentiero che porta verso Molina. Poco dislivello, dato che Molina è poco più in basso di Santa Maria, e costeggerò tutto il lato sinistro orografico per arrivarvi, percorrendo l'ampia curva che porta in valle. Dopo poche centinaia di metri terminano i prati coltivati e si entra nel bosco.

 

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2212 

Lungo la via diversi cartelli nei punti topici, e anche una piccola statuina che ricorda una matrioska.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2216

 

Percorrendo  la curva della montagna imbocco finalmente la valle, e sotto di me appare Grono.

 

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E poco oltre la strada di valle, nella parte in cui sale ripida per accedere al falsopiano che la forma. Nel frattempo, percorrendo una curva, vedo tre camosci sopra di me, che scappano immediatamente nella vegetazione: due a sinistra, uno a destra. Ascolto, e non ostante il terreno pietroso, non fanno il minimo rumore con i loro zoccoli.

 

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11:10 Mi sono addentrato bene, e sotto di me inizio a vedere Molina, frazione di Buseno, posta sulla strada principale. Passo un vecchio insediamento, ormai in rovina. La prova? Un albero completamente infestato dal vischio, sacro ai druidi, ma letale per la pianta.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2245

 

E piccole gemme sul terreno: una cactacea, abbastanza rara da queste parti e a queste altezze.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2252

 

11:25 Arrivo a Molina, dinnanzi all'ufficio postale. Controlla la carta dei sentieri, sembra proprio che devo salire fino a Buseno per prendere la via per Arvigo. Per sicurezza chiedo all'impiegata postale, la quale mi guarda stralunata, dicendomi che non conosce nessun sentiero tra queste due località. Vabbé, lo troverò da solo.

 

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11:35 Attraverso il ponte sul bacino artificale, veramente mini (ma domani ne vedrò uno ancora più piccolo), e inizio la salita verso Buseno sulla strada asfaltata. Salendo noto una cosa che mi fa piacere: un nuovo muro di contenimento, costruito non in cemento, ma con la pietra, come si faceva una volta. Grand bel lavoro, complimenti a chi sa ancora lavorare così. Su di un muro, una bella vanessa si mette in mostra (la trovi nell'album).

 

 

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11:45 Arrivo nell'abitato, seguo il mio istinto, di cartelli non ce ne sono. In una viuzza incontro una anziana signora, confido che almeno lei sappia dov'è il sentiero: in effetti si, mi dice "vada fino alla mia stalla, poi continui di li...". Già, ma io non so qual'è la sua stalla. A Buseno sicuramente lo sanno tutti, ma io sono foresto... La signora probabilmente capisce la mia perplessità, e mi descrive l'edificio. Pneso di aver capito, e parto.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2283

 

12:00 Trovo la stalla della signora, ci sono le marche, tutto bene. Tutto bene? Mica tanto. Arrivato a questo cascinale, seguo la traccia più ovvia, e mi ritrovo a pascolare come una mucca scozzese. Sentiero, niente. Torno indietro, ritento un'altra strada, vicolo cieco. Torno ancora più indietro, e finalmente vedo un'esilissima traccia sopra di me. La imbocco, e poco dopo ritrovo la marca del sentiero. Nei punti dove non c'era problema, cartelli a gogò, qui, niente.

 

2010.03.27-A-zonzo-per-la-Calanca 2286

 

Tutto bene quello che finisce bene. Continuo, e a un certo punto il sentiero, ad una biforcazione, è marcato verso il basso. La signora avevo detto di prendere il sentiero che scende, deve essere questo...

 

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Marca di qua, marca di là, alcune sbiadite, sulle rocce, all'improvviso mi ritrovo sul greto del fiume, del sentiero non c'è più traccia, e di marche neanche l'ombra. Oihbò. Avrò sbagliato qualcosa? Sopra di me vedo due sassiole, non mi sembrano molto stabili. Decido di continuare lungo il fiume, tra roccette, e niente sentiero. Passo un masso che nasconde una pozza d'acqua, e subito parte un airone cinerino in volo, verso monte. Contino, e passo anche la seconda sassaiola.

