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30 maggio 2011 1 30 /05 /maggio /2011 10:27



Percorso effettuato: San Bernardino (Q1629) - Alp d'Ocola (Q1830) - Pass di Passit (Q2082) - Alp de Alogna (Q1432) - Pian d'Asc (Q1408) - Valbella (Q1334) - Rossa (Q1069).

Difficoltà del sentiero: T2 da San Bernardino al Pass di Passit, T3 dal Pass di Passit all'Alp de Alogna, T2 fino a Pian d'Asc, T1 da Pian d'Asc a Rossa.

Dislivello: 760 metri di salita, 1280 di discesa.

Lunghezza del percorso: 15 Km

Sforzo equivalente: 24 Km

Durata (incluse le pause): 7 ore

La vita mi ha regalato un anno in più sul gobbome, regalo gradito dato che l'alternativa non è piacevole... La famiglia invece mi ha regalato un nuovo obiettivo per la macchina fotografica: un 18-200 mm, tanto desiderato. Pesa un po' di più di ognuno dei due che avevo (un 18-55 e un 55-250), ma così ne porto solo uno, e non devo fare manovre strane e pericolose per passare da un grandangolo allo zoom, e viceversa. Per festeggiare degnamente il nuovo accessorio, propongo a Rita, dopo 4 settimane di fermo, di fare una bella traversata, di quelle che adoro: dalla Mesolcina alla Calanca, passando per il Pass di Passit.

L'idea originaria era di arrivare fino ad Arvigo, dato che il sentiero da Rossa è molto bello, facile (è un T1 liscio liscio), e volevo farle fare una parte della Calanca da me percorsa nel marzo del 2010. Alla fine abbiamo desistito, e ci siamo fermati a Rossa: la stanchezza, il caldo ed il ritardo ci hanno suggerito di non strafare.

Un po' di organizzazione: il punto di partenza e di arrivo sono molto distanti. Opto per il trasferimento fino a Grono con l'auto, poi salita a San Bernardino con il postale, e rientro a Grono dalla Calanca con il postale.

08:40 Sveglia alle 6:00, postale a Grono alle 7:30, arrivo a San Bernardino alle 8:20, caffé! Ma ti rendi conto che difficilmente in settimana mi alzo così presto? Poi finalmente ci incamminiamo, la giornata si prospetta splendida e torrida.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0154
Dietro di noi le due cime del Piz Uccello ci ricordano che bisognerebbe salire anche da quella parte...

2011.05.29-Pass-di-Passit 0156
Il sentiero (un bel T1, quasi pianeggiante, che mi permette di scaldare i muscoli senza strapazzarli) costeggia il lago artificiale dalla parte degli impianti sciistici. Profumo di resina, aghi sotto i piedi, è bello camminare.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0161
09:00 Già, ma il Pass di Passit è in su, prima o poi bisogna attaccare la salita. Un bel cartello giallo ci indica il punto d'inizio del sentiero. Mirtilli a tutto spiano: questa zona, in agosto, è strafrequentata da turisti che arrivano a farne il pieno.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0163
Salita quasi nel silenzio, la semiautostrada A13 si sente poco. In giro non c'è nessuno, anche in paese i parcheggi erano praticamente deserti. Uccellini vari con il loro canto, bei fiorellini lungo il sentiero, l'ombra delle conifere. Saliamo in silenzio, pochi sprazzi di visilità.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0174
09:45 Arriviamo all'Alp d'Ocola, piccola sosta per un mezzo cornetto. La temperatura sta aumentando, decidiamo di alleggerire il vestiario. Ho notato che noi maschietti abbiamo una sensibilità diversa rispetto a quella delle femminucce per le temperature. Normalmente sia Pierre che io indossiamo almeno un capo in meno rispetto a Danila e Rita. La nostra pausa viene allietata dal canto dell'acqua, che in tutta la zona è presente in abbondanza.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0185
L'obiettivo si sta comportando molto bene. Ho potuto scattare delle foto attorno al 30-35, e passare in un attimo al 200 per i macro di fiori. Il display non mi permette di capire se la qualità dello scatto sia buona, dovrò attendere fino a casa.

09:50 Decisamente ci stiamo alzando. Siamo usciti dalla linea degli alberi, e adesso è ora di cappellino. I mirtilli sono terminati, in compenso sono comparse le "rose delle alpi", i rododendri di montagna. Alcuni già fioriti!

2011.05.29-Pass-di-Passit 0188
Mi giro, tiro l'obiettivo a 25 mm, e via con lo scatto.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0192
Veniamo raggiunti (e superati) da una ragazza francese, che sale come un TGV. Quattro chiacchere, dove va, dove andiamo, gli auguri di una buona escursione.

10:15 Abbiamo superato anche gli ultimi larci, e si comincia a sentire il vento di cresta, il vento da cambiamento di pendenza. Penso non manchi più molto al passo. Il paesaggio diventa sempre più alpino, bello, forte, roccioso, anche se non siamo ad altezze stratosferiche.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0208
Adoro queste traversate: partire da un posto, e arrivare in uno completamente diverso, percorrere vie che mettevano in comunicazione genti, paesi, culture spesso così diverse tra di loro. Molti non uscivano mai dal villaggio in cui erano nati, pochi percorrevano la terra, e vedevano cose che gli altri neanche immaginavano. E spesso diventavano degli "sradicati", non più a casa in nessun luogo, sempre in movimento, sempre alla ricerca del posto perfetto dove fermarsi, senza mai trovarlo. Nel frattempo la signora francese deve essere arrivata al passo...

2011.05.29-Pass-di-Passit 0218
Rita percorre davanti a me l'ultima canalina. Accanto, lastroni di neve. Non sapevamo ancora che problemini ci avrebbero causato dall'altra parte...

2011.05.29-Pass-di-Passit 0223
10:40 Due orette per arrivare al passo, come avevo calcolato. Due splendidi laghetti (non presenti nella seria "Laghetti alpini della Svizzera Italiana") adornano il passo.

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E un piccolo rifugio, pronto per il viandante in difficoltà.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0232
10:50 Percorriamo la piana del passo, e guardiamo la discesa verso la Calanca. Impervia, stretta, selvaggia, bellissima e affascinante.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0237
Ti dico già che non è sentiero facile, soprattutto dopo il primo quarto. Stretto, spesso largo poco più del piede, esposto con strapiombo deciso, pendente, e parzialmente franante (penso non sia più tenuto da molti anni), le marche spesso sbiadite. Richiede passo sicuro, concentrazione, attenzione e cautela. Ma è bello... Dall'alto si vede la Calanca ad angolo retto, e vieni accompagnato dal canto di questo affluente della Calancasca.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0242
Iniziamo la discesa, seguendo il lato sinistro orografico. Ad ogni canalone che incontriamo, lingua di neve, che rallenta il passo.

11:25 Adesso ne troviamo una veramente impegantiva. Sotto scorre l'acqua, ci sarà la galleria, ma non sappiamo bene dove si trovi, e non abbiamo voglia di fare un salto nel vuoto. Valutiamo diversi percorsi, poi a passetti ci avventuriamo cercando di tenerci più a sinistra possibile.

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L'acqua è da qualche parte a destra... Il problema è che dobbiamo passare la piccola gola, e non possibile farlo sul terreno non innevato. Teniamo una buona distanza tra di noi per non appesantire la crosta, scendiamo di tacco e bastone (Rita me ne ha prestato uno). Nervi tirati, terrà, non terrà...

2011.05.29-Pass-di-Passit 0255
Percorriamo il bordo sinistro appoggiandoci alle rocce, e finalmente arriviamo alla fine, con tanto di guado che ci porta sull'altro versante.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0256
Le gambe non ringraziano: quadricipiti a monte stanchi. Poi, guardando avanti, bello scenario di pendenze da attraversare.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0260
Scendiamo, spesso aiutandoci con le mani e/o con la parte posteriore, là dove la schiena cambia nome scendendo... Penso di aver capito il perché del nome del passo: salendo da San Bernardino è una passeggiata da mezza giornata, ma venire su da questa parte, bisogna farla a "passitt", piccoli passi alla volta.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0262
Passiamo ancora diverse lingue di neve, strette per fortuna. L'ultima è troppo rischiosa: ci salgo, mi sporgo nel buco, e controllo lo spessore. Insufficiente. Ci tocca scendere per una scarpata scivolosa per guadare il rigagnolo a valle, e risalire dall'altra parte.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0268
I nostri sforzi vengono ricompensati dalla vista dello sbocco della valle. Da come è conformata, penso che arriveremo alti a destra, per scendere poi a zig-zag una volta rientrati nella Calanca.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0270
12:55 Abbiamo fatto una piccola sosta balisto, per permettere alle gambe di recuperare. La discesa è decisamente più impegnativa di quanto mi immaginassi. Poi continuiamo, e sappiamo di essere scesi bene dato che riappaiono gli alberi, graditi portatori di ombra. Il sentiero ad ogni modo non si allegerisce. Per fortuna che nei punti più impegnativi, qui in basso, hanno messo delle catene per aiutarsi.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0281
13:10 Rita mi invia un sorrisone: siamo alla confluenza con la Calanca. Come previsto il sentiero poggia a destra, per scendere un po' meno duramente verso il fondovalle. In uno squarcio della vegetazione posso osservare le montagne che delimitano il bellinzonese verso Lecco.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0285
Siamo felici ed orgogliosi: non era facile, ma è stata splendida. Sulla nostra destra la parte terminale della Calanca, chiusa da una bella chiosa di montagne.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0289
Abbiamo un'oretta buona di ritardo sul piano di marcia che mi ero fatto: siamo scesi di circa 600 metri in due ore, avevo calcolato meno... ma non avevo previsto le pendenze e la neve. E il cartello giallo che indica 1.75 ore fino a Rossa non fa che confermare il quanto. Mi sa che di discesa fino ad Arvigo non si parla: i muscoletti cantano, e qui la temperatura è piuttosto altina. Spero di incontrare un grotto a Valbella, magari per mandar giù un minestrone e reintegrare liquidi e sali: le scorte nel sacco sono scese in modo preoccupante, compreso il liquido isotonico.Iniziamo il percorso verso Valbella, decisamente meno ostico che la discesa appena terminata. Poco dopo un ponte ci fa passare la Calancasca, e ci porta sul lato destro orografico, per superare una gola.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0299
Ci innalziamo nel bosco di conifere (che fatica), mentre sotto di noi il fiume crea splendidi intrecci di schiuma e smeraldo.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0304
Passata la gola si ricomncia con la discesa, resa faticosa dai quadricipiti stancotti.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0306
14:10 Finalmente arriviamo in fondo alla discesa, a Pian d'Asc. Una sola casa, ma davanti a me una visione consolatoria a questo punto: forestale pianeggiante.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0311
Persino Rita, che stambecca meglio di me, per una volta tanto non è dispiaciuta di un tratto pianeggiante. Dietro possiamo intuire, sulla destra, la valle di discesa dal Pass di Passit.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0312
14:35 Percorso senza storia né gloria: arriviamo a Valbella, delizioso insediamento decisamente rustico, e scopriamo che di grotti non ce ne sono.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0317
Percorriamo la tangenziale attraverso l'insediamento, passando accanto alla chiesetta, e dodici case dopo siamo già in aperta campagna. Due panchine extra-rustiche ci informano che si potrebbe persino fare pranzo. Beh, in fondo è soltanto da cinque ore che camminiamo: dai, una sosta si può fare.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0320
Quarto d'ora di pausa pranzo terminato. Chi viene con me, o mi ama o mi odia: il concetto di fermata, pausa, ecc. quando cammino non rientra nel mio vocabolario. Si riprende lungo la forestale, asfaltata e rovinata, per scendere a Rossa. Anche qui percorso tranquillo, senza patemi. Passiamo Salütin, due case assieme.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0343
E giù lungo la valle a manina, con la Calancasca che canta per noi. Per fortuna che buona parte del percorso è all'ombra, sennò saremmo arrostiti.

15:30 Rossa davanti a noi.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0355
L'anno scorso l'avevo vista dall'altra parte :-) Ci avventuriamo nell'abitato, per scendere al piazzale del postale e al ristorante, caffé e cornetto gelato non me li leva nessuno.

2011.05.29-Pass-di-Passit 0357
Sul piazzale c'è il postale, parte alle 15:40. Che facciamo? Prendiamo questo e ci facciamo il cornetto a Grono, oppure prendiamo il prossimo tra un'ora? Decidiamo per la prima variante. Unici passeggeri, chiaccherata con il conducente. Arriviamo a Grono alle 16:20, e stavolta il caffé ed il gelato ci stanno :-)

 

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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6 maggio 2011 5 06 /05 /maggio /2011 09:09



Percorso effettuato: Alpe di Neggia (Q1395) - Monte Gambarogno (Q1734) - Alpe Cedullo (Q1287) - Oratorio di Sant'Anna (Q1342) - Pasturone (Q1219) - Alpe di Neggia.

Difficoltà del sentiero: T2

Dislivello: 720 metri.

Lunghezza del percorso: 9 Km

Sforzo equivalente: 16 Km

Durata (incluse le pause): 6 ore

Questa è stata una escursione particolare, per ricordare Floriano, amico conosciuto troppo tardi e troppo poco, e scomparso repentinamente, lasciando in noi tutti un grande vuoto.


Floriano era nato a Roma un paio di anni prima di me, e vi era cresciuto e aveva condotto poi i suoi studi. Sposatosi con Silvia, aveva avuto due figli: Manuel e Shantala.
 
Per un certo periodo visse a Milano, poi si spostò nel Luinese, dove è rimasto fino ad ora. Qui aveva imparato ad amare le montagne, che frequentava non appena gli impegni glielo permettevano.
 
Sapeva vivere sul filo del precario, grazie al suo grande equilibrio. Vendeva sogni ad adulti e bambini. Viveva di sogni e progetti, e il suo equilibrio lo teneva in piedi anche sulle creste più esili.
 
Il suo sguardo, quando gli parlavi, era quello di un gatto sornione, con il sorriso sotto i baffi. Sguardo da gatto che ha molto vissuto, e visto ancor di più. Sorriso mai beffardo, ma benevolo di chi capisce. E la vita, per quanto dura sia stata nei suoi confronti, non è mai riuscita ad adduggiare d’ombra i suoi occhi, puliti, buoni dentro, che ti guardavano diritto, con la forza di chi ha la coscienza pulita.
 
L’amicizia di Floriano era un privilegio. Amicizia profonda, di chi ha valori importanti nella vita, ci crede, ed è coerente. Amicizia che non aveva bisogno di tante parole, amicizia che permetteva di scherzare e ridere senza paura di offendere. E a Floriano piaceva ridere, perché riusciva a vedere il bello della vita.
 
Conosceva il Canton Ticino come molti di noi nativi neanche immaginiamo. In salita un treno, una Ferrari, come gli avevo detto una volta, con 500 cavalli sotto il cofano, non ostante il fisico esiguo. Persino un busto ortopedico, due anni fa, non era riuscito a fermarlo.
 
Tre anni fa, una malattia come quella che lo ha spento, colpì sua moglie Silvia, che se ne andò nel giro di pochi mesi. Da allora, in memoria, le cime delle montagne ticinesi sono costellate da bandiere tibetane, che Floriano posava in suo ricordo.
 
