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22 marzo 2010 1 22 /03 /marzo /2010 20:35



Percorso effettuato: Campo Blenio (Q1216) - Ponte Orsàira (Q1465) - Ronco di Gualdo (Q1573) - capanna Bovarina (Q1870) - alpe Bovarina (Q2008) - alpe Pradasco (Q1742) - Ronco di Gualdo - Campo Blenio.

Difficoltà: sentiero WT2. 

Dislivello: 860 metri.

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

Sforzo equivalente: 22 chilometri.

Durata (incluse le pause): 9 ore.

Riferimenti capanna Bovarina, UTOE

In Ticino, il giorno di San Giuseppe è festivo, quest'anno di venerdi. A questo aggiungi che la meteo era annunciata buona, mentre sarebbe peggiorata di molto durante il fine settimana. Poi aggiungi il fatto che è da un anno che vorrei salire alla capanna Bovarina, ma che l'anno scorso il pericolo valanghe era sempre troppo alto, mentre per venerdi era annunciato due su cinque, e puoi ben capire quale sia stata la meta di questa escursione.

Mando gli inviti per l'escursione, e Laura ed Enrico (con la sua cagnolina Billie) si annunciano dei nostri. Bisogna anche aprofittare del fatto che ormai siamo agli sgoccioli con le escursioni con le ciaspole, dato che la temperatura sta salendo rapidamente, e ne è caduta meno che l'anno scorso.

09:45 Siamo pronti alla partenza. Ce la siamo presi comoda, tanto ho calcolato tre ore per arrivare alla capanna, e due orette per la discesa. E c'è luce quasi fino alle 19:00. La meteo è veramente splendida, il sole non è ancora sorto, nascondendosi dietro il Sosto che domina Campo Blenio. Foto di gruppo alla partenza.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 1775
Saliamo decisi seguendo i bordi della pista di sci, ci sono anche i cartelli del tracciato dei sentieri per le ciaspole. Cielo terso e nitido, temperatura già gradevole per il periodo, tutto preannuncia una giornata con i fiocchi. Dall'altra parte della valle, le montagne che portano fino all'Adula.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 1787
Saliamo deecisi, per portarci fuori dalla pista e imboccare la forestale, coperta di neve, che passa da Orsera e porta fino a Ronco di Gualdo. La pendenza iniziale è decisa, e in breve dobbiamo allegerirci di diversi strati per non finire vaporizzati.

10:30 Ci siamo già innalzati bene, e sotto di noi possiamo godere della vista di Campo Blenio. Davanti a noi uno dei vari insediamenti presenti nella valleta che porta verso l'alpe Bovarina.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 1811
Ma soprattutto, bianco e azzurro, entrabi immacolati.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 1821
La pista è segnata, ma meno profonda di quanto immaginassi, segno che non è così frequentata. Uno dei timori era che avremmo incontrato frotte di escursionisti come domenica scorsa al monte Bar. Per intanto, nessuno. Enrico, secondo il quale siamo partiti un po' tardi, scherza affermando che sono già tutti alla capanna ad attenderci. Meglio così, penso, almeno avranno scaldato l'ambiente.

11:00 Tranquilli tranquilli continuiamo il nostro percorso, per arrivare ad Orsera, bell'insediamento piazzato su di una terrazza naturale che domina la valletta. Tante casette e rustici ben tenute, e abbondante uso di legno.

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Fin qui siamo saliti senza ciaspole: la neve portava bene, e non si sprofondava. Ma qui la situazione cambia. Breve sosta per spachettare le racchette da neve e calzarle, poi via di nuovo, sempre seguendo il tracciato della forestale. Zona pianeggiante, di ampio respiro, si procede bene.

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E un sorbo, unica macchia rossa tra il bianco e l'azzurro.

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11:15 Arriviamo al ponte. Il fiume sembra essere stato addolcito con strati di panna montata da parte di un pasticciere che non ha lesinato con le quantità.

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Appena pasato il ponte tagliamo per il bosco, accorciando così la strada, ed aumentando la pendenza. Ahia. Enrico e Rita partono alla stambeccoide veloce, Laura ed io restiamo indietro. Li fotografo un'ultima volta, caso mai...

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11:40 Il gruppo si è ricompattato a Ronco di Gualdo, e decidiamo di fare una pausa cornetto - cioccolata - thé. Silenzio ovunque, non abbiamo ancora incontrato anima viva. L'insediamento è delizioso, praticamente tutte le case sono in legno, e uniscono l'antico del corno delle alpi al moderno dell'antenna parabolica satellitare.

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11:55 Pausa terminata, ripartiamo prendendo la salita verso destra.

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Passiamo a monte del ponte in legno, talmente carico di neve da farci temere che possa crollare se gli aggiungiamo il nostro peso, e guadiamo nel punto più stretto.

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Da qui si inizia la salita dura e pura, 300 metri che portano alla capanna. Il percorso di salita è ben tracciato, non ci sono dubbi o problemi su quale strada seguire. Ma la pendenza... In alcuni punti neanche le ciaspole riescono quasi a tenere, e si tende a slittare all'indietro. Intanto, là dietro, appare l'Adula, con i suoi passa 3400 metri, e il Sosto in primo piano.

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12:50 Gà semm quasi. In alto il bosco si apre, vediamo il rustico posto poco sotto la capanna, e Rita che ci fa segno: siamo sulla strada giusta.

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Ultimo sforzo, e arriviamo anche noi due sul pianoro dove siamo attesi.

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Giriamo l'angolo, e davanti a noi appare la capanna. Mmmmh, neanche un filo di fumo. Dov'è andata tutta le gente di cui parlava Enrico?

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13:10 Siamo alla capanna. Depongo il sacco, mi guardo indietro, e rimango meravigliato dallo spettacolo delle cime. Parto lungo il breve canale che porta verso l'alpe Bovarina, cambio obiettivo, e metto il grandangolo.

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Nel frattempo Enrico e le ragazze hanno preso possesso della capanna, vuota. Inseriamo la corrente, Rita accende la stufa economica, e ci prepariamo per la pappa. Pausa lunga, due ore... Si discute quale via prendere per la discesa. Ci sono due varianti: la prima scendere per la stessa strada dalla quale siamo venuti, la seconda prevede di salire ancora fino all'alpe Bovarina, e da li prendere la forestale che porta appena sotto l'alpe Pradasca, per congiungersi nuovamente a Ronco di Gualdo. Mentre discutiamo arrivano due conoscenti di Enrico, che ci informano di essere saliti per questa seconda via, molto bella e panoramica. Olé, alea jacta est: si decide per la salita verso l'alpe Bovarina. Chiudiamo la capanna, disinseriamo la corrente, e ci prepariamo.

15:10 Già, salita. Ma bisogna passare il canale. Quando siamo arrivati in capanna presentava cosi:

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Adesso, invece, si presenta così:

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E' il momento più caldo della giornata, e sembrerebbe esserci un terzo punto in cui potrebbe staccarsi una slavina. Non sono grosse, ma abbastanza da farti cadere, e magari farti male. Partiamo decisi, 50 metri tra l'uno e l'altro, e saliamo veloci: sono circa 300 metri lineari da percorrere il più velocemente possibile, in salita, con l'aggiramento delle due slavine in fuori pista.

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Passiamo le slavine, e tra le due, in alto, si vede una bella fessura orizzontale di almeno 30 metri di lunghezza che promette poco di buono.

15:25 Tutti in salvo. Percorriamo ancora un centinaio di metri, e dietro di noi sentiamo il rombo della terza slavina... Scampato pericolo. Poi lo sguardo punta verso il basso, e rimango incantato dalla gentilezza della neve, che ha formato un letto tutt'attorno ad un germoglio, ma senza coprirlo.

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Alzando lo sguardo, invece, vedo il pianoro dell'alpe Bovarina, e la valle che porta verso la chiosa di montagne con il passo della Gana Negra che porta al passo del Lucomagno. Paesaggio bellissimo, è amore a prima vista.

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Rita ed io ci guardiamo negli occhi, e ognuno vi legge la stessa cosa, senza bisogno di proferire parola: "Di qui ci passiamo". Dietro di noi la diga del Luzzone, che dà accesso al piano della Greina, altra zona paradisiaca. Mi sto innamorando sempre più della valle di Blenio.

16:00 Percorriamo buona parte del pianoro dell'alpe, sempre in leggera salita, fino ad arrivare allo stallaggio dell'alpe. Enrico ci attende pazientemente con Billie...

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...mentre Rita e Laura se la prendono comoda.

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Breve sosta thé, poi iniziamo (purtroppo) la discesa.

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La luce inizia dolcemente a scemare, e qualche nuvola foriera del brutto tempo di sabato e domenica ha deciso di portarsi avanti con il lavoro, ed è arrivata fin qui.

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Questo versante è decisamente meno frequentato, e la traccia non è sempre evidente. Ma non è un problema, la neve tiene bene in quasi tutti i punti, e non vediamo segni passati o imminenti di slavine. Scendiamo con la vista quasi continua sulla diga del Luzzone.

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16:40 Abbiamo passato la capanna e la valletta (sull'altra sponda) e ci stiamo avvicinando all'alpe Pradasca. Qui si inizia il fuori pista, dato che di traccia non se ne vede. Ed è tutta una goduria, essere il primo a lasciare il segno.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 2035
17:00 Siamo sotto l'alpe Pradasca, ed il sentiero si è congiunto con la forestale che scende a Ronco di Gualdo. La luce diminuisce ulteriormente, complici le cime sovrastanti, ma per intanto nessun problema. La discesa si fa meno intensa, a parte alcuni piccoli passaggi che richiedono un attimo di attenzione.

17:15 Sotto di noi compare Ronco di Gualdo.

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E un ultimo sguardo al pizzo Rossetto (dove eravamo stati il 28.09.2008) prima che scompaia nascosto dal versante.

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Da qui riprendiamo la stessa strada del mattino: discesa nel bosco fino a ponte...

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...poi lungo la forestale fino a Campo Blenio.

18:40 Eccoci giunti, ormai quasi al buio.

2010.03.19-Bovarina-con-le-ciaspole 2101
Enrico è profondamente dispiaciuto di essere già arrivato: è una vita che si porta le frontali con se, avrebbe voluto fare una parte della discesa utilizzandole, ma siamo stati troppo veloci.

Impacchettiamo tutto quando, poi via per un meritato caffé, e i congedi. Enrico, che era stato nominato capogita, non ostante le sue ritrosie, viene ringraziato per la disponibilità, la gentilezza, e la calma con la quale ci ha accompagnati (ha un passo con il quale avrebbe potuto lasciarci nella polvere [di neve] tutti quanti), senza mai sbuffare per la nostra lentezza ed imbranatura...

Non riesco ad immaginare un regalo più bello per la festa del papà: una giornata splendida, di silenzio, sole, neve, roccia e cielo, e la bella compagnia di Rita, Laura ed Enrico.

Ecco il profilo altimetrico da Campo Blenio a Ronco di Gualdo (andata e ritorno).

Profilo1Mentre questo è il profilo altimetrico dell'anello da Ronco di Gualdo alla capanna Bovarina, alpe Bovarina, alpe Pradasca, Ronco di Gualdo.

Profilo2
Clicka qu se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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15 marzo 2010 1 15 /03 /marzo /2010 11:31



Percorso effettuato: Corticiasca (Q1008) - Pian Sotto (Q1200) - Alpe Musgattina (Q1350) - Capanna monte Bar (Q1610) - Monte Bar (Q1816) e ritorno per la stessa via.

Difficoltà: sentiero T1 e WT2. 

Dislivello: 810 metri.

Lunghezza del percorso: 8 chilometri.

Sforzo equivalente: 16 chilometri.

Durata (incluse le pause): 5.75 ore.

Riferimenti capanna monte Bar, "Il Baro nella nebbia, 31.01.2009".

Questa volta sono arrivato in cima per secondo. Di due. Ma andiamo con ordine.

La meteo per il fine settimana è splendida, temperature ormai primaverili. Decidiamo che è opportuno utilizzare le ciaspole ancora una volta, prima di appenderle al chiodo fino al prossimo inverno. Ci sono alcune varianti che possiamo prendere in considerazione: monte Bar, già tentata l'anno scorso e fallita a causa della nebbia, oppure la capanna Bovarina, o ancora salire a Cardada e provare i nuovi sentieri per le racchette da neve che portano a Cimetta, oltrettutto con vista splendida sul lago Maggiore. Beh, mi era rimasta sul gozzo non aver potuto arrivare in cima al Bar, così si decide per questo percorso.

Il monte Bar è la montagna più sicura che io conosca per quanto riguarda le ciaspole. Praticamente in nessun punto la pendenza è maggiore di 30° per cui il rischio slavina è zero, è talmente frequentata che è impossibile perdersi, calva com il Golgota, si vede sempre bene dove ci si trova. Dalla cima, si gode di un bellissimo panorama. E dulcis in fundus, la capanna è sempre aperta, per cui un buon piatto di minestra non manca mai.

09:30 Sistemata l'auto appena fuori Corticiasca, ci siamo preparati per partire. Di neve, qui, niente, per cui ci carichiamo le ciaspole sul sacco, e sembriamo due muli degli Alpini che devono salire al Grappa o al Tomba. La giornata è bellissima, cielo terso, appena un filo d'aria che tiene lontane le nuvole. Temperatura ancora frescotta, ma per la giornata hanno previsto 15° in pianura. Troviamo subito il cartello giallo che ci porta ad attraversare il paese.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1566
Sulla nostra destra (salendo), in cima alla val Colla, vediamo il passo del San Lucio con le due capanne e la chiesa (di cui si nota solo la cima del campanile).

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E come sempre, verso Sud, la foschia dell'inquinamento che ci giunge dalla valle Padana.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1572
Appena passato il paese imbocchiamo il sentiero di salita. Regalo gradito, ai bordi i primi crocus selvatici già fioriti. La primavera è proprio arrivata.

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09:50 Il sentiero sale nel bosco, neve praticamente non ne abbiamo ancora vista. Penso che siamo un po' comici, con questi trespoli attaccati al sacco. Arriviamo ad un piccolo insediamento posto su di una bella terrazza soleggiata, lo aggiriamo e ci rituffiamo nel bosco.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1584
10:05 Abbiamo raggiunto altri tre gitanti, ed inizia ad apparire la neve sul sentiero, non abbastanza da giustificare il calzaggio delle ciaspole, ma sufficiente per darci qualche problema di tenuta.