 

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Mi guardo attorno... Di sentiero non c'è proprio l'ombra, di marche neanche. Guadare il fiume e portarsi sulla strada di valle? Impossibile, corrente troppo forte e acque profonde. Rifletto... Nell'escursione al Cristallina abbiamo passato una ganna imponente, c'erano le marche che conducevano. Tra la capanna Piansecco e l'alpe Pesciora si passava anche una ganna, e avevano costruito il sentiero... Guardo bene in su, e circa 30 metri sopra di me vedo una specie di cornice orizzontale. Potrebbe essere il sentiero che attraversa queste due mini-ganne? Non ho voglia di tornare indietro e cercare se ho sbagliato qualcosa, e decido di salire. Fatica immonda, pendenza tremenda, salgo a quattro mani, aiutandomi con i noccioli sparsi lungo il pendio, noccioli che normalmente odio di cuore, dato che da due anni sono allergico al loro polline, ma così provvidenziali adesso. Polpacci urlanti, quadricipiti che fanno il coro...

 

12:30 Arrivo su di un tratto piano largo poco più di una spanna. Sarà un sentiero? A me non sembra.

 

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Torno indietro fino alla sassaiola, ho percorso pochissima distanza da Buseno. Cerco, ma in effetti di marche non ce ne sono. Provo. Continuo lungo quello che potrebbe essere il sentiero, e in effetti, liberazione, dopo circa 70-80 metri, ad una svolta, una deliziosa marca bianco-rosso-bianco mi saluta. Diciamo che non è il sentiero che mi sarei atteso in questo tratto...

 

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Uuuffff... Mi sarebbe dispiaciuto tornare fino a Buseno per attraversare e portarmi sulla strada. Da qui il sentiero si riallarga, tra roccette, ma niente di preoccupante. Nuovamente faccio scappare un camoscio che pascolava lungo il sentiero. Troppi rami, e troppo veloce, non riesco a fotografare neanche questo. In compenso fotografo il posto dove pascolava.

 

 

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12:50 Il sentiero mi fa scendere fino alla strada di valle, non capisco perché. Controllo dall'altra parte della strada, niente. Vabbé, non dovrei essere distante da Arvigo. Continuo, e in una piccola macchia di pini mi fermo 10 minuti per la prima sosta. Mezzo cornetto integrale, due quadratini di cioccolata, acqua, e via di nuovo. Mentre cammino vedo due grandi ali. è l'airone cinerino che sta tornando, probabilmente per andare alla pozza di prima. Questa volta ce la faccio...

 

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13:10 Arvigo davanti a me. Immagine da foto cartolina tipica svizzera con tanto di teleferica rossa come quella del Säntis, quella che da bambino avrei sempre voluto acquistare nella confezione regalo per giocare in camera...

 

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Cammino da tre ore e mezzo, sarebbe ora di pranzo, ma non sono stanco. Decido di fare una fermata al prossimo paese, Selma. Attraverso il villaggio, e all'altezza del ponte a campata romana trovo i cartelli con l'indicazione del sentiero di valle. Basta asfalto, evviva i sentieri.

 

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Subito dopo il ponte il sentiero biforca: a destra di sale, a sinistra verso Selma. Imbocco a sinistra, e via per prati e pascoli, contorniati da rustici ben tenuti. Incontro con un pino in posizione insolita.

 

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Il sentiero effettua dei continui sali-scendi, per contornare rocce che si protendono verso il fiume, o per guadare in alto uno dei tanti affluenti della Calancasca. Il canto del fiume qui è intenso, le acque convogliate in stretti passaggi, il colore che ricorda quello della Verzasca.

 

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13:35 Ahhhh, delizia, delizia, delizia. Il sentiero entra in una pineta, il mio regno: profumo di resina, sentiero morbido per gli aghi ed il muschio, Bello, bello, bello.

 

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Volo. Potrei andare dal mare del Nord al Mediterraneo, su di un sentiero così. Continua il sali-scendi, tra acque irruenti, e dolci rigagnoli attraversati da ponticelli.

 

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14:10 Ma come tutte le cose belle, anche il sentiero nella pineta termina, ed arrivo a Selma. Decido che adesso posso fare una fermata. C'è anche una ristorantino con terrazza, e cane bisognoso di coccole... Mi piazzo, ordino un panino ed un caffé, e provvedo ai bisogni affettivi del cane.

 

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14:30 Basta pigronare... Davanti a me vedo già Cauco, prossima meta, poco distante. Riattraverso il ponte, e imbocco nuovamente il sentiero, prevalentemente pianeggiante.

 

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Anche qui passo pascoli contorniati da rustici, in prevalenza in legno.