L’anno scorso, dopo tanti anni di duro lavoro, e il ricordo dei trekking in Nepal ormai sbiaditi, due splendidi trekking, durante i quali incontrò Chiara, sua compagna, che lo ha seguito e accompagnato in tutti i momenti di questi nove mesi assieme che la vita ha loro concesso.
 
In febbraio, durante una cena, ci annuncia che lo aveva colpito una fastidiosa pubalgia, e che sperava di essere in forma per maggio, per un progetto comune, regalo speciale per Chiara. Rita ed io lo avevamo visto sofferente, pensando che fosse per l’immobilità forzata. Mai avremmo immaginato che il male fosse già presente, e così avanzato.
 
Verso metà marzo, Floriano mi ha scritto dall’ospedale Sacco, comunicandomi la diagnosi nefasta. Nel suo scritto, non una parola di commiserazione, nessun cenno di acredine, una forza e una dignità nelle sue parole come pochi sanno manifestare in situazioni del genere. E non ostante questo, ancora la capacità, la voglia e la forza di fare progetti per il futuro.
 
La domenica stessa Rita ed io lo visitiamo: ci ha parlato delle cure, di come sapeva che la sua vita sarebbe cambiata, ma non per questo si era scoraggiato. Aveva già fatto piani e progetti per continuare a gustare la Montagna. Eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo rivisti la domenica successiva, per sentire dei progressi e dei benefici delle cure...
 
Floriano è partito prima, in silenzio, lasciando un grande vuoto tutt’attorno, nei figli, amici, compagni di vita e di escursioni.
 
Quando vedrai una bandiera delle preghiere tibetane sulle cime del Ticino, o vicino ad una capanna, ascolta... Forse nel vento sentirai sussurrare la sua voce, che ti guida a nuove mete, che ti scherza bonariamente, e ti sprona a far di più. Se vuoi ricordarlo, posane una anche tu...
  
Ti invito a visitare la sua pagina tramite la quale pubblicava le relazioni delle sue escursioni,  Il suo motto era: "L'intensità della vita non si misura con il numero dei respiri, ma in base ai luoghi e ai momenti che ci hanno fatto mancare il fiato!".

Così, per ricordarlo degnamente, Chiara ed Ewuska hanno organizzato una escursione aperta ai suoi amici e conoscenti, con lo scopo di condividere una giornata assieme, in suo onore.

09:30 Ci ritroviamo in quasi 40 all'Alpe di Neggia. Veniamo dal Ticino, dal Varesotto, dal Comasco, dal Milanese. Floriano non conosceva frontiere... Il giro non è impegnativo, lo scopo di non è quello di fare un exploit, ma di conoscerci tra di noi, e raccoglierci sulla cima del Gambarogno, di fronte al Ghiridone che tanto amava.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9901
Per Rita e per me, anche l'occasione di conoscere direttamente persone con le quali da tanto intratteniamo relazioni epistolari, senza mai esserci incontrati. La giornata è splendida, il cielo terso a dispetto della meteo che annunciava problemini vari.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9906
09:45 Ci mettiamo in marcia, e dato che la maggior parte di noi appartiene alla categoria "salita pura e dura", ci dirigiamo verso la croce dell'anticima del Gambarogno puntando per la strada più breve: su diritti, invece di seguire il sentiero.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9917
Salendo si crea l'ecumene: tutti imparano a conoscere tutti, ci si presenta, Per me l'onore di conoscere personalmente Oliviero Bellinzani, un mito per tanti che frequentano sentieri e cime. E Amedeo, Francesco, Giorgio, Ivan, Gabriele con Suni, e tanti altri.

10:30 Arrivo praticamente ultimo alla croce: vista spettacolare sul Locarnese, le cime della Valle Maggia, e in lontanza, le alpi vallesane.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9919
Breve momento di raccoglimento, poi partiamo per la cima vera e propria, a pochi passi da qui.

11:15 Il Monte Gambarogno, sapendo che saremmo arrivati e perché, ci ha preparato tutto come una perfetta padrona di casa. Sulla cima non c'è nessuno, oltre a noi, l'aria tersa. Un piccolo ometto viene ricostruito con pietre più grandi, stabili, che dureranno nel tempo. Chi di noi ha portato le bandierine di preghiera tibetane le posa. Una brezza leggera e gentile le fa garrire immediatamente, assordanti nel loro silenzio. Ci riuniamo in silenzio, ognuno ricordando Floriano, presente con forza, assieme a coloro che avrebbero voluto venire, ma non hanno potuto.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9930
Un raccoglimento intenso e coinvolgente. Avevo preparato qualche parola, ma non riesco ad aprire bocca. Lasciamo che il momento si imprima nel cuore, nella mente e nel pensiero, momento di vita e non di morte, nuove amicizie che nascono, seme fecondo di una giornata che ha portato quasi 40 di noi, così diversi e così simili, a contemplare l'Immenso...

Terminiamo la cerimonia con un augurio di ritorno, mani che si stringono, calore umano e di spirito. Poi ci rimettiamo in marcia, perché a Floriano non piacevano le escursioni lasciate a metà...

Oliviero, come è nella sua natura, riunisce un gruppetto che parte lungo la cresta in direzione dell'oratorio di Sant'Anna. Gli altri (tra cui lo scrivente) scendono lungo il sentiero canonico in direzione dell'alpe Cedullo.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9938
12:50 Lunga la discesa... Passiamo dai fianchi del Gambarogno al bosco, per sbucare su questo piccolo lembo aperto. L'edificio deve essere stato ristrutturato di recente, probabilmente fra poco arriveranno capre e pecore.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9950
13:05 Un breve tratto, sempre nel bosco, ci porta ad uno spiazzo ameno, dove si trova l'oratorio di Sant'Anna. Arrivo buon ultimo, gli altri si sono già piazzati per il pic-nic. Rita, che deve essere qui da una eternità, mi ha già preparato il panino.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9953
Sembriamo una scolaresca in passeggiata scolastica... Chi offre la grappa, chi il caffé, chi la cioccolata. E' una cosa che apprezzo di chi va in montagna: "Penso anche per te". L'egoismo in alto ha la vita dura.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9954
14:30 Partenza per chiudere il cerchio. In prima battuta avevamo deciso di scendere fino ad Indemini, borgo delizioso, ma abbiamo tra di noi due future mamme, così per diminuire i dislivelli si è deciso di tagliarlo fuori.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9958
Tutti buoni camminatori, si procede spediti fino a Pasturone, dove il sentiero biforca, per tenere la sinistra e restare in quota.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9964
Là in alto, il Tamaro, fatto con Floriano, dove per la prima volta lo avevo visto piazzare le bandierine.

2011.05.01-Monte-Gambarogno 9976
Bandierine che ho poi incontrato presso diverse capanne, e le poche cime raggiunte... e che d'ora in poi porterò con me per continuare la sua missione.

15:55 Arrivo nel gruppo finale all'alpe di Neggia. E' il momento dei saluti, delle promesse, dei "C'è il Terri da fare assieme". Giornata speciale, di quelle che ti nutrono dentro, e ti arricchiscono di ciò che nessuno ti può togliere.

Ciao Floriano, te lo dico ora, sul Gambarogno non ci sono riuscito. "Siamo raggi di luce oscurati da manti di carne, luce che brilla nei nostri occhi. La partenza di ognuno di noi lacera il mondo, ma nella ferita rimarginata troverai il sorriso di chi ti ha lasciato.".

Profilo
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto che ho scattato: poche rispetto al solito, ma penso capirai.

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29 aprile 2011 5 29 /04 /aprile /2011 09:15



Percorso effettuato: Bivio di Corippo (Q496) - Lavertezzo (Q545) - La Motta (Q615) - Brione (Q740) - Gerra (Q803) - Lorentino (Q813) - Frasco (Q885) - Sonogno (Q940)

Difficoltà del sentiero: T1

Dislivello: 740 metri.

Lunghezza del percorso: 16 Km

Sforzo equivalente: 24 Km

Durata (incluse le pause): 6.25 ore

Splendida valle Verzasca: valle dai molti volti, e un'anima rustica e forte. Stretta quasi a soffocarti nella parte bassa, con le vette che si innalzano praticamente in verticale, e gli alpeggi lassù, che ti rompi le gambe per arrivarci, e appena un po' più larga in alto, giusto quel tanto da farti fiatare. Chiusa tra la Leventina e la valle Maggia, diverse vallette laterali, misteriose, che ti chiedi dove ti portino. La roccia domina il paesaggio, sia quello naturale che quello lavorato dall'uomo. Poco legno, poca terra, valle di fame e di emigrazione. Ma le acque del fiume... Uno smeraldo intenso e trasparente, cantano lungo tutto il percorso. E' un fiume splendido, sassi lavorati e levigati, nivei e candidi. Un fiume che ti attrae per un tuffo, ma che esige rispetto, cautela e prudenza. Forti correnti ti portano via, e ogni anno l'elenco dei bagnanti morti in queste acque si allunga tragicamente.

Mi sono innamorato di questo sentiero percorrendolo il giorno del mio cinquantesimo compleanno, solo Rita ed io. Avevamo iniziato da poco la nostra attività escursionistica, indossavo per la prima volta i miei adorati pantaloni da trekking e la camicia (regalo di compleanno) che porto tutt'ora. Giornata splendida di maggio, nessuno lungo il sentiero, il fascino di questo percorso, la fetta di torta di mele a Sonogno. Da allora, per noi, è divenuta una classica che percorriamo almeno una volta all'anno. Questa volta con noi ci sono Marco, assieme a Ivan e Alice.

09:45 Pigri, pigri, pigri. Sono quasi le 10:00, e siamo pronti solo ora per partire. La meteo è sul variabile, ma già negli scorsi giorni si era sbagliata, niente piogge pomeridiane. Confidiamo nella buona sorte anche per oggi. Foto di gruppo alla partenza, sul ponte del Bivio di Corippo.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9693
Già passando il ponte possiamo ammirare lo smeraldo che ci accompagnerà durante tutto il percorso. Nota bene: le foto NON sono ritoccate, è proprio il suo colore.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9696
Passiamo il ponte, poi su lungo la strada asfaltata, e alla prima curva il cartello giallo che indica l'inizio del sentiero. Poche decine di metri, panchina, Ivan si mette a sedere. Dentro di me penso "qui si mette male". Strano, dato che Ivan è geneticamente uno stambecco, non ostante la giovane età viaggia che è un vero piacere.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9699
Per fortuna si tratta solo di una defaillance momentanea. Non ostante il percorso sia di quelli adatti alle mie caratteristiche, lascio Rita a guidare davanti, e mi metto in coda per assicurarmi di non perdere bimbi per strada: l'ufficio oggetti smarriti fa sempre storie per ridarceli... Il sentiero intanto inizia a scendere portandoci a poca distanza dal fiume. Mi riempio gli occhi di verde.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9705
Si cammina bene, la temperatura è gradevolissima, la vegetazione ci ripara dal sole. Il fiume qui canta abbastanza forte da sopraffare i rumori della strada carrozzabile posta sull'altro lato.

10:05 Lungo la via diversi edifici con muri a secco, molti riattati, alcuni ormai in abbandono. Stalle trasformate in abitazioni, con cura e amore, rispettando le tradizioni del luogo.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9715
Per fortuna che i bimbi viaggiano bene. Gli stop-and-go mi rompono le gambe molto di più delle salite.

10:20 Tra dolci sali-scendi siamo usciti dal bosco per passare un piccolo insediamento, per rituffarci nuovamente nel bosco. In uno dei rustici, forse una coppia di sposi novelli: un simbolo mi fa pensare a due cuori ed una capanna.

2011.04.25-Valle-Verzasca 9720
Intanto davani a noi inizia a profilarsi Lavertezzo.

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10:35 Arriviamo al ponte a due gobbe di Lavertezzo. Dall'altra parte qualche pulman turistico e auto di persone salite fin quassù per ammirarlo. Noi invece ce lo siamo guadagnati con le nostre gambe.

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Mentre i bimbi fanno il pieno (il loro serbatoio è molto più piccolo del nostro) metto alla prova la mia resistenza alle vertigini, fotografando la splendida pozza posta proprio sotto.

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10:50 Mi tocca fare il sergente... Richiamo tutti all'ordine, sennò a Sonogno non ci arriviamo. Quando viaggio da solo faccio la prima pausa dopo 2-4 ore di cammino, mi resta un po' difficile abituarmi a questo ritmo spezzato. Ad ogni modo riesco a rimettere in marcia la truppa.

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11:05 Rimango continuamente indietro per fotografare il fiume (la vegetazione oggi non mi dà grandi soddisfazioni), poi arriviamo di fronte a Motta, dove due anni fa il sentiero era bloccato da una slavina imponente. Nel frattempo la neve si è sciolta, e qualcuno ha utilizzato il greto del fiume per fare esercizio.

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E appena a monte, di nuovo lo smeraldo...

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Il sentiero in questo tratto è piuttosto largo, si marcia bene. Rita sempre davanti (orami lo percorriamo a occhi chiusi), Marco incantato anche lui.

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11:15 Capannina di Orgnana (una delle tre poste lungo la via): pausa. Ivan e Alice hanno ribisogno di fare il pieno. Se non ci fossero Rita e Marco, credo che li farei morire lungo la via, dato che il mio fabbisogno alimentare è molto più leggero. Ad ogni modo provvediamo a riempirli nuovamente.

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11:30 Poco oltre, uno degli splendidi spettacoli offerti da questa valle: due cascate poste a poca distanza tra di loro, che si rompono su di una piccola ganna, creando giochi d'acqua come una fontana rinascimentale. Metto il grandangolo, sparo un po' di foto, poi rimetto lo zoom, e via un'altra serie. Già solo questa meraviglia vale lo sforzo di tutta l'escursione.

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11:50 Arriviamo all'unico punto un po' pianeggiante della parte bassa della Verzasca, dopo aver passato Motta (che resta dall'altra parte del fiume).

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Splendido alberello in mezzo al prato, non me lo ricordavo... Ma c'era le altre volte? E' la quarta volta che faccio questo percorso, mi presenta delle novità ad ogni passaggio.

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Poco più avanti Rita e Ivan mi fanno segno di avviciarmi silenziosamente. Ivan Hawkeye (Occhio di Falco) ha individuato due ramarri. Ti garantisco che deve avere una camera agli infrarossi negli occhi, perché anche quando mi ha indicato dove guardare, ci ho messo un buon mezzo minuto per individuarle.

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12:10 Siamo quasi a Ganne. Rientrati nel bosco, il fondo si è trasformato da roccioso a radicoso. Si inizia a salire per portarsi all'altezza del ponte stradale, il punto più pericoloso di tutto il percorso. Delle tricolor che non avevo mai visto mi addocchiano dal bordo del sentiero.

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12:20 Passato Ganne in un attimo arriviamo al ponte. Qui, dal sentiero si svolta a destra per attraversarlo. Non molto largo, senza marciapiede, curva stretta senza visibilità dall'altra parte, le auto che escono da un riparo valangare, c'è il rischio di venire assottigliati. Teniamo Ivan ed Alice in fila indiana per buona misura. In basso, smeraldo.

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Subito dopo il ponte scendiamo a sinistra, per riportarci a livello del fiume. Pericolo scampato.

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Davanti a noi la gola da cui scende la Verzasca, che aggireremo restando sulla destra.