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10:15 Arriviamo a Pian Sotto, il bosco termina. Di fronte a noi, imponenti, i Denti della Vecchia.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1603
E là sopra, la fattoria dell'alpe Musgattina.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1606
Superiamo e veniamo superati da diversi compagni di tragitto. Questa non è una escursione da meditazione: il percorso è talmente frequentato, spesso e volentieri, che si incontra gente quasi ad ogni momento. Intanto la neve inizia a farsi più consistente: è quasi ora di mettere le ciaspole.

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10:30 In alto, riesco a vedere l'antenna posta sul monte Bar. A guardare da qui non sembra manchi molto, ma non bisogna farsi fregare.

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Man mano che ci innalziamo, oltre la catena Tamaro - Lema iniziano ad apparire i giganti vallesani, primo tra tutti il Monte Rosa. E fra poco ne vedremo molti altri.

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10:40 Alpe Musgattina: siamo alla fattoria, dove vengono allevate le mucche scozzesi. Breve sosta per fare il pieno di carburante, e infilare le ciaspole, dato che da qui in avanti la pendenza si fa più impegnativa, e la neve ricopre tutto il pendio.

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11:10 Ci siamo tirati bene in quota, superando la parte più pendente. Rita chiaramente mi surclassa, come fa ogni donna che si rispetta con gli uomini. Anche in questo tratto un gran via vai di gente che sale, e gente che scende. Sull'altro lato, oltre il San Lucio, iniziano ad apparire le Grigne, tanto care ai lombardi.

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E su, e su, e su. Solo salita davanti a me. Poi Rita arriva al punto di cambio di pendenza: significa che siamo vicini alla capanna.

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11:30 Capanna, ci sono anch'io. Abbiamo deciso di lasciare qui gli zaini per salire l'ultimo tratto, sono solo 200 metri di dislivello. Davanti alla capanna una marea di gente, speriamo di trovare posto per pranzare quando torniamo. Rita, che dovunque vada incontra sempre qualcuno che conosce e la conosce, questa volta incontra 4 o 5 persone con cui fermarsi a ciacolare. Benedete ste femene...

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Ben visibile, sopra di noi, il culmine del monte Bar.

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11:45 Infiliamo le giacche, in quota come sempre c'è vento, e si vedono mulinelli di neve soffiata percorrere spirali aeree poco invitanti. Partendo, un bel sorbo, forte contrasto di rosso in un paesaggio per il resto bianco e azzurro.

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12:15 La salita procede bene, la visuale diventa sempre più impressionante. Poi entro nella zona dei mulinelli, e la neve mi punge la faccia come uno sciame d'api.

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Siamo a Q1800 circa, mica al circolare polare artico...

12:20 Eccoci in vetta, cioé, come avevo detto, secondo di due. Rita cerca di ripararsi dietro l'antenna, mentre mi attende.

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La vista è mozzafiato. I gianti vallesani si mostrano in tutta la loro possanza, dal Monte Rosa fino al Dôm, passando per l'Eiger, il Mönch, e tanti altri che non conosco ancora. Tra loro e me, il "massiccio" del Tamaro, con l'alpe Foppa e la chiesa del Botta a destra, e la grande antenna di Manera.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1673
E poi, le Grigne, il Generoso, il Boglia, la Fojorina, il Pairolo ed il San Lucio, il Garzirola, e il mio caro Camoghé, visto da un angolo insolito.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1662
E ancora, Mornera, la capanna Mognone, la capanna Orino, la cimetta d'Orino, la cima dell'Uomo, la cima del Gaggio, e, nella foto, il Pizzo di Claro e il Piz de Molinera.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1683
Riesco a fotografare anche Claro, con il suo convento. Ma per quanto splendida la vista, il vento soffiando impetuoso, rende una semi-tortura restare qui. Ci siamo riempiti gli occhi ed il cuore, abbastanza da sopravvivere tutta la settimana. Iniziamo la discesa.

12:30 Davanti a noi lo spettacolo dei Denti della Vecchia, il Boglia, ed il monte Generoso.

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E l'anfiteatro di Lugano, con la sua bella nebbiolina.

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12:35 Scendiamo veloci, quasi pattinando sulla neve. Siamo usciti dalla zona di vento, e si inizia nuovamente a sentire il tepore del sole. In brevissimo tempo siamo alla capanna.

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12:45 Arrivati. Se prima c'era gente, adesso c'è una folla, e, cosa che mi fa piacere, tante famiglie al gran completo (questo è il motivo per cui ho messo l'escursione nella categoria "ciaspole per famiglie"). Temiamo un po' per il posto a sedere, ma proprio mentre arriviamo, diversi gruppi si stanno preparando per scendere nuovamente. Un po' di pazienza, e tutto si aggiusta. Intanto mi fotografo il Generoso, che così gentilmente si mostra.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1717
13:50 Ce la siamo presi comoda... Un bel piatto di minestra di ceci, un poco di polenta e formaggio dell'alpe, poi quattro ciacole fuori, ripreparazione del sacco, carezze ai vari cani presenti, e finalmente si riparte. Una fontana solitaria emerge dalla coltre di neve.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1721
14:10 Discesa schifosa. La temperatura ed il sole hanno reso molliccia la neve, e le racchette non tengono niente. Il piedi scivola in avanti, e fare telemarking con le ciaspole non è proprio cosa agevole. Passetti corti, tenuti, ed i quadricipiti che si lamentano.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1729
14:15 Alpe Musgattina. Breve sosta, questa volta per togliere ed impacchettare le ciaspole. Poi terminiamo il thé delle thermos, e via di nuovo verso il basso.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1731
14:45 Siamo rientrati nel bosco, e ci siamo lasciati indietro la neve. E' incredibile, in una giornata passare da un clima quasi primaverile, ad uno quasi invernale, e tutto con la sola forza delle proprie gambe. Intanto un grande albero caduto richiede un aggiramento.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1739
Discesa senza storia, come sempre... Le cime scompaiono, nascoste dalle vette più vicine. Ma per un momento, siamo stati al loro cospetto, anche se distavano una quarantina di chilometri. Scendendo l'aria si fa sempre più calda, e adagio adagio iniziamo la procedura di strip-tease, per non morire nel nostro sudore.

15:00 I crocus mi hanno atteso, e si sono aperti ancor di più.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1750
15:10 A valle. Riattraversiamo Corticiasca in direzione del parcheggio.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1754
Là in alto, due rapaci volteggiano con le ali spiegate. Non credo siano corvidi, sembrerebbero più falchi, ma non riesco a riconoscerli, non sono così bravo.

2010.03.14-Ciaspolata-Monte-Bar 1757
Quello che resta, però, è questo splendido cielo azzurro che ci ha accompagnati durante tutta l'escursione.

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto (non che ci sia qualcosa di speciale).

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8 marzo 2010 1 08 /03 /marzo /2010 16:27



Percorso effettuato: Camignolo (Q480) - Busio (Q818) - alpe Santa Maria (Q995) - Matro di Stinchè (Q1068) - Condra (Q920) - bivio per il convento Bigorio (Q730) - monti di Brena (Q923) - Piazzeno (Q478) - Camignolo.

Difficoltà: sentiero T1 e T2, in parte su asfalto.

Dislivello: 1'000 metri.

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

Sforzo equivalente: 23 chilometri.

Durata (incluse le pause): 7 ore.

Riferimenti: il convento Santa Maria del Bigorio, il movimento scoutistico ticinese

Meteo per il fine settimana schifossisima, ma con uno spiraglio per sabato: molto nuvoloso, ma niente precipitazioni. Decidiamo di organizzare qualcosa velocemente. Sguardo al DVD della confederazione con i percorsi, l'occhio mi cade sul tratto Gola di Lago - Bigorio, percorso il 31.10.2009 durante l'escursione da Camorino a Lugano, e mi accorgo che è possibile fare l'anello attorno al Monte Bigorio.Controllo il percorso, fattibile, e non fuori di testa. Venerdi veloce giro di telefonate, e si organizza il tutto.

09:30 Camignolo, nella valle del Vedeggio. La prima volta nella mia vita, ed è poi ad un tiro di schioppo da casa mia... Danila, Rita, Pierfranco ed io siamo riusciti persino a bere il caffé, e siamo pronti per la partenza. Il paesino è grazioso, abbarbicato alla montagna sovrastata da Gola di Lago, all'imbocco della valle che porta a Medeglia ed Isone. A dispetto della meteo ci ritroviamo con un cielo azzurro splendido, che fa ben sperare per la giornata. Prendiamo il sentiero verso Gola di Lago, e subito il panorama si apre verso il Monte Ceneri.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1325
La temperatura è frescolina, ma siamo ben equipaggiati. Il sentiero si inerpica subito deciso lungo il fianco della montagna, entrando in un bosco splendido di faggi, con rari innesti di betulle e castagne.

09:40 Raggiungiamo un piccolo insediamento, con tanto di pony, caprette e cani. I pony si avvicinano tutti per farsi accarezzare, e immediatamente resto indietro. Poi, già che ci sono, sostituisco il grandangolo con lo zoom, mi tolgo la giacca, bevo un po' di acqua, e dato che un signore è uscito dal suo rustico, faccio quattro chiacchere. Partito da 10 minuti, sono già fermo alla grande...

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1335
09:50 Mi sono rimesso in moto, ma dei miei compagni non c'è più traccia. Conoscendo come stambeccano, mi avranno dato almeno 100 metri di dislivello di distacco. Il bosco è piuttosto fitto, si intravvede il fondo valle tra i tronchi, ma la visibilità è minima, fino ad un piccolo spiazzo dal quale posso rimirare l'alpe Foppa con la chiesa del Botta.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1343
Accanto, sulla sinistra, si intravvede la grande antenna di Manera, il tutto facente parte del percorso dal Tamaro al Lema (fatto lo 06.09.2009).

10:05 Rita mi ha atteso, e ci siamo rimessi al passo assieme. Danila e Piefranco, scomparsi nel faggetto, ci hanno mandato una voce tanto per sapere se siamo ancora in zona, o abbiamo disertato. Li tranquilliziamo, e procediamo tra giravolte in salita. A terra, i resti di un mega-fungo, che probabilmente è riuscito a non decomporsi durante l'inverno.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1352
10:30 Arriviamo a Busio, piccolo insediamento posto su di una terrazza naturale, con tanto di mini via Crucis, e chiesetta. Danila e Pierfranco ci stanno attendendo con molta pazienza.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1371
Ci mettiamo al sole per un piccolo spuntino, e ci godiamo la vista sulla cima di Medeglia, l'alpe Foppa, Manera, e la vallata di Medeglia.

10:45 Ripartenza. Ormai non mancherà molto all'alpe Santa Maria. Intanto però, sul sentiero, esposto prevalentemente a Nord, è comparsa la neve. Dura, con la crosta e portante, per cui camminare non è troppo impegnativo.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1372
Dopo alcune centinaia di metri il sentiero si congiunge con la forestale che sale all'alpe. La pendenza diminuisce ed il tracciato si fa più largo, ma aumenta anche la neve. E' un continuo zigzaggare a destra e sinistra per cercare i punti più sicuri. In basso ultimo scorcio su Camignolo, prima di scollinare.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1375
11:45 Alpe Santa Maria. Ricordi di militare nel 1985, un freddo micidiale, senza equipaggiamento adatto, e Rita che mi porta a casa il sabato sera con le dita gelate, quasi mi fa andare in pronto soccorso. Da quassu, lezione di geografia per tutti, con vista sul Camoghé da una prospettiva molto diversa dal solito...

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1392
...il Pizzo di Claro, con il Piz de Molinera ed il Piz Martun (ET Telefono Casa)...

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1395
..e poi Cardada, Cimetta, il pizzo Vogorno, il Sassariente, la cimetta d'Orino, la capanna Mognone, Mornera, la cima dell'Uomo, la cima del Gaggio, il monte Bar. E non appena scolliniamo, i Denti della Vecchia. Durante il passaggio in ottobre, non vedevo niente a causa della nebbia (ma è stata bella per altri motivi).

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1389
11:55 Ci rimettiamo in moto, passando il punto dove avevo pranzato: questa volta il cagnolino non c'è. Come al solito, quando si passa una cresta di qualche tipo, troviamo un venticello gelido che ci induce a rimandare il pranzo. Propongo di arrivare fino a Condra, e l'idea viene accettata all'unanimità. Il paesaggio è delizioso: neve, azzurro, silenzio (non abbiamo incontrato ancora nessuno), la temperatura che con il sole ha iniziato ad essere quasi gradevole.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1411
Salendo il bosco ha cambiato i connotati, ed i faggi hanno lasciato il posto alle betulle. Prendiamo la forestale che porta verso il Matro di Stinché. La salita qui è più impegnativa: il centro della strada è stato spianato diverse volte da una o più motoslitte, e la neve è completamente gelata. Camminiamo prevalentemente "fuori sentiero", dove la crosta tiene piuttosto bene, evitandoci di dover calzare le gamasce (o ghette da neve, come si dice in Italia).

12:15 Siamo al Matro. Da qui, si potrebbe salire ancora un poco e ridiscendere direttamente ai monti di Brena, ma così facendo accorceremmo troppo il percorso. Di conseguenza prendiamo in direzione di Condra. Alla nostra destra restano lo Stinché ed il monte Bigorio, attorno ai quali faremo il giro completo. Poco più avanti, lungo il sentiero, un cartello che non avevo notato l'altra volta.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1412
Questo tratto di "strada" fa parte del sentiero che congiunge il Mare del Nord con il Mediterraneo!!! Appena il cervello capisce il significato di quello che ho letto, manda l'informazione al resto del corpo. I piedi immediatamente chiedono "Allora, quando è che si parte?". Mamma mia, le pianure della Germania, la zona della Foresta Nera, poi giù da Basilea verso il Gottardo, la Leventina, la Riviera, via di qui, giù probabilmente fino a Milano, e da li? Si può andare verso Venezia, oppure tagliare fuori ben prima, fare il Malcantone, poi verso Varese, la parte bassa del Monferrato fino a Genova. Pensa pure che io sia pazzo (probabilmente è vero), ma quasi quasi...

12:30 Continuiamo decisi, tra tratti innevati e tratti liberi. Non mi ero atteso ancora così tanta neve. E' pur vero che le masse d'aria polare confluite sulla zona negli ultimi periodi hanno tenuto bassa la temperatura, ma qui l'esposizione al sole è ottima! Poi, finalmente, un timido segno di primavera. Ho sentito continuamente fruscii, ma non ero ancora riuscito a beccarne una.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1421
Ho dovuto attendere qualche minuto, prima che se la sentisse di uscire nuovamente.

