Percorso effettuato: Campo Blenio (Q1216) - Ponte Orsàira (Q1465) - Ronco di Gualdo (Q1573) - capanna Bovarina (Q1870) - alpe Bovarina (Q2008) - alpe Pradasco (Q1742) - Ronco di Gualdo - Campo Blenio.
Difficoltà: sentiero WT2.
Dislivello: 860 metri.
Lunghezza del percorso: 13 chilometri.
Sforzo equivalente: 22 chilometri.
Durata (incluse le pause): 9 ore.
Riferimenti capanna Bovarina, UTOE
In Ticino, il giorno di San Giuseppe è festivo, quest'anno di venerdi. A questo aggiungi che la meteo era annunciata buona, mentre sarebbe peggiorata di molto durante il fine settimana. Poi aggiungi il fatto che è da un anno che vorrei salire alla capanna Bovarina, ma che l'anno scorso il pericolo valanghe era sempre troppo alto, mentre per venerdi era annunciato due su cinque, e puoi ben capire quale sia stata la meta di questa escursione.
Mando gli inviti per l'escursione, e Laura ed Enrico (con la sua cagnolina Billie) si annunciano dei nostri. Bisogna anche aprofittare del fatto che ormai siamo agli sgoccioli con le escursioni con le ciaspole, dato che la temperatura sta salendo rapidamente, e ne è caduta meno che l'anno scorso.
09:45 Siamo pronti alla partenza. Ce la siamo presi comoda, tanto ho calcolato tre ore per arrivare alla capanna, e due orette per la discesa. E c'è luce quasi fino alle 19:00. La meteo è veramente splendida, il sole non è ancora sorto, nascondendosi dietro il Sosto che domina Campo Blenio. Foto di gruppo alla partenza.
Saliamo decisi seguendo i bordi della pista di sci, ci sono anche i cartelli del tracciato dei sentieri per le ciaspole. Cielo terso e nitido, temperatura già gradevole per il periodo, tutto preannuncia una giornata con i fiocchi. Dall'altra parte della valle, le montagne che portano fino all'Adula.
Saliamo deecisi, per portarci fuori dalla pista e imboccare la forestale, coperta di neve, che passa da Orsera e porta fino a Ronco di Gualdo. La pendenza iniziale è decisa, e in breve dobbiamo allegerirci di diversi strati per non finire vaporizzati.
10:30 Ci siamo già innalzati bene, e sotto di noi possiamo godere della vista di Campo Blenio. Davanti a noi uno dei vari insediamenti presenti nella valleta che porta verso l'alpe Bovarina.
Ma soprattutto, bianco e azzurro, entrabi immacolati.
La pista è segnata, ma meno profonda di quanto immaginassi, segno che non è così frequentata. Uno dei timori era che avremmo incontrato frotte di escursionisti come domenica scorsa al monte Bar. Per intanto, nessuno. Enrico, secondo il quale siamo partiti un po' tardi, scherza affermando che sono già tutti alla capanna ad attenderci. Meglio così, penso, almeno avranno scaldato l'ambiente.
11:00 Tranquilli tranquilli continuiamo il nostro percorso, per arrivare ad Orsera, bell'insediamento piazzato su di una terrazza naturale che domina la valletta. Tante casette e rustici ben tenute, e abbondante uso di legno.
Fin qui siamo saliti senza ciaspole: la neve portava bene, e non si sprofondava. Ma qui la situazione cambia. Breve sosta per spachettare le racchette da neve e calzarle, poi via di nuovo, sempre seguendo il tracciato della forestale. Zona pianeggiante, di ampio respiro, si procede bene.
E un sorbo, unica macchia rossa tra il bianco e l'azzurro.
11:15 Arriviamo al ponte. Il fiume sembra essere stato addolcito con strati di panna montata da parte di un pasticciere che non ha lesinato con le quantità.
Appena pasato il ponte tagliamo per il bosco, accorciando così la strada, ed aumentando la pendenza. Ahia. Enrico e Rita partono alla stambeccoide veloce, Laura ed io restiamo indietro. Li fotografo un'ultima volta, caso mai...
11:40 Il gruppo si è ricompattato a Ronco di Gualdo, e decidiamo di fare una pausa cornetto - cioccolata - thé. Silenzio ovunque, non abbiamo ancora incontrato anima viva. L'insediamento è delizioso, praticamente tutte le case sono in legno, e uniscono l'antico del corno delle alpi al moderno dell'antenna parabolica satellitare.
11:55 Pausa terminata, ripartiamo prendendo la salita verso destra.
Passiamo a monte del ponte in legno, talmente carico di neve da farci temere che possa crollare se gli aggiungiamo il nostro peso, e guadiamo nel punto più stretto.
Da qui si inizia la salita dura e pura, 300 metri che portano alla capanna. Il percorso di salita è ben tracciato, non ci sono dubbi o problemi su quale strada seguire. Ma la pendenza... In alcuni punti neanche le ciaspole riescono quasi a tenere, e si tende a slittare all'indietro. Intanto, là dietro, appare l'Adula, con i suoi passa 3400 metri, e il Sosto in primo piano.
12:50 Gà semm quasi. In alto il bosco si apre, vediamo il rustico posto poco sotto la capanna, e Rita che ci fa segno: siamo sulla strada giusta.
Ultimo sforzo, e arriviamo anche noi due sul pianoro dove siamo attesi.
Giriamo l'angolo, e davanti a noi appare la capanna. Mmmmh, neanche un filo di fumo. Dov'è andata tutta le gente di cui parlava Enrico?