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Questa è zona di salita, bisogna passare un promontorio che divide in due la valle. Ed essendo salita, rimango indietro non per chiudere la fila, ma perché gli altri mi surclassano, compresi Ivan e Alice. Mi consolo pensando che il sacco pesante l'ho preso io, ho lasciato quello leggero leggero a Rita, sarà per questo che è tanto più veloce di me. Ne aprofitto per guardarmi in giro, ancora qualche ciliegio selvatico in fiore.

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E l'acqua che gioca tra i sassi scendendo.

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Al termine di una scalinata non lunghissima, ma mortale, un'anima pia ha messo una fontanella. Faccio il pieno d'acqua, temo che i due litri non basteranno. L'acqua è deliziosa, fresca, saporita, naturale. Una vera squisitezza.

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13:00 Terminata la salita, davanti a noi si apre la parte alta della Verzasca. Si apre per modo di dire: un pelino più larga che la parte bassa, nel punto più ampio sarà si e non 500 metri. Il sentiero ci riconduce all'altezza del fiume, che qui è largo, e molto più tranquillo. Di fronte a noi Brione.

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I bimbi iniziano a sentire fame, non solo appetito. Dico loro di resistere, tra poco arriveremo alla seconda capannina, dove potremo fermarci.

13:10 Capannina di Alnasca raggiunta. Ci piazziamo al tavolone per il pic-nic. Guardo Ivan e Alice sbaffarsi due panini straimbottiti alla velocità della luce, poi cioccolata, frutta secca, e un pezzo di colomba artigianale che Rita ha portato con se. Se mangiassi tutta quella roba, non mi metterei più in moto, dopo. Loro invece, sembra che non se ne accorgano neanche. Ah, l'età....

2011.04.25-Valle-Verzasca 9825
13:45 Mi tocca nuovamente fare il sergente. Il postale parte alle 16:32 da Sonogno, e c'è ancora un bel po' di strada davanti a noi. E poi, se fosse aperto, vorrei fermarmi a Lorentino per un caffé. Anche stavolta riesco a far ripartire la carovana, penso che orami mi odieranno. In pochi minuti arriviamo ad Alnasca, splendido insediamento.

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Da qui il percorso è sostanzialmente all'aperto. Cappellini, crema solare, le gambe molli per il pasto, e il caldo che inizia a farsi sentire. Per fortuna la scorta d'acqua è ancora ad un buon livello. Sull'altra sponda, puzzle di colore tra larici e conifere. Belli adesso, meravigliosi in autunno, quando i larici sono gialli.

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14:05 Stiamo per iniziare l'aggiramento di Gerra.

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Il sentiero sale e scende continuamente, portandoci a livello del fiume, per risalire e aggirare qualche sporgenza rocciosa che bloccherebbe il cammino. L'anima della Verzasca si manifesta anche qui.

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Ponte con cascata, splendida anche questa.

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Poi l'ultima capannina, quella dove sarebbe più bello fermarsi per il pic-nic, e dove non sono mai riuscito a pranzare, la Froda.

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14:30 Ultima salitella prima di scendere nei campi di Lorentino. Muretti a secco, per creare lo spazio per gli orti.

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Poi la discesa, e la vasta pianura di Lorentino.

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Poche farfalle per il periodo, l'unica che si lascia fotografare bene è morta.

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14:40 L'agriturismo è aperto, caffé garantito. Mi permetto anche un gelato, mi dà la carica senza appesantirmi. Non è vero che le cose buone facciano sempre male.

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15:05 In marcia. Alice inizia a mostrare segni di affaticamento, ha rallentato il passo. Marco ed io valutiamo se interrompere l'escursione a Frasco, per non perdere il postale. Ce ne sarebbe uno anche alle 18:32, ma si arriverebbe a casa piuttosto tardi. Intanto, in barba alla meteo, il sole picchia sopra di noi. Questo tratto (da Brione a Sonogno) non è da farsi in estate, roba da colpo di calore.

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Passiamo un piccolo insediamento, in buona parte diroccato. Qui cucinavano anche il pane, il forno è ancora in piedi.

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E sempre un occhio sullo smeraldo.

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15:25 Arriviamo al secondo ponte del percorso, molto meno pericolo del primo. Ne hanno costruito uno nuovo in cemento per le auto, e quello in pietra lo hanno lasciato per i pedoni. Il cartello giallo indica di prendere lungo la strada di Frasco per andare a Sonogno, ma noi non ci facciamo fregare: dall'altra parte del ponte c'è il sentiero, nascosto. Attraversiamo, e subito dopo il ponte prendiamo la scalinata che scende a destra.

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15:45 Arriviamo al ponte pedonale di Frasco, percorrendo il sentiero che fa dei zig-zag tra vari rii e minuscoli corsi d'acqua. Marco ed io ci consultiamo: Alice ha fatto un exploit, è arrivata fino a qui (circa 14 Km e più di 700 metri di dislivello), decide di lasciarci liberi di andare fino a Sonogno, lui si ferma e attende il postale.

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Da qui il percorso è sostanzialmente in piano, forestale, roba che mi mangio in un batter d'occhio. Lascio andare avanti Rita per scattare qualche foto, tanto la raggiungo in un attimo... Alla faccia!!!! Non so com'è, ma Rita parte ad una andatura praticamente uguale alla mia, e c'è poco da raggiungerla. Per fortuna che si ferma per attendermi.

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Ripartiamo assieme, schiaccio quasi a tavoletta, e posso fare a meno di mettere fuori la freccia per il sorpasso: Rita tiene il passo. Voliamo il sentiero assieme, e alle 16:00 siamo a Sonogno (un quarto d'ora dal ponte: credo sia un record).

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Beh, ci sta un secondo caffé :-) Ci piazziamo sulla terrazza di un ristorante, e ci godiamo il meritato riposo. Poi scendiamo alla fermata del postale.

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Salgo, al volante una giovane signora con un bel sorriso. Sono felice: le donne guidano meglio, sono più prudenti e attente, e meno burbere dei maschietti. Partenza, a Frasco recuperiamo Marco e combricola. Ci gustiamo il viaggio di rientro, commentando con Ivan e Alice i vari posti da cui siamo passati. Giornata splendida, grazie Verzasca.

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo
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18 aprile 2011 1 18 /04 /aprile /2011 15:03



Percorso effettuato: Medeglia (Q700) - Canedo (Q840) - Troggiano (Q1064) - cima di Medeglia (Q1260) - Monti di Medeglia (Q1038) - cima di Dentro (Q1014) - Isone (Q728).

Difficoltà: forestale T1 e sentiero T2.

Dislivello: circa 850 metri.

Lunghezza del percorso: 10 Km.

Sforzo equivalente: 19 Km.

Durata (incluse le pause): 4.25 ore.

Distrutti da settimane di lavoro bestiale... Rita mi chiede pietà, ha voglia di andare, ma qualcosa di tranquillo. Poi è da molto che non vediamo Danila e Pierfranco, dobbiamo ancora farci raccontare del loro viaggio in Tibet e Cina di fine febbraio. Annunciato vento, per cui l'aria potrebbe essere abbastanza limpida, tiro fuori dal sacco il giro passando per la cima di Medeglia, cima facile e non impegnativa, che offre tuttavia una bella vista sul piano di Magadino. Proposta accettata all'unanimità.

14:00 Pronti per la partenza a Medeglia. La temperatura è gradevolissima per camminare, né troppo caldo né troppo freddo, almeno nei momenti in cui non c'è vento. Sacco leggero, solo io, niente pic-nic stavolta. Buona scorta d'acqua ad ogni modo, non ci sono punti di rifornimento lungo la via. Dall'altra parte della valle, verso il Tamaro, posso riprendere la chiesa di Botta dell'alpe Foppa.

2011.04.16-Cima-di-Medeglia 9551
Cin incamminiamo lungo la strada asfaltata che porta a Canedo, piccola frazione di Medeglia, dove ha inizio il sentiero vero e proprio.

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Salendo, racconti delle prime impressioni di Lhasa, il treno che passa l'altopiano del Tibet, l'esercito di terracotta, e giornate micidiali per i ritmi delle visite. E come accompagnamento, lungo la strada una serie di cappellette.

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14:30 Non ostante le chiacchere saliamo veloci, e in una mezz'oretta siamo già a Canedo.

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Percorriamo la praticamente unica viuzza dell'insediamento, e all'altezza dell'osteria Canedo giriamo a destra per prendere il sentiero. Restiamo piacevolmente colpiti dal menu proposto...

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Anche gli orari non sono di quelli che ti ammazzano :-)

14:40 Passati i viottoli, il sentiero inizia a salire, e io rimango indietro. Rita, senza sacco, è ancora più veloce del solito, e io non ho nessuna chance di tenere il suo passo.

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La flora nel bosco è cambiata nelle ultime due-tre settimane. A parte gli alberi, che ormai hanno buttato le foglie, sono scomparsi i fiorellini di inizio primavera, per lasciare posto a quelli che dureranno più a lungo.

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Mi attendo anche di trovare delle genziane, lungo il percorso.

15:00 Il versante mostra un cambiamento di pendenza, e una probabile apertura...

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...in effetti siamo arrivati a Troggiano. Si tratta di un nucleo ormai disabitato, con i rustici in decadenza, piazzato su di un'ampia terrazza della costa. Niente segni di vita, solo incuria.

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Piccola sosta prima di riprendere la salita. A destra del Caval Drossa, i Denti della Vecchia.

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15:15 Ripartenza, il sentiero poco dopo si apre in forestale, diminuisce la pendenza. Resto incantato dinnazi ad un albero le cui foglie, argentee, sembrano fiori.

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Il cammino adesso è agevole, ci stiamo spostando verso l'ultimo alpe prima della cima di Medeglia. Alla nostra destra una bella skyline di roccia, cielo e alberi.

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Il terreno ad ogni modo è molto secco. Anche nel bosco si nota la mancanza d'acqua, tutto sterpaglia.

15:25 Ultimo alpe (non ho trovato il nome sulle cartine).

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Lo passiamo, e subito dopo la stalla teniamo la destra verso una macchia di betulle, dove effettivamente troviamo la marca bianco-rosso-bianco su di un sasso a terra. Salendo ci spostiamo sul versante a ridosso del Monte Ceneri, e si inizia a vedere l'ultima parte del piano di Magadino con il golfo di Locarno.

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Il sentiero qui è di tipo montano. Pier è a casa sua, parte per la tangente alla sua velocità, roba da stambecco. Dato che il mio motore ha molti meno cavalli del suo, mi consolo con del poligalo fintobosso....

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...e le prime genziante dell'anno.

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Chi va piano... Pier non ha fatto attenzione alle marche, e perde il vantaggio accumulato ritornando in parte sui suoi passi.

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Alla nostra sinistra, Manera con la sua grande antenna, e sul versante destro il sentiero di salita dall'alpe Foppa al monte Tamaro.

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Continuiamo a girare in senso orario e a salire, e un uccellino mi diche che siamo quasi arrivati: si vede il Camoghé.

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15:50 Pier è in cima, si è rifatto ampiamente della perdita di tempo.

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Veniamo sferzati da un vento freddo e impetuoso, rafficato. Dobbiamo coprirci, la temperatura apparente è scesa di un bel po' di gradi in pochi secondi. Davanti a noi adesso si apre la seconda parte del percorso, che ci porterà fino alla grande antenna installata a cima di Dentro, passando per i monti di Medeglia, e sotto il Matro, sulla sinistra.

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Prima di scendere, però, foto di cima.

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Da qui, bella vista sulla parte Nord del piano di Magadino, fino ad Arbedo-Castione.

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E sull'altro versante, la cima del Gaggio, la cima dell'Uomo, la cimetta di Orino, il Sassariente, il pizzo Vogorno, la capanna Mognone, il rifugio Orino, il corno di Gesero, il Camoghé, il Garzirolo, il Bar ed il Caval Drossa, la cima della Trosa, Cardada, Cimetta (te li lascio scoprire nell'album fotografico). Senza dimenticare sua maestà il pizzo di Claro.

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16:20 Lezione di geografia terminata. Siamo scesi dalla cima di Medeglia, e dopo poche centinaia di metri il sentiero si trasforma in forestale, piuttosto pianeggiante. Adesso è il mio terreno, e parto lasciando indietro i miei compagni.

2011.04.16-Cima-di-Medeglia 9651
Percorso poco impegnativo, adatto alle chiacchere. Non abbiamo ancora deciso se scendere a Medeglia dai suoi monti, oppure continuare fino a cima di Dentro... Vedremo al momento.

16:45 Ai monti di Medeglia arriviamo in un attimo. Un signore con uno splendido bovaro bernese lo lascia libero, e me lo godo tutto: 64 Kg di splendore canino peloso e morbido. E' ancora presto, c'è luce almeno fino alle 19:30-20:00, nessuno è stanco, si continua. Prossimo checkpoint, l'aggiramento del monte Matro, piccola cimetta facilmente scalabile da cima di Dentro.

2011.04.16-Cima-di-Medeglia 9657
Intanto però ci siamo abbassati di molto, e lo avevo detto a Danila che l'avremmo pagata: pezzo su lastroni di cemento in salita pesante, per riportarci in quota. Metto le ridotte, e passetto dopo passetto perdo il vantaggio che avevo accumulato nella tratta precedente.

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17:05 Siamo sul fianco del Matro, e guardando indietro possiamo vedere la cima di Medeglia, neanche troppo distante.

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Il sentiero è ridiventato quasi pianeggiante, ma Danila mi ha raggiunto, Continuiamo assieme, dato che Pier e Rita sono straaffogati in una discussione dietro di noi. Su sentieri del genere, potrei camminare per 10 ore al giorno: mi danno un senso di libertà, di poter andare e arrivare in qualsiasi posto al mondo. All'occhio però non scappa un secondo albero finto-fiore argenteo.

2011.04.16-Cima-di-Medeglia 9669
Sono un grande ignorante, non conosco il nome della maggior parte della flora e fauna che incontro. Questo però non mi impedisce di apprezzarli, amarli, gustarli, e portarli nel cuore. Poi un rudere, invaso dalle betulle.

2011.04.16-Cima-di-Medeglia 9671
17:30 Fattoria. Sulla nostra destra l'antenna "albero di Natale" che vedo così bene dalla terrazza di casa mia. A dire il vero vedo questo percorso in tutta la sua lunghezza, e mi manda sempre forti richiami. Tra gli scarponi da basso, e il filo cima di Medeglia - Matro - cima di Dentro - alpe del Tiglio, è difficile resistere: forse dovrei fare come Ulisse, che si fece legare all'albero maestro per ascoltare le sirene, e non esserne succube.

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Dalla fattoria arriviamo in un attimo alla cima di Dentro, che non ostante il nome in realtà è piatta. Zona di esercizio per i granatieri di stanza ad Isone, per fortuna nel fine settimana non ci sparano.

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Percorriamo le poche centinaia di metri su asfalto, per prendere il sentiero che scende ad Isone.

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Gaudio e tripudio: mentre scendiamo i refoli di vento fanno cadere i petali dei ciliegi selvatici, che adornano la nostra via, rendendo leggero il nostro passo.

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Sentiero percorso diverse volte (almeno 5): mi accorgo che tutti mi piacono, ma quelli che percorro più frequentemente finisco per amarli, invece di stancarmi a farli e rifarli. Chissà se la pensano allo stesso modo le reclute della caserma, che lo devono salire portando in spalla pesi di morte, per andare ad esercitarsi lassù?