12:50 Il sentiero orami inizia la piccola discesa che porta a Condra, e sulla nostra destra, sotto il monte Bigorio, diverse terrazze naturali ospitano casolari ed ex-fattorie.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1439
13:00 Condra. Porto i miei compagni sulla collinetta che avevo scoperto durante l'altra escursione, e dalla quale l'avevo potuta rimirare dall'alto. Ma questa volta non c'è nebbia, e lo sguardo si apre d'incanto verso il lago di Lugano, il San Giorgio, il San Salvatore, il Generoso.. Bellissimo.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1445
E sotto di noi, l'insediamento di Condra.

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Troviamo un angolino riparato, e finalmente mettiamo in modo anche i denti. Il buco nello stomaco ormai si faceva sentire bene.

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Non appena terminata la pappa, prendo la macchina fotografica e mi sposto su di una collinetta davanti a noi, per guardarmi in giro. La chiesetta di Condra...

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Il golfo di Agno...

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L'alpe Foppa e la chiesa del Botta.

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E per finire, il passo del San Lucio, con il campanile della chiesetta (a destra), la capanna svizzera (in centro) e la capanna italiana a sinistra.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1448
13:45 Pance satolle, si riparte, scendendo verso il parcheggio alla fine della strada che sale da Bigorio City, passando per il convento. Finalmente la neve è scomparsa, e si marcia bene, in qualche tonnellata di foglia, che arriva fino a metà polpaccio.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1480
14:10 Siamo al parcheggio. Da qui si può scendere direttamente al convento del Bigorio, lungo il sentiero, oppure prendere la strada asfaltata che porta fino alla deviazione per i monti di Brena, percorso che seguiamo, ma non prima di aver immortalato alcune primule.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1484
14:20 Abbiamo preso la forestale (non asfaltata, per fortuna) in direzione di Brena. Dato che in pianura non temo concorrenti, per una volta tanto posso fotografare i miei compagni da davanti, invece che da dietro :-)

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Ma la mia felicità è di breve durata: un cartello mi informa che sto per essere doppiato.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1491
In effetti in pochissimo tempo mi strombazzano da dietro per avere via libera... Coda tra le gambe, e salgo anch'io, mentre Danila e Rita se la contano su tranquillamente distaccandomi ad ogni passo.

15:00 Quasi arrivato ai monti di Brena, scorgo un bellissimo gioco di ghiaccio su di un ramo.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1506
Appena passato l'insediamento, al culmine, incontriamo un laghetto, ed il cartello indicante il sentiero che arriva dal Matro di Stinché, e un po' più in basso, a sinistra, il cartello che indica il sentiero di discesa verso Mezzovico.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1510
Iniziamo la discesa, che si mostra subito impegnativa. Il sentiero è abbastanza stretto, con neve scivolosa. Bisogna fare attenzione ad ogni passo, dato che la pendenza non scherza.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1516
Si scende, e si scende. Alla nostra sinistra inizia a riapparire la valle del Vedeggio, con i suoi paesini, e il Monte Ceneri.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1523
16:00 La neve è terminata, ma ha lasciato il posto alla foglia, quasi peggio. E' alta, arriva ben sopra la caviglia, e non si vede dove si posa il piede. In alcuni punti nasconde terreno fangoso, a causa dei rivoli d'acqua che scende, e c'è il rischio di scivolare. Finalmente siamo in basso, a Piazzeno. Il bosco è ancora addormentato, ma qua e là si intravvedono i primi sbadigli colorati, segno del lento ridestarsi della flora.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1535
Il sentiero adesso ha poca pendenza, e diventa nuovamente una strada forestale. In un attimo arriviamo al bivio per Mezzovico-Stazione e Camignolo. Qui, anche la capanna dell'AEC, Associazione Esploratori Cattolici. Devi sapere che lo scoutismo è arrivato in Ticino nel 1919, prendendo il nome di AGET, Associazione Giovani Esploratori Ticinesi, sotto il cappello del movimento scoutistico internazionale. Nel 1922, l'allora vescovo ticinese don Bacciarini, trovando riprovevole che i giovani ricevessero una formazione senza una base cristiana, fece fondare, unicum in Svizzera e forse in tutto il mondo, un movimento analogo, ma di impronta cattolica, l'AEC appunto, non facente parte del cappello internazionale. Questa dicotomia è durata fino al 2007, quando i due movimenti si sono fusi in uno solo.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1544
Intanto davanti a noi è comparso Camignolo.

2010.03.06-Giro-del-Bigorio 1545
16:30 In un attimo entriamo nel paese, e lo percorriamo tutto fino al parcheggio delle nostre auto.

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Veloce cambio di scarponi, deposito dei sacchi, poi via per il meritato caffé allo stesso bar di stamane.

Ed ecco l'andamento altimetrico dell'escursione.

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14 febbraio 2010 7 14 /02 /febbraio /2010 21:16



Percorso effettuato: Bedano (Q340) - Arosio (Q830) - Mugena (Q810) - Vezio (Q780) - Frescoggia (Q830) - Breno (Q790) - Miglieglia (Q705) - Novaggio (Q630). Rientro a Bedano con il postale da Novaggio.

Difficoltà: sentiero T1, in parte su asfalto.

Dislivello: salita circa 1'000 metri, discesa circa 600 metri.

Lunghezza del percorso: 17 chilometri.

Sforzo equivalente: 27 chilometri.

Durata (incluse le pause, senza il viaggio di rientro con il postale): 7 ore.

Riferimenti:
il "Sentiero del castagno", "La strada verde", il Malcantone su Wikipedia, l'aragonite su Wikipedia.

Nota: ho catalogato questa escursione sotto la categoria "trekking impegnativo", dato che lo sforzo equivalente è di circa 27 chilometri. Ciò non ostante, la zona tra Novaggio ed Arosio si presta benissimo a stupende passeggiate famigliari, soprattutto seguendo il sentiero del castagno (vedi riferimento sopra).

Conosci l'Alto Malcantone? Io no, non lo conoscevo. Non ostante sia a pochi passi da casa mia, in tutta la vita non c'ero mai stato. Avevo addocchiato la zona diverse volte, non ultima quando il 06.09.2009 stavo scendendo con la teleferica dal Monte Lema verso Miglieglia, e sulla mia sinistra si apriva questa bella valle.

Il nome Malcantone deriva da un fatto storico. Oggi, chi sale da Milano (per strada o ferrovia) per dirigersi verso Nord, raggiunge Como, poi si inoltra fino a Bissone, dove passa il lago di Lugano sul ponte di Melide, e continua poi verso Lugano, e la valle del Vedeggio che lo porta al Monte Ceneri. Nel Medioevo, dato che il ponte di Melide non esisteva (è stato costruito alla fine del 1800 per la ferrovia), saliva a Varese, poi Ponte Tresa, passava il fiume Tresa, percorreva le sponde del lago di Lugano in direzione di Taverne. Questa zona era frequentata da briganti, che avevano la poco piacevole abitudine di attaccare i convogli che passavano per depredarli. I viaggiatori lo sapevano, e di conseguenza la zona venne definita "mal cantone" (dal vecchio italiano cantone = zona, area). Da qui il nome che si porta dietro tutt'ora. Ma non è finita: passato il Monte Ceneri, per scendere verso Bellinzona, dovevano passare un'ulteriore zona infestata da briganti. Il loro covo venne chiamato "ruba il sacco", da cui il Robasacco di oggi... Viaggiare, una volta, non era mica facile! Ah, e Taverne prende il nome dal fatto che durante il Medioevo era sede di diverse osterie con alloggio e stallaggi, per dare ospitalità ai viandanti prima che affrontassero il Monte Ceneri, o se vi venivano. Chiaramente non gratuitamente :-)

Non abbiamo voglia di mettere le ciaspole, per cui mi studio un percorso a bassa quota, e la memoria, cadendo sui ricordi di quanto visto durante la discesa dal Lema, mi fa analizzare un percorso nell'Alto Malcantone. Decido di partire da Bedano, salire ad Arosio, poi toboga in discesa fino a Novaggio, percorrendo così quasi tutta la valle. L'organizzazione richiede un po' di attenzione, dato che il postale che scende da Arosio ferma a Gravesano. Decidiamo di trovarci a Gravesano, lasciarvi un auto, andare a Bedano con la seconda, e alla sera recuperare la seconda a Bedano utilizzando quella lasciata a Gravesano.

09:00 Pronti per la partenza a Bedano. La meteo è semplicemente splendida, con un cielo azzurro e terso che invoglia già lui a mettersi in cammino. Con noi Danila e Pierfranco. Dato che Danila si lamenta sempre (a ragione) delle sorprese, decido di scattare una foto di gruppo a perenne memoria, nel caso non dovessero più trovarci. La zona di Gravesano e Bedano era apprezzata per l'estrazione dell'aragonite, minerale di calcio di bella presenza.

2010.02.13-Alto-Malcantone 0986
Tentiamo (soprattutto io) di bere il caffé prima di partire, ma senza speranza. In breve troviamo il sentiero di salita verso Arosio, con l'indicazione 1.5 ore. Come al solito mi sento preso per i fondelli, ma scoprirò poi con piacere che stavolta più o meno l'indicazione corrispondeva alla mia velocità. Un po' di esitazione all'altezza di un pozzo di sfogo di un riale, poi capiamo che il sentiero continua sulla destra, e ci avventuriamo. Lungo il tragitto, un cartello che è un invito all'amicizia e alla compagnia.

2010.02.13-Alto-Malcantone 0991
Vista, come al solito a queste basse quote, niente. La vegetazione, anche se non ha foglie, è abbastanza fitta da togliere la panoramica.

09:20 Breve scorcio laterale, che mi permette di immortalare il Bar.

2010.02.13-Alto-Malcantone 0994
Il sentiero sale piuttosto deciso in questa prima parte, e come al solito resto indietro...

2010.02.13-Alto-Malcantone 0993
10:10 Salendo il sentiero inizia a coprirsi di neve. Poca e rada all'inizio, poi sempre più alta. In due occasioni abbiamo sentito dei rumori che ci hanno fatto pensare a selvatici ungulati che stavano scappando, ma non siamo riusciti a vederli. Però le traccie lasciate sono abbastanza evidenti.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1011
Continuiamo a sentire il rumore della cività, in particolare quello dell'autostrada, poi arriviamo ad un bivio nel bosco, il sentiero inizia a spianarsi, e capiamo che finalmente stiamo per scollinare.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1012
10:25 In effetti la vegetazione inizia a diradarsi, il cielo a mostrasi, e la pendenza diviene meno impegnativa. Una volta ad Arosio, il grosso della salita per oggi lo avremo fatto.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1014
Incrociamo una strada forestale in prossimità di una segheria. Guardando indietro, scorgo il Pizzo di Claro ed il Piz de Molinera, montagne che sovrastano casa mia.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1016
10:35 Siamo alla periferia di Arosio, ed è tutta un'attività edilizia. Cantieri ovunque, casette nuove appena terminate. La zona deve essere decisamente rinomata. In effetti, in condizioni normali penso che in meno di mezz'ora si possa arrivare a Lugano, e la vista e la collocazione sono magnifici. Di fronte a noi (zoomato) il Monte Bar (tutto a sinistra) e la sua capanna (tutta a destra).

2010.02.13-Alto-Malcantone 1022
Dalla pendenza si capisce perché in inverno è così frequentata dagli ciaspolatori: la pendenza è al di sotto  dei 30° oltre i quali vi è possibilità di slavine. Ma soprattutto, niente più rumori di traffico: tranquillità, e silenzio naturale.

10:45 Siamo in centro paese. Anche qui di bar aperti nisba. Mi sa che dovrò fare a meno del caffé ancora per un po'. Qui inizia il sentiero del castagno, che seguiremo per buona parte della giornata. La prima meta è Mugena, e là davanti vediamo già il Monte Lema, ai cui piedi arrivermo questo pomeriggio.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1034
Il sentiero scende. portandoci in una conca con una piccola scuderia, gira largo verso sinistra, per tornare poi a rialzarsi e portarci verso Mugena. L'ultimo tratto è un po' più iimpegnativo: neve ghiacciata, bisogna fare attenzione a come e dove si cammina.

11:10 In vista di Mugena. Il paesino (come tutti gli altri) è abbarbicato sulle pendici nord della montagna, in modo da ottimizzare l'esposizione al sole.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1051
11:20 Il nucleo è ben conservato. Le case tutte attaccate le une alle altre (la privacy era un optional). Su di un muro, una meridiana senza gnomone, e poco più avanti una seconda, anche lei senza gnomone.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1055
Attraversiamo tutto il paesino, continuiamo per meno di 1 chilometro lungo la strada asfaltata che porta a Breno, poi vediamo la diramazione del sentiero. Lungo la strada il percorso sarebbe più corto, dato che il sentiero fa una lunga curva seguendo la valletta laterale che porta verso la catena del Tamaro, per alzarsi poi e passare sopra a Vezio e Frescoggia. Abbiamo deciso di seguire questo percorso, per evitare la strada e l'asfalto. Lungo il sentiero, montagne di m.... Deve esserci un pascolo... In effetti una giovane scozzese ci attende poco oltre.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1063
11:40 Il sentiero è entrato deciso nella valletta laterale. La neve comincia ad essere tanta, per fortuna altre persone sono passate prima di noi.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1068
Poco oltre, un ponticello che permette di passare il riale che scaturisce dalle montagne. Appena oltre, la zona con un piccolo bacino artificiale, costruito per facilitare l'opera di spegnimento in caso di incendio. Piccola discussione se fermarsi qui per il pranzo, anche se non è ancora mezzogiorno. Valutiamo i pro ed i contro: una zona così tranquilla e soleggiata difficilmente la ritroviamo. Si mangia.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1076
Ai bordi del laghetto, un castagno vecchissimo.