13:10 Siamo alla capanna. Depongo il sacco, mi guardo indietro, e rimango meravigliato dallo spettacolo delle cime. Parto lungo il breve canale che porta verso l'alpe Bovarina, cambio obiettivo, e metto il grandangolo.
Nel frattempo Enrico e le ragazze hanno preso possesso della capanna, vuota. Inseriamo la corrente, Rita accende la stufa economica, e ci prepariamo per la pappa. Pausa lunga, due ore... Si discute quale via prendere per la discesa. Ci sono due varianti: la prima scendere per la stessa strada dalla quale siamo venuti, la seconda prevede di salire ancora fino all'alpe Bovarina, e da li prendere la forestale che porta appena sotto l'alpe Pradasca, per congiungersi nuovamente a Ronco di Gualdo. Mentre discutiamo arrivano due conoscenti di Enrico, che ci informano di essere saliti per questa seconda via, molto bella e panoramica. Olé, alea jacta est: si decide per la salita verso l'alpe Bovarina. Chiudiamo la capanna, disinseriamo la corrente, e ci prepariamo.
15:10 Già, salita. Ma bisogna passare il canale. Quando siamo arrivati in capanna presentava cosi:
Adesso, invece, si presenta così:
E' il momento più caldo della giornata, e sembrerebbe esserci un terzo punto in cui potrebbe staccarsi una slavina. Non sono grosse, ma abbastanza da farti cadere, e magari farti male. Partiamo decisi, 50 metri tra l'uno e l'altro, e saliamo veloci: sono circa 300 metri lineari da percorrere il più velocemente possibile, in salita, con l'aggiramento delle due slavine in fuori pista.
Passiamo le slavine, e tra le due, in alto, si vede una bella fessura orizzontale di almeno 30 metri di lunghezza che promette poco di buono.
15:25 Tutti in salvo. Percorriamo ancora un centinaio di metri, e dietro di noi sentiamo il rombo della terza slavina... Scampato pericolo. Poi lo sguardo punta verso il basso, e rimango incantato dalla gentilezza della neve, che ha formato un letto tutt'attorno ad un germoglio, ma senza coprirlo.
Alzando lo sguardo, invece, vedo il pianoro dell'alpe Bovarina, e la valle che porta verso la chiosa di montagne con il passo della Gana Negra che porta al passo del Lucomagno. Paesaggio bellissimo, è amore a prima vista.
Rita ed io ci guardiamo negli occhi, e ognuno vi legge la stessa cosa, senza bisogno di proferire parola: "Di qui ci passiamo". Dietro di noi la diga del Luzzone, che dà accesso al piano della Greina, altra zona paradisiaca. Mi sto innamorando sempre più della valle di Blenio.
16:00 Percorriamo buona parte del pianoro dell'alpe, sempre in leggera salita, fino ad arrivare allo stallaggio dell'alpe. Enrico ci attende pazientemente con Billie...
...mentre Rita e Laura se la prendono comoda.
Breve sosta thé, poi iniziamo (purtroppo) la discesa.
La luce inizia dolcemente a scemare, e qualche nuvola foriera del brutto tempo di sabato e domenica ha deciso di portarsi avanti con il lavoro, ed è arrivata fin qui.
Questo versante è decisamente meno frequentato, e la traccia non è sempre evidente. Ma non è un problema, la neve tiene bene in quasi tutti i punti, e non vediamo segni passati o imminenti di slavine. Scendiamo con la vista quasi continua sulla diga del Luzzone.
16:40 Abbiamo passato la capanna e la valletta (sull'altra sponda) e ci stiamo avvicinando all'alpe Pradasca. Qui si inizia il fuori pista, dato che di traccia non se ne vede. Ed è tutta una goduria, essere il primo a lasciare il segno.
17:00 Siamo sotto l'alpe Pradasca, ed il sentiero si è congiunto con la forestale che scende a Ronco di Gualdo. La luce diminuisce ulteriormente, complici le cime sovrastanti, ma per intanto nessun problema. La discesa si fa meno intensa, a parte alcuni piccoli passaggi che richiedono un attimo di attenzione.
17:15 Sotto di noi compare Ronco di Gualdo.
E un ultimo sguardo al pizzo Rossetto (dove eravamo stati il 28.09.2008) prima che scompaia nascosto dal versante.
Da qui riprendiamo la stessa strada del mattino: discesa nel bosco fino a ponte...
...poi lungo la forestale fino a Campo Blenio.
18:40 Eccoci giunti, ormai quasi al buio.
Enrico è profondamente dispiaciuto di essere già arrivato: è una vita che si porta le frontali con se, avrebbe voluto fare una parte della discesa utilizzandole, ma siamo stati troppo veloci.
Impacchettiamo tutto quando, poi via per un meritato caffé, e i congedi. Enrico, che era stato nominato capogita, non ostante le sue ritrosie, viene ringraziato per la disponibilità, la gentilezza, e la calma con la quale ci ha accompagnati (ha un passo con il quale avrebbe potuto lasciarci nella polvere [di neve] tutti quanti), senza mai sbuffare per la nostra lentezza ed imbranatura...
Non riesco ad immaginare un regalo più bello per la festa del papà: una giornata splendida, di silenzio, sole, neve, roccia e cielo, e la bella compagnia di Rita, Laura ed Enrico.
Ecco il profilo altimetrico da Campo Blenio a Ronco di Gualdo (andata e ritorno).
Mentre questo è il profilo altimetrico dell'anello da Ronco di Gualdo alla capanna Bovarina, alpe Bovarina, alpe Pradasca, Ronco di Gualdo.
Clicka qu se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).