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18:00 Siamo quasi in basso. Mi stupisce sempre notare come il Camoghé, così aspro e difficile dalla parte di Bellinzona, sia facilmente accessibile da questa parte.

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Quest'anno è in programma... A 180°, invece, un altro amore: un tratto della Camorino - Lugano (di cui fa parte anche la discesa ad Isone da cima di Dentro), la salita da Isone a Gola di Lago.

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18:15 Isone raggiunto. Si potrebbe rientrare a Medeglia lungo la strada, tre chilometri di asfalto, senza marciapiede. Ma tra pochi minuti passa il postale... Siamo gli unici che salgono. In un attimo ci deposita a Medeglia.

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Mentre togliamo gli scarponi, arriva Grégoire, che tiene uno splendido blog dedicato ai serpenti del Ticino, in particolare i due tipi di vipera che vi si possono incontrare. Dato che frequentiamo ambienti naturali simili, e lui riesce a vederle le vipere, e io no, ci mettiamo d'accordo per una "battuta di caccia fotografica" assieme, in modo da poter imparare da lui i segreti del mestiere.

Rientro a Rivera, pizza assieme per permettere a Danila e Pier di completare il loro racconto della Cina. Pomeriggio splendido, di quelli che ti rianimano. Avrei continuato ancora...

Ecco il profilo altimetrico da Medeglia alla cima di Medeglia.

Profilo1
E questo invece dalla cima di Medeglia ad Isone.

Profilo2
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15 aprile 2011 5 15 /04 /aprile /2011 14:02



Percorso effettuato: Carona (Q623) - Madonna d'Ongero (Q630) - alpe Vicania (Q659) - parco San Grato (Q714) - Carona.

Difficoltà: forestale T1.

Dislivello: 370 metri.

Lunghezza del percorso: 9 chilometri.

Sforzo equivalente: 13 chilometri.

Durata (incluse le pause): 5 ore (non proprio velocissimi).

Siamo spompati da alcune settimane di lavoro intensissimo, ma la voglia di sgambettare c'è. C'è anche il bisogno di fare un po' di recupero, se non vogliamo sbiellare. Rita ed io valutiamo diversi percorsi fattibili in una mezza giornata, e ci viene in mente che probabilmente il parco del San Grato in questo momento è fiorito di tutte le sue splendide azalee, complice anche la primavera precoce, ed una corrente d'aria calda africana che ha innalzato le temperature a livelli estivi, con più di 30° già al sabato. Per fortuna che praticamente tutto il tracciato è all'ombra degli alberi...

Già che ci siamo invitiamo anche Massimo ed Helen, con Elia e Alessia, assieme a Marco, Ivan e Alice. Il percorso si addice particolarmente alle famiglie, tutta sterrata senza problemi, tant'è che Alessia se l'è poi fatta praticamente tutta in passeggino.

11:00 Siamo arrivati tutti puntualissimi al parcheggio delle piscine di Carona. Scarponi, sacchi pesanti per il pic-nic (i bimbi mangiano di più di noi adulti), foto di gruppo prima della partenza, anche se non dovrebbero esserci dispersi.

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9443
Conto anche di fare qualche bella panoramica: da giovedi c'è una bella brezza che ha pulito l'aria, e mi attendo una visibilità quasi ottimale. Effettivamente, almeno il Lema si staglia chiaro e limpido contro il cielo.

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9448
Ci incamminiamo a fisarmonica verso la chiesetta della Madonna d'Ongero, dove arriviamo in una decina di minuti.

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9454
Mentre la truppa si incammina nuovamente, aprofitto del punto di bella vista appena a destra della chiesetta, per fare qualche panoramica con il grandangolo. Pian Scairolo, con i centri commerciali...

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9455
...il lago di Lugano verso Ponte Tresa, in distanza le alpi Vallesane...

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9456
...e diverse altre. Poi mi incammino anch'io, ben sapendo che li recupererò in pochi minuti.

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9467
Raggiuntili, devo tirare il freno a mano: tra chiacchiere, bimbi che corrono avanti e indietro, "guarda questo", la velocità del convoglio è piuttosto limitata. Questo mi lascia tutto il tempo per fotografare qualcuno dei pochi fiorellini ancora rimasti.

2011.04.10-Parco-San-Grato-Alpe-Vicania 9473
...e i fiori di ciliegio.

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12:00 Il sentiero segue le costole della montagna, l'Arbostora, ed entra ed esce da valloncelli, tutti con il loro piccolo corso d'acqua che nel corso del tempo ha scavato le falde della montagna. Mi rendo conto che stiamo avanzando solo grazie al cambio di prospettiva sul lago: ormai siamo di fronte a Caslano.

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Una panchina posta lungo il sentiero ci rallenta ulteriormente: i bimbi si piazzano come fossero nel salotto di casa, ed esigono di poter fare il pieno. Dopo quasi un quarto d'ora, richiamo all'ordine, sennò al calar della sera saremo ancora qui. Il sentiero adesso curva deciso, e ci porta sopra Morcote, con Porto Ceresio, e la Pianura Padana di fronte a noi.

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La fisarmonica si è accorciata, e siamo nuovamente compatti. Nella troupe inizia a serpeggiare un po' di maretta, l'ora di pranzo è passata da un pezzo: quand'è che ci fermiamo per il pic-nic? Odio dire "mancano ancora solo 5 minuti" quando non è vero, tant'è che non lo faccio. Ma questa volta ho riconosciuto l'ultima valletta prima dell'alpe, per cui in tutta tranquillità posso tranquillizare i più affamati: mancano ancora solo 5 minuti. Nella valletta, riparati dal sole, gli ultimi grandi ciliegi in fiore, splendidi fiocchi di bianco in mezzo alla vegetazione che sta inverdendo.

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12:40 Tempi mantenuti, siamo arrivati all'alpe Vicania.

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Di fermarci a bere qualcosa sulla terrazza non se ne parla: il ristorante è strapieno. Grazie alla strada che sale fin qui, il luogo è piuttosto frequentato. Se dovessero farsi tutti gli scalini da Morcote, come abbiamo fatto noi l'anno scorso, probabilmente gli affari non andrebbero tanto bene. Ci piazziamo sotto ad un faggio (il sole picchia piuttosto deciso), coperte, costine, panini, frutta, dolci, dai sacchi esce ogni ben di Dio.

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Attorno, la skyline che preferisco: quella degli alberi che terminano il cielo.

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Dopo mangiato facciamo a turno per andare al ristorante a bere almeno il caffé...

14:00 Quasi un'oretta e mezzo di pausa: non sono abituato a queste comodità, le mie (soprattutto quando sono da solo) durano da 15 a 30 minuti al massimo. Nuovo richiamo all'ordine (mi sembra di essere un sergente) per rimettere in marcia l'armata, con la promessa ai bimbi di una sorpresa.

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14:30 Salita, ma non di quella dura, per tornare al livello del parco. Nei pochi scorci lasciati dalla vegetazione vediamo il San Giorgio, il Poncione d'Arzo, Serpiano, Brusino Arsizio, e naturalmente il Generoso (chiamato anche Calvagione).

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Il ritmo di marcia è nuovamente più sostenuto, adesso che tutti hanno la pancia piena, anche se il gruppo continua a fare l'elastico, con continui sorpassi e controsorpassi.

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Ai bordi, continui fruscii di lucertole che scappano al nostro passaggio,anche se alcune sono riuscito a fotografarle. Poi, in mezzo al sentiero, un insetto (mi è sembrato un calabrone) in volo stazionario.

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15:00 Parco del San Grato, e delusione: anche quest'anno le azalee non sono ancora fiorite. Cioé, alcune si, ma poche.

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Piazziamo i bimbi al parco giochi a sfogarsi, poi scendiamo al ristorantino per un meritato gelato, con splendida vista sul goflo di Lugano e San Salvatore.

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Quella cima quasi rasa è il Monte Boglia.

16:00 Rientrati al parcheggio, saluti e ringraziamenti. Splendida giornata, ho le orecchie frastornate da bambini. Penso che nel corso delle prossime due settimane la fioritura raggiungerà il suo apice, spettacolo da ammirare.

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo
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5 aprile 2011 2 05 /04 /aprile /2011 20:30



Percorso effettuato: Lavorgo (Q635) - Nivo (Q633) - Chironico (Q782) - Grumo (Q813) - Orsino (Q785) - Catto (Q625) - Faidàl (Q912) - Personico (Q325) - Biasca (Q303).

Difficoltà: T1 e T2.

Dislivello: 840 metri salita, 1160 metri discesa.

Lunghezza del percorso: 20 chilometri.

Sforzo equivalente: 30 chilometri.

Durata (incluse le pause): 6.25 ore.

Riferimenti: "La Strada Bassa della Leventina, parte 1, 06.02.2011".

Le hai viste le macchie bianche sui fianchi delle montagne? La vegetazione ancora brulla, le foglie ancora da venire, e questi fiocchi che ammantano il paesaggio. Sono i ciliegi selvatici in fiore. Il compromesso tra l'inverno e la primavera, per ricordare la stagione passata, e lasciarle l'ultimo sprazzo prima dell'arrivo di quella nuova.

Mi è rimasta sul groppo la Strada Alta della Leventina, e la Strada Bassa della Leventina, terminate entrambe e Lavorgo. La prima per non aver voluto credere ai dislivelli indicati dal mio DVD dei sentieri, la seconda per il ghiaccio incontrato nella parte alta del percorso. Bisogna fare qualcosa, sennò Lavorgo diventa il mio capolinea. Rita è assente per un corso, di salire a piedi fino ad Anzonico per terminare la Strada Alta non ho voglia, così decido di completare quella Bassa, da Lavorgo fino a Biasca, ed eventualmente oltre.

08:25 Il postale mi scarica a Lavorgo, davanti alla stazione. Non ostante l'ora legale, è già chiaro: le giornate si sono allungate bene, permettendo ormai di pianificare degli itinerari più consistenti. Dietro di me, la zona di Osco sulle falde della montagna.

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Regolo gli scarponi, regolo il sacco, molto leggero oggi, e mi avvio verso Nivo, sull'altra sponda del fiume Ticino. Passando, l'edificio della centrale elettrica, che aveva segnato il punto di arrivo della prima parte della Strada Bassa.

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In 10 minuti arrivo a Nivo, e riesco a perdermi. Per fortuna un giovanotto mi indica il punto di partenza del sentiero per Chironico, altrimenti mi toccava farmela sulla strada asfaltata.

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Su fino alla chiesetta, poi poggiare a sinistra. Alla chiesetta ritrovo i cartelli gialli, tutto chiaro. parto lungo il sentiero, che una volta doveva essere ultrafrequentato, essendo la via più breve tra Chironico e la sua frazione Nivo. Oggi non c'è in giro nessuno. Ai bordi, fiorellini di ogni tipo e colore. In alto anche il verso di un uccello, che non sono riuscito a vedere, un rumore come di palette di legno che picchiano regolarmente contro la tramorgia. Suono non proprio allegro, chissà che effetto sentirlo di notte...

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09:00 Il sentiero mi si spiana su di un bel prato, con manzette al pascolo. Sono già a Chironico. Quattro chiacchere con il contadino, porta le mucche da latte sopra Pian Piumogna, verso Sgnoi (per salire alla capanna Campo Tencia). Sono tutto orgoglioso, io so dov'è Sgnoi.

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Oltre al sacco, anche il vestiario è leggero, hanno annunciato giornata torrida. Solo camicia e felpa leggera. Sarebbe quasi ora di toglierla, la felpa, ma non mi fido ancora, arrotolo solo le maniche. Continuo quasi in piano verso il centro del paese, dove ho messo in conto di farmi un caffé. Questa volta, per fortuna, il bar è aperto. La volta che eravamo saliti al laghetto di Chironico era ancora tutto chiuso, e ho rischiato la crisi d'astinenza da carenza di caffeina :-)

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09:20 Caffé bevuto, chiacchere con gli avventori (ne conoscevo uno personalmente), mi rimetto in marcia. La stradina porta verso l'alto, verso la chiesetta...

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...senza mancare uo sguardo alla strada principale.

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Giornata fantastica, la temperatura si sta già alzando... Due brevi tornanti, fatti in compagnia di coloro che stanno salendo per la funzione domenicale, e già Chironico è alle mie spalle.

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Passo il cimitero, posto accanto alla chiesetta, costruito nel punto più alto, come a voler facilitare alle anime l'ascesa al Cielo. Stradina asfaltata di campagna, non proprio una goduria per i piedi, ma ben pianeggiante. Innesto la mia falcata, le gambe sono messe bene, e comincio a volare nel silenzio: sono scomparsi i rumori del fondovalle, compresi quelli dell'autostrada. Solo cinguetti e zirlare di merli.

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09:30 Arrivo a Grumo: non è proprio un bel nome... Poche casette poste lungo la costa, doveva essere il ghetto di Chironico una volta.

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Il cartello giallo mi conforta, sono giusto. Continuo lungo la stradina, Guardandomi indietro, la zona sopra Faido.

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La strada fila via liscia sotto i miei piedi. Alla partenza ero un po' preoccupato. Me l'ero fatta a piedi da casa alla stazione, i muscoli avevano iniziato a scaldarsi bene, poi il fermo macchina di tre quarti d'ora per arrivare a Lavorgo, e scendendo dal postale mi sembravano già induriti. Per fortuna che era solo una sensazione. Brevi discese, salite, una cascatella, sempre in direzione di Orsino.

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Intanto mi sono accorto di non aver ancora modificato l'orario della macchina fotografica dopo il cambio dell'ora. Provvedo, sennò poi sbaglio tutti gli orari ed i tempi.

09:55 Orsino raggiunto. Anche qui poche case, tutte ben tenute, bella vista sull'altra sponda della montagna.

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10:05 Passato anche Sacco, comincio a preoccuparmi. Se ho letto giusto la cartina, dovrei finire nel bosco, non continuare su di una stradina asfaltata fino a Personico. Intanto mi rendo conto di aver passato le Gole della Biaschina: sotto di me Giornico.

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10:10 Finalmente!!! Arrivo ad uno spiazzo di giro, con diverse macchine per la lavorazione del legno, e la strada fiisce. Si entra nel bosco :-)

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Per felicitarmi si inizia subito con una bella scalinata. Dovrei odiarla, invece resto incantato nel vedere come il passo sia stato inserito in modo naturale e armonioso nel paesaggio esistente.

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Felice, sono felice. Alberi attorno a me, solo fruscii di lucertole che scappano al mio passaggio, e canto d'augelli. Le radici delle conifere sotto il piede, il profumo di resina. Se mai ci sono stati veramente gli Elfi sulla Terra di Mezzo, sono sicuro che ho passato almeno una vita come Elfo Silvano, un Moriquendi, insomma... Intanto il sentiero sale per farmi passare una cresta che sporge verso la valle, per iniziare poi la discesa. Sentiero non molto tenuto, franoso in diversi punti, stretto (ma non pericoloso). Sono contento di non averlo affrontato l'altra volta: sicuramente c'era ghiaccio, e sarebbe stato un vero suicidio.

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10:45 Il sentiero mi porta ad una curva con delle rovine, talmente diroccate che non si capisce se si trattase di un rustico, una stalla o un muro di separazione. Il pancino batte, il cornetto (brioche, per gli amici italiani) ingoiato alle 7:00 è già stato consumato abbondantemente. Penso che mi permetterò una pausa banana. Inoltre devo ricaricare la bottiglietta.