2010.02.13-Alto-Malcantone 108812:30 Dopo i soliti due panini, thé caldo, una riga di cioccolata, e quattro chiacchere in libertà, ripartiamo. Davanti a noi il sentiero che sale per scollinare nuovamente in direzione di Vezio.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1089
12:35 Arriviamo al bivio che scende nuovamente verso Vezio, o che porta sopra lo stesso. Discussione: Danila e Pierfranco lo hanno già percorso. E' esposto a Nord, e in certi punti stretto. Con la quantità di neve presente, ed il freddo, rischiamo di trovare molto ghiaccio: troppo pericoloso. Decidiamo di riportarci verso la strada.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1093
Scendendo trovo un punto di stratificazione verticale, che presenta evidenti segni di ferro, e meno di due metri più in là non ce n'è più traccia. Arriviamo alla strada: abbiamo percorso circa tre chilometri per spostarci di meno di uno :-)

12:45 Vezio. Anche qui entriamo nel paesino. Non abbiamo incontrato praticamente anima viva in nessuno dei tre che abbiamo già passato. Anche qui il nucleo è ben tenuto, Lo attraversiamo tutto per riprendere il nostro sentiero, che scende nuovamente.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1104
13:00 Siamo scesi sotto la strada principale. Sulla nostra sinistra un piccolo altopiano, al centro della valle, con una grande fattoria che è stata riconvertita in agriturismo. E dietro di noi, bella vista su Arosio.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1117
E là davanti, invece, Aranno, dal quale non passeremo, dato che si trova sull'altra sponda della valle.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1121
Il sentiero (è una forestale) continua passando sotto Frescoggia, che di conseguenza non visitiamo. Poi si inerpica nuovamente, e ci riporta sulla strada, grazie alla quale entriamo in paese. Alla nostra sinistra appare il Monte Generoso.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1124
Settimana scorsa, dal Poncione d'Arzo, lo avevo visto da un'altra angolazione... Intanto anche il Lema si avvicina.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1125
13:30 Entriamo a Breno, e lo passiamo percorrendo le sue viuzze. La chiesa, la piazza principale, fontane, acciotolato. Tutto lindo e ben tenuto. Dalla terrazza posta davanti alla chiesa, vista imprendibile in tutte le direzioni.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1144
Usciamo, e nel contempo involontariamente una signora del posto si affianca a noi. Sta per fare una passeggiata, e percorriamo assieme un tratto del sentiero che porta verso Miglieglia. Il sentiero si stacca nuovamente dalla strada principale, per portarci in una valletta. Arriviati al bivio per il Lema / Miglieglia, la signora si congeda, e Danila mi fa notare le seconde primule di quest'anno.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1153
Noi prendiamo a sinistra, passando subito un ponticello. Qui il sentiero è esposto a Nord, ed in effetti vi è abbastanza ghiaccio. Abbiamo fatto bene ad evitare il tratto sopra Frescoggia e Vezio: ci avrebbe potuto causare delle difficoltà.

14:00 Sguardo verso Breno.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1165
14:20 Il sentiero è terminato, siamo ritornati sulla strada. Abbiamo già visto i piloni della teleferica che porta al Lema. La zona è fredda, con continue cascatelle di ghiaccio lungo le pareti di sasso. Qui il sole non batte per buona parte dell'anno.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1178
Camminando raccolgo tre bottigliette di birra lasciate lungo il bordo della strada. La maleducazione non ha limiti. Il bello è che se qualcuno mi vede, penserà che io sia un alcoolizzato, proprio io che non tocco mai una goccia di alcool. Ma per la natura si fa questo ed altro.

14:30 Siamo quasi arrivati a MIglieglia. Siamo andati decisamente più veloci di quanto immaginassi. Il postale che ci riporterà a Gravesano parte solo alle 17:01 da Novaggio, e da Miglieglia a Novaggio ci vuole solo una mezz'oretta. Dietro di noi riappare Breno, splendida nella sua posizione dominante.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1185
14:40 Siamo in centro paese, dove si sta organizzando il carnevale.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1194
Finalmente un bar aperto!!!! Entriamo, tanto abbiamo tutto il tempo che vogliamo, e finalmente, finalmente posso bermi il mio caffé.

15:10 Dopo aver sistemato diversi bisogni, ci rimettiamo in marcia verso Novaggio. Il sentiero scende seguendo la cresta della montagna, e nuovamente troviamo diversi punti ghiacciati. Arrivati in fondo troviamo un ristorante, sei stelle, con tanto di armigero che fa la guarda., e la ruota di un antico mulino.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1210
15:40 Il sentiero ha toccato il punto più basso, e ricomincia a salire. Vediamo nuovamente Breno dietro di noi.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1214
15:45 Usciamo dalla valletta incassata che abbiamo percorso, e vediamo Aranno di fronte a noi.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1234
Il sole sta iniziando a tramontare, e i colori diventano più soffusi. Bellissimo.

16:00 Siamo a Novaggio. Controlliamo gli orari del postale, per verificare se ve ne sia uno prima, ma niente da fare. Decidiamo di imboscarci in un bar, in modo da non prendere freddo. Percorriamo le viuzze di Novaggio, con cartelli d'altri tempi. Eccone uno ad esempio.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1229
Devo fare attenzione: in piano io galoppo a 7 Km/ora, rischio una brutta multa.

Ci lasciamo guidare dal naso, ed entriamo nel ristorante-pizzeria Belcantone. Normalmente, quando entro in un bar di paese con gli scarponi ed il sacco, mi guardano male, come se penssassero "chissà se avrà i soldi per pagare" o "adesso mi sporca tutto il pavimento di fango" o ancora "prenderà un bicchiere d'acqua e farà storie per pagare dicendo che è troppo cara". Sono pronto al peggio, sempre. E invece, miracolo, ci si fa incontro un giovane cortese, con un bel sorriso. Ci fa accomodare, è gentilissimo di sua natura, non per forza. Facciamo una merenda splendida con formaggio stagionato dell'alpe, salamino, pane scurso croccante. E per finire in bellezza, ci porta un assaggio di crema di ceci e carciofo crudo, senza sovrapprezzo. Ci racconta della sua passione per la ristorazione, di come hanno ristrutturato le camere con letti a baldacchino. La sala da pranzo ben apparecchiata, tovaglie in tessuto e non in carta, una bella terrazza esterna che deve essere una goduria in estate. La carta propone piatti equilibrati, ad un prezzo onesto. E c'è anche la pizzeria. Senti, normalmente io non faccio pubblicità, e Fulvio non mi ha pagato, ma questi signori meritano veramente una visita. Io ci tornerò.

17:00 Saltiamo sul postale che ci porterà fino a Breno, dove cambieremo per prendere quello che ci porterà a Gravesano.

17:18 Stiamo correndo per arrivare alla fermata del secondo postale, il primo ci ha lasciati fuori paese. La luce indora il Bar ed il Garzirola. Mentre falchiamo per le stradine, scatto di corsa.

2010.02.13-Alto-Malcantone 1238
17:50 Siamo a Gravesano. Danila e Pier ci accompagnano a Bedano a recuperare la nostra auto, poi via verso casa. Escursione splendida, zona meravigliosa, ci torneremo.

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8 febbraio 2010 1 08 /02 /febbraio /2010 18:12



Percorso effettuato: Arzo (Q518) - Poncione d'Arzo (Q1015)  - cresta fino al punto "P49" - Arzo.

Difficoltà: sentiero T1 - T2.

Dislivello: 500 metri.

Lunghezza del percorso: 10 Km.

Sforzo equivalente: 15 Km.

Durata (incluse le pause): 3.5 ore.

La zona di Arzo, Tremona, Meride, Besazio e Rancate è stata centro importante per le aziende tessili dal secondo dopo guerra fino a circa la fine degli anni '80. Vi si trovavano diverse ditte di lavorazione dei tessuti, e sartorie che confezionavano abiti. Ogni giorno, dal valico di Arzo, entravano centinaia di donne frontaliere che andavano a lavorare in queste fabbriche, per rientrare poi ai loro domicili alla sera.

Arzo è anche conosciuta per i marmi macchiati, particolarmente pregiati.

Non è andata come volevo... Tutto sbagliato... In primo luogo, avevo pianificato di salire finalmente alla capanna Bovarina (è da un anno che ce l'ho in programma). Tutto a posto, meteo per domenica splendida, livello di pericolo valanghe 2 su 5, che per il posto va benissimo. Poi, venerdi si mette a nevicare: solo 24 ore, ma intanto mi fa alzare il livello a 3 su 5. Inoltre, previsto favonio per domenica, il che significa che la neve fresca tenderà a sganciarsi facilmente. Niente, lascio stare. Così cerco nella mia memoria, e mi sovvengo del Poncione d'Arzo, che avrei voluto raggiungere durante l'escursione al monte San Giorgio, ma che non eravamo riusciti a fare.

Rita domenica ha un corso, così mi organizzo per andare da solo. Controllo la cartina, sono 5 Km andare, 5 Km tornare, e 500 metri di dislivello. Un po' poco. Decido di allungare dal Poncione e scendere fino a Crocifisso, da dove si può raggiungere Serpiano, il San Giorgio, e Meride. Il programma prevede la discesa su Meride, poi si continua fino a Tremona, Besazio, per rientrare ad Arzo. In tutto 14 Km e 600 metri di dislivello. Ma come al solito, quando vado io ci sono le sorprese (come dice mooooolto giustamente Danila), e per finire ho fatto molto meno di quanto volessi. Ma andiamo con ordine.

Domenica mattina me la prendo stracomoda, tanto un giro così lo faccio in meno di 6 ore, e ormai c'è luce fino alle 18:00. Per sicurezza metto la frontale nel sacco, non si sa mai. Per il resto, sacco leggero con giusto il pranzo (che penso di fare in vetta), acqua e thé caldo, due mandarini. Dato che le temperature sono annunciate alte, mi vesto poco, ma prendo un po' di scorta per i "...ma perché non ci ho pensato?".

10:15 Arrivo ad Arzo, e ho difficoltà a trovare un parcheggio. Dopo un po' di girare, riesco a piazzare l'auto, infilo gli scarponi, Percorro il paese, cercando un caffé aperto, e fortunatamente ne trovo uno. Mi imbosco immediatamente, e mi faccio l'iniezione di caffeina per svegliarmi. Ho calcolato di impiegarci poco più di un'oretta e mezza per arrivare in cima, per cui verso mezzogiorno mi dovrei poter godere i panini con vista sulla pianura Padana, e le montagne a Nord.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0904
10:30 Incredibile, sono pronto per partire. Mi avvio verso "La Perfetta", e arrivato ad una cappelletta che soffre di gigantismo, trovo l'indicazione per il sentiero di salita.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0905
Il sentiero si presenta come una mulattiera, con appena appena un velo di neve. Mi incammino tra la vegetazione che mi toglie tutta la vista sul paese. Il sentiero è talmente lineare che è impossibile sbagliare. Poi, finalmente, una botta di vita: un ostacolo da superare... Beh, è stata praticamente la cosa più difficile che ho fatto durante tutta l'escursione.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0908
Vista, nisba. Non ostante non ci siano foglie, gli alberi sono talmente fitti da impedire la vista in qualsiasi direzione.

10:50 Ohh, un po' di cielo. E' di un azzurro splendido, il vento ha pulito l'aria.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0909
E la sopra, la mia probabile meta.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0916
Verso Sud, invece, la situazione è pessima. Vedo le ondate di smog infrangersi contro le prealpi, in modo marcato. Niente visibilità. In condizioni normali si potrebbe vedere la madonnina del duomo di Milano. Ma come fai, tu che abiti a Milano, a vivere dentro questa cappa mortale?

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0917
11:05 Arrivo ad un punto con un cartello non standard, con l'indicazione "P49". Che sia Licio Gelli con la sua "P7" al quadrato? Io ci scherzo, ma il cartello mi farà uno scherzo, questo pomeriggio.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0918
11:10 Fin qui la traccia sul sentiero era battuta. La neve è diventata un po' più consistente, ma seguo le orme dei miei predecessori, e tutto funziona bene. Arrivo però ad un punto in cui i cartelli gialli mi farebbero girare a sinistra. Noooo, torno ad Arzo se vado a sinistra. Però non ci sono indicazioni, ed il campo davanti a me non mostra tracce visibili di passaggio. Mi avventuro ugualmente.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0921
In effetti poco più avanti vedo la marca, e il messaggio "sentiero di montagna". Mah, questi qui non sono mai stati in valle Leventina o Blenio. Oltre il campo ritrovo i segni pedestri di altri scalatori, e tengo la via seguendo principalmente i loro passi, più che altro per non riempirmi gli scarponi di neve, che qui è alta almeno 10 centimetri. Non ho portato le ghette da neve (in Ticino le chiamiamo <gamasce>), e cerco di evitare di camminare fuori pista.

11:35 Il sentiero in questo tratto è decisamente più pendente. Giungo ad una cresta che guarda verso l'Italia, e vedo il segnale di confine, e la recinzione a rete metallica (chiamata in Ticino <ramina>).

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0925
La ramina è tutta sberciata e piena di buchi. Ripenso a quando (fino all'inizo degli anni '80) gli italiani emigrati in Svizzera venivano chiamati "maia-ramina" (mangia ramina). Coloro che facevano i buchi nella rete, mangiandola, per venire in Svizzera e aprofittare del benessere e del lavoro. Mio papà arrivò nel 1946, il papà di Rita nel 1963. Il flusso di italiani dopo la II guerra mondiale è stato importante, soprattutto dalle regioni più povere, come il Veneto, il Friuli, ed in generale il Sud Italia. Persone che si ritrovavano in un ambiente ostile, con una meteo schifosa, una lingua dura e incomprensibile, giornate di lavoro durissimo, di 12-14 ore, compreso il sabato. E che venivano chiamati "maia-ramina"... Questi italiani che hanno dato lustro alla loro Nazione, mostrando coraggio, caparbietà, intelligenza, voglia di lavorare, e che si sono fatti strada. Max Frisch (grazie Mauro per avermi fatto sapere chi è il padre di questa affermazione) ha descritto il fenomeno con un'unica frase, azzeccatissima: "Volevamo braccia, e sono arrivati uomini". Grande!

Intanto continuo, incontro un signore col cane che sta scendendo. Quattro chiacchere, mi informo sulla discesa per Crocifisso, mi informa che è problematica per la neve ed il fondo bagnato e fangoso. Continuo la salita, e veloci vedo tre camosci, che scendono alla mia destra, passando dietro un costone. Lo risalgo rapidamente, ma purtroppo sono già scomparsi tra la vegetazione. Incontro un altro gitante, che sta scendendo anche lui. Per il resto, silenzio.

12:01 Sono in cima. Come controaltare del cartello svizzero, adesso vedo quello italiano.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0928
Zona di contrabbandieri, si saliva dalla Svizzera con il caffé ed il riso, e si scendeva verso Saltrio o Porto Ceresio. Così, vedo i resti di una garitta. Penso con compassione agli uomini che vi dovevano fare la guardia, di notte, col freddo...