 

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14:45 Il sentiero mi porta ad un ponte, lo attraverso, e dall'altra parte asfalto, che mi porta a Bodio, frazione di Cauco. Uffa.

 

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14:55 Avanti lungo la strada di valle, circonvallo Cauco. Per fortuna che praticamente non c'è traffico automobilistico.

 

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15:00 All'altezza del paese trovo il ponte con il bel cartello giallo, che mi reindirizza sul sentiero di valle. Anche qui questo biforca subito, e nuovamente prendo la sinistra (nessun riferimento politico). Sentiero, in realtà è una forestale, che entra nel terreno patriziale. Un bel cartello mette subito in chiaro alcuni punti importanti.

 

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Noi sfizzerotti siamo così: tutto quello che non è proibito è obbligatorio. Dato che non c'è il divieto di percorrere la forestale, vuol dire che c'è l'obbligo di percorrerlo, e ligio al dovere eseguo.  

 

15:15 La forestale è terminata, ricomincia il sentiero, con sorpresa. C'è ancora neve. Incontro una signora che sta portando a spasso il cane (legato al guinzaglio), la prima persona che vedo oggi durante la camminata.

 

 

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Niente di preoccupante, pochi centimetri, e abbastanza portante. Continuo, e man mano che salgo verso Santa Domenica, la neve si fa più profonda. Attraverso un ennesimo ponte proprio prima dellabitato, il sentiero entra in ombra, la neve si fa più profonda e meno consistente.

 

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Comincio a fare veramente fatica, ma nuovamente non ho voglia di camminare sull'asfalto. Penso che tornati al sole troverò il sentiero pulito...  Mica tanto: mi tocca scavalcare i resti di una slavina.

 

15:40 Arrivo al ponte che riporta sull'altra sponda. Ormai sprofondo fino al polpaccio, e non ho le gamasce (gamasce è in ticiliano, altrimenti bisgnerebbe dire "ghette da neve"). Guardo dall'altra parte, anche se il sentiero è al sole c'è neve. Guardo avanti, c'è un cascinale con stradina che porta alla strada di valle... Vabbé l'orgoglio, ma quando è troppo è troppo. Scavalco una rete che dice "non entrare", e mi avventuro in un prato coperto di neve. Sprofondo fino al ginocchio. Mi entra neve negli scarponi ad ogni passo. Mi sembra di non arrivare mai al pezzo pulito. Faccio una fatica BOIA... Alzare il piede fino a farlo uscire dalla neve (altezza ginocchio), appoggiare, sprofondare, ricominciare con l'altro... Alla fine ce la faccio, e riesco a guadare il prato.

 

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A guardarlo così sembra bello ed innocente, ma ti posso garantire che è peggio di una pianta carnivora: bella e mortale. Appena sulla stradina mi siedo su di un sasso, sfilo uno scarpone alla volta, lo svuoto: mi telefonano da Vancouver per sapere se possono avere la neve che ho raccolto per le prossime Olimpiadi, tanta ne ho raccolta.... Li mando al diavolo, e salgo sulla strada. 

 

15:55 Senza storia né gloria arrivo ad Augio. Bel villaggio anche questo, case curate, che ricordano un po' quelle dell'Engadina.

 

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Davanti a me vedo già Rossa: sono praticamente arrivato. 

 

16:10 In perfetto orario entro a Rossa. Il postale parte alle 16:39, faccio ancora in tempo a bermi un caffé e scattare diverse foto.

 

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16:40 Con puntialità tutta sfizzerotta il postale parte. Sono l'unico passeggero, per tutto il viaggio fino a Grono, così il conducente ed io scambiamo qualche migliaio di parole. Simpatico, cordiale, e alla mano.

 

Ed ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

 

ProfiloBella escursione, da mettere nell'inventario di quelle da ripetere, dopo aver chiarito la situazione tra Buseno e Arvigo...

 

 

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale). 

 

 

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Geolocalizzazione: Svizzera, Ticino, Sopraceneri, Sottoceneri, Leventina, Bedretto, Blenio, Riviera, Mesolcina, Calanca, Maggia, Verzasca, Onsernone, Muggio, Bellinzonese, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto 

 

Interessi: trekking, escursioni, passeggiate, foto, natura, rifugi, capanne, flora, fauna, laghi

 

Percorsi: forestale, sentiero, transumanza, valico, passo, bocchetta, ganna