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Mentre mangio osservo diversi alberi infestati dal vischio. Fossi un druido, salirei con il falcetto d'oro...

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Il paesaggio merita il passaggio (scusa il bisticcio di parole) al grandangolo. Foto alle Gole della Biaschina..

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Tornato allo zoom mi rendo conto della presenza di un castagno secolare, ma ormai è troppo tardi.

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11:10 Fatti i dieci minuti di pausa, tolta la felpa (era decisamente ora) riparto, e in un attimo arrivo a Catto, dove si congiunge il sentiero che sale da Giornico. Un solo edificio, ma tenuto benissimo anche questo. Il cartello giallo mi indica la val Cramosino. Cavoli, mai sentita nominare, bisogna indagare. Questi cartelli gialli sono la mia rovina: ogni volta che ne incontro uno, mi indica un posto dove non sono ancora stato, e sorge la voglia di andarci, di esplorare. Come in quei giochi multilivello, dove da ogni punto puoi andare ad ogni altro, e non c'è un percorso predefinito da mantenere.

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Il cartello mi dà anche una brutta informazione: mi attendono ancora circa 300 metr di salita per arrivare a Faidàl... Tanto, li avevo già messi in conto. Subito dopo Catto incontro un ponticello, poi il sentiero sale e all'imprivviso biforca senza nessuna indicazione. C'è un cartello giallo più in basso, ma non è di aiuto. Breve sosta per riflettere e consultare la cartna: deduco che quello che sale entra in val Cramosino, mentre io devo continuare verso sinistra. Sperem ben.

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11:30 Direi che la direzione è giusta. Il sentiero sale, ma non troppo di colpo, con discese qua e là (sigh). Dietro di me, in uno scorcio di bosco, posso vedere nuovamente la Biaschina e Giornico.

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Decisamente ho già percorso un bel pezzo di strada... Nel bosco un ciliego, che, non ostante sia stato colpito da una betulla caduta, è riuscito ugualmente a fiorire.

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11:50 Il bosco si apre, il sentiero diventa erboso, segno molto probabile che mi sto avvicinando ad un nucleo abitato. In effetti poche centinaia di metri più avanti, quattro rustici.

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Delizia per gli occhi: anche questi, come quelli incontrati in precedenza, sono stati trasformati da stalle in abitazioni rispettando la cultura, la tradizione e l'architettura originale. Tutti i muri rifatti con sassi a secco, uso del legno, tetti in piode: amore per le cose dei nostri padri. E la sai una cosa? In questi posti non c'è il servizio di nettezza urbana, eppure non vedo mai una cartaccia, una lattina, un rifiuto sui prati, sul sentiero. La Civiltà, quella vera, è qui in alto, non giù nel fondovalle e nelle città. Un signore si sta prendendo cura della sua pompa dell'acqua, come si fa a non fermarsi a scambiare quattro chiacchere? Dopo aver ricevuto gli auguri di "buona escursione" (sempre graditi) mi rimetto in marcia costeggiando questo piccolo insediamento delizioso.

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12:10 Sentiero largo, si percorre bene. Arrivo a due casette, e subito dopo il sentiero biforca nuovamente, senza indicazioni. Quello a sinistra scende, quello a destra sale. Non mi piace salire, ma probabilmente è quello giusto, dato che Faidàl dovrebbe essere in su, e non in giù.

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12:20 Non mi sbagliavo, eccomi a Faidàl, termine della parte alta del sentiero. Da qui sarà tutta discesa fino a Personico.

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Anche qui una delizia per gli occhi, sasso e legno, camini che fumano, profumo di legna e polenta. Sinceramente, se qualcuno mi invitasse a pranzo, direi di si, anche se dopo dovrei pagare scotto con la digestione :-) Anche qui quattro chiacchere con un signore che si sta occupando del suo orto, poi prendo il sentiero di discesa.

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Intanto mi pregusto già il gelato ed il caffé che ho messo in preventivo a Personico. So già dove andare, al solito posto... Oddio, sarà solo la terza volta che ci vado, ma le altre due sono stati così cordiali che mi sono sentito a casa. E con le temperature che stanno alzandosi, l'idea del gelato mi fa proprio venire l'acquolina in bocca. Il sentiero scende abbastanza regolare, e non sembra ammazzare i quadricipiti. In ogni caso sono circa 700 metri di discesa, mica uno scherzo.

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12:40 Dopo la curva della montagna, sotto di me appaiono Personico e Bodio. Ma la mia attenzione viene colta da una serie di farfalle. In particolare un modello che avevo visto solo in val d'Ambra (poco distante da qui), molto belle. Con le ali marrone scuro, bordate di chiaro, frenetiche, non si lasciano fotografare. Si posano per pochissimi istanti, tenendo le ali chiuse, e ripartono immediatamente, percorrendo lunghe distanze. Questa è la foto migliore che sono riuscito a scattare (e ti lascio immaginare le altre).

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Se non altro vengo ricompensato dai boccioli di ciliegio.

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E da un bel bruco che ha deciso di attraversare la strada.

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13:05 Il sentiero termina ad uno spiazzo di parcheggio, da dove inizia una forestale cementata con pendenza peggiore del sentiero. Passetti corti, chissà come fanno a salire le auto... Vengo consolato dalla vista di Personico orami sotto di me...

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...e del posto dove mi fermerò per il gelato.

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Ci sono fuori gli ombrelloni: è aperto!!! Davanti invece, la piana di Biasca, vedo il ponte sul quale passerò per arrivare al borgo.

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Il caldo ormai comincia ad essere quasi insostenibile. La scorta d'acqua è vicina alla fine (avevo due litri con me), il cappellino è sul cranio da un bel pezzo. Folate d'aria calda mi assalgono dal basso: avrei preferito restare in alto.

13:30 Arrivo al ristoro, la gerente mi riconosce (formidabile, è da un anno che non mi fermavo qui), mi metto all'ombra e mi guuuuuuusto il cornetto gelato. E per sicurezza, anche un caffé. Sono proprio un vizioso.

13:50 Ora di rimettersi in marcia. Avevo pensato di percorrere un tratto della Riviera in direzione di Bellinzona, ma durante la sosta ho deciso di lasciare stare: il percorso è lungo il fiume Ticino, tutto sotto la stecca del sole, e decisamente rischia di essere un suplizio. Imbocco la "Via dei Grotti", con il vantaggio di essere sotto costa, e riparato per un po' grazie all'ombra.

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Questi sono grotti (in Italia chiamati anche crotti) originali: costruzioni in sasso, spesso utilizzanti una cavità naturale nella roccia, dove si portavano il formaggio ed i salumi a stagionare. Verso fine estate si veniva qui alla domenica pomeriggio, per dare un primo assaggio, e bere vino e gazzosa fatta in casa. Niente cucina, solo il piacere della compagnia, un salametto tagliato e qualche fetta di pane scuro sul tavolo in sasso. I cosidetti grotti di oggi non hanno più niente dell'originale.

14:00 La via dei grotti purtroppo termina, e mi ritrovo lungo il fiume Ticino all'aperto. Terreno ideale per le mie gambe, che oggi hanno retto benissimo, parto con la falcata da pianura, superando in successione due persone.

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Il Ticino qui è ancora un infante: il letto piccolo, poca acqua. Più avanti, dopo Biasca, raccoglierà il Brenno, ed inizierà a prendere consistenza. Ma non è il Ticino che esce a Sesto Calende.

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Tarello lungo la forestale a tutta velocità, lasciandomi indietro anche la chiesa di Pollegio.

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14:30 In pianura non ho concorrenti: arrivo al ponte che dà accesso a Biasca in due terzi del tempo indicato dal cartello giallo a Personico.

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14:40 Eccomi alla fermata del postale, che passerà tra pochi minuti. Camicia umida di sudore, non vedo l'ora di fare una bella doccia. Ultima foto alla chiesa ottagonale di Biasca (mi ricorda il battistero di Riva San Vitale), poi su sul mezzo giallo, per rientrare.

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Bel percorso, a parte il pezzo da Personico a Biasca, anche questo candidato per una visita autunnale. Ecco il profilo altimetrico dell'escursione. E spero di essere riuscito a rompere la maledizione di Lavorgo :-)

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11 marzo 2011 5 11 /03 /marzo /2011 11:34



Percorso effettuato: Riva San Vitale (Q279) - Alpe di Brusino (Q671) - Serpiano (Q640) - Crocifisso (Q670) - Meride (Q588) - Riva San Vitale.

Difficoltà: T1 e T2.

Dislivello: 820 metri.

Lunghezza del percorso: 15 chilometri.

Sforzo equivalente: 24 chilometri.

Durata (incluse le pause): 5.75 ore.

Riferimenti: "Il comune di Riva San Vitale" su Wikipedia, "Il battistero di San Giovanni" su Wikipedia, "Il monte San Giorgio" su Wikipedia.

La primavera la devi cercare ben prima che si sia palesata. Inizia in modo subdolo, un fiore qui, una gemma là, e se non fai attenzione, non te ne accorgi. Ed un giorno ti svegli, e attorno a te è tutto fiorito, e ti chiedi "ma quando è iniziato?". Il San Giorgio per questo esercizio è un'ottima zona: bassa, diverse parti ben esposte al sole, e offre diversi itinerari interessanti, che non portano necessariamente sulla cima. Tenuto conto che su versanti Nord la neve è ancora presente a partire da Q900 circa, Rita ed io decidiamo per questo giro, per verificare a che punto stiamo con la sinfonia delle stagioni.

10:00 Arriviamo a Riva San Vitale, e iniziamo subito con un caffé. Poi ci spostiamo al battistero di San Giovanni, il più antico manufatto religioso conservato per intero (è datato del VI secolo, vedi il riferimento sopra). Ci colpisce la sua semplicità, la mancanza di sfarzo che si svilupperà nel Basso Medioevo.

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Vasca battesimale monolitica (dal greco "mono" = uno, unico e "lithos" = pietra), pochi addobbi. La pianta è ottagonale, come pure il supporto della vasca. Dato che ci siamo, visitiamo anche la chiesa annessa.

2011.03.10-San-Giorgio 9060
10:40 Percorriamo tutto l'abitato: il sentiero dovrebbe iniziare da qualche parte lungo la strada che porta a Brusino Arsizio. Preoccupato, sul cartello giallo in paese non ho visto l'indicazione che cercavo... Tra il mio DVD dei sentieri e la cartina Quadraconcept ci sono delle discrepanze, potrebbe anche darsi che in realtà il sentiero non esista. L'aria è sporca di calligine, la visibilità non è quella che avrei desiderato. Passiamo sotto il tempio di Santa Croce, e usciamo dall'abitato.

2011.03.10-San-Giorgio 9066
10:55 Percorriamo più di un chilometro, e segni del sentiero non ce ne sono. Abbiamo deciso che se non dovessimo trovarlo, continuiamo fino a Brusino, per prendere la teleferica che sale a Serpiano. Poi, davanti a me una curva a destra, e stradina che sale a sinistra. Il mio naso (che non è piccolo) mi dice che potremmo esserci...

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In effetti al bivio, a sinistra, troviamo il cartello giallo che ci dice "siete giusti".

2011.03.10-San-Giorgio 9071
Imbocchiamo la forestale asfaltata. Poco sopra un signore sta tagliando legna, per sicurezza (sono paranoico, io), gli chiedo se siamo giusti per Serpiano. Ci guarda stralunato, e ci informa che si, la strada è giusta, ma Serpiano è mooooolto lontano. Non commento, va bene così. Intanto lungo i bordi della strada piccoli indizii ci fanno capire che la primavera ha già attraversato la soglia.

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Primule a tutto spiano (te le risparmio, non so quante ne ho fotografate, le trovi nell'album), ma anche fiorellini di altro tipo (Rita a casa proverà poi a identificarli).

2011.03.10-San-Giorgio 9085
Poco oltre il punto in cui abbiamo incontrato il signore, un bel cartello giallo ci dice che finalmente si inizia il sentiero nel bosco. Lo imbocchiamo, ed iniziamo la salita, ben ripida a dire il vero.

11:20 Abbiamo entrambi un piccolo buco nello stomaco, io poiché non faccio colazione, Rita dato che sono passate diverse ore da quando l'ha fatta. Una specie di panchina ci invita ad una breve sosta. Visibilità verso il lago praticamente zero, la vegetazione nasconde tutto.

2011.03.10-San-Giorgio 9082
Mezzo cornetto integrale con riga di cioccolata nera (mi sembra di averlo già scritto da qualche parte), thé caldo, e siamo pronti per rimetterci in cammino. Il bosco qui è composto prevalentemente di castagno, la foglia ancora abbastanza abbondante. Il sentiero percorre tratti quasi piani, per fare poi salti altimetrici con pendenza decisa, seguendo i contrafforti del San Giorgio, che resta nascosto sopra di noi, a sinistra. L'ambiente è molto secco, si vede che è da molto che non piove. Un segno sonoro però ci conferma che l'abbiamo trovata, la primavera: nel bosco canti di augelli... In inverno è tutto silenzioso, al massimo senti qualche corvide gracchiare. Ora invece, i nostri amici pennuti hanno iniziato i vari rituali, e si fanno sentire.

12:20 Abbiamo iniziato a girare verso Brusino. Di fronte a noi un castagno con masso: non capiamo se sia cresciuto a ridosso, oppure se abbia fermato il masso caduto dopo il suo sviluppo.

2011.03.10-San-Giorgio 9092
In uno dei pochi squarci di vegetazione riesco a riprendere il lago.

2011.03.10-San-Giorgio 9093
Testa bassa nelle salite, capisco che ci stiamo alzando guardando le foglie per terra. Se prima era tutto castagno, ora ci sono diverse foglie di faggio, e qualche betulla. Ad occhio e croce direi che siamo a Q600. Il sentiero in alcuni tratti è impegnativo, stretto, digradante a destra, coperto da foglia abbondante. Richiede cautela, e concentrazione. Interessante, ad ogni modo: poter stabilire approssimativamente la quota dalla foglia per terra... Ci devo pensare. Adoro questi sentieri nei boschi, soprattutto quando non c'è nessuno in giro. Con la fantasia corro, come quando ero bambino, e giocavo inventando luoghi e situazioni. E qui potrei essere un pellegrino, o un viandante, o un mercante che porta merci da un borgo ad un altro, o un soldato di ventura che ritorna alla sua casa dopo cento battaglie e mille ferite. I miei passi si uniscono alla storia di centinaia di persone che hanno già percorso questi tratti, e il soffio della loro memoria viene colto, immagini che rivivono nella mia mente di cose che forse sono state, che forse saranno nuovamente.

12:45 Abbiamo percorso gran parte del tratto esposto a Nord, fiori pochini. Un'ulteriore curva lungo i fianchi della montagna ci porta ad un sentiero ben più spianato, e soprattutto ci dona finalmente il silenzio: fino a qui ci aveva accompagnati il rumore continuo dell'autostrada. Ora finalmente il rumore è scomparso.