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0930
C'è vento freddo, non va bene fermarsi qui per il pranzo. Oltretutto la neve è alta, non c'è un posto per sedersi comodi. Decido di iniziare la discesa verso Crocifisso, e fermarmi in un luogo più opportuno per il mio banchetto domenicale. Il cartello giallo è chiarissimo, e lo seguo.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0929
Meride bello in grande! Il sentiero percorre inizialmente la cresta, e finalmente riesco ad avere un po' di panorama.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0931
Il mio senso dell'orientamento mi dice che sto andando nella direzione sbagliata... Torno indietro, cerco il sentiero verso sinistra, niente. Altri cartelli non ce ne sono. Passando però, il mio occhio cade su di un sasso, e nella cavità sotto lo stesso, gioia e delizia, vedo le prime primule di quest'anno. A Q1000, in febbraio, con la neve tutt'attorno... Regalo bellissimo.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0935
Mi rassegno, vorrà dire che il sentiero per Crocifisso è quello che il mio senso dice essere sbagliato... Dopo un centinaio di metri in cresta, il sentiero inizia a scendere, praticamente nella neve fresca. Sguardo a destra, e vedo il monte Rosa.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0940
12:15 Il sentiero corre pochi metri sotto la cresta. Senza gamasce la neve inizia ad entrare negli scarponi. Maledetto il sacco leggero... Vedo sulla cresta un punto senza vegetazione, e decido di salirci. Ah, ne è valsa la pena.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0942
Nell foto ci sono il San Salvatore, Melide, il lago di Lugano, Lugano, il monte Bar, la sua capanna, il pizzo di Claro, il convento del Bigorio, Bigorio, ecc. ecc. Riesco a fotografare anche il monte Lema, il Garzirola, e tanti altri (vedi l'album). Perô, qualcosa non funziona... la cresta mi sta portando nella direzione sbagliata...

12:30 Trovo un pilone dell'alta tensione, libero da vegetazione attorno, e con i supporti in cemento adatti alla seduta e senza neve. Mi fermo per il pranzo. Ho controllato, sono dalla parte sbagliata. Ma ormai sono sceso troppo, e tutto nella neve fresca. Decido di lasciar stare, godermi il pranzo, e farmi guardare maliziosamente dal Poncione.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0969
13:00 Ripartenza. Ormai, guardando dal basso, capisco cosa è successo: ho attraversato il versante verso Est, invece di scendere verso Nord. Ma tant'è....

13:20 Ritrovo un cartello che conosco: adesso ho capito. Sono salito da sinistra, scendo da destra, e la "P" sta per "pirla"... Devo fidarmi di più del mio senso dell'orientamento, devo fidarmi di più del mio senso dell'orientamento, devo fidarmi di più del mio senso dell'orientamento. A casa mi propongo di scriverlo almeno 100 volte.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0970
13:30 Scendendo ho la bella vista sul monte Generoso.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0972
13:45 Quasi in basso. Devio dal sentiero per avvicinarmi alla tenuta de "La Perfetta". Una miriade di cartelli criminalizzanti mi accoglie, con divieti di tutte le specie, tipi e natura. Li leggo attentamente, poi me ne frego altamente, ed entro, dato che ho visto una terrazza dalla quale probabilmente c'è un po' di vista verso Arzo. E in effetti...

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0974
13:55 Fine della corsa. Sono nuovamente ad Arzo. Mi imbosco nello stesso caffé di stamane, per risollevarmi il morale. Tornando verso l'auto, bel contrasto di colori.

2010.02.07-Poncione-di-Arzo 0983
E no, non è andata come avrei voluto.

Clicka qui per vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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18 gennaio 2010 1 18 /01 /gennaio /2010 15:46



Percorso effettuato: Camperio, scuola vedica (Q1252) - Camperio. Piera (Q1310) - Marzanei (Q1674) - Dötra (Q1749) - Croce Portera (Q1917) - Dötra - Oncedo (Q1440) - Camperio, Piera - Camperio, scuola vedica.

Difficoltà del sentiero: WT1 fino alla Dötra, WT2 fino a Croce Portera e a scendere dalla Dötra passando per Oncedo.

Dislivello: Circa 650 metri.

Lunghezza del percorso: 14 Km.

Sforzo equivalente: 21 Km.

Durata (incluse le pause): .7.5 ore

Riferimenti: capanna Dötra, grotto Dötra, "Claudio Caccia (grotto Dötra) prepara il risotto", "Da Piera ad Acquacalda" del 11.06.2009 

Osservazioni: l'escursione fino alla Dötra, seguendo la strada forestale, può essere fatta sia senza che con le ciaspole. D'altra parte il percorso è particolarmente indicato per chi vuole impratichirsi con la camminata strana necessaria ad utilizzare le racchette da neve, dato che lo sforzo è limitato. Il tratto fino a Croce Portera è un po' più impegnativo, dato che l'ultimo pezzo non è battuto, ma dà il piacere di aprire la propria traccia. Tutta l'escursione può essere fatta anche dopo forti nevicate, dato che non vi è pericolo di valanghe.

Rita si è appena ripresa dai postumi di un colpo della stega alla schiena (ma i colpi degli stregoni non esistono?), così valutiamo un percorso agevole, che ci permetta di godere della giornata, e verificare se la schiena di Rita tiene il colpo. Non sono un gran fanatico del percorso in Dötra, normalmente troppo frequentato, ma in questo caso ci può stare: salita lungo la forestale con poca pendenza, pranzo al caldo, e possibilità di continuare fino a Croce Portera se tutto va bene.

Invio gli inviti, e Laura, Fiorenzo ed Enrico (con la sua Billie) si annunciano per la giornata ciaspolante. Ci ritroviamo come al solito al parcheggio Coop di Castione, poi via lungo la valle di Blenio, con fermata ad Olivone per un caffé.

09:40 Su consiglio di Enrico, invece di parcheggiare lungo la strada a Piera, abbiamo preso la deviazione a destra qualche centinaio di metri prima, e ci ritroviamo su di un largo spiazzo, comodissimo, e senza rischi per le portiere delle auto. Di fronte a noi uno stabile abbastanza grande, e un cartello indicante la finalità dello stesso.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0591

Laura e Fiorenzo hanno appena acquistato le loro ciaspole, così ci vuole un po' di tempo per la prima regolazione. Il vantaggio è che, una volta regolate, in 15 secondi le si infilano, e in 15 secondi le si tolgono...

10:00 Finalmente pronti, e foto di gruppo per la partenza.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0600

Billie è impaziente di partire... Deliziosa, coccolona, e con un bel carattere. Proprio un amore.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0594

Saliamo lungo la vecchia cantonale verso Piera, mentre Laura e Fiorenzo fanno il rodaggio alle loro ciaspole. Arrivati a Piera, ci accorgiamo che oggi ci sono pochissime auto parcheggiate. Sarà per la meteo, annunciata non proprio brillante, o per il fatto che il ristorante della capanna Dötra oggi è chiuso, ma c'è poca gente. E soprattutto, non passerà neanche una motoslitta durante tutta la salita! Per poco tempo vediamo il Sosto, perno montano della zona di Campo Blenio.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0603

10:10 Eccoci all'imbocco della forestale. Quest'anno l'innevamento è ottimo (due anni fa la neve era solo a chiazze), ed il fondo è talmente compatto che si potrebbe salire anche senza calzare le racchette.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0612

Come al solito la velocità del gruppo è molto disomogenea. Rita, Enrico e Fiorenzo partono a spron battuto, Laura ed io rimaniamo subito indietro.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0614

10:35 Si sale ciacolando, senza stress e senza fretta. Ho riservato al grotto Dötra (in montagna, se ti fermi a mangiare in capanna o grotto, ti consiglio di chiamare sempre prima, altrimenti potresti trovare tutto occupato, e nessun tavolo libero per te) per tutti e cinque, e stamane ho confermato la nostra presenza. In basso, sprazzi di Olivone.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0620

Usciamo dal bosco (ormai ci stiamo alzando bene di quota), e davanti a noi compare un vecchio amico: il pizzo Rossetto, da cui ci eravamo goduti il panorama 28.09.2008.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0622

Arriviamo ad un primo insediamento, aperto, neve da per tutto. La meteo aveva annunciato una giornata parzialmente coperta, invece il cielo, già dal mattino presto, aveva mostrato ampi squarci di blu, e la situazione migliora continuamente. Devo dire che in queste occasioni sono molto ben disposto verso il personale di MeteoSvizzera, e particolarmente propenso a perdonarli.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0627

10:50 Laura ed io siamo i freni del gruppo, così decidiamo di lasciar andare Rita, Enrico e Fiorenzo al loro passo. Appuntamento a Dötra, non si può sbagliare strada. In breve scompaiono lungo il sentiero. Rita è contentissima, la schiena non le duole, e riesce a tenere bene il suo passo.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0638

11:30 Arriviamo a Marzanei. Sono un po' preoccupato, Laura è più lenta di quanto mi aspettassi... Avremmo dovuto arrivare qui verso le 11:00, per essere a mezzogiorno a Dötra. La attendo nel nucleo.

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Ormai mancano solo un centinaio di metri di dislivello per arrivare. Proseguiamo lungo il sentiero (due bei cartelli indicatori rendono impossibile sbagliare strada) e in breve siamo sopra Marzanei.

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12:00 Stiamo andando lentamente... Come compenso splendida vista sul massiccio dell'Adula.

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12:20 Bellissimo sorbo lungo la via.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0677

12:30 Laura è sopravvissuta ad una crisi ipoglicemica. Decido di affiancarla per sostenerle il morale. Inoltre, la strada è arrivata al culmine, e da qui è prevalentemente piana e in dolce discesa fino a Dötra.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0683

12:40 Davanti a noi appare l'insediamento di Dötra. Ci pregustiamo già il piatto caldo.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0686

13:00 Arrivati. Rita & Co. sono stati talmente gentili da attenderci per il pranzo. Ci piazziamo al desco, e, Lucullo docet, ci strafoghiamo con i nostri piatti. Poi, penalità di partita, parte la digestione, e improvvisamente mi sento pesante come il masso di Sisifo. Neanche il caffé riesce a mettermi in sesto.

14:30 Rita, Enrico, Fiorenzo ed io decidiamo di combattere l'abbiocco, e di andare fino a Croce Portera. Ci mettiamo in cammino, in un paesaggio fiabesco.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0690

La prima parte del percorso avviene lungo l'alpe, praticamente in piano. In giugno qui era tutto uno scintillio di fiori. Decisamente una zona molto bella, anche se per Rita e me non riesce a sorpassare quella del Piora.

15:00 Siamo ai piedi della salita per arrivare a Croce Portera. Il cielo nel frattempo si è aperto completamente, regalandoci una passeggiata bellissima. Inserisco l'alzatacco, e su per il pendio.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0698

15:05 Salita breve, Rita ed Enrico mi guardano dall'alto...

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0700

Poi si apre un secondo pianoro, più piccolo. La traccia comincia ad essere meno marcata, segno che la zona non è così frequentata.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0704

Attorno il silenzio, la neve, le cime ed il cielo.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0706

15:30 Appare lui, il pizzo Colombe: sono quasi arrivato. Appena oltre, il Piora...

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0720

15:33 Ed ecco la croce. Rita ed Enrico hanno aperto la traccia, per cui mi ritrovo il percorso facilitato.

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Appena oltre, la zona di Acquacalda, con il Centro Uomo-Natura. Foto di rito per il raggiungimento dell'obiettivo, poi giriamo i tacchi, e partiamo per rientrare, dato che il sole qui è già tramontato. Il paesaggio delizia gli occhi.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0752

16:10 Il ritorno è decisamente più veloce, e in breve arriviamo nuovamente a Dötra.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0759

Ci fermiamo nuovamente al grotto per un caffé, e Claudio ci informa che Laura e Fiorenzo sono partiti da una mezz'oretta, e che scenderanno lungo la forestale. Rita, Enrico ed io, invece, abbiamo deciso di tagliare lungo il sentiero estivo, che passa da Oncedo, accorciando così il percorso.

16:30 Ci mettiamo in moto, dato che la luce sta calando velocemente. In realtà non è un problema, il sentiero lo si può seguire anche con le frontali, ma vogliamo raggiungere Laura e Fiorenzo per non farli attendere. Dall'altra parte della valle, l'Adula si gongola nella luce del tramonto.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0782

17:00 Discesa senza storia fino ad Oncedo, su neve più morbida di quella della forestale, che permette di fare delle belle scivolate con la tecnica Telemark. Oncedo è già al buio...

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0800

...mentre l'Adula ha messo il Fard.

2010.01.17-Dotra-Croce-Portera 0791

17:20 Arriviamo al punto in cui il sentiero si ricongiunge con la forestale, e dopo due minuti arrivano anche Laura e Fiorenzo: tempismo perfetto. Assieme rientriamo al parcheggio, poi rientro a Castione.

Giornata splendida, di quelle che ti restano nel cuore, soprattutto il pezzo tra Dötra e Croce Portera.

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).


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30 dicembre 2009 3 30 /12 /dicembre /2009 10:00



Percorso effettuato: San Bernardino villaggio - alpe Doss - discesa verso Pian San Giacomo - lago Doss - San Bernardino villaggio.

Difficoltà del sentiero: T1, innevato ma battuto.

Dislivello: Circa 350 metri.

Lunghezza del percorso: 8 Km.

Sforzo equivalente: 11 Km.

Durata (incluse le pause): .3.5 ore

Riferimenti Ente Turistico di San Bernardino.

Osservazioni: l'escursione può essere fatta sia senza che con le ciaspole. Il sentiero è battutto in buona parte dal gatto delle nevi, per cui non si sprofonda. D'altra parte il percorso è particolarmente indicato per chi vuole impratichirsi con la camminata strana necessaria ad utilizzare le racchette da neve, dato che lo sforzo è contenuto.

La buriana di Natale è passata... La bilancia non piange troppo (con l'età si inizia ad imparare), Abbiamo deciso già la settimana scorsa, che se avesse fatto bello, domenica l'avremmo trascorsa all'aperto. La meteo ci è venuta incontro, così partiamo per San Bernardino (prima o poi ci arrivo a piedi da Bellinzona) con due opzioni aperte: 1) ciaspolata fino al passo, e magari discesa ad Hinterrhein se non c'è vento, oppure 2) passeggiata tranquilla in zona. Salendo verso San Bernardino incontriamo una fascia di inversione termica: 3° a Bellinzona (Q250), 9° a Mesocco (Q800), poi, verso Pian San Giacomo, la temperatura scende nuovamente. Però... Lascia ben sperare, non dovrebbe essere troppo freddo.

11:30 Arrivati a San Bernardino, parcheggiamo dietro l'ostello. Apro la portiera della macchina, ed il comitato dei festeggiamenti per il benvenuto mi gratifica con una folata prolungata di aria glaciale. Rita ed io ci guardiamo in faccia, di salire al passo con questo vento non se ne parla. Lasciamo le ciaspole in auto, e ci impaludiamo come pinguini, mentre il pizzo Uccello ci guarda bonario.

2009.12.27-San-Bernardino 0325
11:50 Percorriamo il sentiero innevato che scende lungo la pineta, fino alla pista di pattinaggio (che in estate diventa campo da tennis), passiamo il ponticello, e decidiamo di fare la seconda colazione prima di partire.

2009.12.27-San-Bernardino 0337


12:15 Caffé e cornetto assimilati, fuori nuovamente col vento che si intruffola in ogni pertugio. Per fortuna qui è già meno intenso che al parcheggio. Non oso immaginare sul piccolo pianoro del passo come sarà. Ricordi di un mercoledi delle Ceneri, a guardare i figli imparare a sciare a Pian Calles, con -12° ed il vento che spazzava la pista. Proseguiamo lungo il lago, per risalire alla strada cantonale, attraversarla, e imboccare il sentiero autostradale verso il lago Doss.

2009.12.27-San-Bernardino 0348


Gente ce n'è tanta in giro. Non sono abituato ad andare a zonzo in zone così frequentate. Il sentiero sale dolcemente nella pineta. Ogni tanto sorpasso qualche volonteroso che sta imparando l'uso delle ciaspole.

12:40 Arriviamo al bivio dal quale si può salire all'alpe, oppure scendere direttamente al lago. Una nuova costruzione fa bella mostra di se, con un gruppo di persone che sta pranzando.

2009.12.27-San-Bernardino 0366


Svoltiamo a sinistra, per salire all'alpe Doss.

12:50 L'alpe quest'anno è chiusa, e mi sembra ci sia più neve. Di fermarsi qui per il pranzo non se ne parla. Il vento corre libero, sollevando nuvolette di neve, e non c'è un posto veramente riparato.

2009.12.27-San-Bernardino 0373
Da qui, durante il periodo del disgelo, si può udire il concerto delle slavine che scendono sull'altro versante della montagna. Decisamente con quelle pendenze non mi arrischierei a salirci in questo periodo.

2009.12.27-San-Bernardino 0387


Siamo indecisi sul percorso... Il sentiero che vogliamo prendere, sulla sinistra della pista di fondo, è spazzato dal vento gelido: non è invitante. Proviamo a scendere lungo la pista di fondo, ma poco dopo mi rendo conto che taglia direttamente verso il lago, mentre noi vogliamo passare dietro la cresta che lo chiude. Risaliamo fino all'alpe, e con un gesto di eroismo, decidiamo di percorrere quei trecento metri glaciali.

2009.12.27-San-Bernardino 0379


13:15 Entrati nel bosco, il vento viene fermato dai pini. Finalmente siamo soli (a dire il vero già dall'alpe non si vedeva quasi più nessuno). Questo tracciato è poco conosciuto e poco frequentato. Il paesaggio è delizioso.

2009.12.27-San-Bernardino 0391
Continuiamo la discesa fino al piccolo pianoro sottostante. Lungo il percorso i segni del lavoro del vento.

2009.12.27-San-Bernardino 0400


13:30 Arriviamo ad un piccolo insediamento. Lo stomaco batte, non abbiamo ancora fatto pranzo. Qui, essendo più in basso, il vento non si sente. Prendiamo posto alla panchina di neve, e tiriamo fuori dal sacco i generi di conforto.

2009.12.27-San-Bernardino 0410
Attorno silenzio, blu, bianco e verde

2009.12.27-San-Bernardino 0430

E i segni del passaggio di un selvatico.

2009.12.27-San-Bernardino 0428
Dall'altra parte della valle, il Pass di Passit, che porta in val Calanca... Anche questo da farsi in estate.

2009.12.27-San-Bernardino 0377


14:00 Ripartenza. Il sentiero, sempre ben battuto, ci guida lungo il bordo del pianoro, ed iniziamo il rientro verso il villaggio. Poi, piccola salita nella pineta, dove superiamo un nuovo gruppo ciaspolante. E ricompare il pizzo Uccello.

2009.12.27-San-Bernardino 0439


Ha fascino questa montagna... Ci devo salire, lungo il crinale che vedi a destra dovrebbe essere abbastanza agevole. Intanto abbiamo raggiunto la strada cantonale. Per evitarla, prendiamo a destra lungo il sentiero estivo. Piccolo problema: qui la neve non è battuta. Si tratta di salire un piccolo dosso, per scendere dall'altra parte, saranno 200 metri di percorso. Impieghiamo quasi un quarto d'ora: si sprofonda quasi fino alla coscia (per fortuna abbiamo portato le gamasce), e una fatica bestiale. Ogni passo è come salire un metro in una volta. Ma passetto dopo passetto, ce la facciamo.

14:30 Arriviamo al lago Doss, gelato ed innevato.

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Da qui, è ordinaria amministrazione. Svoltiamo a sinistra, e seguiamo la strada asfaltata (adesso innevata) che porta direttamente a San Bernardino. Lungo il percorso, splendidi châlet costruiti negli anni del boom turistico, che adesso si è smorzato.

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15:00 Senza storia né gloria arriviamo in paese. Bella vista sugli impianti di Pian Calles, con il sole ormai tramontato in paese.

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E la luna che ci guarda da lassù...

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Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto della passeggiata (non che ci sia qualcosa di speciale).



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8 dicembre 2009 2 08 /12 /dicembre /2009 20:46



Percorso effettuato: Bellinzona (Q260) - Arbedo - Lumino - San Vittore - Roveredo - Grono - Leggia - Cama - Sorte - Lostallo - Cabbiolo - Soazza - Mesocco (Q800).

Difficoltà del sentiero: T1, sterrato o asfaltato per la maggior parte.

Dislivello: Circa 1000 metri di salita 400 di discesa.

Lunghezza del percorso: 40 Km.

Sforzo equivalente: 50 Km.

Durata (incluse le pause): 8:25 ore

Riferimenti il treno della Mesolcina, il castello Serravalle di Mesocco, gli Arcieri del Bellinzonese, la "Via dei grotti" di Cama, la processionaria su Wikipedia

Nota 1: ho messo questa escursione come "trekking impegnativo", anche se la lunghezza totale poteva giustificare l'inserimento nella categoria "trekking molto impegnativo". Però, come per il sentiero della Verzasca, è possibile entrare ed uscire ad ognuno dei paesi, riducendo così il percorso totale.

Nota 2: il percorso passa negli abitati di Bellinzona, Arbedo, Roveredo, Soazza e Mesocco, mentre Lumino, San Vittore, Grono, Leggia, Cama, Sorte e Lostallo restano dall'altra parte del fiume, rispetto al sentiero seguito. Lo stesso resta sulla sinistra orografica della valle Mesolcina fino a Soazza, per salire sulla destra orografica a Mesocco.

Anche questo sabato Rita ha una giornata di studio, per cui sono libero di organizzarmi per una sgambettata in solitaria. Ho voglia di mettermi alla prova, vedere quanti chilometri tengo ancora, dato che al termine dell'escursione dai monti di Croveggia (sopra Camorino) a Lugano il 31.10.2009 ero arrivato senza alcun problema. La prima idea che mi passa per la testa è provare a fare la Strada Alta da Airolo a Biasca in una giornata, ma la neve caduta fino a Q800 lunedi e mercoledi mi fregano completamente. Mi tocca imbastire velocemente un progetto alternativo...

Il 26.08.2007 Rita ed io, allora all'inizio della nostra attività trekkistica, ci eravamo fatti il percorso da Bellinzona a Cama, circa 20 chilometri, con l'idea di rientrare con il trenino della Mesolcina. Si tratta di un treno turistico, che circola unicamente alcune domeniche d'estate. Il materiale rotabile, tutto originale, è stato restaurato e viene conservato da amatori a tempo perso. E' un'espierenza da fare, un viaggiare a ritmi d'altri tempi, e un regalo bellissimo per grandi e piccini. Ho pensato "beh, se siamo arrivati vivi a Cama allora, perché non tentare fino a Mesocco? In fondo sono solo 40 chilometri".

Detto fatto, faccio un po' di calcoli. Primo vantaggio: se scoppio per strada, posso rientrare da uno qualsiasi dei paesi con il postale. Ogni paese dista dall'altra circa 4-5 chilometri, per cui no-problem. Il dislivello è contenuto, a parte la salita finale verso Soazza e Mesocco. Niente neve, sentiero facile, spesso stradine di campagna. E' deciso, ci provo.

07:25 Esco di casa che il sole non è ancora sorto. E' la prima volta che parto con gli scarponi già ai piedi. Sacco relativamente leggero, due thermos col thé caldo, due panini, carne secca, barrette energetiche, felpa di riserva e K-Way. Ho fatto il calcolo di essere a Cama per mezzogiorno, e fermarmici per mangiare una minestra. Salgo quasi subito sulla diga del Ticino in direzione di Arbedo, e vedo il Pizzo di Claro illuminato da Est.


Ci sono stato, ci tornerò. E proprio una bella montagna. Arrivo al ponte sul Ticino, percorro il sottopasso che porta in paese ad Arbedo, e il bar dove volevo fermarmi per caffé e cornetto è chiuso. Ma se sei appena partito? Vabbé, la routine esige qualche sacrificio. Continuo fino alla rotonda di Arbedo, e qui trovo un bar aperto. Mi guardano un po' strano, tra scarponi, sacco, niente giacca (indosso la canottiera termica, la camicia da trekking ed una felpa leggera, non ostante i 3°C esterni).

08:10 Uscito, riprendo il cammino, e guardandomi indietro vedo la Cima del Gaggio con la luna che le fa da lampione. Anche li già salito.


Percorro tutto il tratto residenziale lungo la Moesa (il fiume della valle Mesolcina) fino alla piazza di giro del postale, e finalmente inizia il sentiero vero e proprio. Cioè, si tratta di uno sterrato, ma meglio dell'asfalto. Poco oltre, arrivo alla zona denominata "Polveriera". Il nome viene da una costruzione utilizzata fino a circa 10 anni fa come deposito di munizioni da parte dell'esercito. In tempi più recenti, la magistratura ticinese vi aveva fatto depositare una grande quantità di piante di canapa indiana, come prova contro il rivenditore di hashish. Com'è, come non è, qualcuno è venuto a rubarsela. Alla mattina hanno trovato le porte aperte con la lancia ossidrica, e le piantine scomparse. Se mi rubano la casa, non si muove nessuno, ma se rubi alla polizia... Hanno trovato la canapa due giorni dopo, nascosta in una grotta in vicinanza della diga della Verzasca. Che efficienza :-)


Il sentiero sale leggermente, poi scende nuovamente in direzione di Lumino. Qui trovi il campo di tiro all'aperto della società "Arcieri del Bellinzonese" (in breve Arbe), società che ha conquistato diversi titoli svizzeri, europei e mondiali. Non scherziamo, come Robin Hood, qui a Bellinzona. Ogni anno Rita ed io vi organizziamo in agosto una grigliata per gli amici: si mangia sul tavolone sotto il noce, e ne esce sempre una giornata splendida.


08:20 Grotto della Bassa. Sono di fronte a Lumino, e qui in estate trovi il pienone di anziani che vengono a contarsela su, bere, e giocare a carte. Unico neo (neo che vale per tutto il percorso): il rumore costante della semi-autostrada A13 del San Bernardino.


Subito dopo il grotto trovo il ponte che porta all'abitato di Lumino: tiro dritto. Anche qui dolce sali-scendi (alla fine saranno un bel po' di metri con tutti questi su e giù) mi fa fare un ampio giro verso destra, seguendo il profilo della montagna. Lungo tutto il tracciato, rustici abbandonati, rustici riattati, rustici in rovina. Uno particolarmente bello, in questa zona. Mi chiedo solo se abbia rispettato le leggi edilizie...


O con un'entrata pretenziosa come quest'altro...


09:10 Ho già passato San Vittore, con la sua torre di guardia. Ce ne sono lungo tutta la valle, spesso molto in alto, e permettevano un ottimo controllo del transito lungo questa via molto battuta, ben prima del San Gottardo.


09:20 Davanti a me si presenta il campanile di Roveredo. Mmmmh, ho tenuto una buona media. Passo il cantiere del portale Sud della nuova galleria di circonvallazione di Roveredo senza problemi, senza sapere ancora che quella Nord... La semiautostrada A13, costruita negli anni '60, ha tagliato in due l'abitato di Roveredo. Uno scempio sociale, architettonico, stradale e urbanistico, al quale si sta finalmente ponendo fine con questa galleria che permetterà a Roveredo di riunirsi nuovamente. Mentre passo, un contadino fa uscire le sue manzette scozzesi, che arrivano al galoppo per mangiare il pane secco gettato sul prato.


09:45 Passato Roveredo, dove mi sono fermato per un caffé, e salutare Marco al negozio in cui lavora. Purtroppo aveva già fatto la pausa, per cui non ha potuto venire anche lui... Mi porto all'altezza delle scuole, di fronte a cui si trova il ponte pedonale per passare il fiume.


Le gambe tengono bene, mi sono già digerito 12 chilometri (circa) in meno di due ore. Dopo il ponte prendo a destra, per restare sotto costa, ed arrivare ad un grottino delizioso, da mettere in memoria per l'estate.


Il cartello pedonale indica "Grono - 45 minuti", ma penso proprio che me li sbafferò molto più velocemente. Mi ritrovo all'entrata del cantiere del portale Nord della galleria. A sinistra, ponte che porta alla strada cantonale, a destra sentiero, con le sue belle marche, verso lo stand di tiro. Domande? Giro a destra...

10:00 Appena oltre lo stand di tiro, rete in acciaio alta tre metri, che blocca il passaggio. Urca. Veloce valutazione: posso tornare indietro, passare il ponte e fare la strada cantonale, oppure salire il pendio seguendo la rete, e aggirare il portale dall'alto. Decido per la seconda variante, in fondo, cosa ci vuole?

Mi ritrovo imbrugato di brutto, terreno molle e scivoloso per le foglie, pendenze bastarde, nessuna traccia, pietre, due riali da attraversare. Scendo nel letto del primo, ripa scoscesa dall'altra parte, risalgo lungo la rete, continuo, guado il secondo riale camminando in equilibrio sul cavo di acciaio alla base della rete.


Nel punto più alto, guardo verso il fiume, e vedo che sulla destra del ponte inizia il sentiero bello piano, largo, sterrato, che gira attorno al cantiere seguendo il fiume. Un cartello noooo, néeee? Ormai sono in ballo, e finisco di ballare. La rete finisce, ma non i problemi. Traverso micidiale, oppure discesa a 80°.


Vada per la discesa, è meno pericolosa del traverso. Scendo utilizzando prevalentemente la parte posteriore, là dove la schiena cambia nome scendendo, e utilizzando i tacchi come freno. Avrei dovuto mettere il sacco davanti, con questa pendenza mi spinge in avanti... Arrivo in fondo con le mani e la parte famosa pieni di aghi di riccio, terra e graffi. Poi, discesa lungo il letto del secondo riale fino al sentiero.