2011.03.10-San-Giorgio 9097
Il bosco si è diradato di molto, il castagno è praticamente scomparso, e siamo accompagnati dal faggio, pianta che può crescere assai, e che di conseguenza ha bisogno di spazio tutt'attorno. Il sentiero è appena una traccia, le marche sono sbiadite e quasi non si vedono più. La foglia nasconde il percorso, sentiero ben poco battuto, ma Rita guida in modo sicuro, leggendo i pochi indizi sul terreno in modo corretto. Sulla nostra destra, tra la vegetazione, intravvedo l'Arbostora, Morcote, Vico Morcote, ma rinuncio all'uso della macchina: foschia e vegetazione non sono buoni compagni di scatto.

13:10 Rita è scomparsa davanti a me (siamo in salita), ma la curva della montagna mostra che c'è un cambiamento di pendenza importante. Inoltre vengo colpito da un venticello di cresta: penso che ci sono quasi. In effetti poco sopra il terreno si spiana.

2011.03.10-San-Giorgio 9102
Siamo arrivati all'alpe di Brusino. Un grotto (chiuso) ci mette a disposizione tavolo e sedie per il pranzo (se è da un po' che mi segui, ti lascio indovinare il menu). Mangiamo accanto ad un castagno imponente, deve essere vecchissimo, orami cavo al suo interno.

2011.03.10-San-Giorgio 9111
Poco sopra suo fratello, anche lui vuoto. Nel prato accanto al nostro tavolo, foglie che fanno pensare ai mughetti, primule, e ranuncoli vari.

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Tutt'attorno quiete, Dalla terrazza panoramica, nella foschia si intravvede il San Salvatore.

2011.03.10-San-Giorgio 9105
13:40 Sparecchiamo, puliamo bene tutto per non lasciare tracce indesiderate del nostro passaggio, raccogliamo le bricciole per gli uccellini, e ci mettiamo in moto in direzione di Serpiano.

2011.03.10-San-Giorgio 9115
Il sentiero si è trasformato in una bella forestale, comoda e agevole. Non ostante il sole, ci copriamo: effetto digestione. In una nicchia scavata nella roccia, una madonnina accompagna il viandante.

2011.03.10-San-Giorgio 9119
E riappaiono i fiorellini...

2011.03.10-San-Giorgio 9122
Ad un bivio il sentiero si stacca dalla forestale, che poco dopo diventa carrozzabile, e ci porta a seguirne il percorso ma una decina di metri più in alto.

2011.03.10-San-Giorgio 9123
Arriviamo sopra la casa di cura di Serpiano, che resta in basso rispetto al nostro percorso. L'idea era di fermarsi per il caffé, ma credevo ci saremmo arrivati direttamente. Decidiamo di lasciar stare, e bercelo a Meride. Il sentiero svolta verso Sud, e adesso si vede l'effetto dell'esposizione al sole. I bordi del sentiero, ed il terreno sotto le piante diventano un tappeto di fiorellini di tutti i tipi. Qualche insetto già all'opera...

2011.03.10-San-Giorgio 9132
..e farfalle. Un tipo giallo, che non si lascia fotografare volentieri...

2011.03.10-San-Giorgio 9137
...mentre le vanesse (penso) splancano le ali per riscaldarsi.

2011.03.10-San-Giorgio 9145
Percorriamo questo tratto di sentiero più bello del tappeto rosso che percorrono gli artisti al festival di Cannes. Attorno a noi un tripudio di gialli, di viola, azzurri, bianchi. Colori da cogliere con l'occhio, ma non con la mano. Passo leggero, l'occhio che volge a sinistra e destra. Anche una breve deviazione per un punto panoramico, che si rivela una perdita di tempo. Se non ci fosse la foschia ci sarebbe una vista splendida sul golfo di Lugano, e dietro il Bar, il Garzirola, il Camoghé, il pizzo di Claro. Invece si vede appena appena Melide, e si immagina Lugano.

14:35 Il sentiero ci ha condotti a Crocifisso. Da qui lo conosciamo, lo abbiamo percorso durante il giro del Poncione d'Arzo dell'anno scorso.

2011.03.10-San-Giorgio 9146
Attraversiamo la strada, riprendiamo il sentiero che porta verso il Poncione, e poche decine di metri sopra svoltiamo a sinistra per scendere verso Meride. Terminato il tratto nel bosco ci si apre davanti una piccola pianura, con tanto di camino di una fornace.

2011.03.10-San-Giorgio 9150
15:00 Non abbiamo ancora incontrato anima viva lungo il percorso. Arriviamo a Fontana. In una fattoria, nel recinto una ventina di capretti, già allontanati dalle loro mamme. Sono destinati al sacrificio pasquale :-(

2011.03.10-San-Giorgio 9160
Vengono verso di noi senza paura per farsi accarezzare, muovendo il codino per la felicità. E' una cosa che non capisco: perché la festa della rinascita, la festa della vita debba essere celebrata con la carneficina e l'uccisione di questi animali? Tradizione mi dici? Già, ma ai tempi in cui questa tradizione è nata, la carne la vedevi due volte all'anno, se avevi fortuna: a Natale e Pasqua. E il fatto che mangiassero il capretto, pieno di cartilagini, poca carne, che devi arrostire in chili di burro per renderla accettabile, ti dice come se la passavano, allora. Oggi abbiamo carne sul tavolo tutti i giorni. Le tradizioni si possono anche cambiare...

Da Fontana seguiamo la strada asfaltata che in breve ci porta a Meride, passando per l'oratorio posto fuori paese, a pianta quadrata ma con il centro ottagonale, come il battistero di Riva San Vitale.

2011.03.10-San-Giorgio 9164
Da qui in un attimo si arriva. Meride è un paesino delizioso, posto su di un terrazzo con esposizione al sole ottimale. Centro artistico da secoli, ha mantenuto la sua identità nel tempo.

2011.03.10-San-Giorgio 9169
15:10 Pausa caffé, ci voleva, Ci infiliamo nella solita osteria (ci veniamo una volta all'anno, oramai siamo degli abituée), la temperatura è gradevole e restiamo all'esterno, sotto il pergolato. Poi via nuovamente lungo le viuzze, visita alla chiesa, e foto ad alcuni manufatti come un portone lavorato, fontana, e quant'altro.

2011.03.10-San-Giorgio 9181
Sento sempre di più la mancanza di un obiettivo tuttofare, non mi piace cambiare continuamente dallo zoom al grandangolo, ho sempre paura di sporcare il sensore, lo specchio, le lenti. Per cui tengo lo zoom (se c'è un animale non ho tempo di cambiare dal grandangolo allo zoom, mentre i paesaggi tendono a restare fermi), ma il compleanno si avvicina, ed una vocina mi ha detto che potrebbe arrivare un 18-200 :-)

15:30 Appena fuori Meride il paesaggio si apre verso il Generoso ed il Mendrisiotto. Angolo splendido, tutto curato, amore per le cose e per la terra.

2011.03.10-San-Giorgio 9183
Nei giardini fiori coltivati, ma non per questo meno belli.

2011.03.10-San-Giorgio 9185
Arrivati alla seconda cappelletta la strada si ritrasforma in sentiero. E orami è tornato il rumore di fondo della "civiltà", camion e auto che corrono lungo l'autostrada, che qui passa in una gola piuttosto stretta, per cui il rumore rimbomba tutt'attorno.

2011.03.10-San-Giorgio 9186
In compenso sono tornati gli uccellini, che durante la salita verso l'alpe di Brusino si erano zittiti. Scendendo passiamo un punto in cui la roccia mostra la sua stratificazione, passaggio pieno di fascino.

2011.03.10-San-Giorgio 9190
16:00 Siamo in fondo al sentiero, sbarrato da questa parte. Boh, sopra non c'era nessun divieto. Sté cose io non le capisco mica.

2011.03.10-San-Giorgio 9193
Siamo ancora alti sopra Riva San Vitale, e la foschia sembra essersi diradata un pochino. Provo a fare una panoramica.

2011.03.10-San-Giorgio 9195
Poi, lungo la stradina asfaltata, giù fino in paese. Arriviamo nella zona del battistero, e ripercorriamo la strada del mattino per arrivare al parcheggio. Ultima foto ad un gallo che cura le sue galline. Non appena si accorge che ci siamo fermati per guardarle, viene verso di noi gonfiando il collo e sbattendo le ali, per farci capire che li comanda lui.

2011.03.10-San-Giorgio 9204
16:20 Siamo al parcheggio. Mentre noi facevamo il nostro giretto, gli operai hanno terminato di smontare il capannone del carnevale montato li vicino. Veloci, non c'è che dire...

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione. Nella lunghezza manca il circa 1.5 chilometri dal punto di arrivo al punto di partenza, per cui la lunghezza effettiva è di circa 15 chilometri.

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Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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28 febbraio 2011 1 28 /02 /febbraio /2011 11:38



Percorso effettuato: Vira Gambarogno (Q210) - Fosano (Q350) - Monti di Fosano (Q649) - Bivio dei Monti di Piazzogna (Q769) - Monti di Piazzogna (Q778) - Monti di Vairano (Q820) - Monti di Gerra (Q820) - Monti di St.Abbondio (Q815) - Monti di Caviano (Q673) - Caviano (Q274).

Difficoltà: T1 e T2.

Dislivello: salita 1175 metri, discesa 1116.

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

Sforzo equivalente: 25 chilometri.

Durata (incluse le pause): 6.5 ore.

Riferimenti pagina delle escursioni dell'Ente Turistico del Gambarogno., il comune del Gambarogno su Wikipedia.

Da un anno a questa parte, per motivi di lavoro, ho iniziato a frequentare il Gambarogno, passando brevemente anche da frazioni poste ben al di sopra del livello del lago. Zona che ho sempre avuto davanti agli occhi in gioventù (sono cresciuto a Locarno), ma che non posso dire di conoscere... Come al solito per domenica è previsto brutto, ma c'è qualche speranza per sabato. Consultando il mio DVD, vedo un percorso che promette bene, e che unisce tutti i Monti del Gambarogno attorno a Q800. Il profilo non è mortale, lo propongo a Rita, e sabato si va.

10:20 Non c'è che dire, siamo ben pigri. Orami è metà mattina, e ci accingiamo a partire solo adesso.  La meteo aveva promesso una bella giornata, e contavo su questo per fare qualche bella panoramica del Locarnese. Invece, una foschia permea tutto, e già alla partenza rinuncio all'idea di usare il grandangolo sull'estuario della Maggia. Passiamo sotto la ferrovia, e imbocchiamo il sentiero che sale a Fosano. Sull'altra sponda si intravvede il Locarnese, parte del Piano di Magadino, e vigile, la sentinella della Verzasca, il pizzo Vogorno.

2011.02.26 Monti del Gambarogno 8884
La foto qui è migliore di quanto fosse l'originale, l'ho passata attraverso Picasa. Lungo la via di salita, vediamo le prime accordature degli strumentisti, che si preparano per la sinfonia mandalica di quest'anno. Piccole promesse di cose a venire, mi sa che non manca molto.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8888
10:30 La mulattiera sale abbastanza tranquilla, riesco persino a tenere il passo con Rita. Gli sforzi di salita iniziano a ripagarci, e sotto di noi Vira inizia a mostrarsi.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8893
10:45 Siamo a Fosano, piccolo insediamento estremamente ben tenuto. Quasi tutti gli edifici sono ancora in pietra, le vie del paese lastricate in sasso. Giardini riparati dal freddo mostrano anche loro che l'orchestra s'è desta.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8899
Piccola sosta per coccolare un cane e quattro chiacchere con due signore, poi alla fontana del paese mezzo cornetto integrale con riga di cioccolata nera, e thé caldo. Siamo veramente ben attrezzati! Poi su nuovamente per portarci verso il sentiero T2 che sale ai Monti di Fosano.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8900
11:10 Il sentiero è entrato nel bosco, prevalentemente castagno, e ogni tanto incrocia la strada che porta verso l'alpe di Neggia ed Indemini. Tanta foglia, e salendo il castagno inizia a lasciare posto alle betulle. Ogni tanto un manufatto d'altri tempi, come questo muretto a secco, costruito con tecnica mirabile, lungo un pendio abbastanza deciso.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8906
E di nuovo, uno strumento che viene accordato...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8910
Rita, dopo aver messo il carburante in pancia, ha ripreso il suo ritmo normale di salita, il che significa che mi lascia indietro come niente fosse. Troppo bello per durare il passo uguale... Nei pochi sprazi in cui il bosco si apre vediamo il lago Maggiore, scatto anche qualche foto, ma ti risparmio il risultato.

10:45 Monti di Fosano raggiunti. Anche qui splendido insediamento d'altri tempi, con tanto di oratorio,segno che almeno in estate il posto era abitato con regolarità.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8916
Gente in giro non ce n'è. A parte le due signore a Fosano, non incontreremo quasi più nessuno. Proseguiamo il cammino lungo il sentiero che porta al Bivio dei Monti di Piazzogna, restando poco sotto la strada carrozzabile di Indemini. Al bivio il sentiero sale, e ci porta sulla strada.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8922
Il grosso della salita in una sola volta è fatto. Abbiamo ancora circa 500 metri di sali-scendi lungo il percorso, ma sostanzialmente restermo a questa quota fino ai Monti di Caviano. Continuiamo verso i Monti di Piazzogna, e lungo il percorso il Generale Inverno ci mostra le sue ultime armi, spuntate ormai, che perso il filo tagliente, si mostrano artistiche.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8926
Il pendio del Gambarogno, essendo esposto a Nord, gode di molto meno calore e luce rispetto alla zona di Locarno ed Ascona. In certe zone per quasi due mesi il sole non sorge mai. Più avanti ancora quadri ghiacciati, anche se per poco orami.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8933
2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8935
12:15 Orario buono per la fermata pic-nic. Una bella panchina dà verso il Ghiridone / Gridone / Limidario, il goflo di Locarno, le Isole di Brissago, con vista praticamente fino a Cannobio. Il tutto avvolto da una foschia che impedisce di godere dei dettagli. Panino, frutta secca, mentre mangiamo con la coda dell'occhio intravvedo un gatto. So che sa che so che c'è, per cui decide di farsi avanti. Bel micione, con molto DNA del gatto delle foreste norvegesi (come la nostra Tea), arriva a farsi coccolare a tutto spiano.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8941
12:40 Sistemata la pendenza alimentare, le coccole, la regolazione degli scarponi, ci infilimo i K-Way: la temperatura è calata, ed è partita la digestione. Il percorso verso i Monti di Vairano è su forestale, quasi in piano. Anche su questo tratto giochi di ghiaccio, non più temibile ormai come lo era stato tre settimane fa.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8948
 13:00 Arriviamo ai Monti di Vairano, che si sviluppano in orizzontale, a differenza degli altri che incontreremo. Notevole attività edilizia, casette ristrutturate e casette nuove.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8953
Finalmente, passato l'insediamento, il sentiero entra deciso nel bosco. Corre con leggere salite e discese, silenzio tutt'attorno, siamo gli unici abitanti della terra. Il fruscio della foglia morta sotto lo scarpone, il camminare allo stesso passo, il camoscio che passa sotto di noi, a circa 20 metri, e giochi d'acqua e ghiaccio incantevoli ad ogni angolo.
 