10:20 Eccomi finalmente sulla terra ferma. L'aggiramento mi è costato 20 minuti, e, quello che è peggio, le gambe hanno pagato dazio per lo sforzo, e inizio a sentirle. Pensavo di arrivare a questo punto di stanchezza attorno a Lostallo, e invece... La vita ci riserba lezioni e prove ogni giorno. Però... Ho fatto una cosa che solo un anno fa non avrei osato pensare, e soprattutto, non ho avuto attacchi di vertigini, non ostante la camminata sul filo, e la discesa micidiale. E se ci fosse stata Danila, sicuramente avrebbe commentato (e a ragione) "Con te c'è una sorpresa ogni volta".

Riprendo il mio cammino nel bosco questa volta, verso Grono. Anche qui salita, e le gambe se ne accorgono, questa volta. Provvidenziale pozza per lavare le mani e la thermos esterna.


10:35 Va meglio. Il passo sembra essere ancora buono. Lungo il sentiero, la prova che noi svizzerotti siamo proprio svizzerotti.Su di un rustico abbandonato, la prova che le poste svizzere hanno messo il numero civico anche qui...


10:45 Davanti a Grono, con la sua torre. Ho impiegato 45 minuti non ostante la deviazione: forse non ho perso troppo nel ritmo di camminata. Il cartello mi incoraggia, mancano ancora solo 5.5 ore a Mesocco, ma penso che ci impiegherò di meno, se le gambe tengono.


Da qui si punta su Leggia e Cama. Adesso è tutta strada di campagna, e la valle inizia ad aprirsi. Attività agricole continue, con allevamenti di bestiame, e pochi campi coltivati. In un attimo passo Leggia.


11:10 Arrivo ad un vero grotto, un sasso sporgente chiuso con un po' di muratura, un tavolino e due panche. Niente ristorante, niente parcheggio. Qui portavano i formaggi ed salumi a maturare, e la domenica si veniva per il fresco, e ad assaggiare i prodotti quasi pronti. Unica concessione alla modernità, la gazzosa. Comincio ad avere un buco nello stomaco, e decido di aprofittarne per una sosta thé e barretta.


11:20 Si stava bene, ma è meglio andare. Le gambe non hanno recuperato a stare ferme, anzi, sembrano indurirsi. Meglio evitare. Esco dal bosco, e in alto, sull'altra sponda, vedo un ulteriore torre di guardia, posta sulla destra della valle Calanca.


Su di un albero, il bozzolo della processionaria, un lepidottero micidiale per diverse specie di pini. Dove passa, è peggio delle cavallette.


11:30 Cama. Meno di quattro ore (circa 3.5). Bene bene. Il piano originale prevedeva di fermarmi qui per la minestra, ma dopo la pausa al grotto temo che una fermata troppo lunga possa ammazzare definitivamente le mie gambe. Poi, è ancora presto... Dopo l'esperienza della valle Verzasca, anche se pensavo di fermarmi al ristorante, ho deciso di avere sempre con me un pasto di riserva, cosa che ho applicato diligentemente anche oggi. Così decido di proseguire, e fermarmi da qualche parte per un pic-nic veloce.

Passando arrivo al punto da cui si diparte "La via dei grotti". E' un sentiero che porta fino in Italia, rivalorizzato recentemente, e che passa dal laghetto di Cama, che dovrò raggiungere dato che fa parte della serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana". Unico handicap: 1000 metri di salita dura, per la maggior parte lungo scalinata, proprio il tipo di percorso che odio.


Da qui in avanti diventa tutta strada agricola, praticamente sempre asfaltata. La valle si allarga, saranno circa 800 metri di larghezza, roba da far venire le vertigini. Dato che noi svizzerotti siamo specialisti nella miniaturizzazione, nel giardino di un rustico vedo una montagna tascabile formato casalingo da tenere in giardino.

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Lungo il percorso ora è tutto un susseguirsi di fattorie, con pecore, capre, cavalli, asini, mucche. Le montagne si fanno sempre più alte, e le cime distinte.

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12:00 Eccomi a Sorte, piccolo insediamento delizioso. Decido (cioè, il mio stomaco decide) che è ora di fare il pieno. Il posto si addice, bel parco giochi con grande tavola in legno. Mi piazzo come se fossi il proprietario, e imbandisco il desco. Taglio le michette, infilo la carne secca, preparo la thermos e la frutta secca. Ed ecco il risultato.

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12:30 Mi sono gustato la pausa, ma le gambe, rialzandomi, cominciano a cantare. Accidenti! Spero che riavviandomi i muscoli si scaldino nuovamente, in fondo ho già percorso circa i 3/4 del tragitto, anche se in ultimo mi attende la salitona a Soazza e Mesocco. Prima di partire mi gusto la chiesetta. Piccola, ma ogni chiesa che si rispetti ha il colonnato. Così, l'architetto di questa, ha deciso che non ne poteva fare a meno.

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Effetto carino, decisamente. Davanti a me, ora la pianura di Lostallo, e in fondo la curva a sinistra che mi porterà alla destinazione finale per oggi.

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13:00 Sono praticamente in vista di Lostallo, e l'ennesima fattoria mi presenta i cavalli delle Shetland. Razza di pony, robusti, sopportano il freddo e si accontentano di poco. Come per molti altri animali, li chiamo per distribuire qualche coccola. La bella cavallina (penso sia una lei) sulla sinistra decide che vale la pena di provare, si avvicina, e scopre con immenso gaudio che ci so fare. Quando smetto, continua a strofinarsi contro il recinto. A questo punto le mie mani sanno di cane, pecora, cavallo, mucca, asino, e pony. Le uniche che non sono riuscito ad accarezzare sono le mucche scozzesi. E la sai un'altra cosa? Prima di mangiare non ho lavato le mani, e sono qui adesso, vivo e vegeto, a scrivere la relazione.

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13:05 Lostallo passato. Il paese prende il nome dalla funzione che aveva nel passato: era punto di cambio dei cavalli per chi saliva al San Bernardino, e per chi arrivava dal passo. Abbreviazione di "lo stallaggio" appunto.

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Altre fattorie, animali, coccole, Non ho tenuto conto delle fermate per carezze, sennò penso che la media di camminata sarebbe più o meno quella del TGV. Ai bordi della strada, vaghi residui della neve di lunedi e mercoledi, ma sull'asfalto non ce n'è più.

13:15 E la davanti, l'obiettivo: quasi nascosta dal cartello stradale, la chiesa di Soazza, e in fondo il castello di Mesocco. Sono in vista... Già, ma le gambe non si sono mica riprese dalla fermata. E in più, grazie alla partenza della digestione e a un venticello che si è levato, sintomi di freddo, che sono scomparsi fortunatamente con il camminare.

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E posso notare purtroppo che sono ancora abbastanza in basso: la salita sarà luuuunga. Ma mi preoccuperò quando sarò là. Intanto, ancora fattorie e animali, ma adesso comincio a tirare dritto. Anche fermarsi e ripartire comincia a pesarmi.

14:00 Ho fatto un pezzetto di salita in direzione di Soazza, ed arrivo ad un bivio. Davanti a me un ponte in ferro che porta alla cantonale, a destra il sentiero, ma non so se sia quello giusto. Quando avevo guardato la cartina, la marcatura indicava che qui bisognava attraversare. Provvidenzialmente arriva una copia dal sentiero dubbio, e mi spiegano che posso seguirlo per arrivare a Soazza, evitando così la cantonale, anche se il percorso è più lungo. Beh, ormai, chilometro più chilometro meno... Poi mi spiegano che da Soazza è possibile salire a Mesocco camminando sulla massicciata della ex-ferrovia della Mesolcina, che una volta saliva fin lassù. Questa è un'ottima notizia: i treni non possono salire una pendenza troppo forte (l'attrito volvente acciaio-acciaio ha un coefficiente abbastanza basso), il che vuol dire che sarà magari lunga, ma si sale lentamente. Tutto contento prendo a destra.

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E ancora fattorie e animali. Ormai lascio perdere... Il sentiero in effetti si è alzato, per riabbarsi (fregatura) e salire nuovamente. Scherzo non gradito. Davanti a me, un albero pieno di vischio. Ahh, se fossi un druido celtico col falcetto d'oro, potrei salire per tagliarne un po' e portarlo a casa.

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14:35 Vedo la chiesetta di Soazza. L'ho sempre vista dalla semi-autostrada, le si passa sotto e quasi non la si nota. E il castello... Vai, che non manca molto.

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14:40 Prima salita impegnativa. C'è il sentiero che sale quasi direttamente a Soazza, ci penso su, e decido di seguire la strada: pendenza minore, anche se più lunga. Le gambe iniziano ad essere veramente pesanti. Sempre così, la parte più difficile è in ultimo, quando hai già mangiato molte delle risorse. Ed è il momento in cui inizi a trovarne un'altra, che si chiama volontà.

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14:55 C'è lo fatta. A dire il vero mi sono fermato accanto alla ex-casa delle guardie di confine a parlare con un signore, veneto, trapiantato qui da 50 anni, che mi ha invitato anche a bere "un'ombreta", non sapendo che sono completamente astemio. Adoro parlare con queste persone: è facile attaccare bottone, e hanno lo sguardo limpido di chi non ha commesso male, e ha vissuto bene, anche se non è diventato famoso e non ha compiuto gesta eroiche. Sono persone queste, che ti riconciliano con l'umanità. Hanno un'armonia naturale del vivere che io sto apprendendo solo ora, e che invidio loro. Prometto che prima o poi passerò con Rita, ma per una gazzosa.

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Salgo in paese, svolto a destra, e dopo un centinaio di metri nei viottoli trovo l'accesso alla massicciata, che mi porta alla stazione di Soazza.

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Il cartello giallo mi dice "1 ora" per Mesocco. Orpo, ma quanto è lunga? Dovrebbero mancare solo tre o quattro chilometri. Fa niente, mi incammino. Normalmente faccio due passi al secondo, 95 centimetri per passo, 1.9 metri al secondo, 114 metri al minuto, 6.8 chilometri all'ora. Salendo cerco di controllare se sto tenendo il mio ritmo da pianura, e mi accorgo che le gambe sono dei sacchi di cemento. Maledetto l'aggiramento del portale Nord di Roveredo. Sono sicuro che senza quel fuori pista, non sarei in queste condizioni. La testa stacca il sistema di allarme delle gambe, e ignoro le prime fitte, cercando di godermi un tunnel, l'unico, di questo tratto.

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La vegetazione mi impedisce di vedere a che punto sono. Ponte con neve.

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In alto vedo però le creste delle montagne, e mi consolo con quelle.

15:30 Finalmente sono all'altezza del castello, con la sua murata imponente. Sotto il castello, la chiesetta.

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15:40 Ultimissimo sforzo, per arrivare alla stazione. Ormai le gambe vanno per forza d'inerzia.

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15:45 Eccomi sul piazzale della ex-stazione di Mesocco. Beh, 45 minuti da Soazza invece di un'ora, non ostante lo stato delle gambe. Sono orgoglioso. E se tolgo le pause certe (caffé, deviazione e pranzo), circa 7 ore per percorrere i 40 chilometri (e 50 di sforzo): bella media ancora per un cinquantenne. Ma penso che il mio limite giornaliero sia attorno ai 60-70 chilometri. In primavera ci devo provare... In fondo da qui mancano ancora solo 16 chilometri e 800 metri di dislivello fino a San Bernardino: potrei provare a farla tutta in una giornata.

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Mi guardo attorno per decidere dove andare a mangiare la famosa minestra che non ho mangiato a Cama, e arriva il postale della corsa diretta Coira-Bellinzona. Boh, tanto vale saltare su per rientrare. Ultimo sguardo alla chiesa di Mesocco.

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Il postale corre veloce lungo la semi-autostrada, facendomi vedere i luoghi che ho percorso come fosse una pellicola che viene riavvolta velocemente. D'altra parte, per rivedere il film, è un'operazione che devi fare.

16:20 Sto camminando verso casa dalla stazione di Bellinzona, e non posso mancare di immortalare il Pizzo di Claro, questa volta illuminato dalla luce serodina da Ovest.

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A casa pulisco bene il sacco ed i pantaloni, che portano ancora tracce più o meno abbondanti del fuori-pista del portale Nord.

Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).









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24 novembre 2009 2 24 /11 /novembre /2009 18:42



Percorso effettuato: Bivio di Corippo (Q496) - Lavertezzo (Q545) - La Motta (Q615) - Brione (Q740) - Gerra (Q803) - Lorentino (Q813) - Frasco (Q885) - Sonogno (Q940)

Difficoltà del sentiero: T1

Dislivello: 740 metri. Osservazione: il dislivello netto sarebbe di soli 400 metri, ma c'è il dosso tra il ponte sul fiume e Brione Verzasca che sale per 300 metri e ridiscende nuovamente.

Lunghezza del percorso: 17 Km

Sforzo equivalente: 24 Km

Durata (incluse le pause): 6 ore

Riferimenti: il museo della valle Verzasca di Sonogno.

Come si fa a non percorrerla in qualsiasi stagione dell'anno? Troppo bella, di carattere, aspra e semi-selvaggia, la valle Verzasca. Il suo fiume smeraldo è un incanto per gli occhi, e non ci si stanca mai di rimirarne le acque. Novembre ci sta regalando delle giornate stupende, con temperature attorno ai 16° in pianura, una cosa eccezionale. Così, un po' per pigrizia, per non cercare altri percorsi, un po' per amore, decidiamo di percorrere per l'ennesima volta questo sentiero, che mi sembra di conoscere a memoria, e invece mi mostra qualche sorpresa ogni volta.

09:15 Abbiamo parcheggiato al bivio di Corippo, e attraversiamo il ponte che conduce all'altra sponda. Sotto di noi, come benvenuto, la Verzasca si mostra in gran lustro.


Le acque sono scure, non è ancora sorto il sole, che però bacia già Corippo.


Dopo il ponte si sale leggermente verso destra lungo la strada asfaltata, e dopo poche centinaia di metri trovi il cartello con l'indicazione del sentiero, che scende quasi a pelo d'acqua, e si tuffa nel bosco. Gli alberi ormai hanno perso quasi tutte le foglie, ma per fortuna sul sentiero ce ne sono poche, e il camminare è agevole. Le acque sono di una trasparenza incredibile, e lasciano intravvedere il fondo senza quasi distorcelo.


Tra dolci sali-scendi (questi non mi fanno morire come quelli per salire da Chironico al Laghetto) si percorre la valle, particolarmente incassata in questo tratto, in direzione di Lavertezzo. Ogni poche centinaia di metri, un piccolo insediamento, tutti ben tenuti, spesso ricostruiti su fondamenta preesistenti, con la parte nuova che ha saputo mantenere il sapore dell'antico.


09:45 Stiamo andando come fulmini, siamo già in vista di Lavertezzo.


Circonvalliamo l'abitato restando sull'altra sponda, con vista sullo smeraldo. Attenzione: non ho ritoccato i colori di nessuna foto, compresa quella sottostante.


E la natura dà gli ultimi frutti, prima della pausa invernale.


Abbiamo passato anche diverse zone umide, mi attendevo di vedere delle salamandre, invece neanche l'ombra. O sono io che sono ancora troppo addormentato, oppure fa troppo freddo.

10:00 Arriviamo al ponte a chiave di volta (metodo romano). Sotto di noi la pozza di Lavertezzo, con due sub che stanno facendo esercizio, o stanno esplorando il fondo (li puoi vedere nell'album).



Breve pausa per godersi il panorama. Salgo sul ponte, e mi rendo conto che non soffro di vertigini. Alleluja!!! Posso sporgermi e guardare giù senza sentire strizza allo stomaco, non ostante il parapetto sia soltanto un giocattolino di qualche decina di centimetri. Vuoi vedere che a furia di farne, di osare, sono scomparse?

10:10 Bello, ma bisogna continuare. Alle 16:30 parte l'ultimo postale, se perdiamo quello... Il sentiero rientra nel bosco, arioso, senza foglie.


Lungo tutta la valle, dalle pareti laterali, cascate d'acqua che accompagnano il fiume con la loro melodia di sottofondo.


E lungo la riva, massi strani, che si distinguono come una pecora nera in un gregge di bianche...


E sempre lo smeraldo...


10:35 Arriviamo alla prima delle capanne da pic-nic poste lungo il sentiero (in tutto sono tre), e dato che il ritmo fino a qui è stato buono, si decide per una piccola sosta per il thé caldo ed il cornetto con cioccolata. All'interno, sulla panchina, una lucertola che non si muove. Non capiamo se per lei l'inverno definitivo sia già arrivato, o se sia unicamente intorpidita per il freddo. La lasciamo tranquilla, anche se non abbiamo molte speranze.


10:50 Quarto d'ora canonico terminato, si riparte. Ai bordi del sentiero, ultimi rimasugli di funghi, per i quali la domanda se erano commestibili o meno non si pone più.


Nel frattempo, in alto è arrivato il sole, che ammanta un larice di una aureola surreale.


11:00 Il sentiero arriva ad una zona caratterizzata da una grande cascata in alto, che si rompe in decine di piccoli rivi verso il basso, tra rocce franate. Diversi ponticelli permettono di attraversare la zona, da un masso all'altro, offrendo continue variazioni alla vista di questo spettacolo splendido.


La vegetazione diminuisce, e ci permette finalmente di ammirare anche le cime che chiudono la valle, quasi a picco sopra di noi.


E i colori dei larici posti più in alto.


Ultimo balzo verso il ponte dopo Motta, che ci conduce attraverso un piccolo insediamento. Qui qualcuno intaglia il legno, ma ci dice chiaramente che si attende che ce ne andiamo...


E in un angolo d'acqua, tutta la malinconia della stagione che sta volgendo all'inverno.


11:55 Ponte. Questo è il tratto più pericolo, soprattutto in estate, quando c'è molto traffico turistico. Bisogna attraversarlo, per scendere a sinistra appena prima della galleria. Niente marciapiede.


Mentre lo attraverso, test: guardo giù, niente sommovimenti... Ne aprofitto per fotografare tutti e quattro. Cosa dici? Sono solo ombre? Beh, ripassati "La Caverna" di Platone :-)


Foto a picco: non ci credo, posso farla.


Imbocchiamo il sentierino sulla sinistra alla fine del ponte, che ci fa scendere nuovamente a filo d'acqua, per risalire poi e scavalcare la gola del fiume che scende da Brione. Lungo il greto, un alieno mi osserva.


Da qui c'é la salita più impegnativa del percorso. Niente di trascendentale, sono circa 200 metri, per ridiscendere nuovamente. Ma c'è anche una bella scalinata, con gli scalini molto spaziati. Spaziati in su, non in lungo. La foto è stata scattata ad altezza occhi, non sdraiato per terra...


12:30 Terminata la salita, durante la discesa si vede sulla nostra sinistra Brione, che taglieremo fuori.


La valle ora si è allargata, e il letto del fiume pure, rendendolo meno impetuoso e torrentizio. Ma il colore smeraldo resta, anche se forse meno intenso.


12:40 Seconda capanna da pic-nic, ma tiriamo dritti Poi, piccolo insediamento.


E finalmente, dopo tanti anni, vedo nuovamente una rosa canina, dalle cui bacche si ricava il thé rosso.


In un angolo, la vista della pietra dell'uomo e della pietra della montagna, unite in queste valli da secoli di storia.


13:10 Siamo in vista di Gerra, ho riservato al ristorante per quattro per il pranzo, dovremmo arrivare verso le 13:30, se tutto va bene.


La bandiera della Verzasca è verde e gialla?


Il fiume continua a deliziarci con le sue rapide, le pozze, le cascate. Sinfonia di colore e suoni.


Terza capanna da pic-nic. Per fermarsi a mangiare, questa, secondo me, è la più carina.


Con vista sui cucuzzoli, sul fiume, e su Gerra.


Continuando verso Lorentino, passiamo quattro case, e due gatti (probabilmente fratelli) di un bel rosso. Il tempo di accovacciarmi, e uno dei due è già sulle mie gambe, mentre l'altro si struscia. Avranno fame? O sono io che faccio questo effetto ai gatti?


La voglia di fermarmi un'oretta a sistemarli per bene, con mega grattata di pancia, orecchie, mento, mandibole, schiena, c'è tutta, ma la pancia comincia a battere. La mia.

13:30 Eccoci a Lorentino, puntuali come un treno svizzero di trent'anni fa (adesso, lasciamo perdere). Sapendo che l'agriturismo dove mangiamo normalmente è chiuso, ho riservato al ristorante di Gerra, che dovrebbe trovarsi appena dall'altra parte del ponte di Lorentino.


Attraversiamo il ponte, ma nessuna traccia del ristorante. Ohibò. Cammino un po' avanti e indietro, ero sicuro che dovesse essere qui... Non abbiamo neanche preso il pane e l'affettato, partendo dall'idea che avremmo mangiato al caldo. Incontro un signore, gli chiedo dove si trova il ristorante, e mi dice che dobbiamo tornare indietro per circa 1 Km lungo la cantonale. Discussione a quattro, decidiamo di lasciar stare, si perderebbe troppo tempo. Andiamo fino a Lorentino, e verifichiamo se effettivamente l'agritursimo è chiuso...


L'agriturismo E' chiuso. Ci salviamo con due banane, un po' di frutta secca, ed il thé caldo. Mamma mia, ho fatto male i compiti a casa, chissà le maledizioni mentali che mi staranno scoccando i miei compagni di gita.

14:00 Si riparte, non manca molto a Sonogno, faremo pranzo là. La giornata si sta mantenendo sullo splendido, e già da un bel pezzo ho tolto la felpa per non sudare. Il cielo è terso, le montagne si stagliano decise sullo sfondo da cartolina.


E sempre lo smeraldo del fiume...


Poco prima di Frasco passiamo nuovamente sull'altra sponda. Il cartello spingerebbe a percorrere la strada cantonale, ma Rita ed io conosciamo il trucco: sulla destra del ponte si scende una piccola scalinata, e ci si ritrova nuovamente sul sentiero. A causa dei lavori di costruzione del nuovo ponte, il cartello non c'è, ma noi andiamo ad occhi chiusi. Poi via verso Frasco.

14:35 Siamo all'altezza del ponte sospeso dal quale abbiamo iniziato la ciaspolata in gennaio, e di fronte a noi l'abitato.


Il sentiero piano, e la pancia vuota ci fanno aumentare il ritmo. Ma come si dice, anche l'occhio vuole la sua parte.


15:05 Siamo di fronte a Sonogno, dobbiamo continuare fino al ponte che ci permetterà di attraversare all'altezza della pista di ghiaccio naturale.


Mi godo l'imbocco della valletta che porta al passo di Redorta, con alla destra la Corona di Redorta, e sulla sinistra il Pizzo Zucchero. Prima o poi il passo me lo digerirò, anche se sono 1400 metri di salita. Dall'altra parte, in 10 Km, si arriva a Prato Sornico, in Vallemaggia.


15:15 Eccoci in paese. Puntiamo dritto verso il ristorante.


Delizia: minestrone caldo con verdure bio, e panino. Pancia piena e calda, dietro una giornata ed una gita splendida, il caffé che sta per arrivare, ed un gattone rosso sulle ginocchia che non chiede di meglio che di essere accarezzato. Cosa si può volere di più dalla vita? Con l'animo in pace, e anche un po' ritardato dall'inizio della digestione, eccezionalmente per una volta mi lascio fotografare da Rita.


16:30 Il postale è pronto per riportarci al punto di partenza. Ultimo sguardo, tanto Sonogno resta una delle mete privilegiate per le nostre escursioni.


Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).






























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4 novembre 2009 3 04 /11 /novembre /2009 10:47



Percorso effettuato: Sant'Ambrogio, frazione di Claro (Q400) - monastero di clausura di Santa Maria Assunta (Q620)

Difficoltà del sentiero: T1

Dislivello: 250 metri

Lunghezza del percorso: 5 Km

Sforzo equivalente: 7 Km

Durata (incluse le pause): 2.5 ore

Riferimenti: il monastero di clausura di Santa Maria Assunta.

Dopo la pedalata di ieri da Camorino a Lugano, avevo voglia di verificare la tenuta delle gambe, in previsione di possibili tracciati trekkistici di più giorni, con percorsi lunghetti ogni giorno (ad esempio nel parco del Pollino, oppure sulle colline del Monferrato, o ancora in Toscana e Umbria). Rita deve preparare diverse cose per la settimana, così si pone il problema di trovare un percorso vicino, e non lungo. Si decide per il monastero di Claro, dietro le porte, con l'idea di cercare ancora castagne.

14:30 Siamo al parcheggio di Sant'Ambrogio, in cima a Claro, edificata su di un cono di deiezione. In alto vediamo la nostra meta odierna, costruita su di un terrazzo naturale.


E di fronte a noi la bella chiesetta di Sant'Ambrogio.


Oggi abbiamo un solo sacco, che dovrebbe servire a portare le castagne, caso mai ne trovassimo ancora. Rita mi sbeffeggia, e decide di portarlo lei, così saliamo più in fretta :-(. Sulla strada principale, un cartello che non lascia dubbi sull'accesso alla mulattiera di salita.


La stessa sale verso la destra del cartello, tra due imponenti pareti di roccia. Normalmente agevole, oggi ci fa tribolare un po' con tutta la foglia che c'è per terra.


Il primo tratto sale verso la costa della montagna, poi una svolta, si torna a salire guardando la valle. Nuova svolta, questa volta marcata da una cappelletta.


Da qui si riprende a salire verso la montagna, e poco dopo vediamo la costruzione del monastero sopra di noi.


15:10 A tempo di record siamo arrivati. Mentre stiamo per entrare, una copia arriva dal sentiero di montagna. Mi informo, mi dicono che sono partiti da Lumino. Mmmmmh, interessante. si può salire un pezzo, poi continuare praticamente piani fino a qui... Memorizzato, magari in primavera. Saliamo i pochi scalini che danno accesso alla terrazza posta verso la valle, l'unica accessibile al pubblico.


A sinistra della chiesetta, il cimitero del convento. Ieri ho visto quello del Bigorio, essenziale. Anche questo lo è, ma ogni tomba ha il suo bel mazzo di fiori.


La vista verso la valle è splendida, si vede da Bellinzona quasi fino a Biasca. E attorno i colori dell'autunno, con il suo gran finale, prima di lasciare il passo all'inverno.


Una teleferica, innaugurata da poco (il monastero è stato oggetto di vari interventi di restauro nel corso degli ultimi anni), permette un accesso facile anche a chi non ha voglia di farsi una mezz'oretta a piedi.


Breve visita alla chiesetta, vedo una suora che sta preparando tutto per la funzione, e quando mi nota si ritira in fretta. Scatto due foto, ed esco per non disturbare.


Le suore, per autofinanziarsi, preparano marmellate, biscotti, e lavori di ricamo. In uno stanzino aperto verso l'esterno, una ruota permette loro di far pervenire al mondo esterno i loro prodotti, e a noi di pagare. Sentiamo la voce dall'altra parte, ma non vediamo nessuno.


Facciamo la nostra merenda sulla terrazza, ammirando la splendida vegetazione, curata. Una yucca selvatica, una delle mie piante preferite, fa bella mostra di se.


15:35 Usciamo dal convento, e riprendiamo il sentiero verso la montagna, per entrare nel castagneto. Ricerca di castagne decisamente infruttuosa, la zona è stata battuta molto bene prima che arrivassimo noi, e si trovano unicamente castagne piccole, o marce. Non ci arrendiamo, e tentiamo per una buona ventina di minuti. Esito scarso, ne raccogliamo unicamente una porzione. Da questo punto si vede la parte nascosta del monastero, non visibile dal davanti, con una seconda chiesetta posta all'interno del perimetro, e non accessibile.


15:55 Decidiamo di lasciar stare le castagne, e riprendiamo il sentiero in discesa. In questo periodo purtroppo verso le 16:30 è già abbastanza scuro. Discesa tranquilla, facendo unicamente attenzione a non scivolare sulle foglie.


16:20 Fine della passeggiata, eccoci nuovamente al parcheggio. Le gambe hanno tenuto benissimo, niente dolori in nessun muscoletto. Sono proprio contento: non ostante la scarpinata di ieri, avrei quasi voglia di rifarmela anche oggi, tanto è stata splendida.


Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto della passeggiata (non che ci sia qualcosa di speciale).

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Geolocalizzazione: Svizzera, Ticino, Sopraceneri, Sottoceneri, Leventina, Bedretto, Blenio, Riviera, Mesolcina, Calanca, Maggia, Verzasca, Onsernone, Muggio, Bellinzonese, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto 

 

Interessi: trekking, escursioni, passeggiate, foto, natura, rifugi, capanne, flora, fauna, laghi

 

Percorsi: forestale, sentiero, transumanza, valico, passo, bocchetta, ganna