2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8964
13:25 Raggiungiamo un riale, ponte smontato per l'inverno. Fra poco qualcuno si prenderà cura della cosa, e lo rimonterà per il periodo estivo.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8966
Poco oltre, un ponte serio, in metallo. Raggiunta la metà, a sinistra uno spettacolo delizioso. Con l'aiuto di Rita sostituisco lo zoom con il grandangolo, senza guardare in basso, dove si trova il vecchio ponte orami marcito...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8969
...e foto ad una cascata splendida, con i bordi completamente congelati. Valeva la pena di fare l'escursione anche solo per vedere questo.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8971
Si continua in un mondo fiabesco. Segni di risveglio...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8977
...terreno gelato...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8978
...statue di ghiaccio...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8979
...e la mano dell'uomo, rispettosa.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8982
13:50 Monti di Gerra. Insediamento decisamente di rilievo, penso potesse ospitare qualche centinaio di persone. Case tutte ben tenute e curate, e c'è chi si è fatto aiutare dalla natura per costruire la terrazza.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8985
Più avanti, la testa di monte di una piccola teleferica, anche lei integrata nel paesaggio.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8986
Poi ci rituffiamo nel bosco, viandanti d'altri tempi che arrivavano e partivano, portando notizie e racconti, senza casa e a casa propria ovunque. Di nuovo un messaggio forte e chiaro, che la stagione sta volgendo.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8993
Il bosco si è trasformato, e diventato un faggeto. Splendido, alberi che diventano immensi e hanno bisogno di spazio per svilupparsi. In effetti non sono fitti come il castagno o la betulla. Alcuni mostrano una veneranda età, altri giovincelli sono ancora slanciati.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8995
La foglia comunque inizia ad esser un problema. Piuttosto abbondante, arriva metà polpaccio, e impedisce di vedere il fondo. Eccezionalmente mi faccio prestare un bastone da Rita (normalmente non li uso) per poter sondare il terreno davanti a me. Poi, ponte che non sembra molto stabile. Passiamo uno alla volta per non sovracaricarlo, usando la mano sinistra come moschettone.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8997
Dall'altra parte, "Alien" congelato.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 8999
Fin'ora abbiamo perso poco del panorama, il bosco è abbastanza fitto. Poi, in una radura, vista su Ascona (foto ritoccatta).

2011.02.26 Monti del Gambarogno 9001
14:50 Siamo quasi ai Monti di Sant'Abbondio. Una discesa in una canalina scivolosa e coperta di foglia ci impegna abbastanza. Scendiamo lentamente, per non lasciare sul terreno cadaveri.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9011
Appena sopra l'insediamento un cartello ci indica che per continuare non si passa dall'abitato. che in effetti intravvediamo sotto di noi.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9014
Leggera salita che ci porta su di un costone, poi il sentiero spiana nuovamente...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9017
...per portarci ad un ulteriore ponte.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9018
15:50 Camminata meravigliosa, a parte la foglia. Qualche foto di corso d'acqua, funghi, panorama (trovi tutto nell'album), poi un cancello ci dice che la pacchia è finita, siamo arrivati ai Monti di Caviano.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9027
Il paese è veramente grande (ad occhio e croce direi la metà di Indemini), quasi tutte le case ancora in sasso, un tuffo nel passato quando passavo l'estate da mia nonna in Liguria. Un fienile con il tetto in paglia...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9029
...passaggi incrociati come a Castello del Giglio...

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9031
...e vista dal basso.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9035
Qui si inizia l'avventura del signor Bonaventura... Dopo qualche centinaio di metri il sentiero si trasforma in una mulattiera con pendenza abominevole, fondo estremamente irregolare, sassi lisci che non sai se lo scarpone tiene. Una delle discese peggiori che io ricordi. I quadricipiti sempre in tensione per bloccare, il durone sotto il piede che inizia a dolere. La prossima volta faccio il giro al contrario, questo pezzo è meglio salirlo che scenderlo.

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9037
16:45 Arriviamo a Caviano con le gambe rotte. E non per il percorso fino ai Monti di Caviano!

2011.02.26-Monti-del-Gambarogno 9047
Durante la discesa ho chiamato Andreas (con il quale avevo fatto il Sentiero degli Stambecchi) per verificare se si trova in Ticino, dato che ha una casetta qui vicino. C'è... Ci viene a prendere, e ci porta a Sant'Abbondio. Ha preparato una torta, caffé e thé. I piedi sotto il tavolo, grande vetrata con panorama sul Locarnese, il sole che tramonta, giornata splendida dietro le spalle, e chiacchere in libertà con un amico. Finale meraviglioso. Più tardi ci riporta a Vira per recuperare il nostro mezzo.

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo
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7 febbraio 2011 1 07 /02 /febbraio /2011 17:05



Percorso effettuato: Airolo (Q1200) - Gole dello Stalvedro - Piotta (Q1006) - Ambri (Q985) - Fiesso (Q962) - Rodi (Q940) - Gole del Piottino - Mairengo (Q909) - Faido (Q755) - Lavorgo (Q674).

Difficoltà: T1 e T2.

Dislivello: salita 720 metri, discesa 1240.

Lunghezza del percorso: 26.5 chilometri.

Sforzo equivalente: 35 chilometri.

Durata (incluse le pause): 6 ore.

Riferimenti il "Dazio Grande" di Rodi.

Questo è il diario di una escursione svoltasi moooolto differentemente rispetto a quanto pianificato. La mia idea era di farmela tutta da Airolo a Biasca, continuando da Lavorgo verso Nivo, poi Chironico, da lì nel bosco a circa Q900 fin sopra Personico, discesa, e arrivo a Biasca. Una quarantina di chilometri, e se me la fossi sentita, avrei continuato fino a Bellinzona. Ma tutte le volte che organizzo una cavalcata come si deve, qualcosa va storto...

In settimana pianifico tutto a puntino, in modo da ridurre al minimo i disvlielli (sono quelli che mi fregano, non la lunghezza), memore della pescata fatta durante l'escursione sulla "Strada Alta" delle Leventina, quando non avevo voluto credere al mio DVD. Due o tre punti topici, dove tra le varianti ci sono alcune centinaia di metri di dislivello di differenza, come per scendere le Gole del Piottino. Inoltre cerco di minimizzare il precorso su asfalto, e massimizzare quello su sentiero.

Metto in conto anche la visita al Dazio Grande di Rodi, struttura che per secoli ha rappresentato un punto di sosta importante per chi percorreva la via del San Gottardo. Si pagava dazio, appunto, ma c'era anche l'osteria con alloggio, e la possibilità di cambiare il tiro di cavalli. I miei calcoli temporali dicono circa 8.5 ore fino a Biasca, più le soste. Nessun problema di velocità, Rita ha un corso, per cui vado in solitaria.

La meteo è prevista splendida: da alcuni giorni l'anticiclone delle Azzorre ha portato bello e caldo, con temperature che arrivano vicine ai 20°C. Anche per domenica le previsioni sono da giornata primaverile, per cui mi organizzo a cipolla stratificata: freddo alla partenza, caldo al pomeriggio. Bella scorta d'acqua nello zaino, frutta in abbondanza e cioccolata.

07:20 Airolo. La sveglia ha suonato alle 5:00 (ma ti rendi conto che neanche in settimana mi alzo così presto?), treno alle 6:06, alle 6:55 sono in stazione, ma è ancora buio, anche se Eos ha iniziato a mostrare la sua luce. Mi infilo nell'unico bar aperto, caffé, cornetto e giornale attendendo che il cielo schiarisca. Calcoli corretti, nel giro di un venti minuti albeggia. Fuori, e pronto alla partenza.

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8677
Nel sottopassaggio della stazione ho visto il cartello che indica l'avvio della Strada Bassa, così lo ripasso, esco dall'altra parte, e, sorpresa sorpresa, mi ritrovo a pattinare sul ghiaccio... Ohi ohi, questa non l'avevo pensata. Con tutto il bello ed il caldo della settimana, ormai ero convinto di trovare sentieri puliti. Quanto mi sbagliavo... Procedo con passetti attenti e cauti, il ghiaccio è pronto per il campionato mondiale di pattinaggio artistico, si scivola che è un piacere. Dietro di me, il Lucendro inizia ad illuminarsi.

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8683
07:40 Il sentiero mi ha riportato sulla strada principale, e posso camminare speditamente. Mi appresto a superare il primo salto, le Gole dello Stalvedro.

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8690
Appena passata la galleria, il sentiero diverge nuovamente, scendendo verso il fiume. Una bellissima colata di ghiaccio mi ricorda (se ce ne fosse bisogno a questo punto), che il Generale Inverno non ha ancora mollato la sua presa.

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Allegro e contento scendo al ponte, lo attraverso, e continuo senza problemi lungo la forestale, incontrando un mix di antico e moderno: rustico e container.

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07:55 La forestale inizia nuovamente ad essere coperta di ghiaccio, e sono dolori. Accanto a me il Ticino, che qui muove i primi passi ed emette i primi vagiti: guardandolo non crederesti che possa diventare il corso d'acqua che si butta nel Pò a Pavia. Gli è che il bacino imbrifero è estremamente ampio, e raccoglie le acque dal San Bernardino fino alla valle del Toce, alimentandolo in modo impressionante.

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Tutto molto bello, ma il fondo sul quale cammino...

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Uno slalom continuo cercando i punti meno scivolosi, che non ci sono. Camminare fuori tracciato è faticoso, la neve sembra portante, ma si sprofonda fino al polpaccio. Adagio adagio, passetto dopo passetto continuo. La mia media oraria calcolata è già andata a farsi benedire. E sono molto preoccupato per il tratto nel bosco tra Chironico e Personico, più o meno a questa quota.

08:05 Ho passato la stazione di servizio dell'autostrada, quella della corsia Sud-Nord, e mi ritrovo davanti ad un ponticello, scivoloso che la metà basta.

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E dall'altra parte, l'inferno. Sentiero tipo T2, bellissimo in estate, con un 5-6 metri di scarpata sulla sinistra, largo qualche decina di centimetri, E COMPLETAMENTE GHIACCIATO. Senza punti di appiglio. Il ghiaccio liscio come un vetro. Fatica immonda e boia per proseguire, test di tenuta, piede che parte per i fatti suoi senza preavviso, e la scarpata da parte... Non era così che me l'ero immaginata.

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08:30 Il T2 si è trasformato nuovamente in forestale, senza nessun beneficio per quanto riguarda il ghiaccio. Sulla mia destra vedo una scaletta che presumibilmente porta alla strada principale: meglio l'asfalto che questa tortura.

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Salgo, e mi ritrovo davanti la piana di Ambri-Piotta, che mi condurrà fino al Dazio Grande.

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Gà, però... 1) Ho impiegato più di un'ora per percorrere meno di 4 chilometri, e questo ci può stare, e 2) i quadricipiti mandano gli stessi segnali di avvertimento che avevo provato dopo aver sbagliato il percorso al portale Nord della galleria di Roveredo nell'escursione da Bellinzona a Mesocco, o in Calanca dopo il campo di neve. Dicono "siamo stanchi"!! Brutta faccenda, appena partito... I miei calcoli dicevano che li avrei sentiti così a Personico, non qui. Mi accorgo che il passo non è sciolto come dovrebbe essere, e questo è foriero di sgradevoli sensazioni.

08:40 Arrivo all'area di sosta dello Stalvedro, corsia Nord-Sud. Architettura particolare e ardita, merita un ricordo.

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08:55 Ambrì. Le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) hanno avuto un colpo di coraggio: la stazione dipinta di azzurro :-)

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09:10 Sto per svincolare dall'asfalto e tornare su forestale. Sguardo indietro: Quasi due ore per un tratto per il quale avevo calcolato poco più di un'ora. Da piangere...

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Ad ogni modo adesso ho ripreso il mio ritmo, anche se le gambe non hanno recuperto dalla sforzo iniziale. Poverine, così magre e con poca muscolatura, sono già brave a fare quello che fanno. Da parte a me, i vagiti del Ticino hanno iniziato ad essere più consistenti, anche se è ancora poco più di un rigagnolo. Sulla mia sinistra sono sfilate la funicolare del Ritom, Altanca, chiesette varie. A sinistra l'attacco per la Garzonera ed il Ritom.

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09:35 Dopo una curva, davanti a me si spalanca la conca che chiude la piana, con il declivio che sale a Prato Leventina. E in fondo si intravvede il Piottino.

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09:55 Tarello per bene, passando prima Fiesso, poi Rodi, e arrivo al Dazio Grande. Bene, pausa caffé e visita. Noooooooo. E' chiuso. Chiuso chiuso. Rifletto, fino a Mairengo niente punti di sosta. Ascolto le gambe, che mi informano che se torno indietro loro non collaborano più. Vabbé, giornata nata storta, niente caffé sulla terrazza guardano le montagne, Altanca, ecc. ecc.

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Di una cosa sono contento però: ho recuperato sulla tabella di marcia. Avevo previsto di scendere lungo l'antica via romana. La guardo, neve e ghiaccio. Per oggi ne ho avuto abbastanza, di questa combinazione. Mi infilo nel budello del Piottino seguendo la cantonale.

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Discesa veloce e senza problemi. Dall'alto continuo a rimirare la strada romana, che effettua diversi tornanti. Da tenere buona per l'estate. Lungo la strada ancora segni di gelo...

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8785
10:10 Bivio. Questo è uno dei punti topici che avevo controllato sul DVD. Da qui ci sono tre percorsi per arrivare a Faido, quello con meno dislivello prevede una salita di circa 200 metri verso Mairengo. Mi sono preparato un foglietto con gli appunti, anche se per precauzione ho portato la cartina. Dopo poche centinaia di metri la forestale entra nel bosco, e diventa sentiero a tutti gli effetti. Sotto un albero diverse piume di corvide. Li sento gracchiare in giro in effetti, ma non capisco se si sia trattato di un litigio, o qualcuno che ha sparato.

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10:20 Poco oltre, un punto di "bellavista": una piattaforma che si protende dal sentiero, con due cartelli. Sto camminando da tre ore senza sosta, decido che posso anche fare una fermata. Devo ricaricare la bottiglietta d'acqua, e mettere qualcosa in pancia. Mandarino, frutta secca, e due righe di cioccolata. Slurp.

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10:30 Pausa terminata, via lungo il sentiero. In effetti c'è un po' di saliscendi, ma è bello camminare sul tappeto di aghi, i piedi ringraziano. E per dimostrarmi che la primavera ha già iniziato ad alitare il suo spirito, una formichina intenta a trascinare qualcosa verso casetta.

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8811
10:50 E adesso inizia la salita. Sto passando nella parte inferiore del bosco d'Öss. L'anno scorso, percorrendo la strada alta, in questo bosco avevo dovuto scendere di diverse centinaia di metri. Quest'anno mi tocca salire per passare un canalone con riale. Uffa, non potrebbero spianare?

2011.02.06-Airolo-Lavorgo 8810
Passo zone dove il bosco è stato decimato in modo impietoso. Salita impegnativa, che infine mi porta a superare un ponticello. Subito dopo un bivio, con le indicazioni per Mairengo: sono sulla strada giusta.

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Nel frattempo ho dovuto togliere la felpa, causa caldo e riscaldamento da salita. Il sentiero si spiana e si allarga, facendomi capire di essere in prossimità di un abitato.

11:10 Raslina, piccolo nucleo in prossimità di Mairengo. Ulteriore fermata per togliere la canottiera (per fortuna nessuno mi vede, non è proprio un bello spettacolo), accanto alla casa di un (probabilmente) ex-ferroviere.

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Da qui praticamente in piano fino a Mairengo. Le gambe nel frattempo si sono inlegnite ancor di più. Orami ho messo una croce sull'idea di tirare fino a Bellinzona, e sarei già contento di arrivare a Personico.

11:20 Passo il grazioso abitato di Mairengo. Un'osteria aperta, sono in dubbio se fermarmi per la minestra che avevo pianificato... Ho fatto tappa appena un'ora fa, tiro almeno fino a Faido.

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Il sole inizia a cuocere, ci saranno almeno 16°C. Non trovo un cartello specifico per la discesa a Faido, così seguo nuovamente la strada asfaltata, passando da Tortengo. Qualcuno sa perché tutti questi "engo" nei nomi? Lurengo, Polmengo, Maireno, Tortengo, Mascengo... E in basso "nico": Giornico, Calonico, Anzonico, Chironico...

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11:50 Discesa senza storia verso Faido, passando dalla casa per anziani, stazione, poi lungo la via principale fino alla piazza. Edifici pregevoli lungo la via.

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Un termometro della farmacia che segna 26°C. Anche se sbagliasse di 4 gradi, ce ne sarebbero sempre 22°C. In effetti i liquidi stanno scendendo velocemente. Mi guardo in giro per la mia minestra, ma nessuna chance. Diversi ristoranti sono chiusi, i due aperti sono troppo stellati per il mio abbigliamento. Devi pensare che la Leventina, dall'apertura del passo e fino all'apertura della galleria stradale del San Gottardo, era una via di transito per tutti i mezzi motorizzati. In estate in particolare, era una teoria di auto, roulotte, camper, pullman, camion, che percorrevano la valle lungo la strada cantonale, passando all'interno di ogni abitato. Fiorivano allora i distributori di benzina, gli hotel ed i motel, i bar e ristoranti. Attraversare la strada principale in paese era un'avventura, potevi attendere delle mezz'ore prima di trovare un buco. Il dazio (e dai con sto dazio) era il rumore, l'inquinamento, ma si sa, "pecunia non olet". Poi, all'improvviso, nell'agosto del 1980 tutto il traffico passa dall'autostrada. La cantonale si svuota, e uno dopo l'altro i distributori, gli hotel ed i motel, e diversi ristoranti hanno chiuso per mancanza di clientela. Resta poco ormai, ma almeno attraversare la strada non è più un problema. Il puzzo, l'inquinamento ed il rumore ci sono ancora, anche se spostati di qualche centinaio di metri: la valle è stretta, e l'autostrada passa non troppo distante dagli abitati. E fra poco, nel 2017, aprirà la galleria di base del San Gottardo, da Pollegio ad Erstfeld. La vecchia ferrovia del San Gottardo diventerà un cimelio storico. A questo aggiungi che probabilmente nel 2020 chiuderanno il traforo stradale per tre anni per eseguire i lavori di manutenzione: la Leventina tornerà ad essere quello che era nel 1800: una regione straperiferica, senza sbocchi, e forse senza futuro. Scusa la lunga disertazione...

Decido che posso fare a meno della minestra, mi fermerò a mangiare qualcosa dal mio sacco da qualche parte. Dalla piazza scendo verso il fiume, passo la pista di pattinaggio, ed il centro dei pompieri con bella torre d'esercitazione.

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Le gambe ormai sono dure anche in piano. Continuo per qualche centinaio di metri, poi la mia amica di oggi torna a farmi visita.

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Zona fredda, quella dello stand di tiro.

12:45 Sono uscito dal cono d'ombra, e mi ritrovo su di una bella forestale piana e dritta. In condizioni normali a questo punto lascerei dietro di me la polvere, come Speedy Gonzalez. Questa volta, invece,arranco miseramente, le gambe dure dure. Orami ho deciso, mi fermo a Lavorgo.

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Il Ticino, accanto a me, inizia a mostrare i muscoli, ma sono piccoli come i miei :-)

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Mi fermo per una breve pausa, banana, frutta secca, liquido isotonico, ricarica bottiglietta. Poi via di nuovo, anche se ormai faccio veramente fatica. Magari sono anche fuori forma per la lunga pausa... Sté mattane dovrei programmarle in ottobre, quando ho nei muscoli l'allenamento dell'estate, e non trovo neve e ghiaccio in giro. Imparato. Sopra di me una delle due chiesette della Strada Alta visibili dal basso.

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13:10 Arrivo alla centrale elettrica di Lavorgo, ormai praticamente in piano. Le gambe supplicano il riposo, chiedo loro un piccolo sforzo per aggirare la centrale, e passare il ponte pedonale che porta a Lavorgo.

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Bella costruzione, ad ogni modo, questa centrale. Credo che sia in stile industriale 1800 (periodo in cui hanno aperto la linea ferroviaria del Gottardo). Personalmente la trovo pregevole. Scendo al bacino fotografando del vischio lassù in alto, su di un albero, poi passo il ponte e arrivo a Lavorgo. Magari ci sta la minestra...

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13:25 Per sicurezza decido di controllare l'orario del postale. Ce n'è uno tra cinque minuti, lascio stare la minestra per la terza volta. Mi girano un po' le scatole, non riesco ad andare oltre a Lavorgo. Anche l'anno scorso lungo la Strada Alta, alla fine mi sono ritrovato qui, anche se ero riuscito a percorrere più chilometri e dislivello. Spero che Lavorgo non diventi il mio capolinea per sempre... Puntuale arriva il postale, e rientro a casa.

Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo
Clicka qui se vuoi vedere tutte le le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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24 gennaio 2011 1 24 /01 /gennaio /2011 16:09



Percorso effettuato: Campo Blenio (Q1216) - Ronco di Gualdo (Q1573) - capanna Bovarina (Q1870) - alpe Pradasca (Q1420) - Ronco di Gualdo - Campo Blenio.

Difficoltà: WT2 / T2.

Dislivello: 940 metri.

Lunghezza del percorso: 13 chilometri.

Sforzo equivalente: 22.5 chilometri.

Durata (incluse le pause): 6 ore.

Riferimenti capanna Bovarina UTOE.

Mi sa che quest'anno la stagione ciaspolante sarà corta... Da Bellinzona la neve la si vede quasi solo con il binocolo, mentre l'anno scorso di questo periodo ce n'era una caterva. Telefonicamente Pier ed io discutiamo la situazione, si decide per la Bovarina, che essendo abbastanza in quota, dovrebbe permettere di salire con le racchette. Inoltre la capanna offre un locale invernale aperto, con stufa economica e una a gas a pagamento, per cui per il pranzo saremo al riparo.

09:50 Dopo la solita fermata caffé al ristorante Posta ad Olivone, dove la signora ci ha riconosciuti immediatamente, e salutati con un bel "Heilà giovanotti...", Arriviamo a Campo Blenio, e sistemiamo l'auto nello spiazzo delle piste da sci. La giornata, non ostante i -4°C, si preannuncia di quelle da incorniciare. Sguardo verso la nostra meta...

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...e verso l'alpe Camadra.

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Risaliamo fino all'attacco delle piste di sci, dove sono stati marcati dei percorsi per le ciaspole, ognuno debitamente numerato. Non so quale sia il nostro numero di percorso, ma non mi preoccupo, alla Bovarina ormai ci posso arrivare ad occhi chiusi.

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La neve è bella compatta, con crosta ghiacciata portante. Calzo le ciaspole per superare la pendenza che aggira le piste di sci, e conduce direttamente alla forestale per Ronco di Gualdo appena sopra il paese. Appena raggiunta la forestale, tolgo le racchette, tanto si cammina più in fretta senza. Appena superata la prima curva, come settimana scorsa, biscione umano di ciaspolatori davanti a noi.

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Inizia ad essere difficile trovare un percorso da meditazione...

10:30 Salendo siamo usciti dal cono d'ombra del Rossetto, e sotto di noi si può ammirare Campo Blenio che inizia a vedere l'alba.

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Saliamo senza problemi, la pendenza è adatta ai veicoli. Adagio adagio raggiungiamo il serpentone davanti a noi, senza mai superarlo.

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10:45 Passata Orsaira, inizio ad intravvedere la prima meta di oggi: una baita, dietro la quale, a poche centinaia di metri, si trova la capanna.

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11:00 Eccoi al ponte d'Orsaira. Subito dopo il sentiero inizia a salire nel bosco, tagliando diritto verso Ronco di Gualdo.

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I miei compagni se la sono fatta tutta con le ciaspole, io senza. Ciò non ostante (o forse proprio per questo) sono riuscito a mantenere il loro passo anche in salita.

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Sul ponte mi fermo a rimirare gli splendidi giochi d'acqua e ghiaccio. Mi sovvengo delle parole di Eru, ne "Il Silmarillion", quando spiega ai Valar che Morgoth, per quanto possa cercare di addugiare il creato, in realtà ne esalta ancor di più la bellezza.

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L'acqua mi affascina sempre, in tutte le sue forme. E l'acqua modella la roccia, e da essa ne viene modellata.

Subito dopo il ponte informo la combricola che salirò lungo la forestale. Penso che dato che la pendenza è minore, dovrei arrivare assieme a loro. Salendo nel bosco invece, temo di restare indietro come al solito.

11:25 In effetti siamo arrivati quasi assieme. E' consuetudine fare una breve sosta qui, a Ronco di Gualdo, e fotografare la parete della baita con appesa una imitazione di un corno delle alpi. Propongo la foto alla mia relfex, la quale disgustata mi sputa in un occhio. Così mi accontento delle montagne che contornano il Luzzone.

2011.01.23-Capanna-Bovarina 8581
11:45 Ripartiti, arriviamo in un attimo al ponticello che riscavalca il fiume Orsaira. Mi avvicino, e il mio stomaco subisce una strizza da vertigini. Il passaggio sulla neve è stretto, il parapetto lo posso dimenticare dato che è al livello dei miei piedi. Mi faccio coraggio, e passo come un funambolo, con le braccia aperte.

Subito dopo inizia la salita nuda e cruda per la Bovarina. Decido di tentare, e lasciare le ciaspole nella loro custodia (pesano sulle spalle, devo dire). La neve porta bene. Mi ricordo di due o tre passaggi impegnativi, deciderò al momento cosa fare.

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Intanto il serpentone lo abbiamo perso completamente: a Ronco di Gualdo hanno preso a sinistra, e sono saliti verso l'alpe Pradasca. Adesso siamo soli, e mi gusto il silenzio tutt'attorno, tanto più che ciaspole o non ciaspole, Pier, Danila e Rita stanno salendo con la loro solità velocità autostradale, mentre io arranco miseramente.

12:20 I punti impegnativi sono riuscito a superarli senza tirar fuori le racchette. Il piede non sprofonda, e passetto dopo passetto mi innalzo. Ad un certo punto (ormai manca poco), un raggio di luce illumina il percorso: qualcuno mi sta attendendo.

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12:30 Ecco il marcatore d'arrivo: la famosa baita, così distante alle 10:00, e così prossima ora.

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Sotto di me, l'alpe Pradasca, e mi sembra che il serpentone sia arrivato a destinazione.

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12:40 Ultimi metri di salita, curva a sinistra, leggera discesa, leggera salita, ed ecco apparire la Bovarina, in spolverio invernale.

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L'ultima volta che vi ero passato era il 31.07.2010, tornando dal "Sentiero degli Stambecchi"... Piazziamo le ciaspole ad asciugare, togliamo gli scarponi al pianterreno, dove ci sono ciabatte per tutti, e saliamo al referttorio al primo piano. I tavoli quasi tutti occupati, il locale caldo (qualcuno ha anche pernottato). Pausa pranzo, con panino, due mandarini, thé caldo.

13:30 Usciamo, e complici una brezza in discesa dall'alpe Bovarina e l'avvio della digestione, veniamo colti da un attacco di freddo. Su tutto per coprirsi, sembriamo dei pinguini. Poi ci incamminiamo lungo la canalina di salita, che quest'anno ha poca neve, e la maggior parte del pendio ha già scaricato.

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Un saluto alla Bovarina...

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...e via senza ciaspole. Qui la neve è meno portante, probabilmente a causa dell'esposizione al sole. Tuttavia tengo duro, e tengo il peso in spalla.

13:45 Arrivati al bivio, invece di continuare dritti verso l'alpe Bovarina, scolliniamo a sinistra, per accorciare la strada. In alto la zona del passo di Gana Negra, splendido in estate e in inverno.

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La neve è diventata decisamente soffice. Che faccio? Boh, provo il mio passo Shaolin, quello che non dovrebbe lasciare segno del passaggio. E' una roba mentale, penso, ma intanto funziona, e riesco a non sprofondare. Subito dopo la cresta, il sentiero scende ripido verso un gruppo di tre casette. Ho un bel numero di scarpe, magari funzionano come alternativa alle ciaspole?

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Funzionano!! Riesco a fare telemarking... Non tutti i mali vengono per nuocere. Subito dopo le casette riprendiamo il sentiero, tiene bene tanto è stato battuto. Il vento ci sferza ancora, facendo abbassare la temperatura percepita di un buon 10 gradi.

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Passaggio e paesaggio di quelli che ti restano nel cuore...

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Iniziamo la discesa, faccio il gradasso e mi porto in testa. Lavorando di tacco riesco a scendere ad una velocità impressionante, senza perdere l'equilibrio. Decisamente i miei scarponi sono meglio delle racchette da neve. Forse da Ghirone mi stanno osservando...

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14:25 Alpe Pradasca. I ciaspolatori del mattino non ci sono più, probabilmente sono già rientrati. Oltre i tetti delle stalle, il Sosto ci osserva.

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14:45 Il sentiero nel bosco orami è agevole, largo e comodo. A questo punto inizio a rimpiangere di essermi caricato le ciaspole: potevo tranquillamente farne a meno. Un tre chiletti in meno sulle spalle non mi avrebbero fatto piangere. L'ultimo pezzo di discesa verso Ronco di Gualdo è nuovamente un po' più impegnativo, ma orami ho imparato come si fa, e scendo facendo ballare il sedere come una ballerina di can-can.

2011.01.23-Capanna-Bovarina 8651
Rita ad ogni modo ci ha surclassati tutti, e sta aspettano, schiena al vento per ripararsi.

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Bel gioco d'acqua e ghiaccio della fontana.

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15:20 Siamo ben avviati verso Campo Blenio, il sole si avvicina all'orizzonte, e la luce si fa più soffusa, quella che preferisco per le foto.

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Il Sosto dritto davanti a noi.

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15:50 Nuovamente a Campo Blenio, il sole ormai tramontato (anche se abbiamo guadagnato un'oretta di luce dal solstizio d'inverno).

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Finalmente posso scaricare le ciaspole dalle spalle, mi sembra di essermi alzato di dieci centimetri. Mamma se pesano... Poi discesa ad Olivone, merenda, e ritonro a casa a orari potabili, le gote arrossate dal vento freddo e dal sole.

Questo è il profilo altimetrico da Campo Blenio a Ronco di Gualdo (e ritorno)....

Profilo1
E questo il profilo dell'anello Ronco - Bovarina - alpe Pradasca - Ronco.

Profilo2
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).

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Geolocalizzazione: Svizzera, Ticino, Sopraceneri, Sottoceneri, Leventina, Bedretto, Blenio, Riviera, Mesolcina, Calanca, Maggia, Verzasca, Onsernone, Muggio, Bellinzonese, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto 

 

Interessi: trekking, escursioni, passeggiate, foto, natura, rifugi, capanne, flora, fauna, laghi

 

Percorsi: forestale, sentiero, transumanza, valico, passo, bocchetta, ganna